Il mio nome è Susanna e vivo a Budapest.
Sono ormai quasi vent’anni che torno e ritorno a Siena, città dove nel lontano 2002 ho lasciato un pezzo del mio cuore. È proprio questo pezzo che mi richiama nella voglia di unirsi con il resto. La parte che desidera la pienezza, che aspira l’unità a cui appartiene. Quali sono le ragioni? C’entreranno di sicuro alcune mie tendenze interiori come il mio romanticismo, la mia nostalgia per i tempi antichi, la mia aspirazione alla sintesi e la mia convinzione che certi valori non smettono mai di essere punti di riferimento per le nostre piccole vite umane: la solidarietà, la collaborazione per ottenere uno scopo comune, l’appartenenza, la forza della communità, l’amore verso il prossimo, la gioia condivisa che vale il doppio... Potrei inserire qui una lunga lista che elenca le bellezze, le curiosità, l’apparenza di questa tradizione secolare conosciuta in tutto il mondo, ma io, adesso, parlerei più volentieri di quel mondo senese che si è formato e sviluppato nella mia mente attraverso gli anni. Dal 2002 ho approfondito le mie conoscenze nel campo letterario e psicologico prima come studentessa, poi come docente liceale, come mamma-casalinga, e docente di nuovo e in fine come dottoranda in italianistica. Ho scelto, come tema della mia tesi di laurea la poesia delle contrade perché credo davvero, anzi ne sono veramente convinta che sono le arti, e più precisamente la poesia che è capace di più di esprimere la nostra vera essenza, le nostre aspirazioni interiori, le nostre speranze e ombre più nascoste. La poesia, come scrive Angelo Tonelli, grande poeta, regista e uomo, la poesia è:
P come parola, potenza, profezia, peripezia, pólis, passione;
O come origine, occhio, ombra, oltre;
E come estasi, energia;
S come sacro, silenzio, suono, sciamano, sophía, sintesi, sentire, specchio;
I come invisibile, immaginazione, intensità, iniziazione, incubo;
A come anima, Assoluto, anamorfosi, azione.
Leggendo i sonetti delle contrade entriamo in contatto con l’animo contradaiolo, il nostro cuore batte con lui, la sua gioia diventa la nostra e per il tempo della lettura diventiamo anche noi dei contradaioli. È questa la magia, la vera forza della poesia: contiene in sé il mondo esteriore (la tradizione, i vestiti, il cencio, i cavalli, la terra in piazza...) e interiore (l’entusiasmo, la convinzione, l’amore, la fedeltà, l’ottimismo, il desiderio, le aspirazioni...) nello stesso tempo. Nei versi pulsa tutta la storia senese, pulsano le sorti tragiche o felici di tutti i chioccioliani, tartuchini, aquiloni, giraffini, lupaioli... E come le vite individuali si uniscono nella vita comune della propria contrada, così le contrade si uniscono in Siena che rappresenta l’unità nella diversità. Un’unità attraverso la quale le varie parti trascendono i propri limiti e si realizza una sintesi superiore, la stabilità della tradizione senese.
Le mie ricerche su Giovanni Papini (il mio tema centrale di dottorato), mi hanno portato a conoscere la psicosintesi di Roberto Assagioli, amico giovanile della „Belva di Firenze”. La psicosintesi è praticamente una «concezione dell’uomo quale essere bio-psico-spirituale. Concezione dinamica della vita psichica quale lotta fra una molteplicità di forze contrastanti e un centro unificatore che tende a comporle in armonia. Concepita, svolta e praticata da Roberto Assagioli, che ne ha usato pubblicamente il nome dal 1926, può venir considerata come l’espressione individuale di un più vasto principio, di una legge generale di sintesi inter-individuale e cosmica» . Secondo Assagioli entro ogni individuo si svolgono delle lotte, dei conflitti intrapsichici, o interiori: «Entro di noi vi è una continua lotta, urtarsi e cozzare di vari varii elementi e di varie tendenze che sono in noi, elementi eterogenei e contraddittori che tutti vogliono “vivere”, affermarsi, esprimersi» . Per questo c’è grande bisogno che «gli elementi non ben sviluppati, non coordinati e contrastanti, debbano venir armonizzati e integrati in una psicosintesi personale» . Queste tendenze interiori sono come diversi piccoli “io” che agiscono come esseri differenti con caratteristiche differenti e ciascuno vuole ottenere dominanza sugli altri e vengono chiamate per questo “subpersonalità”. Ognuno di loro desidera che l’Io (l’io coscente, il sé personale, il centro di autocoscenza) si identifichi con lei, perché solo in questo modo può veramente vivere. Un famoso poeta ungherese, Attila József in una sua poesia scrive: «la nostra vita è la sua voglia». Assagioli avendo una visione trascendentale (è uno dei padri della psicologia transpersonale), aggiunge anche l’esistenza in noi di un Self (il Sé), un Io Superiore che si muove nella dimensione verticale. L’Io o sé personale è il riflesso del Sé, una piccola parte proiettata, che però può divenire consapevole del Sé. Nella tradizione religiosa il Sé viene chiamato l’anima che è immortale ed è in contatto con Dio.
E adesso torniamo al punto, all’analogia - forse sorprendente - tra Siena e le sue contrade e l’Io e le sue subpersonalità. Le subpersonalità rappresentano caratteristiche psichice che vogliono manifestarsi e realizzarsi nel mondo esterno. E le contrade simboleggiano appunto diverse caratteristiche: l’Aquila combattività; il Bruco industriosità; la Chiocciola prudenza; la Civetta astuzia; il Drago ardore; la Giraffa eleganza; l’Istrice acutezza; il Leocorno scienza; la Lupa fedeltà; il Nicchio riservatezza; l’Oca avvedutezza; l’Onda letizia; la Pantera audacia; la Selva potenza; la Tartuca saldezza; la Torre forza; il Valdimonte perseveranza.
