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2 luglio 1674
lunedì
OCA





- prima di iniziare la lettura, si consiglia di leggere l'introduzione -


 
Quest'anno si riscontra che la Biccherna1, nella sua delibera, usò per la prima volta il termine "terra", anziché "rena"2 e che il Palio venne riconosciuto ufficialmente all'Oca3 che giustamente lo avoca a sé, pur senza indicarne il fantino vittorioso.
Per il Bandiera, il Comucci e il Bandini fu Mone, per altri Pavolino. Secondo l'Aurieri vinse invece il Bruco che comunque non se lo attribuisce.
Due giorni più tardi, nell'adunanza di mercoledì 4 luglio, cosa inusuale per quei tempi, il popolo di Fontebranda fece mettere a verbale e ratificare che mai si potessero vendere o smantellare i preziosi oggetti appena conseguiti, consistenti in “un baccile e un mescirobba”4 in argento.
Nobile iniziativa che però venne ben presto disattesa, infatti appena alcuni anni dopo, fu stabilito a grande maggioranza che il premio doveva essere fuso, in quanto "quasi infruttoso, e che non serviva per maggior adornamento" e quindi che "comparevasi poter disfallo, e ridullo in lampada più decente"5.
Fra le molteplici iniziative, oltre ai soliti "fuochi et altri segni di allegrezza"6, l'Oca volle compiere un'opera nobile e caritatevole, che merita di essere posta in risalto, offrendo a proprie spese un "abbondante desinare fatto à prigionieri tanto delle pubbliche carceri che delle segrete"7, dando in un certo senso credito al Macchi, secondo il quale gli Ocaioli festeggiarono la vittoria dopo 15 giorni e in maniera più sobria rispetto all'anno precedente, in segno di lutto per la morte del Nobile Protettore Giulio Gori Pannilini8.
Come riportato il 5 luglio 1676 in una nota della Compagnia di Santo Stefano Protomartire9, il Nicchio si aggiudicò una guantiera, mentre alla Selva, venne offerto dalla Compagnia di S.Giovanni Battista sotto al Duomo10 un sussidio di 10 scudi per metterla in grado di partecipare alla corsa.


NOTE:
[1] ASS, Biccherna 881, 27 giugno 1674, c. 17
[2] Come già scritto in una precedente nota, la miscela di terra che viene stesa con grande cura in Piazza ai nostri giorni (cfr. nota del 2 luglio 1669), non è certo paragonabile a quella che veniva adoperata in passato, quando si faceva ricorso a un materiale grossolano, talvolta causa anche di seri incidenti. Uno fra i più significativi si ebbe il 16 agosto 1779 quando Begnamino, fantino esordiente del Bruco che si trovava in testa, vide sfumare la vittoria per un sasso entrato nello zoccolo del suo cavallo, favorendo Brecchino che montava nell'Onda.
[3] ACOc, Deliberazioni 1667-1745, libro C, c. 30
[4] Bacinella e vaso con manico con cui si versava l'acqua per lavarsi le mani.
[5] ACOc, Deliberazioni 1667-1745, libro C, c. 76v
[6] ACOc, Deliberazioni 1667-1745, libro C, c. 33
[7] Per meglio rendersi conto delle condizioni di vita dei reclusi, basti dire che fino al 1766, il vitto giornaliero consisteva soltanto in un pezzo di pane accompagnato da una ciotola d'acqua. Poi, un bando del 10 gennaio di quell'anno, "considerato la scarsità del cibo che vien somministrato alla poveri Carcerati delli Segreti consistente in solo pane, ed acqua, e la stravaganza, e orridezza dei tempi correnti, ordinò che dei denari dell'Elemosine e dei soldi che sono in deposito in questa Cancelleria da oggi in avvenire si somministri a ciascuno dei detti Carcerati miserabili minestra, e vino due volte la settimana, cioè il giovedì e la domenica, conche la spesa non passi cinque soldi per ciascun carcerato..." (ASS, Capitano di Giustizia 875). Se queste erano le condizioni dei reclusi nel 1766, possiamo immaginarci come lo fossero state quelle di chi veniva incarcerato cent'anni prima...!
[8] BCS, A XI. 22, Girolamo Macchi, Diario, ms, c. 52v
[9] ASS, Patrimonio Resti 1724, Compagnia di S.Stefano, c. 41v 
[10] ASS, Patrimonio Resti 852, Compagnia di S.Giovanni Battista sotto il Duomo, c. 215 


ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE












RIEPILOGO
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