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Cronaca del Palio del 16 agosto 1956



La realtà di un Palio stupendo ancorchè dominato dalla corsa veloce di Gaudenzia, sfrecciata prima dai canapi, ha chiuso in bellezza l’arroventata polemica della vigilia fra puri e mezzi sangue.
Vinse alla tratta la tesi dei mezzi sangue ed un gruppo omogeneo con molti pretendenti ha fatto onore alla decisione dando tono e colore alla corsa orientata dalle manovre della più accorta diplomazia.
Ha vinto Gaudenzia che il suo principale, alla vigilia della tratta, ci aveva preannunciato in gran forma; ha vinto Mezz'etto il fantino ribelle che corre solo per vincere e la vittoria ha saputo gagliardamente acciuffare per la seconda volta in un anno solo; hanno vinto gli uomini di Camollia che la sorte, più volte matrigna, aveva beffato e che ai colpi mancini della sfortuna hanno saputo opporre con tenacia e puntiglio le arti della più consumata arte manovriera del Palio.
E’ stato un Palio caldo, appassionante, con un prologo incerto e dibattuto, un Palio che ha poi imbroccata la stada maestra riportando alla gioia più alta, sfrenata un popolo grande, numeroso come forse nessuno pensava ed arguiva, un popolo la cui forza e generosità era stata sin troppo compressa negli ultimi venti anni.

Spettacolo di folla

Già dal 15 Agosto la Città si era riempita di turisti italiani e stranieri e nel giorno del Palio, auto, pulman ed anche aerei da turismo oltre che il vecchio e sbuffante treno hanno rovesciato una folla incalcolabile che ha messo a dura prova ogni possibilità ricettiva e logistica e la capacità dei nostri vigili per regolare la circolazione.
Migliaia e decine di migliaia di spettatori si sono dati convegno nelle Chiese delle Contrade partecipanti alla corsa per assistere alla benedizione del cavallo, quindi si sono portate in Piazza del Duomo e lungo le vie del Capitano, San Pietro e Casato per vedere da vicino lo sfilamento delle comparse. Quando il corteo ha iniziato a sfociare in Piazza dalla Bocca del Casato, stipate erano le gradinate ed i balconi mentre l’interno della Piazza si andava man mano infittendo con l'afflusso continuo che da Via Giovanni Duprè si era aperto. Numerose le Autorità e personalità presenti dall’On. Pella che si è dichiarato sorpreso dalla potenzialità agonistica ed emotiva della manifestazione, bella e ricca in ogni particolare, all'industriale Giovanni Agnelli, dal dott. Menichella governatore della Banca d’Italia all’On. Foresi, vice seretario della D.C., l’On. Micheli del Ministero dell’Industria, gli ambasciatori del Brasile e dell’Australia e tanti, tanti altri che non è possibile elencare per ovvie ragioni. Affollatissimo di ospiti stranieri ed italiani il balcone dell'Ente Provinciale Turismo, ove il Dott. Lidio Bozzini, coadiuvato dal Direttore Cav. Zambon faceva gli onori di casa ed altrettanto la balconata del Monte dei Paschi di Siena ove erano ospiti autorevoli personalità del mondo bancario italiano.
Quando il Corteo, sfolgorante nel caldo e colorito pomeriggio estivo, è terminato di sfilare con esemplare ordine per l’avveduta opera del Maestro di Campo Sig. Sampieri e dei suoi collaboratori, quando si è chiuso a fatica l’affluente di folla proveniente da Via Giovanni Duprè, molta folla è rimasta fuori della Piazza in attesa di conoscere l’esito della corsa che, attraverso un invisibile radiotelefono, si diffonde immediatamente per tutta la Città.
Sessantamila, settantamila persone erano sul campo, oltre ventimila intorno ad esso per le vie cittadine e negli immediati rioni.

