ALL'INTERNO DELLE MURA CITTADINE pagina 4
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- "Adi 27 Febbraro 1734. Il Sig. Giuseppe Mongio Sargente della Maestranza del Artillieria del Armata Spagniola, aqquartierata in qualche parte in questa Città abitante per accidente nell'Osteria volgarmente detta delle Carrozze posta nella Strada di Pantaneto infaccia al Palazzo Biringucci, spettante al Nobil Sig. Alessandro Borghesi alle ragioni Parochiali di S.Giorgio rese lo spirito a Sua Divina Maestà la notte antecedente..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1112, c.31v, n.190). - Alla morte della principessa Violante, avvenuta nel 1731, il Granduca Gian Gastone, ritiratosi dalla vita pubblica, sprofondò nella più completa degradazione. Intanto la Spagna e l'Austria facevano ambedue passi preliminari per impossessarsi militarmente del suo territorio. Le flotte riunite della Spagna e della Gran Bretagna presero Livorno, sbarcando un corpo di trentamila Spagnoli che furono acquartierati in varie parti della Toscana. In seguito a questo fatto, l'imperatore Carlo VI spedì un esercito di cinquantamila Austriaci per invadere la Toscana dalla parte di Pontremoli. La lotta in Toscana tra le due potenze, fu evitata soltanto perchè don Carlo fu mandato a comandare un esercito spagnolo contro Napoli, mentre l'Austria subiva nello stesso tempo una sconfitta sul Po. L'intenzione dell'Imperatore, se gli fosse riuscito d'avere la Toscana, era di darla alla figlia, la celebre Maria Teresa. I Fiorentini d'altra parte odiavano l'idea di un sovrano austriaco e, se non potevano averne uno dei loro, preferivano infinitamente lo spagnolo all'austriaco. Finalmente, nell'ottobre del 1735, si giunse a un accordo tra l'Austria, la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda, secondo il quale la Toscana sarebbe stata data alla figlia dell'Imperatore, Maria Teresa, che doveva sposare Francesco duca di Lorena e questi in cambio, avrebbe rinunziato alla Lorena in favore della Francia. Sulle prime, la Spagna rifiutò, ma avendo subìto dei rovesci tanto in Lombardia quanto a Napoli, finì col cedere, avendo ottenuto altrove un compenso. Questo il contesto storico in cui si inquadra il fatto sopra descritto, unitamente ad altri due che abbiamo scelto fra i più significativi riguardo all'argomento. Il primo ebbe per protagonisti due miliziani che cercarono di disertare: "Adì 10 Gennaro 1733/34. Ritrovandosi molte truppe Spagnole in Siena disertarono due soldati della Guardia Vallone, uno Catalano e uno Fiammingo, onde stando nelle Carceri delle Stinche furono condannati ad esser moschettati... Furono moschettati doppo poco le 22 in Mercato Vecchio su la piagetta vicino al muro dell'orto presso San Salvatore, e sepolti poi nella compagnia della morte.. ." (AAS, Siena S.Martino 1321, c.51v). L'altro avvenne il 10 marzo 1736, quando "Giovanni Scipione Jacomo di Francesco Gradi d'anni 9 e mesi 4 nel avanti l'osteria detta Lupa per andare a bottega, s'incontrarono a passare nello stesso tempo alcune Mule delle Truppe Spagnole, da una delle quali colpito con un calcio nel Capo, e signatamente nell'orecchio, restò privo de sentimenti e successivamente della vita, dimodo che appena il Signore Paroco di San Salvadore fu a tempo a darle il Sacramento dell'Estrema Unzione..." (AAS, Siena S.Martino 1326, c.61v).
- "Adì 25 di Giugno 1630 Venardì. Flamminio del già Salvatore
Causi da Causa [agglomerato urbano che si trova lungo la strada che va
da Montarrenti a Pentolina] contado di
Siena di Anni 35 in circa, essendo venuto a Siena per curarsi,
et essendo stato più giorni
infirmo nell'ostaria di S.Giovannino Cura di S.Martino, et
essendosi sollevatosi dal
male [guarito] si partì da detta Ostaria per tornarsene a Casa sua, et
passando per la Piazza, si
fermò alla spetiaria del Ser Pietro per Pigliar di quivi la
medicina che doveva pigliare
la mattina appreso [successiva] et in un subbito sopra
venendogli alcune sincope [perdite di conoscenza con arresto apparente o reale
dei battiti cardiaci e dei
movimenti respiratori] in
provisamente morì in detta buttiga..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.229v,
n.1551). - S.Giovannino come
era indicata popolarmente la chiesa di S.Giovanni in Pantaneto,
è nell'odierna piazzetta
Virgilio Grassi. Nella seconda metà del XVII secolo, l'atrio
del tempio fu dato in uso ai
contradaioli del Leocorno che vi rimasero fino al 1704 allorchè
furono scacciati per i
danni che provocarono a seguito delle manifestazioni di
entusiasmo per la vittoria del
Palio dell'Assunta di quell'anno.
