(Citto) 4/26 Nato a Siena il 21 gennaio 1851 (vedi battesimo) Sposato a Siena il 28 ottobre 1873 (civilmente) e il 13 luglio 1874 (in S.Andrea) con Adele Rossi (vedi matrimonio) Morto a Castelfiorentino (FI) il 9 gennaio 1901 (vedi notizie sulla morte)
* Non corse per l'infortunio occorsogli durante la prima mossa non valida. 1 Palio straordinario. 2 Palio alla Romana.
Tra i tanti personaggi di spicco che calcarono il tufo nella seconda metà dell'800 un posto di rilievo è da riservare, senza dubbio, a Dante Tavanti detto "Il Citto", fantino senese passato alla storia solo e semplicemente col suo cognome. Pur vincendo molto meno di altri colleghi di pari livello il Tavanti legò il suo nome a tanti episodi importanti ed anche particolarmente curiosi che sono entrati di diritto nell'aneddotica paliesca. Il debutto arrivò, a soli diciotto anni, per la Giraffa nel luglio 1869 e nel Palio successivo Dante riuscì a centrare il suo primo successo montando nella Civetta. Fu una vittoria sostanzialmente netta, Tavanti vinse con l'astuzia degna di un veterano, sfruttando gli errori altrui, dopo aver nerbato con veemenza Faustino Falcini detto "Romano" della Giraffa, un anonimo comprimario a cui la fortuna negò anche una sola giornata di gloria. Parallelamente all'attività di fantino il Tavanti sviluppò, con grande successo, l'attività di cavallaio molti suoi soggetti, infatti, corsero in piazza ed alcuni ben figurarono addirittura ad Asti. Nei primi Palii corsi Dante Tavanti mostrò subito di essere molto svelto ad uscire dalla mossa e soprattutto una particolare abilità nell'uso del nerbo, dote, per la verità , non rara in quell'epoca in cui ogni carriera era caratterizzata da intensi e decisivi duelli a nerbate. La seconda vittoria arrivò nel luglio 1874 nella Pantera sul famoso Stornino del Pisani, uno dei cavalli più quotati di quegli anni, il successo fu nettissimo e propiziato, probabilmente, dalle ingenti risorse impiegate da Stalloreggi in quella carriera, gestita da Pietro Lazzerini discusso personaggio che solo tre anni prima aveva ricoperto la carica di capitano nell'Aquila. Il fantino incassò la bella somma di 600 lire, tanto che dopo sole due settimane investì il ricavato sposandosi; la Pantera, invece, pagò a caro prezzo l'esorbitante uscita di 1370 lire patendo, in seguito, un tormentato digiuno trentennale. L'anno successivo Tavanti fu protagonista negativo di entrambe le carriere: a luglio, nel Drago sul primo cavallo, partì alla grande per poi sparire subito dalla lotta; ad agosto, nell'Onda, dopo le nerbate con Bachicche, prese prepotentemente la testa per poi perderla all'inizio del terzo giro a favore della Tartuca e del Montone che si contesero la vittoria in una volata da brividi. Anche nell'agosto del 1876 il Citto non ebbe fortuna e fu sconfitto, dopo un infuocato duello a nerbate, dall'irruente empolese Girocche che correva nel Bruco. A chiudere il periodo più buio della carriera di Dante Tavanti le nerbate subite da Pirrino nel luglio 1879 e la caduta al canape nell'agosto seguente quando il fantino senese montava il primo cavallo nella Pantera. I successivi quattro anni di assenza sembrarono mandare definitivamente Tavanti nel dimenticatoio ma, ripescato a sorpresa dalla Lupa nel luglio 1883, il senese seppe immediatamente riproporsi con una vittoria ottenuta dopo una carriera molto combattuta con la Tartuca, la Torre e l'Istrice. Ad agosto per poco Dante non centrò il cappotto beffato, dopo due giri in testa con l'Aquila, dal Sordo nel Leocorno. Ormai rilanciatosi nel luglio 1884 il Citto si macchiò di una grave irregolarità che sembrò comprometterne definitivamente la carriera. Montato dal Nicchio, con