CAPITOLO II - FAMIGLIE DEL '900

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NENCIONI EZIO (1938/39 - 1962); salariati; Quercegrossa.
Nel 1938 o l’anno successivo Ezio lascia la sua famiglia all’Arginano e prende possesso di un quartierino all’ultimo piano del Palazzaccio, con la moglie Ada Fantacci (1915) e la piccola Ofelia nata nel 1938. Ezio, del 1912, cessò di fare il contadino e iniziò ad essere un salariato.
Si era sposato nella sua chiesa parrocchiale di S. Lucia a Bolsano quando abitava a Cerna, il 22 novembre 1936, e dopo Ofelia nasce Giulio nel 1942. Gli anni trascorsero nella quiete della famiglia, rotti soltanto dal matrimonio di Ofelia con Mauro Tognazzi di Quercegrossa il 3 agosto 1959 e dal suo trasferimento a Certaldo. Intanto Giulio si era occupato alla Tortorelli e questo lo portò ad iniziare un’attività artigianale che lo costrinse a lasciare Quercegrossa e trasferirsi a Monteroni nel 1962 insieme ai genitori. Là, Giulio mise su famiglia ed Ezio e Ada, come è naturale, finirono i loro giorni.




NENCIONI GIUSEPPE (1886-1899) - (1940 - d. f.); mezzadri;
(Quetole) - (Arginano/Quercegrossa); da Cerna (Castellina Scalo).