- "Adì 18 Ottobre 1708. Pavolo Castelletti dello Stato di Milano
lanino [che lavorava la
lana] habitante in questa città di Siena da due Anni in quà, ma
ora in un Ostaria, ora in
un'altra essendo assalito da gravissimo accidente rese lo
Spirito a Sua Divina Maestà
all'età d'anni 65 in circa in un murello posto accanto alla
Bettola de Signori Bandinelli
posto in faccia alla Chiesa di S.Giorgio di questa Città..."
(AAS, Siena S.Giovanni Battista 1110, n.521).
- Aprile 1554. "Eldì 23 morì un contadino rifugito stava nella
hostaria..." (AAS, Siena S.Maurizio in S.Spirito 1345,
c.s.n.). - Pur non essendo menzionato il nome della taverna
nella quale gli spagnoli
uccisero quel pover'uomo, abbiamo voluto lo stesso
ritrascriverne il testo perchè trattasi
di uno dei più antichi libri conservati nella Curia
Metropolitana di Siena e infine perchè
questo fatto accadde quando ancora la nostra città era una
Repubblica indipendente.
Spiegare ciò che avvenne in quel periodo in poche righe è
impossibile e perciò consigliamo
di approfondire la lettura, affidandosi a un buon libro di
storia. Si può solo aggiungere
che l'episodio non viene riportato nel diario di Alessandro
Sozzini e che la predetta
osteria doveva essere nei pressi della chiesa di S.Maurizio in
S.Spirito. Purtroppo questo
non fu certo l'unico episodio di violenza di quei tristi mesi,
infatti lo stesso parroco,
in uno stentato italiano, annotava: -"Eldì 13 daprile 1554 morì
Alixandro Gulini duna
archebusata era capitano un valoroso giovano il Comune di Siena
li fece lo stendardo in
cura..."; -"Eldì 19 daprile 1554 morì un soldato da Narni
ciamato pompilio fu ferito da 2
figli di Bernardino dentro Palagio... poi in ditto giorno morì
una contadina rifugita. .
-"Eldì 20 daprile 1554 morì Mariano Manelli fu amazato dalli
Spagnoli a capo il bagnio
apetriolo a leccio..."; -"Eldì 15 di Magio morì un contadino
rifugito giovano si misse nel
avello deli Servi lo fece sotterrar Antonio Coltellinaio...";
-"Eldì primo di Giugnio
lartiglieria a Camullia amazò Simone di Jovan Maria Bai. ..";
-"Eldì 15 di luglio 1554 un
figlio di pellegrino scarpellino dun 15 anni fu ferito dun
archibuso dalli inimici...";
-"Pel mese di luglio morì parecchi rifugiti donne et
homini..."; -"Eldì 29 dagosto 1554 fu
amazato Cristofano del Guasti spetiale scaramuziando a Sancta
Ciara contro li
Spagniuoli..." (AAS, Siena S.Maurizio in S.Spirito 1345, c.s.n).
- "Adì 6 Febbraro 1696 a Nativitate. Il Signor Alfiere Giovanni
Donnoli di Montalcino
venuto a Siena per alcuni suoi negotj nella Locanda del
Mont'Alloro dalla Fonte di
S.Giusto Cura di S.Mauritio rese lo Spirito il giorno
antecedente a hore 20..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista
1109, n.498). - Una curiosità che abbiamo riscontrato, è che
quattordici anni più tardi,
il 26 marzo 1710, la stessa locanda appare con il nome
semplificato di "Locanda
dell'Alloro" (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1110, n.600), pur rimanendo sempre nei pressi
della fontanina di
S.Giusto, ossia sotto la piazzetta omonima che è lungo via
S.Martino, nella contrada della
Torre.
- "Adì 28 Giugno 1695. Antonio del fu Francesco Filippi da Monteroni venuto in Siena per
medicinarsi nella strada di S.Giusto nella Locanda della Torre rese lo Spirito a Sua Divina Maestà questo giorno medesimo a hore otto in età danni trantacinque..."
(AAS, Siena S.Giovanni Battista 1109, n.458).
