Palio di Siena

ALL'INTERNO DELLE MURA CITTADINE
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"A danno di Giovan Battista Caselli oste in questa città alla Tartuca sotto il dì 7 del corrente giugno 1759, seguì un furto d'un coltello da tavola con manico d'Argento e d'un tovagliolo per opera di Giovan Battista Baviani dello Stato di Milano, che trovandosi quivi a mangiare in compagnia di un tal Bartolomeo Lucchese, del quale non è noto il casato, sottratto furtivamente detto coltello, e uscito dall'Osteria sotto pretesto d'alcuni bisogni corporali, prese immediatamente la fuga dalla città..." (Archivio di Stato di Siena d'ora in poi ASS, Capitano di Giustizia 697, causa 70, pag.261)

"Resta inquisito in questo Tribunale Carlo del fù Giacomo Duplè di Livorno barbiere in questa città perchè la notte del dì quattro gennaio prossimo passato (1722) ritrovandosi in compagnia di Anton Maria Vestrucci nella Bettola della Venerabile Opera di questa Metropolitana in Castelvecchio, presa l'opportunità che detto Vestrucci era voltato colla faccia à mano destra, restando l'inquisito dalla parte sinistra, di soqquatto gli pose una mano dentro la saccoccia del corpetto dalla parte pure sinistra in cui aveva precedentemente veduto che il prefato Vestrucci aveva messa una scatola d'argento da Tabacco di valore Lire dodici e la medesima rubbò... " (ASS, Capitano di Giustizia 689, causa 48, 20 marzo 1722)

- "Adì 17 gennaro 1655 a Nativitate. Bartolommeo figlio di Giovanni Battista Hoste alla Chiocciola, passò a miglior vita questo dì suddetto..."(AAS, 1313, c.68r). - La taverna, come ci suggerisce il nome, era nel rione di S.Marco. Il termine "a Nativitate" invece significa "dalla nascita di Gesù Cristo". Questo tipo di calendario, detto della Natività, è uguale a quello dei nostri giorni. A Siena, questa maniera di segnare il tempo non era comunque molto usata, poichè fino a tutto il 1749 rimase in vigore il calendario detto dell’Incarnazione, che faceva principiare l’anno dal 25 marzo, festa dell’Annunciazione di Maria Vergine. Confrontandolo con il nostro, corrispondeva solo dal 25 marzo al 31 dicembre e quindi per fare il computo esatto degli anni per il periodo che va dal 1° gennaio al 24 marzo, bisogna sempre aggiungere un anno. Rimanendo in tema, bisogna altresì ricordare che per riportare l’equinozio [che nel frattempo si era spostato all’11 marzo] alla sua data naturale del 21 marzo, Papa Gregorio XIII ordinò di sopprimere i giorni dal 5 al 14 ottobre 1581, che così non sono mai esistiti.


ASS - Capitano di Giustizia 689 - proc. 61


- "Adì 5 Dicembre 1689. Alessandro Fiorentino detà anni sessanta in circa fù trovato morto nella Bettola dell’Eccellentìssimo Signore Principe Don Austino Chigi Cura di S.Desiderio..." (Archivio Arcivescovile di Siena d’ora in poi AAS, Siena S.Giovanni Battista 1109, n.210). - La più antica memoria che troviamo su questa Cura, è in un atto del dicembre 1012, con il quale tal Ranieri di Griffo, affitta un terreno con casa annessa, posto sotto S.Desiderio. Poco sappiamo di questa chiesa, se non che dal 1614 al 1666 fu data in uso al seminario dei Chierici, ma per antica consuetudine serviva anche al collegio dei dottori e filosofi per la discussione delle tesi di laurea o per la cerimonia di ammissione di nuovi affiliati. Nel 1783 fu soppressa come parrocchia, ma poichè la contrada della Selva si trovava senza una sede propria, l’Arcivescovo la concesse a quei contradaioli che la tennero fino al 1808. Per il terremoto del 1798, il vetusto oratorio patì danni irreparabili e le perizie dimostrarono l’impossibilità del suo risanamento. In parte demolita, attualmente ne rimane solo la facciata, che conserva l’architrave del portale d’ingresso in arenaria e la lunetta chiusa nel suo caratteristico arco romanico. Adesso i locali sono adibiti a ristorante e si affacciano sulla piazzetta intitolata a Luigi Bonelli.

