Per la quindicesima volta nella storia una contrada fa cappotto, l'ultima volta era riuscito alla Giraffa nel 1897.
A firmare la storica impresa è questa volta la Tartuca, con gli stessi protagonisti di luglio, Ganascia e Folco che entrano nella leggenda.
La tratta favorisce, oltre la Tartuca, la Lupa con Ruello e la Selva con Tordina. Nelle prove, la Lupa preferisce Tripolino a Pietrino che passa alla Giraffa, sostituendo Staggino, nell'Istrice Meloncino toglie il posto a Pirulino.
Acciacchi per i cavalli di Civetta e Leocorno, Lina corre solo le prime due prove con Meloncino, poi viene sempre esentata ed arriva al Palio con Ranco. Nel Leocorno, Ioris si fa male alla prima prova con Ranco, torna per la Prova Generale e per il Palio con Bubbolo.
Dalla mossa parte primo il Montone, seguito dalla Tartuca, dalla Lupa e dall'Istrice. Smania riesce a tenere il comando anche a San Martino dove cadono Istrice, Leocorno e Pantera.
Finisce il primo giro con il Montone in testa seguito da Tartuca e Lupa, più staccata la Selva.
All'inizio del secondo giro sia Ganascia che Tripolino superano Smania ed ha inizio il duello decisivo, ancora una volta Tartuca e Lupa si ritrovano contro. Ganascia spinge alla grande Folco, vuole il cappotto e si impegna strenuamente nel respingere i continui attacchi di Tripolino e Ruello.
Per la Lupa non c'è nulla da fare, è Tartuca, è cappotto, un'altra impresa targata TONO, forse la più importante.
Subito dopo la carriera i tartuchini rimasti in contrada vanno incontro agli altri che risalgono dalla piazza, in Via di Città i due drappelloni, dipinti da Vittorio Emanuele Giunti, si incontrano in una scena di grandissimo giubilo
Ganascia, in vista del suo matrimonio, riceve come premio il mobilio per la sua camera da letto, il Capitano tartuchino, Jacopo Rugani, apprende la notizia del cappotto nel luogo di vacanza in cui si trovava.
Infatti, dopo il successo di luglio, Rugani aveva lasciato la responsabilità dei partiti ad Augusto Mazzini, storico mangino tartuchino, principale artefice del cappotto.
(Da "Daccelo!" di Roberto Filiani)
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