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- PROCESSI E FATTI CURIOSI CHE RIGUARDANO I FANTINI -

Furto con scasso ai danni di Antonio Morandi detto Gistri Mugnaio

Adì 14 Febbraro 1800
Antonio Morandi Mugnaio al Mulino detto della Sapienza fuori la Porta Pispini referisce come la mattina del dì dodici del corrente mese gli fù portato via dalla sua casa braccia cinque e mezzo panno blù di lire undici il braccio che tanto pagò all'Ebreo Castelli più un coltello colla manica d'argento, e due camic(i)e nuove di panno canapino, che una cucita, e l'altra senza cucire, quali cose tutte erano in una cassa nella sua camera, della valuta il coltello e le camic(i)e di lire venti. Referse ancora come l'autore di questo furto è stato un certo Xaverio Saladini in compagnia di un certo Francesco Socini detto Borsone, i quali furono incontrati da se referente, e da Gaetano N. suo garzone per la strada del Nicchio fuori la Porta Pispini, referse finalmente come il ladro, o ladri per commettere questo furto si introdussero dalla capanna, ove è una piccola buca, che mette nella stalla, e che è capace di ricevere un uomo, e per mezzo di questa essendo scesi nella stalla, e da questa introdottisi nel mulino, e dal mulino nella camera, commessero il detto furto.
Referisce inoltre, come avendo esso referente trovato detto Francesco Socini detto Borsone, richiese il medesimo della restituzione delle robe involategli ma il medesimo costantemente asserì di non essere entrato nella di lui casa, ma che per altro sapeva chi era stato il ladro, e ove era la roba, ed avendolo esso referente richiesto, chi era il ladro, ed ove era la roba rubata, detto Socini gli disse, che il ladro era stato il Saladini suddetto, e che fosse andato con esso, che averebbe riavuto la sua roba: infatti essendo andato col detto Borsone, nella strada del Bruco alla casa di Maddalena Antichi gli scese Borsone il coltello colla manica d'argento, e dipoi essendo dalla Porta Ovile lo condusse fino dietro al Torrione di Porta Pispini, ove scavò dai sassi, docci e terra il suddetto panno statogli involato, e questo fù veduto da Tommaso Papi e di lui consorte i quali abitano all'Angiolino, ed ai quali rese ostensibile il coltello come sopra ricevuto e per ogni riferimento.
Concorda col suo originale in Fede
Michel Angelo Marzi



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Archivio di Stato di Siena - Capitano di Giustiza 287 - n.115