Fu il capoccio Giuseppe, che 66enne comandava ancora, a portare la famiglia Nencioni da Cerna nei pressi di Castellina Scalo al podere Arginano di Quercegrossa nel 1940 al posto dei partenti Ciatti. Figlio di Valente e Annunziata Mariotti era nato e battezzato a Vagliagli il 15 marzo 1874 dove a 27 anni aveva sposato Assunta Giachetti anch'essa di Vagliagli. Undici saranno i figli da loro generati che per tutto il Novecento, a partire da Olimpia nata nel 1902, vivranno i loro affanni e le loro gioie a Cagliano di Vagliagli, al Mulinuzzo di Basciano, a Cerna e, per chiudere, all'Arginano. Qui nell'anno 1962 abbandoneranno la loro secolare attività e come tutti troveranno occupazione nell'industria o nella stessa agricoltura come operai. Era il febbraio 1940 quando arrivarono e per Giuseppe si trattò di un ritorno nel popolo di Quercia. Infatti, all'età di 12 anni, nel 1886, col babbo Valente risiedeva a Quetole. Erano trascorsi ben 54 anni da quel primo arrivo. La storia conosciuta dei Nencioni si svolse per tutto l'Ottocento tra S. Fedele e Vagliagli, dove ai primi anni di quel secolo devono essere giunti provenienti dalla parrocchia di S. Maria Novella, dove sono documentati nel 1799 al podere Campo Maggio e il giovane 20enne Antonio vive con il padre 60enne Pietro, la mamma Alessandra, il fratello Pasquale e lo zio Lorenzo, il capoccio, in una numerosa famiglia di dodici persone con soltanto due ragazzi di 7 anni e il resto adulti.
Nencioni Antonio
Non passeranno molti anni però che Antonio abbandonerà la famiglia, probabilmente dopo il suo matrimonio con Elisabetta Vannoni, e si trasferirà a S. Fedele trasformandosi in salariato, condizione che per molti decenni sarà quella dei suoi discendenti definiti "pigionali e zappaterra" prima di rientrare nella mezzadria nel 1886 e riprendere un podere con Valentino Nencioni. Non conosciamo la data di arrivo a S. Fedele, ma sappiamo che Antonio abitava al Palagio con l'anziano genitore Pietro, ivi morto intorno al 1818, e che Antonio ed Elisabetta vi ebbero numerosi figli. Negli stessi anni il fratello Pasquale, coniugato a Cammilla Rossi, dimorava a Liverano, sempre S. Fedele, indicato come "Lavoratore" e il cugino Gaspero del fu Giuseppe abitava a Vagliagli "contadino - pigionale" a conferma che la famiglia di Campo Maggio si era completamente sfaldata. Tra il 1818 e il 1834 è documentata la residenza di Antonio a Serravalle di S. Fedele e la nascita di otto figli, ma soltanto i primi due sopravvissero: Annunziata nata nel 1819 e Giovanni, il continuatore della famiglia, nel 1821. Degli altri, tra cui Pietro, vissero tutti uno o due anni e l'ultimo, Pompeo, morì a Vagliagli dove la famiglia si era trasferita nel 1834.
Giovanni
A Vagliagli lo zappaterra Antonio vede crescere e sistemarsi Giovanni che il 5 giugno 1845 sposa in quella parrocchia colei che sarà la sua prima moglie e la madre dei suoi sette figli: Giuditta Gambassi di S. Fedele. Dopo venti anni e tante maternità, il 23 gennaio 1866 Giuditta partorisce una femmina. Il parto è difficile e la bambina corre pericolo di morte e viene battezzata dalla levatrice col nome di Maria. Questa sarà l’ultima sua figlia, perché il parto causerà la morte di Giuditta. Giovanni, finito il lutto, non esiterà a riaccompagnarsi l'anno successivo. Infatti si risposerà in seconde nozze il 23 febbraio 1867, a 48 anni, con Zaira Fiaschi di Poggio Benichi e non risulta abbia avuto figli da quest'ultima. All'epoca di queste seconde nozze, mentre la moglie Zaira Fiaschi e definita "contadina", lui è ancora "pigionale zappaterra". Il suo primogenito Valente o Valentino, nato il 27 luglio 1846, sarà il suo successore mentre gli altri figli troveranno strade diverse lasciando la famiglia. Dopo Valente e Giuditta erano nati Cesira (1850), Celso (1852), Rinaldo (1856), Maria Filomena (1859) che ritroveremo "pigionale alle Lodole", Pasquale (1862) "logaiolo a Coschine" e l'ultima, come detto, Maria. Attraverso le note relative ai battesimi vediamo che la famiglia si sposta continuamente e nel 1859 risulta abitare alle Lodoline e nel 1862 a Coschine. Nei ricordi di famiglia è anche ricordata una permanenza all'Aiola, ma non è confermata dalle carte.
Valente
Il figlio maggiore Valente ha preso moglie nel 1872 circa sposando Annunziata Mariotti di Ferdinando, la quale riuscirà a dargli tredici figli a partire dal 1873 con la nascita di Nello, il 9 luglio, ma vissuto pochi giorni, e la successiva di Giuseppe il 16 marzo. Con la sua ancora giovane famiglia Valente si decide di prendere un podere e rientrare nella mezzadria. Infatti, nel 1886 farà il suo ingresso al podere Quetole del popolo di Quercegrossa e condurrà con sé l'anziano genitore, ma nessuno dei fratelli. Giovanni quasi 70enne e vedovo vi morirà due anni dopo il 5 settembre 1888. Dei sette figli avuti da Valente prima di entrare nel podere, soltanto Giuseppe, Giuditta (1876) e Carlo 16 luglio 1882) sono in vita e dei successivi parti sopravvivranno Giovanni, nato il 13 luglio 1889, Giuseppe, del 30 luglio 1891 e il terzo Nello nato nel 1884 che morirà soldato nella Prima guerra mondiale. Di conseguenza la famiglia il 3 marzo 1899 si compone di sette persone e a quella data lasceranno la sofferta esistenza a Quetole, come viene ancora ricordato, per il podere Cagliano di Vagliagli. E' un piccolo e giovane nucleo, ma che germoglierà rigogliosamente fino a diventare una grande famiglia di quindici persone, pochi decenni dopo. A Cagliano il maggiore Giuseppe prende subito moglie e nel febbraio 1901 sposa a Vagliagli Assunta Giachetti. Poi nel 1909 si celebrarono a Vagliagli due matrimoni fra fratelli: Carlo Nencioni l'11 febbraio con Maria Fanciullini, e la sorella Giuseppa il 23 settembre con Modesto anch'esso dei Fanciullini.
Assunta Giachetti
Assunta Giachetti, moglie di Giuseppe.


