CAPITOLO II - FAMIGLIE DEL '900

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INNOCENTI (1954 - Residenti); mezzadri/operai; Castagnoli/Quercegrossa; da Radicofani.
Una esemplare storia di una rustica famiglia entrata a Castagnoli di Passeggeri nel 1954, il cui contenuto mostra interessanti modelli comportamentali in una mezzadria in crisi.
Alla prima coltratura nei piani di Castagnoli, quando l'aratro tirato dal Breda incominciò a sollevare e trascinare grossi sassi nascosti nel terreno, il nuovo colono Ottorino scosse sconsolato la testa e si mise la mani nei capelli e disse:"S'è fatto 85 chilometri per cavare dei sassi grossi così"; erano venuti via da Pietreta o Pietre bianche, il che vuol dire tutto.
Fu il caso a portarli nella tenuta di Passeggeri dalla lontana Radicofani. Un certo Beppe, boscaiolo, ospite dei Florindi di Castagnoli che stavano per lasciare il podere, era stato ingaggiato dalla Fattoria per abbattere il bosco e veniva da quelle parti della provincia senese dove abitavano gli Innocenti. Il Calonaci, allora fattore, gli chiese, così parlando, se conosceva una famiglia, una buona e numerosa famiglia per Castagnoli; "C'è e bona, ma non si spostano", rispose Beppe. "O che io sia più simpatico", aggiunse il fattore, “Voglio parlarci”. "Ti do l'indirizzo ma non ce la fai", insisté il boscaiolo. E invece il fattore ce la fece. Partì col Guarducci, in Topolino, trovarono la famiglia e convinsero Terzilio e Ottorino, il maggiore, a venire a vedere il podere. Loro vennero, ma erano incerti sul da farsi. Senza servizi, tanto bosco e qualcosa che non li convinceva del tutto. Il fattore forzò la mano: "Voglio una risposta entro stasera". Accettarono e diedero avvio ad una esperienza che dura tutt'ora. Don Ottorino annoterà sul registro semplicemente: "Innocenti 9 persone".
Innocenti

Domenico Innocenti e il figlio Ottorino.


