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- PROCESSI E FATTI CURIOSI CHE RIGUARDANO I FANTINI -

La dinastia dei "Ferrino"






Non solo i fratelli Pasquale e Francesco Morelli erano soprannominati "Ferrino", pure il padre e il nonno, quasi fosse una dinastia. Questo è quanto emerso da due processi che si trovano all'Archivio di Stato di Siena. Il primo si riferisce ad un fatto accaduto il 16 marzo 1769 dove Giuseppe Morelli detto Ferrino è indagato per furto; il secondo a Liborio Morelli detto "Ferrino", padre dei fantini Francesco e Pasquale, imputato di contrabbando di tabacco.
Ecco alcuni stralci del dibattimento processuale avvenuto il 5 febbraio 1791 relativo a ciò che accadde a Porta S.Marco la mattina del 7 gennaio di quell'anno.

"Mi chiamo Liborio del Fù Giuseppe Morelli, nativo, ed abitante in Siena, ho moglie ed un figlio, faccio il manescalco, ed hò anni ventotto circa.
Siccome sono malato dalla Febbre Quartana (malaria); e non posso lavorare al mio mestiere, così in detta mattina (7 gennaio 1791) mi ritrovai alla Porta suddetta (S.Marco) a prendere la cesta del pesce per portarla in Pescheria e a guadagnare qualche baella (spicciolo).
Allorchè fù aperta in detta mattina la Porta di S.Marco mi ritrovavo alla medesima che non erano già battute le ore sette, scappai fuori per potere avere una cesta di pesce per portarla in Pescheria, ed in tale occasione Bartolomeo Bianciardi vetturale abitante a Orgia mi diede fuori di detta Porta un involto di carta dicendomi che l'avessi portato in bottega Baldacconi.
Presi dunque questo involto, ed entrai in detta Porta, ove nel mentre che discorrevo con persone delle quali non mi ricordo, mi fù domandato dal Frodiere, cosa ci avevo sotto il ferrajolo (mantello a ruota).
Io subbito gli consegnai l'involto, quale essendo stato aperto viddi che c'era dentro del tabacco in corda, e mi disse che era frode.
Sentito ciò scappai fuori di Porta, e chiamai il vetturale Bianciardi, acciò venisse a pagare la gabella del tabacco, che m'aveva consegnato, ed esso venne puntualmente e disse che avrebbe pagato la gabella, ed il frodiere rispose, chè il tabacco era caduto in frode, onde non volle ricevere la gabella, e perciò lasciai l'involto del tabacco nelle mani dello stesso frodiere".

Il giudice non credette alla buona fede di Ferrino padre e lo condannò a pagare il sestuplo della gabella prevista.


Archivio di Stato di Siena - Capitano di Giustizia 235 - n. 7 - 5 febbraio 1791