- "Adì 22 Ottobre 1694. Giovanni del già Agniolo Valacchi contadino del Comune e Cura di S.Giusto Diocesi di Colle, essendo venuto in Siena per vendere il vino fu soprapreso da dolori colici e fu portato nell’Ostaria della Scala Cura di S.Desiderio..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1109, n.418). - Questo Albergo, che è esistito fin quasi alla seconda guerra mondiale, era così chiamato, perchè aveva il proprio ingresso in Piazza S.Giovanni, dinanzi alla scalinata del Battistero. Nel retrostante vicolo delle carrozze, allora chiuso da un cancello, c'erano le stalle, i fondi per il rimessaggio dei calessi, nonchè la sede della corporazione dei Maniscalchi. Ancor oggi, dal ponte di Diacceto, se ne può leggere per quanto sbiadita, la grande insegna dipinta sulla facciata posteriore dell’edificio.

  

Articolo tratto da "La Lupa" del 9 agosto 1883

- "Adì 16 Novembre 1708. Bernardino figlio parvolo di Giovanni Massini vinaio del Piissimo Spedale di S.Maria della Scala abitante in una casa appartenente al detto piissimo Spedale rese lo Spirito il giorno antecedente..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1110, n.529) - Con una disposizione del 22 maggio 1592 veniva "permesso il trasporto de’ vini della Valdichiana nello Stato Senese per benefizio di quella Popolazione. Fra i Vini di quella Provincia sono celebri quelli di Montepulciano, e del Monte S.Savino; e per la loro squisitezza sono in molto credito ancora fuori della Toscana, e specialmente in Roma, ove quello di Montepulciano è in grandissimo pregio" (ASS, tomo XIII, p.281).

- "Adì 14 Agosto 1718. Don Giuseppe De Miera, et Villa Spagnuolo per quello viene asserito oriundo dei suburbi della Città di Burgos del Regno di Castiglia, e domiciliato nella Città di Compostella, nel Regno dì Galizia, di dove si portò alla città di Roma per ottenere dalla S.Sede qualche Benefizio, essendo egli già Clerico, nella qual città doppo esservi dimorato qualche tempo fù necessitato à partirsi per ordine venuto à tutti gli Spagnuoli dimoranti in detta Città, dalla Maestà Cattolica di Filippo quinto*, di doversi esentare tutti i suoi sudditi dalla detta Città di Roma; perciò egli portandosi a questa Città, si fermò a locanda in una casa della Venerabile Compagnia di S.Giovanni Sotto il Duomo, posta in faccia a questa Pieve [S.Giovanni Battista sotto alla Metropolitana], della Cura però di S.Desiderio..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1111, c.36r, n.226). - Filippo V, nipote di Luigi XIV, fu l’iniziatore della dinastia dei Borbone e fu designato a succedere per testamento da Carlo II d’Asburgo al trono di Spagna, che occupò solo dal 1713 al 1714.


- "Adì 22 Ottobre 1713. Patrizio Prospini Eremita, custode stato, o Maestro per molt’anni de i Fanciulli dell’ospizio della Pietà, abitante nella Casa di detto Ospizio, spettante al Magnifico Signor Angelo Statj doppo più di tre mesi d’infermità rese lo Spirito a Sua Divina Maestà..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1111, c.4v, n.2O).- L’ospizio era in Vallepiatta di Sotto, popolarmente detto S.Bastiano di sotto, nei pressi dell’Oratorio della Selva.

- "Addì 20 di Ottobre 1596 morse [morì] nel’Ostaria di diacceto un forestiero quale si chiamava Girolamo Franzese seghatore..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1105, c.s.n.).

- "Adì 3 Febbraro 1698. Il Molto Reverendo Signore Pietro Domenico Mancini Curato di Casciano di Vescovado essendo venuto a Siena per alcuni suoi negotii [affari] gli fu tirato un calcio dal proprio Cavallo e fu ferito in fronte della quale ferita restò gravemente offeso e ritiratosi nell’albergo del Cane in Diacceto in Casa dun suo proprio Cognato dove sempre stava quando veniva a Siena, Cura di S.Pellegrino..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1109, n.642). - La chiesa di S.Pellegrino, che era stata edificata verso il 1050, era addossata con l’abside al Palazzo dei Gallerani e occupava quasi tutta l’attuale piazza Indipendenza, un tempo chiamata Piazza dell’Arte della Lana. Nel 1783 la Parrocchia venne soppressa e il suo titolo trasferito alla chiesa di S.Maria alla Sapienza e infine, nel 1812, la chiesa fu demolita.