La grande giostra

Impegnati o non impegnati nella giostra i senesi sentivano la pesantezza dell’attesa, piena di speranze e di timori. Un urlo solo per la sbandierata e quindi un silenzio attonito in attesa dello scoppio del mortaretto.
E finalmente i barberi stanno uscendo dall’entrone: migliaia e migliaia di voci ne scandiscono i nomi: Pantera, Tristezza, Giraffa con Belfiore, Istrice, Mezzetto, Gaudenzia, Archetta, Morellino, Aquila, Onda... tutte le facce seguono il lento procedere verso il canape ove il gruppo sosta.... E ancora una pausa, poi l’urlo riprende:
Pantera! E’ la prima contrada che fa il suo ingresso nel canape ove cavalli e fantini si allineano in questo ordine:
  1) Pantera - cavallo Santuzza, fantino Tristezza;
  2) Onda - Archetta - Donato;
  3) Montone - Roccalbegna - Renzino;
  4) Istrice - Gaudenzia - Mezz’etto;
  5) Chiocciola - Signorina - Romanino;
  6) Bruco - Susina - Remo;
  7) Nicchio - Tanaquilla - Vittorino;
  8) Giraffa - Belfiore - Arzilli;
  9) Civetta - Velka - Bazza;
10) Aquila - Morellino - Ivan.
Nell’entrare al canape avviene un piccolo ondeggiamento nelle prime posizioni perchè Mezz'etto di traverso osserva e controlla la chiamata degli altri, poi al richiamo del mossiere i fantini cercano di prendere la loro posizione non tutti con successo.
La Civetta è voltata verso il Casato quando l’Aquila scatta e Mezz’etto prontissimo fianca. Frazioni di secondo, attimi che valgono in mille e mille cuori una eternità.
Schizza la bianca cavallina dai canapi come un nocciolo di ciliegia compresso fra le dita del piccolo Mezz’etto; l’Istrice ha conquistata la sua piazza di comando avendo al suo immediato seguito l’Onda, leggermente attardata nel movimento di partenza, il Nicchio, Montone, Chiocciola, Pantera e gli altri tutti a ventaglio. Ultima la Civetta attardatasi nel correggere la falsa posizione.
E’ un uragano di voci mentre Mezz'etto lancia all’aria il suo elmetto ed abborda a velocità sfrenata la prima curva consigliando l’avversario che lo incalza di fuori alla cauta ripresa. A San Martino l’Istrice è nettamente prima insidiata dall’Onda sulla quale rinviene il Nicchio. Lotta entusiasmante fra il protagonista e le comprimarie, ma Gaudenzia e Mezz’etto, inebriati della vittoria che è loro davanti, ai seicento, ai cinquecento metri non consentono minacce.
La Gaudenzia non accusa alcuna incertezza, vola come nei giorni migliori, come quando sola o guidata vinceva i suoi tre Palii. Mezz’etto spericolato la incita con la Voce e la carezza, si volge indietro, si butta in fuori nella curve come se fosse a bordo di un sidecar, sembra che cada ed è nell’attimo stesso che il pensiero si formula più retto che prima. Egli e Gaudenzia sono una cosa sola, un solo cuore ed una sola mente. L’Onda non desiste ed al secondo giro piazza il suo ultimo colpo, dopo esser sfuggita dalla cruenta battaglia con il Nicchio. Mezz’etto è al largo e Donato spinge l’Archetta allo steccato guadagnando metro per metro: tutta la piazza è in trepidazione, il favore popolare è per Mezz’etto e la Gaudenzia mentre Archetta è sospinta dalle preghiere e gli incitamenti del popolo di Malborghetto e dei pochi amici.
E’ l’attimo decisivo che non sfugge ai due eroi del Palio di mezz'agosto 1956: dall’alto della pista in un baleno Gaudenzia e Mezz’etto sono allo steccato e chiudono ghignando in una smorfia di sorriso beffardo l'ultimo colpo dell’avversaria. Donato ha timore dello schiacciamento e richiama l’Archetta, mancano ancora trecento metri, ma il Palio è vinto e Mezz’etto alza il nerbo in segno di esultanza mentre Gaudenzia nitrisce la sua più bella affermazione.
Straripano da tutti i cancelli migliaia e migliaia di contradaioli dell'Istrice mentre dal palco delle Contrade scendono tutte o quasi le bandiere delle consorelle.
Sono in quidici le Contrade che accompagnano il Palio verso il Duomo ove al cielo salirà il più clamoroso Te Deum dell’ultimo ventennio, sono migliaia e migliaia gli abitanti ed i geniali di Camollia che gridano alla Città tutta la loro gioia.