l'aiuto di un complice mai identificato, Dante sostituì il tradizionale nerbo, regolarmente ricevuto all'uscita dall'entrone, con un altro piombato. Per fortuna degli altri fantini, in particolare di Leggerino dell'Oca che in corsa subì le violentissime nerbate del Tavanti, qualcuno si accorse della sostituzione ed il micidiale nerbo piombato fu sequestrato prima della mossa. Questo grave gesto fu, ovviamente, pesantemente sanzionato dalle autorità comunali che inflissero, con delibera del 15 luglio, due anni di squalifica al noto fantino. Il rientro nel 1887 coincise con la quarta ed ultima vittoria: ad agosto, correndo nell'Istrice, Dante Tavanti vinse una carriera altamente spettacolare e ricca di colpi di scena. Partito nel gruppo di testa il fantino di Camollia scavallò, a forza di nerbate e cavallate, Tabarre nella Lupa per poi lottare fino all'ultimo centimetro contro Leggerino nel Leocorno e Bachicche nella Chiocciola. Leggenda narra che la Chiocciola avrebbe di sicuro passato l'Istrice, il cui cavallo era stremato, ma Tavanti, proprietario dello storno toccato alla Contrada di San Marco, seppe respingere gli attacchi del barbero avversario con i consueti richiami usati negli allenamenti quotidiani. Dopo questo capolavoro di astuzia Dante Tavanti sembrò riacquistare quel prestigio che pareva irrimediabilmente perso ed anche l'anno successivo lottò per vincere, in particolare nel Palio dell'Assunta in cui, correndo per l'Oca subì un clamoroso sorpasso, caratterizzato dalle solite nerbate, da parte di Pirrino nella Civetta. L'anno seguente Tavanti riuscì ad imporsi anche come cavallaio: il suo Sedan, un veloce sauro vinoso, vinse alla grande il Palio d'agosto nella Lupa montato dall'emergente Ansanello. Ormai agli sgoccioli della carriera il Citto salì ancora alla ribalta nel luglio 1890 quando, col miglior cavallo nella Chiocciola, fu prima ostacolato da Bozzetto e Genesio Sampieri e poi duramente nerbato da Leggerino; nel Palio alla Romana del 1894, infine, fu sconfitto dopo un'emozionante finale da Fiammifero nel Bruco. Corso l'ultimo Palio nel luglio 1896 Dante Tavanti continuò ad orbitare nel mondo paliesco per la sua attività di cavallaio che non si limitava ai confini senesi. Proprio nell'ambiente delle corse di provincia il fantino senese, ormai quasi cinquantenne, seppe ancora farsi valere ed evidentemente la cosa suscitò l'invidia di qualche misterioso individuo il quale, più volte, fece pervenire al Tavanti macabre minacce di morte. Sul finire del 1900 a Siena circolò più volte la voce della morte del fantino, tanto che, in un'occasione, la stessa famiglia annunciò l'evento luttuoso. Dopo pochi giorni, invece, tra lo stupore generale, Tavanti fu rivisto a Siena mentre commentava divertito l'infondata notizia della sua morte annunciando, contestualmente, il suo ritorno a Castelfiorentino dove erano programmate alcune corse per purosangue. Il 9 gennaio 1901, nel modo più inatteso, arrivò da Castelfiorentino la notizia, stavolta vera, della morte del fantino, avvenuta in circostanze violente mai del tutto chiarite. Nel sintetico telegramma che annunciava la morte, avvenuta nelle concitate fasi di una corsa, si specificava che ancora era da stabilire se il decesso fosse avvenuto per "sincope o ferimento". Dopo circa una settimana il Cancelliere della Pretura del Mandamento di Castelfiorentino bandì, per il 26 gennaio, un pubblico incanto per la vendita di due "rinomate cavalle da corsa nominate Lydia e Cornia" pignorate proprio a Dante Tavanti pochi giorni prima della sua morte su cui calò il silenzio più assoluto... (Archivio di Stato di Siena - Distretto Miliatare - Ruolo Matricolare 28 - anno 1857) |