
La realtà di un Palio stupendo ancorchè
dominato dalla corsa veloce
di Gaudenzia, sfrecciata prima dai
canapi, ha chiuso in bellezza l’arroventata
polemica della vigilia fra
puri e mezzi sangue.
Vinse alla tratta la tesi dei mezzi
sangue ed un gruppo omogeneo con
molti pretendenti ha fatto onore alla
decisione dando tono e colore alla
corsa orientata dalle manovre della
più accorta diplomazia.
Ha vinto Gaudenzia che il suo
principale, alla vigilia della tratta,
ci aveva preannunciato in gran forma;
ha vinto Mezz'etto il fantino ribelle
che corre solo per vincere e la
vittoria ha saputo gagliardamente
acciuffare per la seconda volta in un
anno solo; hanno vinto gli uomini di
Camollia che la sorte, più volte
matrigna, aveva beffato e che ai colpi
mancini della sfortuna hanno saputo
opporre con tenacia e puntiglio le
arti della più consumata arte manovriera
del Palio.
E’ stato un Palio caldo, appassionante,
con un prologo incerto e dibattuto,
un Palio che ha poi imbroccata
la stada maestra riportando alla
gioia più alta, sfrenata un popolo
grande, numeroso come forse nessuno
pensava ed arguiva, un popolo
la cui forza e generosità era stata sin
troppo compressa negli ultimi venti
anni.
Spettacolo di folla
Già dal 15 Agosto la Città si era
riempita di turisti italiani e stranieri
e nel giorno del Palio, auto, pulman
ed anche aerei da turismo oltre che
il vecchio e sbuffante treno hanno
rovesciato una folla incalcolabile che
ha messo a dura prova ogni possibilità
ricettiva e logistica e la capacità
dei nostri vigili per regolare la
circolazione.
Migliaia e decine di migliaia di
spettatori si sono dati convegno nelle
Chiese delle Contrade partecipanti
alla corsa per assistere alla benedizione
del cavallo, quindi si sono portate
in Piazza del Duomo e lungo le
vie del Capitano, San Pietro e Casato
per vedere da vicino lo sfilamento
delle comparse. Quando il
corteo ha iniziato a sfociare in Piazza
dalla Bocca del Casato, stipate
erano le gradinate ed i balconi mentre
l’interno della Piazza si andava
man mano infittendo con l'afflusso
continuo che da Via Giovanni Duprè si
era aperto. Numerose le Autorità e
personalità presenti dall’On. Pella
che si è dichiarato sorpreso dalla
potenzialità agonistica ed emotiva
della manifestazione, bella e ricca in
ogni particolare, all'industriale Giovanni
Agnelli, dal dott. Menichella
governatore della Banca d’Italia
all’On. Foresi, vice seretario della
D.C., l’On. Micheli del Ministero
dell’Industria, gli ambasciatori del
Brasile e dell’Australia e tanti, tanti
altri che non è possibile elencare per
ovvie ragioni. Affollatissimo di ospiti
stranieri ed italiani il balcone dell'Ente
Provinciale Turismo, ove il
Dott. Lidio Bozzini, coadiuvato dal
Direttore Cav. Zambon faceva gli
onori di casa ed altrettanto la balconata
del Monte dei Paschi di Siena
ove erano ospiti autorevoli personalità
del mondo bancario italiano.
Quando il Corteo, sfolgorante nel
caldo e colorito pomeriggio estivo,
è terminato di sfilare con esemplare
ordine per l’avveduta opera del Maestro
di Campo Sig. Sampieri e dei
suoi collaboratori, quando si è chiuso
a fatica l’affluente di folla proveniente
da Via Giovanni Duprè, molta
folla è rimasta fuori della Piazza in
attesa di conoscere l’esito della corsa
che, attraverso un invisibile radiotelefono,
si diffonde immediatamente per
tutta la Città.
Sessantamila, settantamila persone
erano sul campo, oltre ventimila intorno
ad esso per le vie cittadine e negli
immediati rioni.
