(Bachicche) 13/49 Nato a Siena il 13 marzo 1837 (vedi fogli anagrafici ) Morto Siena il 27 dicembre 1902 (vedi fogli anagrafici ) Fratello di Stralanchi (Giuseppe Bernini)
* Non corse per infortunio del cavallo alla mossa. ** Palio sospeso per il ritiro di alcune contrade dopo l'annullamento di due mosse. *** Palio sospeso per sopraggiunta oscurità a seguito di incidenti avvenuti per l'annullamento di una mossa. 1 Palio straordinario. 2 Palio alla Romana. - Corse in tutte le contrade eccetto il Leocorno (cfr.). - Vinse in ben 9 differenti contrade, preceduto soltanto da Niccolò Chiarino detto Caino e Pavolino (vedi questa statistica). - Dopo Luigi Menghetti detto Piaccina e Donato Partini detto Partino Minore, il fantino che ha avuto la carriera più lunga: 40 anni con 49 palii corsi e 13 vittorie (cfr.). - Dopo Andrea Degortes detto Aceto, è il fantino che ha corso di più in una stessa contrada: 12 volte nel Nicchio (3 vittorie) (cfr.). - È il fantino più giovane del quale abbiamo la data certa di nascita, ad aver corso il suo primo palio: aveva 13 anni e 5 mesi (cfr.).
Così Garibaldi nel 1867 dedicò la sua foto: "A Mario Bernini, campione della Lupa vittoriosa, augurio della vittoria di Roma!"
Basta dare uno sguardo all'unica foto che la storia ci ha lasciato per capire di che pasta era fatto Mario Bernini detto "Bachicche", uno dei migliori fantini di tutti i tempi con le sue tredici vittorie conquistate in 48 presenze sul tufo. L'immagine, risalente al luglio 1883, ritrae il quarantaseienne fantino senese insieme all'intera dirigenza della Torre. Sguardo accigliato, occhi furbi ed un'espressione da vecchio guerriero artefice di mille intrighi e di mille battaglie. Bachicche debuttò in piazza a soli tredici anni seguendo le orme del fratello maggiore Giuseppe detto "Stralanchi" che corse quattordici volte dal 1848 al 1856, anno della sua prematura scomparsa. Nel Palio d'esordio, il 16 agosto 1850, Bachicche fu subito protagonista restando in testa per due giri nell'Onda. Nonostante il convincente debutto negli anni successivi corse a singhiozzo e nel 1861 fu ripescato, un po' a sorpresa, dalla Tartuca per la carriera dell'Assunta. Fu quello un Palio particolarmente turbolento passato alla storia per le violente rimostranze seguite alla vittoria tartuchina. In quegli anni di ardori risorgimentali le antiche insegne giallo e nere della Tartuca erano associate agli odiati dominatori. Vedere vincere nettamente Bachicche, in un Palio corso da sole otto contrade e con il presunto appoggio dei due mossieri, fu uno smacco per gran parte delle contrade. A Carriera ultimata Bachicche fu circondato da un turba di persone inferocite e fu salvato a stento dal linciaggio solo grazie all'intervento dei granatieri, nessuna bandiera venne spiegata ed il cencio fu consegnato ai legittimi vincitori solo il giorno successivo. Una prima vittoria davvero movimentata, preludio perfetto a quella che sarà l'intera carriera di Bachicche, indubbiamente ricca di successi ma anche piena di tradimenti. Rotto il ghiaccio, nel pieno della giovinezza e con una sempre più accentuata abilità nel partire e nel nerbare gli avversari, Bachicche diventò in breve tempo il fantino più ambito. Dal cappotto personale del 1862 iniziarono a fioccare le vittorie e proprio in questi anni si consolidarono i proficui rapporti con la Chiocciola e col Nicchio, contrada a cui Bachicche fu particolarmente legato fin dall'infanzia essendo nato in Sant'Eugenia. Gran parte delle sue vittorie nascevano durante le fasi della mossa. Ricordiamo che in quegli anni non vi era ancora il meccanismo consolidato che oggi conosciamo, i vari esperimenti provocavano spesso una tale confusione da condizionare in modo negativo gli esiti del Palio. Bachicche era probabilmente più abile degli altri a leggere la mossa, come nel luglio 1867 quando, dopo ben tre allineamenti saltati, riuscì a partire tra i primi ed a vincere per il Nicchio. Nell'agosto di quell'anno Bachicche centrò un altro cappotto personale firmando una pagina storica per Siena e per il Palio. Ad assistere a quella carriera c'era, infatti, Giuseppe Garibaldi giunto a Siena l'11 agosto insieme a quattrocento volontari. Bachicche, nella Lupa, vinse alla grande respingendo a forza di nerbate gli assalti della Selva su cui correva Pietro Paolo