Le frittelle
I
Sono frittellai storici i Savelli,
nel baracchino in Piazza a spadellà
le frittelle di riso, ed oltre a quelli
ce n’è du’ altri fòri di città,
friggano in padelloni sui fornelli
dove so’ le frittelle a sfrigolà,
svelti le buttan dentro dai piattelli
e a me mi garba a stalli a guardà.
Ci vòle un euro per avenne tre,
cioè guasi dumila vecchie lire,
mentre una volta ne potevi ave’
venti con una lira e per le spese
da tanta gente si sentiva dire
“potessi avere mille lire al mese”.*
II
Frittelle e cenci, se so’ fatti bene,
che ci bevi ci bevi, ma però
l’acqua propio direi che non conviene,
è meglio un po’ di vino, ti dirò,
e perlopiù qui da noi si mantiene
l’abitudine, sempre se si può,
di qualcosa di dolce e ne diviene
che a un goccetto un si dice mai di no.
So’ dolci, è consigliato un vino adatto,
vermutte bianco o rosso, no ghiacciato,
penso che ci stia bene. Sta di fatto
ch’io preferivo a tutti l’altri vini
quel vinsantino aspro e profumato
che facevano i nostri contadini.
* “Mille lire al mese” era una canzonetta di Carlo Buti del 1934.
Vedi anche i sonetti nn. 41, 42 e 43
7 marzo 2023

