Archivio di Stato di Siena - Capitano di Giustizia - causa 86 - pag. 304 - 15 febbraio 1745 ![]()
Io Giovan Domenico Stroppioni Bargello delle Campagne di questo Stato, il dì 27 di Gennaio prossimo passato (1745) fù condotto
in queste carceri Filippo del fu Giovanni Meloni di S.Rocco a Pilli, e querelato d'averlo trovato di là da Monte Specchio nella via maestra
armato di archibuso, terzetta, coltella da caccia minore di lama di tre quarti di braccio, e con coltello alla Genovese di lunghezza un palmo, e due dita, e con una facoltà d'arme datale dal fù Monsignor
Alessandro Zondadari Arcivescovo stato di questa città, come Guardia della sua Abbazia di Torri, e con altra, facoltà cantante in Giuseppe Meloni datali
da Monsignor Archinto Nunzio Apostolico in Firenze. Essendo state presentate delle armi da fuoco, e da taglio, con la misura fatta delle seconde, si trovò esser le medesime della lunghezza di sopra descritto, e fatto vedere il coltello a due periti armaioli, giudicarono, che questo non fosse coltello alla Genovese, ma bensì un coltello da tavola con punta ridotta ad uso da coltelli Genovesi ad atto a far notabile offesa. Esaminato, detto Meloni confessò subbito d'esser stato trovato dal querelante, e suoi famigli nella strada predetta distante come disse dalla sua abitazione, con schioppo, pistola e coltella descritta; e negò d'aver auto il coltello sopra accennato. Ma avendo in appresso fatto istanza d'esser nuovamente sentito, confessò d'essergli stato trovato da famigli nell'atto di sua cattura anche il suddetto coltello, e riconobbe per proprie tutte le predette armi fatteli vedere dall'attuario, con aver detto, che con le medesime era venuto a questa città, e che quando fù arrestato con esse di quivi se ne tornava a casa sua, ed aggiunse, che non aveva facoltà di portar dette armi, perchè quella che li fu trovata cantante in esso era già spirata, e che l'altra, che pure fu trovata da i famigli era di Giuseppe suo fratello con la quale credeva che fosse a lui lecito il portar dette armi. Questa sua confessione restò formalmente verificata col deposto da i famigli, che si trovarono presenti al di lui arresto; Onde non avendo egli allegato cosa alcuna in suo sgravio nel termine assegnatoli a dire quel che gl'occorreva contro detta sua confessione, sarei di parere di condannarlo a forma dell'ultimo bando in materia d'arme dell'anno 1737, per le armi da fuoco, nella pena di ducati cinquanta, e per le armi da taglio sopra accennate, che sono di minor misura, nella pena della galera, e confiscazione di beni, oltre alla perdita di dette armi, sì da fuoco, che da taglio, e così farò mentre non mi venga comandato diversamente dalla Sua Cesarea Maestà Venerabile alla quale umilmente mi inchino. ![]()
Dal Palazzo di Giustizia di Siena 15 febbraio 1745 Approvasi con che la Galera sia per anni cinque. |