La grande giostra
Impegnati o non impegnati nella
giostra i senesi sentivano la pesantezza
dell’attesa, piena di speranze e
di timori. Un urlo solo per la
sbandierata e quindi un silenzio
attonito in attesa dello scoppio del
mortaretto.
E finalmente i barberi stanno
uscendo dall’entrone: migliaia e migliaia
di voci ne scandiscono i nomi:
Pantera, Tristezza, Giraffa con Belfiore,
Istrice, Mezzetto, Gaudenzia,
Archetta, Morellino, Aquila, Onda...
tutte le facce seguono il lento procedere
verso il canape ove il gruppo
sosta.... E ancora una pausa, poi
l’urlo riprende:
Pantera! E’ la prima contrada che
fa il suo ingresso nel canape ove
cavalli e fantini si allineano in questo
ordine:
1) Pantera - cavallo Santuzza,
fantino Tristezza;
2) Onda - Archetta - Donato;
3) Montone - Roccalbegna - Renzino;
4) Istrice - Gaudenzia - Mezz’etto;
5) Chiocciola - Signorina - Romanino;
6) Bruco - Susina - Remo;
7) Nicchio - Tanaquilla - Vittorino;
8) Giraffa - Belfiore - Arzilli;
9) Civetta - Velka - Bazza;
10) Aquila - Morellino - Ivan.
Nell’entrare al canape avviene un
piccolo ondeggiamento nelle prime
posizioni perchè Mezz'etto di traverso
osserva e controlla la chiamata
degli altri, poi al richiamo del mossiere
i fantini cercano di prendere la
loro posizione non tutti con successo.
La Civetta è voltata verso il Casato
quando l’Aquila scatta e Mezz’etto
prontissimo fianca. Frazioni di secondo,
attimi che valgono in mille e
mille cuori una eternità.
Schizza la bianca cavallina dai
canapi come un nocciolo di ciliegia
compresso fra le dita del piccolo
Mezz’etto; l’Istrice ha conquistata la sua
piazza di comando avendo al suo
immediato seguito l’Onda, leggermente
attardata nel movimento di
partenza, il Nicchio, Montone, Chiocciola,
Pantera e gli altri tutti a
ventaglio. Ultima la Civetta attardatasi
nel correggere la falsa posizione.
E’ un uragano di voci mentre Mezz'etto
lancia all’aria il suo elmetto
ed abborda a velocità sfrenata la
prima curva consigliando l’avversario
che lo incalza di fuori alla cauta
ripresa. A San Martino l’Istrice è
nettamente prima insidiata dall’Onda
sulla quale rinviene il Nicchio. Lotta
entusiasmante fra il protagonista
e le comprimarie, ma Gaudenzia e
Mezz’etto, inebriati della vittoria che
è loro davanti, ai seicento, ai cinquecento
metri non consentono minacce.
La Gaudenzia non accusa alcuna
incertezza, vola come nei giorni migliori,
come quando sola o guidata
vinceva i suoi tre Palii. Mezz’etto
spericolato la incita con la Voce e
la carezza, si volge indietro, si butta
in fuori nella curve come se fosse a
bordo di un sidecar, sembra che cada
ed è nell’attimo stesso che il
pensiero si formula più retto che
prima. Egli e Gaudenzia sono una
cosa sola, un solo cuore ed una sola
mente. L’Onda non desiste ed al
secondo giro piazza il suo ultimo colpo,
dopo esser sfuggita dalla cruenta
battaglia con il Nicchio. Mezz’etto
è al largo e Donato spinge l’Archetta
allo steccato guadagnando metro
per metro: tutta la piazza è in
trepidazione, il favore popolare è per
Mezz’etto e la Gaudenzia mentre Archetta
è sospinta dalle preghiere e gli
incitamenti del popolo di Malborghetto
e dei pochi amici.