- "Adì 21 Gennaro 1692 a Nativitate. Carlo Antonio figlio parvulo di Giovan Battista Franchi ciarlatano [chi decantava e spacciava medicamenti portentosi e vendeva cose da nulla, valendosi della sua parlantina per accreditarle] habitante nell’Hostaria dell’Agnolo Cura di S.Antonio in Fonteblanda rese lo spirito il Medesimo giorno a hore dodici in età di dodici giorni..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1109, n.305). - Col passar dei secoli, questa famosa locanda, cambiò almeno due volte nome e persino ubicazione: nel 1318 si chiamava Mitara ed era nel popolo di S.Donato, poi, come ci suggerisce Maurizio Tuliani, per un anno, seguendo la moda che voleva che gli alberghi avessero nomi di animali, divenne osteria del Pavone e già prima del 1425 era diventata hostaria dell’Agniolo. In seguito, l’osteria si trova in via dell’Arte della Lana e quindi il 9 aprile 1716, ancora in un’altra parte della città, infatti: "Jaconìo del già Pavolo Menichelli Romano detto per sopranome il Ciarafano quale però in più volte haveva abitato per tempo notabile in questa città d’Anni 50 in circa; fù trovato morto in una Stalla posta in faccia al Osteria del Angelo Cura di S.Cristofano..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1111, c.19v, n.104). E’ pure certo che nel '700 i locali venissero ceduti ad un nuovo gestore, il quale pensò di traslocarvi l’Albergo Croce Bianca che prima si trovava nella strada che portava a S.Giusto, in via S.Martino, come si riscontra da questo necrologio: "Adì 8 Gennaro à Nativitate. Francesco Pasquini Mugnaio del Mulino di Serravalle posto nel distretto della Cura di Brenna, venuto in questa Città infermo per curarsi si posò nell’Albergo della Croce Bianca, posto oggi dove poch’anni sono era l’Osteria dell’Angelo, Cura di S.Antonio..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1111, c.88v, n.447).

"E' restato inquisito il Nobile Giuseppe Buoninsegni di questa città di Siena, perchè la mattina del dì 5 del mese di giugno 1756, passando sopra il suo cavallo per la strada di Piazza Tolomei ed inconsideratamente facendolo correre con troppa velocità giunto che fù il medesimo presso il caffè de' Nobili di questa città. proseguendo velocemente il suo cammino, senza osservare che era nella strada, incautamente investisse con detto suo cavallo Donna Teresa vedova del fù Lorenzo Beuzzi di Monte Albuccio, donna vecchia, che si ritrovava in detta strada per questuare; per il che essendo detta donna caduta in terra, cadesse anche sopra di essa detto cavallo, dal quale essendo stata oppressa e calpestata, rimasesse priva di vita..." (ASS, Capitano di Giustizia, causa 38, pag 153, 7 settembre 1756)

- "1608. Ipolita d’anni 14 figlia d’Austino da Piacenza Mendico Vagabondo morì il 27 Settembre alla Casa dell’Albergo della Campana capo il Fondaco. Sepolta in S.Antonio..." (AAS, Siena S.Antonio in Fontebranda 467, c.13v). - La chiesa di S.Antonio non esiste più e benché nel secolo scorso l’edificio fosse stato rifatto dalle fondamenta, nel 1940 fu demolito affinché nella sua area potesse sorgere il doppio loggiato e la piazzetta del portico in onore di S.Caterina, che il 18 giugno 1939 era stata proclamata Patrona d’Italia da Pio XII. Il titolo di Sant’Antonio Abate fu quindi trasferito alla basilica di S.Domenico, che divenne perciò parrocchia.
Nella foto uno scorcio di via dei Pittori come appare oggi.
Al suo fianco, olio su tela dove si scorge come fosse la chiesa di S.Antonio Abate.
Pare che non esistano fotografie che rappresentino quest'edificio parrocchiale prima che venisse abbattuto.
Tornando a parlare dell’osteria, troviamo che "Adì 18 Ottobre 1620, Vincenzio già di Valentino da Pistoia detto Cipollino d’anni 19 in circa vetturino garzone di Michele Locandiere e Presta cavalli all’Insegna della Campana a Capo il Fondaco, morì il dì 18 d’Ottobre Domenica..." (AAS, Siena S.Antonio in Fontebranda 467, c.37r). Molti osti, erano pure proprietari di cavalli: ce lo testimoniano le presenze al Palio di numerosi soggetti spesso protagonisti e ce lo dimostra addirittura la vittoria, del 2 luglio del 1700, riportata da un oste, chiamato Savino, che correva per la Tartuca. Curiosamente in quella carriera era presente anche un cavallo di un altro oste che era toccato in sorte alla Chiocciola.