- "Adì 16 Agosto 1729. Simone Berni oste al Montone di questa
Cura [S.Martino] di anni
cinquanta ier notte doppo lore quattro, e mezzo due famegli con
pretesto di bere andierono
a picchiare al Osteria, doppo le molte............ ad aprire e
questi gli tirorno due
terzettate, [armi da fuoco con canna
ridotta a un terzo rispetto a quella di una pistola normale] e andiede da per se [da solo] in corpo di guardia
per chiamare li sbirri ma
arrivato che fù cascò in terra..." (AAS, Siena S.Martino 1326, c.28r, n.267). -
Certamente non tutti i
clienti, allora come oggi, erano dei veri galantuomini e
qualcuno talvolta si rifiutava
persino di pagare il conto. A tal proposito, in data 27
novembre 1666 si trova questa
denunzia indirizzata: "All'Ill.mo Sig. Principe - Cosimo
Casini, e Caterina sua Moglie
Hosti all'Osteria del Montone, di Siena, le narrano come
Mercordì prossimo passato, nelle
quattr'hore di notte, il Caporal Fantoni e il Caporal Fabio
famegli del Bargello di
Campagnia, doppo haver cenato, nella detta Osteria richiesti
dicerto poco residuo di
pagamento rispose non voler per allhora pagare, e perchè il
supplicante gliene fece la
seconda richiesta, li corrisposero, con parole ingiuriose perchè
la Moglie del Suddetto
Cosimo volle replicarli la medesima domanda, à lei ancora
risposero con parole ingiuriose,
et indecenti, et uno di essi, volle anche tirarli un'schiaffo,
facendone cenno, ma non
seguì il colpo per esservi un banco di mezzo; a questo rumore
accorse Giuseppe Righi
bottegaro di Siena, che era nell'Osteria e pregando
amorevolmente i detti famigli à
quietarsi, uno di essi gli diede un Mostaccione [ceffone], e
poi replicando a
dire parole ingiuriose all'Oratori, con minacciare il
sopradetto Cosimo di volerlo
ammazzare fuori di lì si partirono, e senza darli la debita
sodisfatione di quale poco di
residuo, ancor'che pochissimo sia" (ASS, Capitano di Giustizia
732, c.s.n.).
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- "Adì 7 Dicembre 1636. Agnolo di Giovanni Novelli da Torrita,
uscito malato dallo Spedale
Grande e venuto all'Alloggio nello Spedale di S.Antonio morì
il suddetto giorno..." (AAS, Siena S.Martino
1324, c.1v). - Questo spedaletto fu fondato dai membri della
Compagnia di S.Antonio,
perchè "oltre a comodi che se ne sarebbe cavato", servisse per
alloggiare pellegrini
viandanti e altri miserabili della città. Infatti il 15
dicembre 1593, Canziano di Tommè
Saracini, mosso dallo spirito di carità che aveva verso i
poveri, consigliò agli adepti
dell'associazione, di acquistare una casa in Pantaneto e di
adattarla a ricovero. Nel 1597
il pio ospizio era già operativo e lì, in quei locali, vi
rimase fino a circa il 1624. In
quell'anno infatti lo spedale venne rimosso nella casa attigua
alla Compagnia, ossia dove
oggi si trova la Misericordia: il trasferimento fu necessario
poichè le vecchie stanze
erano buie, umide, con una piccola stanza adattata a dormitorio
che emetteva cattivi odori
e con una modesta cucina perennemente satura di fumo. Come
tale, il nuovo ospizio restò
attivo fino al 28 maggio 1754, quando fu soppresso e incamerato
con tutte le sue rendite
in quello del S.Maria della Scala.
- "Adì 9 Settembre 1715. Giovan Battista Landini di Cortona
negoziante in quadri e Medaglie
antiche, d'anni 47 incirca, venuto in Siena per i suoi affari
in una Locanda posta nella
Strada detta la Bocca di S.Martino e contigua al Fornaro della
Cura di S.Martino, si
infermò nella medesima Locanda..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1111, c.15v, n.83).
- "Girolamo Masoni di Pesaro abitante in Roma orefice morse il dì
26 di ottobre 1620 nel
Realto a Camera loganda..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.201r, n.1051).