E’ l’attimo decisivo che non sfugge
ai due eroi del Palio di mezz'agosto
1956: dall’alto della pista in
un baleno Gaudenzia e Mezz’etto sono
allo steccato e chiudono ghignando
in una smorfia di sorriso beffardo
l'ultimo colpo dell’avversaria. Donato
ha timore dello schiacciamento e
richiama l’Archetta, mancano ancora
trecento metri, ma il Palio è vinto e
Mezz’etto alza il nerbo in segno di
esultanza mentre Gaudenzia nitrisce
la sua più bella affermazione.
Straripano da tutti i cancelli migliaia
e migliaia di contradaioli dell'Istrice
mentre dal palco delle Contrade
scendono tutte o quasi le bandiere
delle consorelle.
Sono in quidici le Contrade che
accompagnano il Palio verso il Duomo
ove al cielo salirà il più clamoroso
Te Deum dell’ultimo ventennio,
sono migliaia e migliaia gli abitanti
ed i geniali di Camollia che gridano
alla Città tutta la loro gioia.
I festeggiamenti dell'Istrice
Il drappellone ondeggia mentre abbracci
e baci si moltiplicano e Mezz'etto
è issato in trionfo.
E’ questa la 34ª vittoria della Contrada
quadricolore che ha a suo Priore
Onorario il Conte Guido Chigi Saracini,
beneamato quanto benemerito
Rettore del Magistrato delle
Contrade. La precedente vittoria venne
riportata dall'Istrice nell’Agosto 1935
con il cavallo Ruello ed il fantino
Pietrino essendo capitano il Sig. Aurelio
Mezzedimi, per delega del Barone
Fabio Sergardi, allora combattente
in A. O.
In questa vittoria è Capitano il
sig. Renato Buccianti con il quale
hanno collaborato il Barone Fabio
Sergardi, il dott. Mario Bilenchi ed
i tenenti Italo Fedolfi e Mariotti.
Priore della Contrada è il Cavaliere
del Lavoro Alfredo Benincore,
Provveditore del Monte dei Paschi.
In poco tempo tutto il rione si è
illuminato di mille e mille luci ed
i canti si sono intrecciati osannanti
il successo ed a beffa degli sconfitti.
E le spese, era ovvio e naturale
in questo campo le ha fatte la Lupa,
accanita rivale dell’Istrice, e l’Onda
che da sola ha cercato di avversare
la incontrastata e bellissima corsa di
Gaudenzia e Mezz’etto.
Canti e brindisi sono durati tutta
la notte mentre cortei interminabili
hanno attraversato la Città.
Ed i festeggiamenti sono continuati
per i giorni successivi ed a lungo
dureranno tanto è la gioia per la lunga
attesa. Il ritorno in Contrada della
Comparsa che nel giorno successivo
aveva reso onore ai protettori è apparso
come una dimostrazione di forza
impensabile tanti e tanti erano i
contradaioli vecchi e nuovi che erano
al seguito del drappellone. E simpatica
quanto clamorosa la fiaccolata
della sera stessa che ha invasa tutta
la Piazza del Campo, chiassosa e
gaia a consegna della cuffia avvenuta
nella sera successiva in Piazza Matteotti
alla Contrada del Drago, un nonno,
invero, alquanto giovane!
E’ poi previsto una dimostrazione
motoristica, un funerale, un corteo
di ragazzi e chissà mai quante altre
manifestazioni chè la fantasia è fervida
e la volontà infinita.
Se la corsa è stata bella e attraente
sia per la vittoria di Mezz’etto
e Gaudenzia come per il duello
di questi con l’Onda, per la vivace
schermaglia a suon di nerbate avvenuta
fra Onda e Nicchio, per il ritorno
impetuoso ed il finale elettrizzante
della Civetta, per il tempo record
(1’ 18" 8/10) e per esser giunti
tutti i cavalli in breve spazio di terreno,
grandiosi sono stati veramente
i festeggiamenti che non hanno riscontro
in alcun precedente.
A questa sua 34ª vittoria, l’Istrice
si è rivelata come la Contrada più
numerosa e quindi più forte di Siena
e trionfali saranno le feste per la
Cena della Vittoria dalla quale dirigenti
e popolo trarranno nuovo vigore
e fiducia per il sollecito ripetersi
di così bella affermazione.
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