Mulinuzzo di Basciano
Nel 1913 Giuseppe con i fratelli Carlo e Giovanni lascia Cagliano e torna nello sperduto podere del Mulinuzzo, sotto Basciano. Valente intanto è morto a Vagliagli e la mamma Annunziata è 60enne. In tutto sono quattordici persone che entrano a Basciano. Negli anni successivi Giovanni si sposerà con Caterina Regoli e Carlo lascia la famiglia col figlio Celido del 1909, trasferendosi a Siena. La vita diventa dura e i ricordi parlano di grandi difficoltà. Con l’ultima arrivata, Ilda nel 1927, salgono a undici i figli di Giuseppe e di Assunta: Olimpia nata il 31 gennaio 1902, si sposerà e lascerà la famiglia nel 1925 e vivrà fino a 90 anni; Nella del 31 dicembre 1903, morta a 72 anni sposò Dante Pagni delle Badesse; Dino del 1904; Armando del 1907, Livio (1910); Ezio, ultimo nato a Cagliano nel 1912, Adiva (1915), Delio (1917), Liseo (1922), Ilio (1924), e Ilda il 15 giugno 1927. A questa covata si assommavano i figli di Giovanni e nel 1928 la famiglia dopo quindici anni al Mulinuzzo decide di trasferirsi a Cerna nei pressi di Castellina Scalo nella parrocchia di S. Lucia a Bolsano; diciotto persone si muovono verso il nuovo podere. Il trasferimento non migliorò la situazione "A Cerna la miseria ci divorava" e si rammentano ventidue in famiglia tra giovani e vecchi e le necessità sono tante. A Cerna si registra in casa Nencioni il primo decesso dei numerosi fratelli: Dino muore a 27 anni di malattia. Colpito da meningite se ne andò in breve tempo il 7 marzo 1933.
nencioni_2 Inizia poi la serie dei matrimoni che si concluderà nel 1954: Adiva prende marito a Poggibonsi; Ezio sposa Ada Fantacci e torna a Quercegrossa (vedi); Livio sposa nel febbraio 1937 Gina Baroncelli a Castellina in Chianti ed ha due figlie Rosanna (1937) e Marcella (1941); Armando, carabiniere poi guardia forestale, sposa Elia Fagioli dalla quale avrà Pieraldo a Quercegrossa nel 1946 prima di lasciare l'Arginano; Ilda sposa Gino Rossi il 14 aprile 1947, tornerà a Quercegrossa e avrà due figli: Giorgio (1948) ed Enza (1952); Ilio sposa Rina Carli il 23 aprile 1949 a Quercegrossa e avrà un figlio, Sergio, nel 1954; Eliseo sposa Ilva Buti il 29 aprile 1954 a Quercegrossa, si trasferisce in casa Buti dove nascerà Andrea nel 1954. Da Cerna, come già detto all'inizio, nel febbraio 1940 i Nencioni entrarono all’Arginano nel popolo di Quercegrossa.

Eliseo Nencioni e Ilva Buti, sposi.

Erano in dodici ma destinati a diminuire a seguito dei fatti già ricordati ai quali si aggiunse la morte di Delio in guerra e la scomparsa del babbo Giuseppe all'età di 76 anni il 31 gennaio 1951. Tutto ciò fece sì che quando cessò ogni rapporto di mezzadria nel 1962 e il podere venne abbandonato solo i nuclei familiari di Livio e Ilio erano rimasti nella casa dell'Arginano. Se ne andarono e si sistemarono alla Tognazza dove morì l'anziana mamma Assunta. Poi ognuno prese la sua strada. Gli unici a rimanere a Quercegrossa furono Liseo e Ilda. Eliseo detto Liseo, nel 1964, dopo la nascita di Andrea in quello stesso anno, lasciò l'Arginano insieme a Ilva e tornò nella case della "Bodda" per circa un anno, poi nella nuova costruzione di D'Orio davanti alla chiesa e infine nella sua nuova casa nel Poggio dove morì il 17 aprile 1990 e dove tutt’oggi risiede il figlio Andrea. Ilda seguì il marito Gino nei suoi numerosi cambi di casa fra Quercegrossa, Castellare e Macialla, rientrando anche nella vecchia abitazione dell'Arginano e oggi vedova e 80enne vive in Quercegrossa. La nipote Rosanna, figlia di Livio, sposata a Quercegrossa il 13 ottobre del 1958 con Rino Leri di Siena da alcuni anni ha nuovamente posto la sua dimora in paese.

L'anziano Giuseppe Nencioni e la moglie Assunta ripresi all'Arginano







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