- "Adì 21 di Gennaro 1630 martedì. Il Molto Reverendo Messer
Pietro Petrini Cappellano
Perpetuale del Duomo di Siena, ma di Patria da Scrofiano di
dove era eletto Canonico
d'Anni 35 in 40 in Circa, essendo venuto à Siena alquanto
infermo per curarsi, si fermò
come forestiero prima nell'ostaria della Rosa per 2 giorni et
appresso nell'Ostaria della
Lupa due altri giorni, due altri giorni stette nel realto nella
Camara Locanda di Messer
Giovan Francesco detto Calisca che anch'egli lo ricettò pochi
giorni, e tutti lo
rifiutorno per sospetto della contagione, che per tutto il
mondo vi s'haveva dubbio per
benchè per la Misericordia di Dio, et per la sua Pietà per
ancora non s'era ne provata
necessità in Siena; fu non di meno ricevuto in Casa del buon
San Maritano dico dal Molto
Reverendo Ascanio Casini, che haveva la Casa in Castello
Vecchio sotto la Cura di S.Pietro
ale Scale.. ." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.233v, n.1588). - Non lasciaimoci
ingannare dalla data riportata
all'inizio, perchè a quel tempo, come abbiamo già avuto modo di
scrivere, fino al 25 di
marzo, gli anni venivano computati in maniera differente dalla
nostra, così che
il giorno in questione [21 gennaio 1630], in realtà faceva parte
dell'anno 1631. Questo per
introdurre l'argomento delle epidemie che per secoli,
afflissero le nostre terre. L'ultima
pestilenza infatti iniziò a Firenze nel giugno 1630 e in
seguito si estese fino a giungere
alle porte di Siena. La causa fu la crisi agraria dell'anno
precedente e la conseguente
carestia. Firenze e il suo distretto [poco più tardi anche
Pistoia e Lucca] vennero
colpiti da un'epidemia che con lentezza, ma implacabile,
continuò ad avanzare da nord
verso sud in direzione del territorio senese, fino a lambire
Sovicille. Conferma di ciò si
trova l'8 maggio 1631: "Menica socera di Pasquino alle Scalelle
morta di stento se bene
dicano di sospetto di male contagioso, ma essa ritrovandosi
sola havere male morse come
dico di stento sotterrata fuora della Chiesa questo dì..."
(AAS, Siena S.Lorenzo a Sovicille 2138, c.s.n.). Anche a
Ponte allo Spino si registra che: "Francesco di Jacomo da
Garliano nel Casentino morì il
dì 5 luglio 1631 Sotto il ponte allo spino ritenuto dalla
guardia per segnare i grani di
Sovicille lo sospettò ex appestato..." (AAS, Siena S.G.Battista a Ponte allo Spino 2169, c.28r).
- "Adì 12 Agosto 1604. Domenico detto Menico oste, e Marito
d'una delle Nibbie di nostra
cura in Salicotto, morse il dì, et anno detto, si seppellì in
Chiesa nostra nel avello
comune..." (AAS, Siena S.Martino 1323, c.55v). - Il termine "Nibbie" era
certamente uno dei tanti
soprannomi che si usavano per indicare parte della gente
comune. Tanto ne era diffuso
l'uso, che addirittura diversi parroci lo mettevano al posto
del cognome, creando adesso
non pochi problemi a coloro che svolgono ricerche genealogiche.
Non tutti i nomignoli
avevano un senso dispregiativo, anzi se prendiamo per esempio i
registri di S.Martino del
'600, ci si rende conto che molti soprannomi, più che mettere
in risalto difetti fisici,
tendevano piuttosto a evidenziare il carattere della persona
stessa. A nostro avviso, i
più simpatici e originali erano i seguenti: "la bigina; il
bubbola; billo; il rovinato;
l'imperatore; vota cessi; il santo; lo scarzagano; capo di
chiodo; il predicatore; guasta
il passo; gabba citti; la rabbina; buchi gialli; il
corriaddosso; il farfuglia; la vispa;
il peggio; la ghezza; Pilato; il bui.. ." (AAS, Siena S.Martino 1323, 1324,
1325).
- "Adì 7 di Aprile 1633 giovedì. Luca di Guasparre da Casenove
nella Locanda di S.Giovanni
Evangelista in Salicotto Parrocchia di S.Martino, huomo di 34
anni in Circa, uscito dallo
spedale due giorni sono, si morì..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.243v, n.1665).
- "Adì 6 febbraro 1630 giovedì. Matteo di Jacomo Fiorentino
Calzolaio d'Anni 25 in Circa e
di statura ordinaria morto nell'Albergo di S.Jacomo in
Salicotto..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.234v, n.1590). - Questo albergo era probabilmente era nei paraggi dell'omonimo oratorio
edificato nel 1531 in
memoria della vittoria di Camollia avvenuta il 25 luglio 1526,
festa di S.Giacomo.