Ovviamente esistono caratteristiche che non sono compatibili, come osserva lo stesso Assgaioli: «Vi sono, per esempio, tendenze contrastanti come la pigrizia e l’ambizione, la comodità fisica ed il desiderio di guadagno; quindi anche sul piano puramente egoistico ci sono queste antinomie che sono causa di conflitti se uno non le regola e non le armonizza dall’alto» . Allo stesso modo nel mondo delle contrade esistono contrade avversarie, come la Torre e l’Oca, la Lupa e l’Istrice, la Chiocciola e la Tartuca oppure la Civetta e il Leocorno. In queste coppie di contrade le due parti rappresantano delle qualità molto diverse o addiritura antitetiche e ciò gli proibisce di manifestarsi insieme. Devono per forza combattersi e essere in lotta in continuazione. Nel caso delle avversarie Pantera- Aquila il problema è che sono due qualità forti e ognuno delle due è un tipo vincente, non lascia spazio per altri.
L’altro fenomeno che deve essere menzionato è che le contrade che hanno come simbolo un animale piccola, debole e apparentemente non “vincente” vengono apprezzate per quel valore che rapresentano e non vengono giudicate per quello che gli manca. La vita è imprevedibile. Non è sempre la grande e forte che vince... può succedere che è proprio l’industriosità, l’avvedutezza o la prudenza salva una situazione. Ed è tanto vero anche per la nostra vita umana individuale: non si sa mai quale nostra qualità (forse dormente o espulsa nell’inconscio) ci aiuterà a risolvere una situazione difficile o a sopravvivere. Se ci guardiamo intorno vediamo che questo atteggiamento di apprezzamento, “il vedere il bene in tutto” è raramente osservabile... e così un bruco, una chiocciola o un nicchio sembra di essere una parentesi nel testo magnifico delle Pantere, Aquile o Torri. E questo è errato. Essere poliderico e integrante nello stesso tempo fa l’uomo e Siena forti. Assagioli dice, non esistono tendenze buone o cattive, siamo noi che dobbiamo riconoscerle, capire le loro funzioni e trovare il loro posto. Se ce la facciamo, ci serviranno fino alla morte.
Nelle persone mature e equilibrati (o in quelle come il genio, l’eroe o il santo) le subpersonalità si uniscono in un unico Io, mentre le contrade si uniscono - vincendo le loro discordie - nella nobile città di Siena. È Siena, e tutto quello che rappresenta, il “centro unificatorio” delle sue diciassette contrade alleate-avversarie. Secondo Giovanni Papini, nei grandi le subpersonalità, perdendo la tensione dovuta alla loro contraddizione, finiscono per collaborare per uno scopo superiore, ottenendo in questo modo la sintesi. Questa sintesi o unità delle subpersonalità avviene anche in Dante grazie al suo genio “volontario”: «Contraddizioni vere e proprie s’incontrano più spesso nei mediocri mentre nei grandi, il più delle volte, occorre tener conto di quella vastità d’animo e di pensiero che accoglie in sé, cooperanti e integranti, attitudini e tendenze che paiono di solito opposte. Nelle teste piccole le contrastanti opinioni coabitano con difficoltà e per forza vengono a cozzarsi, resultando effettivamente contraddittorie; nelle anime di valore, più vive e ampie, i contrari aspetti collaborano a una visione più ricca e vengono armonicamente risolti in una sintesi superiore che annulla, giustificandola, la loro opposizione» .
Nel Palio la tensione raggiunge il suo apice: la contrada vincente avrà tutto, diventerà lei Siena: euforia, vittoria, definizione. Per un anno. Nella psiche succede la stessa cosa, la subpersonalità con cui l’Io si identifica, ottiene il dominio, dominerà sulle altre. Per un periodo breve o lungo, ma generalmente non per l’eternità. (Può accadere a anche quello...la persona non può vivere di più senza una sua maschera che si è attacata al viso, non si riconosce più ...)
La presenza delle liturgie religiose nella vita contradaiola rappresenta la dimensione verticale: il santo patrono dà la benedizione del Cielo a ogni contrada elevandola dalla dimensione orizzontale nella direzione verticale. Ma anche qui si osserva una sintesi: come le contrade si uniscono e servono la Città, così anche i santi patroni sono umili servi della Madonna a cui è dedicato il Palio, il drapellone famoso. Due volte all’anno si celebra il “Sé di Siena”, la Vergine Maria che la benedica, la costudisce, la conserva e la eleva insieme ai suoi contradaioli tre metri sopra... la terra. Perché il 2 luglio e il 16 agosto l’animo di Siena lascia per qualche istante la terra rossa e si eleva in euforia. Dall’alto dà un’occhiata a sé stessa e vede un’unica entità, poi abbassandosi si ritrova in dicissette parti di nuovo. Siena torna di essere una moltitudine.
La tradizione secolare senese insieme al Palio che ne costituise parte integrante, anzi, centrale, oltre di essere un’emozione viva e unica, la storia vivente, un coinvolgimento personale che mai cessa di esistere nei cuori senesi, un’attrazione turistica multicolore e appariscente, è anche esempio di sintesi superiore che accoglie, integra e accetta tutti i suoi componenti.
Auguriamo che Siena mostri ancora per secoli la via di sintesi esteriore e interiore per tutti noi.
Susanna Tóth-Izsó
Budapest, 1 marzo 2021
