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- LE RIVALITA' -
Tratto da Con la rivale in Campo di R.Filiani e N.Zaffaroni



CIVETTA - LEOCORNO


La rivalità fra la Contrada Priora della Civetta e la Contrada del Leocorno è la più recente, essendo nata ufficialmente nel 1960.
I motivi sono da ricercare in qualche screzio fra i giovani delle due contrade ed in qualche dissidio per motivi di confine.
Ma l'episodio determinante è legato al Palio straordinario del 4 settembre 1960, vinto dalla Civetta con Ciancone ed Uberta de Mores.
Il binomio civettino era talmente superiore agli altri che già al primo San Martino il Palio era deciso.
Ciancone arrivò al traguardo sorridente, secondo, staccato di molto, il Leocorno con Tristezza su Capriola.
Una vittoria così schiacciante ovviamente esaltò i civettini che trovarono occasione di rispondere agli sfottò lecaioli seguiti allo straordinario del settembre 1954, in cui la Civetta negli stornelli dei vittoriosi era ridotta a "barbagianni".
In particolare crearono polemiche alcuni cartelli in cui veniva pesantemente irriso l'insegna della Contrada di Pantaneto.
Fino a quel momento i rapporti fra le due consorelle confinanti erano da ritenersi normali, l'unica contrapposizione poteva essere ricercata nel fatto che, storicamente, la Civetta era più vicina all'Oca, mentre il Leocorno alla Torre.
Nel Palio raramente le due contrade si erano trovate a confronto.
Nell'agosto 1902 Civetta e Leocorno partirono prime con un ottimo vantaggio, in un turbinio di nerbate girarono in testa a San Martino, l'ostacolo reciproco proseguì fino al Casato con la caduta del fantino lecaiolo, Massimo Tamberi detto "Massimino".
Questo episodio non creò rancore fra le due contrade, infatti l'uso del nerbo era molto più frequente di oggi, fare "nerbo legato" era l'eccezione che confermava la regola.
Tra l'altro il quel lontano agosto 1902 il fantino della Civetta era l'esuberante Zaraballe, uno dei più grandi "nerbatori" con Picino e Testina.
I destini delle due consorelle tornarono ad incrociarsi nel movimentato Palio del 2 luglio 1928.
Le favorite erano la Chiocciola con Cispa sulla Margiacchina, l'Oca con Picino su Lina, il Leocorno con Randellone sulla blasonata Giacca e la Civetta con Memmo sullo scattante Fiorello.
La Contrada del Castellare contava di rompere un lungo ed umiliante digiuno, frutto anche di una profonda crisi dirigenziale.
Leocorno e Civetta si trovarono affiancate al primo e secondo posto, Randellone, venduto a Picino poi vincitore per l'Oca, impedì alla Civetta di partire, nerbando Memmo e trattenendo per le briglie Fiorello.
Il fantino Edoardo Furi detto "Randellone" pagò questa grave scorrettezza con la squalifica a vita, mentre i rapporti fra Civetta e Leocorno rimasero sostanzialmente immutati.
La rivincita paliesca della Civetta arrivò nell'agosto 1937.
Ancora una volta le due contrade figuravano fra le favorite con i due cavalli più forti di quegli anni.
Folco toccò alla Civetta che montò Napoletano dopo aver provato il vecchio Picino, Ruello andò al Leocorno con Ganascia.
Per due volte Ganascia partì nettamente primo ed in entrambe le occasioni la mossa venne annullata.
Alla terza occasione, dopo il cambio di busta, il Leocorno partì male, a nulla valse la generosa rimonta di Ganascia che fruttò solo un beffardo secondo posto dietro la Civetta.
La ripresa dopo la Seconda Guerra Mondiale fu caratterizzata dall'abbuffata di Palii della Civetta dei Capitani Mori e Brini e del fantino Primo Arzilli detto "Il Biondo" o "Trecciolo".
Proprio intorno alla gestione di questo fantino si può ricercare un primo motivo di attrito fra Civetta e Leocorno.
Il Biondo nel maggio 1947 aveva vinto per la Civetta con Brillante e nell'agosto di quell'anno fu confermato dalla Contrada del Castellare.
Ma alla seconda prova un infortunio al barbero Giulianella costrinse la Civetta a rinunciare al Palio e l'Arzilli fu girato al Leocorno che aveva avuto in sorte la veloce Vittoria.
Nel Palio il Leocorno fu protagonista di un duello con la Torre che riuscì a vincere prendendo la testa al secondo San Martino.
Molti lecaioli non gradirono il comportamento del fantino, legatissimo alla Civetta, nacque qualche polemica soprattutto in relazione al mancato pagamento di un partito.
Al periodo d'oro della Civetta con le vittorie del 1945-47-49 seguì la rivincita del Leocorno, della Capitana Carla Placidi Mazzarosa, con i successi del 1950 e del settembre 1954.
Come già detto nel 1954 i lecaioli riservarono ai civettini degli stornelli alquanto pepati a testimonianza di un certo astio fra le due contrade e di una nascente rivalità che in molti quasi cercavano.