I festeggiamenti dell'Istrice

Il drappellone ondeggia mentre abbracci e baci si moltiplicano e Mezz'etto è issato in trionfo.
E’ questa la 34ª vittoria della Contrada quadricolore che ha a suo Priore Onorario il Conte Guido Chigi Saracini, beneamato quanto benemerito Rettore del Magistrato delle Contrade. La precedente vittoria venne riportata dall'Istrice nell’Agosto 1935 con il cavallo Ruello ed il fantino Pietrino essendo capitano il Sig. Aurelio Mezzedimi, per delega del Barone Fabio Sergardi, allora combattente in A. O.
In questa vittoria è Capitano il sig. Renato Buccianti con il quale hanno collaborato il Barone Fabio Sergardi, il dott. Mario Bilenchi ed i tenenti Italo Fedolfi e Mariotti.
Priore della Contrada è il Cavaliere del Lavoro Alfredo Benincore, Provveditore del Monte dei Paschi.
In poco tempo tutto il rione si è illuminato di mille e mille luci ed i canti si sono intrecciati osannanti il successo ed a beffa degli sconfitti.
E le spese, era ovvio e naturale in questo campo le ha fatte la Lupa, accanita rivale dell’Istrice, e l’Onda che da sola ha cercato di avversare la incontrastata e bellissima corsa di Gaudenzia e Mezz’etto.
Canti e brindisi sono durati tutta la notte mentre cortei interminabili hanno attraversato la Città.
Ed i festeggiamenti sono continuati per i giorni successivi ed a lungo dureranno tanto è la gioia per la lunga attesa. Il ritorno in Contrada della Comparsa che nel giorno successivo aveva reso onore ai protettori è apparso come una dimostrazione di forza impensabile tanti e tanti erano i contradaioli vecchi e nuovi che erano al seguito del drappellone. E simpatica quanto clamorosa la fiaccolata della sera stessa che ha invasa tutta la Piazza del Campo, chiassosa e gaia a consegna della cuffia avvenuta nella sera successiva in Piazza Matteotti alla Contrada del Drago, un nonno, invero, alquanto giovane!
E’ poi previsto una dimostrazione motoristica, un funerale, un corteo di ragazzi e chissà mai quante altre manifestazioni chè la fantasia è fervida e la volontà infinita.
Se la corsa è stata bella e attraente sia per la vittoria di Mezz’etto e Gaudenzia come per il duello di questi con l’Onda, per la vivace schermaglia a suon di nerbate avvenuta fra Onda e Nicchio, per il ritorno impetuoso ed il finale elettrizzante della Civetta, per il tempo record (1’ 18" 8/10) e per esser giunti tutti i cavalli in breve spazio di terreno, grandiosi sono stati veramente i festeggiamenti che non hanno riscontro in alcun precedente.
A questa sua 34ª vittoria, l’Istrice si è rivelata come la Contrada più numerosa e quindi più forte di Siena e trionfali saranno le feste per la Cena della Vittoria dalla quale dirigenti e popolo trarranno nuovo vigore e fiducia per il sollecito ripetersi di così bella affermazione.


Testi tratti da "Il Campo di Siena" del 22 agosto 1956, ricerche e scritti del sig. Mauro Marzucchi, foto dei drappelloni da "Pallium"