Strade e sentieri
Anche se nascoste dalla fitta vegetazione e spesso
completamente abbandonate, numerosissime sono le strade che,
come una ragnatela, si addentrano fra le verdi colline della
Montagnola.
La più importante è senz'altro la provinciale 101,
denominata anche di Montemaggio, che inizia dal Pian del
lago e che termina poco distante da Scorgiano.
Nel 1927, il suo tracciato fu in parte modificato e
poi nella metà degli anni '70, fu asfaltata. Infatti fino al
1927, si transitava davanti alla Fattoria di Lucerena, poi
per Marmoraia e da lì per Salvadonia, si scendeva a valle.
Salvadonia, è forse il più antico asse viario di
queste parti. La sua desinenza, "-onia", l'accosterebbe ai
toponimi etruschi come Populonia, Vetulonia, ecc.. Ciò
farebbe supporre che questa via fosse già esistita sin
dall'antichità, perchè come abbiamo visto anche in altro
capitolo, si nota la presenza di questo popolo nella zona.
Gli altri borghi, quali Mucellena, Casavanti,
Montequegna, Quegna e Casino di Quegna, erano invece
raggiungibili attraverso diramazioni della strada maestra.
La maggior parte di queste vie secondarie, furono
sicuramente costruite o rimodernate fra il 1750 e la fine
del secolo scorso, periodo che coincide con la massima
espansione produttiva delle grandi fattorie della zona,
come: Lucerena, Mucellena, Celsa, Fungaia, Scorgiano e San
Chimento.
Nei mesi quando la campagna necessitava di una minore
mano d'opera, gli operai di queste aziende, venivano
utilizzati per la sistemazione o la costruzione di nuove
strade contornate da bellissimi muri "a secco", che ne
delimitavano i confini. Fra queste si annoverano:
- Quella che da Lucerena passando per Cerrecchia, dopo aver
rasentato Campo di Sorbi, giunge a Casabocci e quindi a
Santa Colomba.
- Quella che da Marmoraia, passando per Mucellena,
attraverso il Montemaggio, giunge prima alla cappella di
Nagli, poi al podere di Nagli, per continuare verso Castel
Petraio, dove la strada si dirama per Strove e per Abbadia a
Isola.
- Quella che da Mucellena, sempre attraverso il
Montemaggio, passa da Casalteri, scendendo ripidamente verso
Fungaia.
- Quella che da Lucerena, conduce verso Casa al Cerro e
scende poi nel fondo del Campo delle Caggia per diramarsi
verso Poggio ai Legni o verso Celsa.
Un'altra che merita attenzione, è la strada di
Calcinaia. Essa inizia a destra, poco sopra la prima casa di
Marmoraia (già casa Bonechi) e finisce dopo circa 600-700
metri al Mulinaccio. Per la maggior parte sorretta da un
enorme muraglione a secco, prese il nome da una fornace, che
lì fu costruita, alla fine del 1800, per produrre calcina,
materiale all'epoca molto usato in edilizia, in sostituzione
del cemento, allora raro e costoso.
Di proprietà della Fattoria di Lucerena, era a forma
di cisterna, assai profonda e rivestita di mattoni
refrattari, per resistere al forte calore che si sprigionava
durante il procedimento di produzione della calcina.
Nella parte superiore della fornace venivano collocate
delle pietre (raccolte nei paraggi), che per il calore
prodotto dal fuoco, che veniva mantenuto per alcuni giorni
nella parte sottostante, si disintegravano riducendosi in
polvere e dando origine alla calce, che poi veniva ammassata
in un vicino capanno.
Benchè l'attività dell'impianto, che era l'unico del
circondario, sia cessata all'incirca nel 1945-46, ancora
oggi è visibile, anche se in parte ricoperta dalla
vegetazione, sia la fornace che il deposito della calce. La
causa della chiusura, è da ricercarsi probabilmente per gli
alti costi di gestione e quindi per una scarsa competitività
commerciale.
Sicuramente rimane difficile per il lettore, se non è
pratico di questi luoghi, orientarsi in questo insieme di
nomi, ma ancor più arduo risulta transitare in queste
carraie, che gli arbusti e i rovi rendono pressochè
impossibile percorrere anche a piedi.
Sembra impensabile, ma fino ad un secolo fa e lo
testimoniano i segni inconfondibili del passaggio dei carri
sulle pietre consunte, queste strade erano transitate
quotidianamente dai cavalli, dai barrocci e dai calessi.
Oltre alle strade, una notevole importanza l'ebbero i
viottoli.
Ben curati e anche questi spesso delimitati da muri in
pietra "a secco", erano delle ottime scorciatoie, per
coloro, ed erano la maggioranza, che dovevano spostarsi a
piedi.
Poichè il territorio dei dintorni di Marmoraia è per
la maggior parte situato in pendio, tali camminamenti,
permettevano di spostare nei pochi e piccoli spazi
pianeggianti, pecore e maiali. Inoltre erano anche
indispensabili per la rimozione di legna, carbone e brace,
allora trasportata con l'ausilio di muli e cavalli da soma.
(Fino a pochi anni or sono, Foscolo Moggi, riprendendo la tradizione
paterna, anzichè moderni macchinari, usava cavalli e muli per
il trasferimento della legna dai boschi).
Il sentiero più conosciuto è senz'altro il "Viottolo
del Prete" che da Pietralata, attraversa il borro degli
Sbalzoni, passa vicino alla Buca del Crocino (una piccola
cavità molto profonda che in estate getta aria fresca ed in
inverno vapore) per giungere a Marmoraia. Lo percorreva il
pievano di Pietralata quando vi andava a dir Messa.
Altri viottoli che meritano una citazione sono quelli
di "Frammalorto" (o Flammalorto), che ha inizio dalla prima
casa de La Villa e conduce a Mucellena e quello de "Le
Colturelle" (che viene citato già nel 1670, durante gli
interrogatori del processo istruttorio per l'assassinio del
pievano Girolamo Senesi), che da Marmoraia rasenta il campo
degli Alberelli, attraversa il borro del passo di Celsa per
giungere a Poggio ai Legni.
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