Tuttavia agli inizi questa inimicizia sembrava quasi passare in secondo piano, tanto per fare un esempio nell'agosto 1962 i lecaioli preferirono sfogarsi sul proprio fantino, Enzo Ceciarelli detto "Pennello", accusato di essersi venduto al Drago, piuttosto che festeggiare la purga della Civetta, sconfitta con la fortissima Uberta de Mores.
La rivalità iniziò a prendere quota negli anni settanta quando le due rivali si trovarono per ben tre volte consecutive a confronto montando gli stessi fantini, i due meridionali e sanguigni Parti e vai e Frasca.
Proprio negli anni settanta le due rivali risultarono particolarmente fortunate nell'assegnazione dei cavalli.
Il Leocorno ebbe in sorte Rucola e per tre volte il grandissimo Panezio.
La Civetta Rucola, Panezio e per ben quattro volte il grigio Quebel.
Protagonista sfortunato in quegli anni, su entrambi i fronti, fu Elio Tordini detto "Liscio", prima molto legato alla Civetta ed in seguito al Leocorno.
Gli anni settanta furono particolarmente sfortunati per il Leocorno che oltre a diventare nonna nel 1973 inanellò una serie di prestazioni negative, pur avendo spesso, come detto in precedenza, ottimi cavalli.
Al contrario la Civetta vinse due Palii, contando sul ritorno in grande stile del Capitano Sabatino Mori, condottiero per tutte le stagioni, con quattro vittorie ottenute nell'arco di un trentennio, 1945, 1947, 1976, 1979.
Nell'agosto 1976 la Civetta vinse con Aceto e Panezio partendo dalla posizione di rincorsa con il Leocorno nono al canape.
Liscio riuscì a nerbare Aceto nei primi metri, ma poi una volta liberatosi dalla morsa della rivale la Civetta iniziò la sua rimonta vittoriosa.
Con la vittoria del 4 luglio 1979 si chiuse il periodo d'oro della Civetta ed il momentaccio del Leocorno.
Fu una carriera drammatica, fra cadute, nerbate, sorpassi ed errori che portarono ad un clamoroso arrivo in volata che premiò i portacolori del Castellare, Tremoto e Quebel, il cavallo grigio che nel Palio successivo stava per portare il cappotto alla Civetta prima al fatale infortunio che spezzò di colpo la sua vita e le speranze dei civettini.
E' forse questo l'episodio simbolo che segnò svolta negli equlibri palieschi fra le rivali.
Infatti, nell'agosto 1980, il Leocorno con la cavalcata trionfale di Aceto e Uana de Lechereo, per nulla turbata da vari ed inusuali lanci di oggetti in pista, riuscì a spezzare un digiuno lungo ventisei anni, aprendo un ciclo d'oro che ancora oggi dura.
Sei vittorie conquistate nell'arco di ventuno anni dalla Contrada di Pantaneto ed il perdurare digiuno civettino sono il dato saliente di questo ventennio.
Sul finire degli anni ottanta la Civetta affidò il proprio giubbetto ad Aceto per cercare la vittoria e proprio in queste due circostanze il Leocorno non rimase di certo a guardare.
Nell'agosto 1988, nel Palio dominato da Bucefalo e Figaro per l'Aquila, un determinatissimo Tredici rimontò e nerbò in maniera spettacolare in grande Aceto, proteso ad un generoso quanto vano inseguimento alla prima posizione.
Nel Palio successivo toccò a Falchino ostacolare Aceto alla mossa, manovra determinante visto che la Civetta pagò a carissimo prezzo la pessima partenza perdendo il Palio in volata con il veloce Figaro, battuto da Vipera scossa.
Gli anni novanta segnarono l'avvento nel Castellare del giovane fantino senese, Luigi Bruschelli detto "Trecciolino", croce e delizia dei civettini, le cui imprese saranno determinanti negli sviluppi recenti della rivalità.
Proprio Trecciolino nell'agosto 1993 si produsse nella nerbatura più spettacolare degli ultimi anni, fermando il Leocorno a caccia del cappotto, con Bastiano su Oriolu de Zamaglia, per poi prodursi in una sfortunata corsa di testa sulla modesta Usiglia.
Nell'agosto 1995 la Civetta preferì continuare a concedere fiducia a Trecciolino, rinunciando al Pesse che per tutta risposta andò a vincere, per la seconda volta, nel Leocorno con la portentosa Bella Speranza.
Il resto è storia recente ed è ancora incentrata sulla figura di Trecciolino, fantino di spicco degli ultimi anni.
Dopo otto Palii corsi nella Civetta, spesi sempre in proiezione anti-Leocorno, nel luglio 2001 Trecciolino veste a sorpresa il giubbetto di Pantaneto dopo un giro di voci particolarmente intenso e misterioso.
Trecciolino spinge il debuttante Ugo Sanchez in testa, cade al primo Casato, ma il cavallo scosso continua la sua generosa corsa e sfruttando sfortune ed errori altrui batte in volata proprio la Civetta in strepitosa rimonta dopo la disastrosa partenza di Cianchino su Alanis.
Questa clamorosa vittoria è l'ultimo atto della storia di una rivalità, nata forse un po' per caso ma ora molto più seria e sentita rispetto alle origini.