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- - "Adì primo Gennaro 1655 a Nativitate. Il Signor Agostino
Binducci habitante a camera
locanda in casa di Giovanni Maria Palagi in Salicotto, andando
allo Spedale quando fu
dalle [arrivato dinanzi alle] prigioni morì di morte
subbitanea..." (AAS, Siena S.Martino 1324, c.12r). -
A quel tempo le prigioni erano in via di Malcucinato, tratto di
Salicotto che iniziava
dalla Piazza del Campo per terminare allo sbocco del vicolo del
Luparello. Infatti come ci
illustra Alfredo Liberati in un "Bullettino Senese di Storia
Patria", nel 1327, "i Nove
Governatori, per togliere l'inconveniente di doversi servire
dei palazzi o torri dei
cittadini per custodire le persone ree di un delitto
qualsiasi", stabilirono di costruire
le carceri della città in via di Malcucinato ed esattamente nel
punto dove si trovava
l'antichissima chiesa di S.Luca in Palchetto, che pertanto
dovette essere demolita. Le
carceri furono suddivise in sezioni per gli uomini, donne ed
ebrei e a loro volta secondo
il censo dei condannati. Vi fu anche un caso di evasione,
avvenuto il "26 di Febbraro 1706
à Nativitate", quando "Niccolò figlio del già Sigismondo
Corsini, Soprastante alle carceri
delle Stinche, della nostra cura [S.Martino], se ne passò
all'altra vita il dì sopradetto
à hore 23 di età d'anni sessantanove, essendo stato la sera del
primo giorno delle Ceneri
assalito nella sua stanza da basso da un briccone, mentre egli
diceva le sue Devozioni,
essendo solo, e da quello malamente ferito in una tempia,
lasciandolo quasi per morto, e
poi havendo quello tolte le chiavi delle Prigioni, aprì
solamente à prigioni dalla parte
de poveri, quali tutti fuggirono via di prigione..." (AAS, Siena S.Martino
1325, c.56r, n.403). Per
rendersi conto delle condizioni di vita dei reclusi, basti dire
che fino al 1766, il vitto
giornaliero consisteva soltanto in un pezzo di pane
accompagnato da una ciotola d'acqua.
Poi, un bando del 10 gennaio di quell'anno, "considerato la
scarsità del cibo che vien
somministrato alli poveri Carcerati delli Segreti consistente
in solo pane, et acqua, e la
stravaganza, e orridezza dei tempi correnti, ordinò che dei
denari dell'Elemosine e dei
soldi che sono in deposito in questa Cancelleria da oggi in
avvenire si somministri a
ciascuno dei detti Carcerati miserabili minestra, e vino due
volte la settimana, cioè il
giovedì e la domenica, conche la spesa non passi cinque soldi
per ciascun carcerato da
durare fino a nuovo ordine..." (ASS, Capitano di Giustizia 875,
c.s.n.).
- "Adì 2 Ottobre 1649. Morse Agnolo del già Anton Maria Valenti
di Sciano in una delle
Locande di Salicotto. Ricevè il Sacramento dell'estrema
untione, gli altri per accidente
di gocciola non potè ricevere era di anni circa 45..." (AAS, Siena S.Maurizio in S.Spirito
1348, c.15r). - Morir di
gocciola o dal mal di goccia, era un modo di dire che
significava essere colpiti da un
attacco apoplettico, perchè si credeva che questo fosse causato
dal cader di una gocciola
d'umore nel cuore.
- "Adì 17 Settembre 1659. Il Signor Domenico Maria Ciceroni
figlio del Signor Gasparri
Bolognese Compagno de Comici che questo Anno hanno recitato le
Comedie, essendo in Casa di
Donna Orsola materazzaia in Salicotto con altri suoi Compagni
albergò, il medesimo si
venne ammalare..." (AAS, Siena S.Martino 1324, c.78v, n.84).
- "Adì 30 Novembre 1635 Venardì. Giovanni di Stefano Sardi,
Genovese fanciullo di mesi 27
morì nella Locanda della Rosa in Salicotto..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091,
c.256v, n.1733). - Nel corso
della nostra indagine, è accaduto di censire osterie, locande e
bettole che stranamente
avevano lo stesso nome. Anche "La Rosa" è omonima di un'altra,
certamente più famosa, che
era nell'attuale via dei Termini. A una rosa, intesa però come fiore, un
anomino parroco di
S.Quirico e Giulitta in Castelvecchio, dedicava questa
simpatica poesia:
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