- "Adì 3 Agosto 1636. Camilla vedova di Michele di Niccolò Balducci Contadino da Castelnuovo di Volterra, d’età d’anni 35, la quale era stata per serva in casa del Sig. Ipolito Colombini in Camullia per il tempo di mesi undici incirca, nel ultimi di sua vita; morì il dì 3 Agosto in Domenica circa le 12 ore in casa di Girolama, chiamata la Morina locandiera incontro alla Sapienza dove era venuta a stare a Camara Locanda pochi giorni avanti inferma..." (AAS, Siena S.Antonio in Fontebranda 467, c.78r).

- "Adì 30 Settembre 1608. Enrico di (...) Todesco d’anni 40 in circa morì il 30 di detto mese in Casa di Brigida di Jacomo da Colle, camara Locanda nella Casa Vecchia alla Sapienza..." (AAS, Siena S.Antonio in Fontebranda 467, c.13v). - La Sapienza deve il nome alla presenza dell’antica Università degli Studi, istituita nel lontano 1392, inizialmente come "Casa della Sapienza per studenti poveri". Nel 1416 l’Università fu ubicata nei locali dove prima c’era uno spedaletto e così la chiesa che vi era annessa, fu da allora chiamata della Sapienza.

- "Adì 22 Ottobre 1720. Caterina vedova del già Ipolito Diacciati Locandiere alla Locanda del Diaccio incontro alla Sapienza d’Anni circa à 60 essendo morta la notte precedente, il sopradetto giorno dà sera gli si diede sepoltura in questa Chiesa Parrocchiale nel solito Sepolcro delle Donne vicino all’Altare della Beatissima Vergine..." (AAS, Siena S.Antonio in Fontebranda 473, c.10r, n.550). - Circa un anno prima, il 1° agosto 1719, un inquilino di questa locanda venne ucciso nel corso di una lite: "Giuseppe del già Giovanni Orselli legnaiolo Sanese abitante da due anni in circa nella Locanda del Diacciati posta nella strada della Sapienza Cura di S.Antonio havendo hauto rissa con un altro fu da quello ammazzato nella strada de Calderaj vicino al osteria della Lesina Cura di S.Pietro in Banchi..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1111, n.265). Sembrerà strano, ma episodi del genere non erano affatto rari nella Siena del 6-’700. L’ignoranza e la miseria, spingevano spesso a uccidere per futili motivi, mostrandoci quanto scarso valore avesse la vita di un essere umano. Pure "Francesco Rugi, oste al Viscione in età d’anni 42 passò all’altra vita à ore 4 di notte essendo stato colpito da una archibusata..." (AAS, Siena S.Giovannino in Pantaneto 1807, c.1r, n.3), mentre più fortuna l’ebbe "Giovanni Andrea Servitore del Signor Colonnello Corti di nostra Cura in Porrione, havendo hauto parole la sera precedente all’ostaria con alcuni giovani essendo di notte tempo cioè nelle quattro hore assalito da tre persone, per salvarsi se ne fuggì dalla porta della nostra Chiesa [S.Martino]...".

- "1571. El dì 6 di Giugno sì sepelì Giuliano d’Arezzo d’anni 9 quale morse nell’Osteria di Calidonia alla Sapienza di morte subitanea..." (AAS, Siena S.Antonio in Fontebranda 466, c.2r). - Calidonia, era un nome proprio di persona abbastanza comune nei secoli passati, anche se oggi ci fa sorridere, perché curioso e caduto in disuso; un po’ come quelli dei personaggi che si trovano fra queste pagine: Annibale, Antifile, Arsenio, Basilio, Belisario, Borghese, Brigida, Candida, Clemente, Cosimo, Flaminio, Fortunia, Giacinto, Gioiello, Gismondo, Ippolita, Laurenzio, Liborio, Pazienza, Pellegrino, Pompilio, Santi, Zaccaria...