Rocchi detto "Paolaccino", altro fantino blasonato dell'epoca con tredici vittorie all'attivo. A fine corsa il fantino e l'intera comparsa della Lupa si recarono presso l'albergo "Aquila Nera" per rendere omaggio a Garibaldi il quale, rimasto entusiasta dello spettacolo, rivolgendosi a Bachicche disse: "Non sono che un povero soldato e non posso darti che questa fotografia". Sul prezioso cimelio il generale appose anche una dedica: "A Mario Bernini, campione della Lupa vittoriosa, augurio della vittoria di Roma!" Ma oltre che per le sue vittorie Mario Bernini entrò nella storia anche per i suoi eclatanti tradimenti. Nell'agosto 1873, per esempio, dopo aver trionfato a luglio nell'Istrice fu montato dalla Pantera su un primo cavallo. La corsa di Bachicche fu però molto deludente, nonostante una pronta partenza, il Palio fu vinto dalla Chiocciola con Girocche. Il rientro in Stalloreggi non fu dei più tranquilli, infatti, tale Momo Dinelli, panterino appassionato, tentò di dare fuoco a Bachicche gettando del petrolio sugli abiti del fantino che però riuscì a cavarsela per l'intervento tempestivo di altri contradaioli. Clamoroso anche il tradimento ai danni della Lupa nel Palio d'agosto del 1877 quando Bachicche, in seconda posizione col miglior cavallo, favorì in modo netto la vittoria di Pirrino nell'Oca fermando con poderose nerbate l'impetuosa rimonta di Leggerino nella Torre. A fine Palio lupaioli e torraioli si unirono compatti nella ricerca del traditore che però trovò rifugio in Fontebranda, dove rimase nascosto per ben tre giorni, mentre i suoi vestiti vennero inchiodati al campanile della chiesa della Lupa. L'anno successivo Bachicche chiuse il momento più buio della sua carriera vincendo per la terza volta nel Nicchio: sfruttando, ancora una volta, l'enorme confusione alla mossa partì primo e tale si mantenne per l'intera durata della Carriera. Dopo questa vittoria Bachicche, su proposta di un prete, influente protettore del Nicchio, ebbe in dono dalla contrada la casa di Via dei Pispini in cui abitava da tempo. Dopo la vittoria nella Selva dell'agosto 1879 Bachicche si legò particolarmente alla Chiocciola, conquistando per San Marco i suoi due ultimi allori non risparmiando, tuttavia, i suoi ormai consueti colpi bassi. La vittoria del 1882 fu abbastanza netta, mentre la tredicesima ed ultima affermazione, quella del luglio 1885, nel Palio detto "degli zoppi" per i tanti infortuni nelle prove, confermò ancora una volta la forza e la scaltrezza di Bachicche. Pur non disponendo del migliore cavallo il fantino chiocciolino riuscì ad inserirsi nelle prime posizioni ma la vittoria sembrava destinata al Montone, nettamente primo con Leggerino. Il fantino dei Servi, invece, negli ultimi metri venne passato da Bachicche e fu opinione generale che Leggerino avesse fatto di tutto per favorire la Chiocciola, infatti, un giornalino dell'epoca scrisse: "...dopo tante peripezie di cavalli zoppi e sciancati il Palio del 2 luglio fu vinto dalla Chiocciola auspice il famoso fantino Bernini Mario detto Bachicche. Sicuro, non tutti i giorni capita la fortuna di avere un competitore che non vuol vincere..." Conquistata la tredicesima vittoria, nell'agosto successivo, Bachicche fu rimontato dalla Chiocciola per montare il forte Lupetto con concrete speranze di cappotto. Ma era giunto il momento di rendere il favore a Leggerino che disputava quel Palio per l'Oca. Il fantino ocaiolo, presa la testa al primo San Martino, vinse nettamente con Bachicche secondo a controllare le inseguitrici trattenendo palesemente l'impetuosa potenza del suo barbero. A fine Palio l'esperto fantino, invece, sfruttò tutta la velocità di Lupetto scappando dalla piazza in groppa al suo destriero col giubbetto della Chiocciola indosso. Consumato l'ennesimo tradimento Bachicche tornò in piazza dopo un anno di assenza, correndo ancora nella Chiocciola per poi chiudere la sua carriera nell'agosto 1889 nel Valdimontone. Anche per Mario Bernini, come per molti altri fantini, l'addio al Palio fu traumatico, ridotto quasi in miseria nel 1896 fu costretto a vendere, per 219 lire, alla Contrada della Lupa la preziosa foto donatagli da Garibaldi nel 1867. Il 27 dicembre 1902, a sessantacinque anni, finiva i suoi giorni Mario Bernini detto "Bachicche" il più grande "eroe traditore" del Palio. |