(a cura di Aldo Giannetti)
Già intorno alla metà del XVIII secolo si disputavano corse di cavalli fuori le mura della città in occasione di feste.
La nobile contrada dell'Aquila conserva nel proprio museo un piccolo drappellone dove è raffigurata la Madonna con sotto la scritta Valli e la data 1754; questo paliotto molto probabilmente fu corso domenica 4 agosto, invitando le contrade a partecipare. ![]() La popolosa comunità suburbana del rione di Valli, a sud della città, fuori Porta Romana in quell'epoca gestiva annualmente ed a proprie spese una corsa rionale di cavalli, in occasione della festa religiosa e civile della Compagnia Laicale di Santa Maria delle Nevi. Vi prendevano parte moltissimi abitanti e ricorreva, allora come oggi, la domenica infraottava al 5 agosto. Per questa festa tutto il popolo del borgo dava volontariamente ogni anno il proprio contributo. Dalla data della sua fondazione del 1 settembre 1901, l'organizzazione venne curata dalla "Società di Mutuo Soccorso, già delle feste in Valli", le iscrizioni a questa corsa si raccoglievano la mattina, ad un tavolo posizionato davanti alla sede, e vi partecipavano sempre una decina o poco più di cavalli, alcuni dei quali portati da vetturini della città e dei dintorni. Questo palio richiamava un grande numero di spettatori da tutti i rioni della città. Queste corse erano molto sentite dal pubblico perchè servivano anche come allenamento dei cavalli alla vicina carriera del 16 agosto in piazza del Campo, fatto che aumentava l'interesse dei cavallai e contradaioli. I cavalli non correvano tutti insieme, ma "alla romana" perchè la strada era troppo stretta: le batterie di qualificazione iniziavano a metà pomeriggio e la finale veniva generalmente disputata da quattro o cinque cavalli a tarda sera. Si correva sulla strada, la Cassia, poi chiamata via E.S. Piccolomini allora a sterro, e la partenza era posta alla chiesa di Betlem (Bellemme). C'era un verrocchio in legno, che veniva incastrato ai lati della via, dove saliva il mossiere, e i cavalli partivano da fermi, come fanno alle corse in provincia, senza rincorsa e con un solo canape, fissato con una grossa campanella apposta nel muro in fronte. L'arrivo era situato in leggera salita, al bivio con via Girolamo Gigli, dove era ubicato il Comunello delle Masse e si assiepavano molti spettatori, riversatosi dalla città e da luoghi limitrofi; era una grandiosa ed importante festa. C'era anche la banda cittadina, ed alcuni trombettieri venivano dislocati lungo le curve del percorso per avvertire, con alcuni squilli, che la corsa era partita e che la gente si scansasse ai lati della strada. I fantini vestivano giubbetti colorati forniti dalla Società di Valli. Il premio era un paliotto dipinto con un immagine sacra, di circa un metro di altezza o poco più, posto su di un asta, che veniva esposto fin dai giorni precedenti nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, l'attuale Compagnia, fino alla domenica mattina dopo le celebrazioni delle sacre cerimonie. C'erano anche dei premi in denaro per il primo, il secondo, ed il terzo arrivato nella finale, alcune vecchie testimonianze ricordano anche di una furibonda rissa alla mossa tra contradaioli prima della partenza; ci fu un ferito, che poi fu portato in calesse all'ospedale. Le famiglie valligiane Margiacchi e Ravenni, insieme alla famiglia Ferri di via delle Luglie, erano molto attive nell'organizzazione di questo palio rionale, e quando c'era una festa c'era sempre la corsa di cavalli. Per la storia va ricordato che fu corso fino al 1932, quando la strada venne asfaltata, e dopo non fu più dato il permesso. ![]() |
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Il giorno di Pasqua del 1938, che cadeva il 17 aprile, un gruppo di giovani legionari senesi che si trovava nel villaggio di Ambaciara in Etiopia,
favoriti dalla giornata festiva e dal clima mite africano, decise di far correre un Palio. Come si legge nell'articolo apparso il 13 maggio nella Cronaca di Siena nel quotidiano "Il Telegrafo" (che consigliamo di leggere per intero), furono osservate, per quanto possibili, le norme e i regolamenti vigenti a Siena, con l'eccezione, non proprio secondaria, dei cavalli, che non essendo disponibili, furono sostituiti con dei muli. Anche il percorso non era simile a quello di Piazza del Campo, ma l'entusiamo fu tanto e fu l'Oca ad aggiudicarsi il Palio corso nel suolo africano. Il Telegrafo del 13 maggio 1938 LEGGI L'ARTICOLO |
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