- "Adì 26 Luglio 1587. Pomphilio Arciprete di Massa il quale morse a la Sapientia à camara Locanda..."(AAS, Siena S.Giovanni Battista 1105, n.211). - Non è un caso che un prete morisse in una locanda nella Sapienza, uno dei quartieri battuto maggiormente dalle meretrici, spesso forestiere, che non disponendo di una fissa dimora, alloggiavano nei vicini ospizi. Conosciute con il nome di battesimo accompagnato da quello del paese d’origine, o con il semplice soprannome, per non incorrere nelle sanzioni legali, dovevano essere iscritte al "Libro" e pagare di conseguenza una tassa annua. Fra i loro più assidui clienti, figuravano proprio gli ecclesiastici: i preti in particolare. Infatti soltanto nella prima metà del Seicento, l’inquisizione senese dovette trattare ben 142 cause a carico di religiosi implicati in crimini aventi a che fare con prostitute, tanto da portarci a supporre che il clero, oltre a trascurare il proprio apostolato, tenesse in poco conto le severe disposizioni del diritto canonico.


Adì 8 di Maggio 1659

Io Giuseppe Molletti Prete son stato trovato dal Caporal Valerio e i suoi compagni a hore di notte una in circha, uscendo di Casa di Domenico Papei standovi dentro Caterina detta la Contessa Cortigiana e nel uscire di Casa son stato per il sospetto di essa arrestato dal sopradetto Caporale.

(AAS, Cause Criminali, 5552)

- "Adì 21 Febraro 1722 à Nativitate. Pietro del già Giuseppe Vannini di profession’ Vetturino d’anni circa à 30 morì all’improvviso senza poterglisi dare alcun’ sacramento, ne alcun’aiuto spirituale benché si corresse subbito all’accidente, che hebbe la mattina del dì suddetto prima di levarsi di letto, e lo privò subbito di vita nella Locanda detta della Mucchia incontro alla Sapienza, per la sua povertà se bene era di Siena..."(AAS, Siena S.Antonio in Fontebranda 473, c.14v, n.576). - In taluni casi, le locande più semplici, servivano più da ricovero per persone poco abbienti, che da vero e proprio albergo. La mucchia [che traeva il nome dall’insieme dei mucchi di covoni di grano, che riuniti formavano la suddetta], era sicuramente una delle più semplici della cìttà, dato che pure un altro cliente: tal "Benedetto d’Ettore Bocci di S.Gimignano", campava mendicando (AAS, Siena S.Antonio in Fontebranda 473, c.15v, n.581).

- "Giovan Battista morse il dì 4 di Giugno 1609 nella Camera Locanda riscontro alla Compagnia del Beato Gallerani..." AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.170r, n.528). - Finché non venne disciolta nel 1785, la confraternita del Beato Andrea Gallerani rimase nella chiesa della Sapienza, poi il 30 giugno 1790 venne ripristinata e unificata con quella di S.Sebastiano in Camollia.

- "Adì 8 Settembre 1720. Maddalena Scala, consorte di Pietro Valentini abitante in Montaroni venuta in Siena inferma per curarsi rese lo Spirito il giorno antecedente a ore 15 in età d’anni 25 in circa in una Casa à Loganda posta nella Strada dell’Arte della Lana... (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1111, c.51v, n.330). - Questa strada era la parte iniziale di quella che oggi è via dei Termini.

- "Adì 8 Agosto 1648. Bartolomeo di Lorenzo Trenti ditto Vintotto da Grosseto fù trovato morto il sopradetto giorno nell’Albergo del Pellegrino alla Sapienza..." (AAS, Siena S.Donato 946, c.65v). - Attraverso una denuncia mossa il 28 novembre 1793 al Capitano di Giustizia, si viene a sapere come era l’arredamento della locanda, che le camere potevano essere divise con sconosciuti e della strana usanza di chiudere a volte gli ospiti a chiave dentro la stanza. Infatti: "Il Molto reverendo Padre Agostino Giovannini della Religione di S.Agostino a Scarlino referisce come ieri sera 27 detto essendo andato all Osteria detta del Pellegrino nella strada dell Arte di Lana, fù dal Camariere della detta Osteria condotto in una Camera, ove erano duo Letti, et un semplice tavolino, et un Burò [scrivania] con sopra un Cappello di Paglia et un Genuflessorio [inginocchiatoio], et avendo esso referente domandato se la Camera era libera, e se ci dormiva altre Persone, il medesimo li replicò, che non ci doveva dormire altro di esso, onde essendosi avviato a spogliare il Camariere chiuse la Porta della Camera, e ce lo chiuse dentro portando via la Chiave della medesima. Referse ancora come essendogli questa mattina a giorno levato e andato a prendere la Scatola del tabacco, che aveva nel corpetto si è accorto subito, che li mancava la Borsa dei Denari onde non potendo escire di Camera, ha subito chiamato ed essendo venuta la Moglie del Padrone dell osteria Esso Sig. referente li ha detto subito, che li Mancava la Borsa del denaro et avendone ancora parlato col Padrone, il medesimo li ha risposto Come mai, questa notte non vi era alcuno. La Borsa che li è stato rubata era rossa fatta con i Ferri a due Borse e nella medesima vi erano Sette Doppie romane, che aveva jeri mattina ricevute dal Padrone della detta Osteria, in cambio di Ventuno Francesconi = due Once Napolitane di Lire Trenta l’una un Luigi d’oro di Scudi quattro, un Francescone e diverse monete parte in Crazie e parte in moneta bianca, che in tutto saranno stati Pavoli diciotto circa, una Corniola con una Testa Legata in Oro e volta da una parte del valore di Lire undici, e finalmente un mezzo baiocco romano et un quattrino del Presidio di Lungone. Referse finalmente, come ha giusta ragione di sospettare, che la detta Borsa possa esserli stata portata via dal Camariere suddetto attesochè il medesimo aveva la Chiave della detta Camera, e poteva con tutta facilità entrare nella medesima in tempo ch’esso referente dormiva" (ASS, Capitano di Giustizia 558, c.148r).


- "1613. Giovan Battista di Ambrogio della Casa nuova dello Stato di Genova mulattiere di passaggio morì il dì 12 di detto [settembre] nell’hosteria di Raffaello Casulli nell’Arte della lana..." (AAS, Siena S.Antonio in Fontebranda 467, c.22v, n.323).

- "Adì 20 Gennaro 1709 a Nativìtate. Candida figlia parvula di Pietro Bianciardi funambolo Francese habitante nella Locanda della Luna, posta nella Strada dell’Arte della Lana della Cura di S.Pellegrino, rese lo Spirito il giorno antecedente..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1110, n.547).

- "Adì 14 Settembre 1741. Pavolo Antonio Angelucci delle Montagne di Norcia Venuto secondo il suo solito à Siena per esercitare il suo Mestiere di norcino, e altri negozi suoi che haveva giu per la Maremma fermatosi in una casa della Quaranta posta nella Costa di mezzo per andare a fonte branda, dove era solito fermarsi l’anno quando veniva a Siena, e lui et altri suoi compagni popolo di S.Pellegrino, et ivi sorpreso da una febbre acuta rese lo Spirito a Sua Divina Maestà la sera antecedente su le ore una e mezzo in età di anni sessanta in circa..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1113, p.32, n.95).

Attraverso un "inventario della robba del già Francesco Corbinelli Oste all'Angelo" eseguito l'8 novembre 1670, si può avere una visione di come erano arredate le camere delle locande più eleganti:

- Un letto à padaglione di noce con suo padiglione di accia (acacia) à filondente con suo tornaletto
- Una coperta bambagiata
- Due materazzi, uno di lana, et uno di pelo
- Saccone capezzale
- Un altro letto simile di noce con suo padiglione di accia à filondente di ruggine e turchino
- Un'altra coperta bambagiata
- Una seggiola per il commodo
- Una cassa di legname bianco usa bene
- Un buffetto di noce
- Uno scabello basso di noce, et una sedia alla motagniola
- Un'attacca cappe
- Un paro di capo fuochi con palle di ottone piccole
- Un quadretto di carta
- Un paro di lenzuola use
- Tre guanciali con sue foderucce
(ASS, Patrimonio Resti 2414)

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