La settimana successiva all’accordo, un grande possidente di quei posti vicino a Sarteano, “proprietario di cinquanta poderi”, offre agli Innocenti un contratto per un bel podere dove c'era tutto. Ma in quegli anni le lotte contadine si erano incattivite ed erano giorni di tensioni e scioperi, e nelle zone di Radicofani e Sarteano il clima si era fatto molto caldo e la nostra famiglia non ce la faceva più a vivere in quel subbuglio. Riunioni di qua, riunioni di là, il giorno, la notte; scioperi e manifestazioni rendevano la vita ed il lavoro impossibili. "Se poi si fosse accettato Sarteano dove viveva un nostro parente sempre pronto alla rivolta, sarebbe stato anche peggio" , dice Francino, "Il podere offertoci produceva 28 q. di olio all'anno e se si fosse accettato il nuovo padrone ci avrebbe pagato anche la cauzione del contratto fatto con Passeggeri". Queste parole spiegano facilmente perché questa famiglia era tanto richiesta. Una famiglia di pacifici e tenaci lavoratori, tranquilli, senza tanti grilli per la testa e senza tante pretese e soprattutto con numerose e giovani braccia; era quanto di meglio potesse trovare un padrone in quei tempi difficili. Per quanto detto scelsero Passeggeri. “S'arriva qua e.... puttambola”, esclama Francino, “dopo poco si seppe che Passeggeri era chiamata la piccola Russia": dalla padella nella brace.
Domenico, il patriarca e capoccio, era del 1896 e aveva 58 anni come la moglie Angiolina Fabrizzi. Sei i figli e tutti nel pieno delle forze: Ottorino, il maggiore, che iniziava a prendere in mano le redini della famiglia, Martino di 31 anni, Terzilio di 29, Ottavio detto “Tanasio” di 24, Francesco detto “Francino” di 22 e Assunta, l’unica femmina, di 20 anni. La famiglia si adatta al nuovo podere e si inserisce benissimo nella realtà della Fattoria. Partecipano agli scambi con gli altri contadini ed entrano in confidenza con le signorine proprietarie; Francino va anche in villa a far la barba al genero del Sarrocchi, il De Leon. Il podere non impegna tutti al cento per cento come si pensava e allora si cercano altri lavori: Attanasio per circa dieci anni continuò a tornare a Radicofani per i lavori agricoli stagionali, poi lo chiamarono i Buti e andò da loro come macchinista. Francino va a fare l'autista, quasi subito. Trova lavoro come autista alla Socene e poi allo Scolmatore di Pontedera e infine all'Antella. Lo chiamano "Siena" poi lo battezzano "Ercolino" perché per scommessa porta un robusto e pesante autista sulle spalle fino alla porta del bar, "anche se lui si moveva", "e ora paga da bere". Francino ricorda che l'autista non vuole pagare la scommessa persa e con la forza di chi ha ragione entra nel bar e ordina alla Maria: "Dammi da bere, paga lui". Terzilio per i primi anni fa il contadino poi si trasferisce nel 1958 a Roma e lavora come falegname per 25 anni a Pineta Saccocci e dopo a Valmontone. Nel 1980 ritorna e si impiega come salariato a Mucenni, poi falegname al Pavone per un decennio, poi la pensione, ma certamente non rimane con le mani in mano. Al podere pensano Ottorino e gli altri familiari rimasti ma ai quali Francino e Tanasio danno il loro aiuto nei momenti più impegnativi dell'agricoltura. Nel 1957 Francino frequenta la scuola serale di Quercegrossa con la speranza che possa servire a trovare una occupazione migliore. Nel 1960, si presenta una occasione che mette gli Innocenti di fronte ad una scelta di vita molto importante. C'è ancora un boscaiolo di mezzo, un certo "Carola", che con altri cinque buttava giù a Passeggeri. Carola ci presentò un podere dalle parti di S. Donato in Poggio, un buon podere. Alla zitta si fece il contratto perché in un consiglio di famiglia si maturò la decisione di lasciare Castagnoli. Il contratto prevedeva una penale di 93.000 lire in caso di inadempienza. Il Maggi, venuto a conoscenza, tentò di farci restare, ma inutilmente. Francino andava ogni tanto a cena dalle signorine Sarrocchi e poi si intratteneva per una partita a carte. Quella sera si presenta come al solito alla Villa. Il fattore, birbo, aveva in giornata messo la disdetta nella posta della fattoria e quindi le padroncine erano a conoscenza del fatto. "Appena entrai in casa mi accolsero con grida ed esclamazioni che mi sorpresero e mi apostrofarono con queste parole: "Ma che cosa ti s'è fatto, perché volete andar via ...”. Spiego loro che non ci sono motivi personali né lagnanze verso nessuno, semplicemente si cambiava per un podere dove erano acqua e luce; aspirazioni legittime”. Ma tanto fecero, che gli Innocenti rimasero. "La cauzione la pagarono le signorine Sarrocchi; ci portarono l'acqua con una pompa a motore dalle fonti di Castagnoli e per l'illuminazione installarono un generatore che caricava due batterie e che forniva luce sufficiente per la casa". Oggi ci sono dei pannelli solari perché l'energia elettrica non è mai arrivata a Castagnoli. Dopo quattro anni i soliti ignoti, più che ignoti, ladri, gli rubarono il motorino della pompa, che Francino riacquistò a spese sue.
Il capofamiglia Domenico, nato il 3 settembre 1896, e tenete a mente questa data, aveva sposato subito dopo guerra Angiolina Fabrizi che morirà a Castagnoli nel 1976 all'età di 80 anni, essendo del 1896 come il marito. Il vecchio Domenico, uomo all'antica con baffoni alla Stalin, riesce a campare fino a cento anni. Il Sindaco di Castelnuovo, con il quale Domenico aveva collaborato in una iniziativa giovani-anziani, aveva già programmato la festa del centenario da farsi nel capoluogo o a Quercegrossa, ma fatalità volle che a venticinque giorni dal traguardo dei cento anni, il 9 agosto del 1996, un malore si portò via l'anziano contadino negandogli quei festeggiamenti a cui teneva tanto. Un decennio prima, il 12 agosto del 1988, un grave disgrazia aveva colpito la famiglia Innocenti: Ottavio, cioè Tanasio, perse la vita in incidente col trattore che guidava sulla strada statale e che nei pressi della Casa al Piano, per motivi mai chiariti, si capovolse nel campo. Tanasio era un buon ragazzo, semplice a cui piaceva stare in compagnia a ridere e scherzare. Questo soprannome gli era stato dato nei primi tempi a Castagnoli: “C'era un Florindi di nome Nastasio detto Attanasio o Tanasio e uno che veniva a Passeggeri chiamava Attanasio mio fratello, scambiandolo per l’altro, e da allora gli rimase”. Mori celibe all'età di 58 anni. Tornando a Domenico è doveroso ricordare il suo grande impegno nel volontariato, a cui dedicò cinquanta anni della sua vita, e documentare il pubblico riconoscimento che ricevette il 9 ottobre del 1967 al Convegno delle Misericordie d'Italia tenuto a Montenero di Livorno, con l'intervento di circa 4000 iscritti in rappresentanza di 400 confraternite di tutta Italia: “I partecipanti sono stati accolti ... La presenza del Presidente della Camera dei deputati onorevole Bucciarelli Ducci ... degli onorevoli ... del Vescovo ... di autorità militari ... ecc. Sono stati anche premiati e insigniti della croce al merito i nuovi "cavalieri della carità" della Misericordia con cinquanta anni di servizio e precisamente Domenico Innocenti di Radicofani ecc.". L'emozionante cerimonia non sarà più dimenticata da Domenico che conserverà gelosamente la pagina del giornale che lo mise al primo posto tra i medagliati. Un altro riconoscimento gli venne dato dalla Repubblica con la nomina a "Cavaliere di Vittorio Veneto" nel 1969 e anche in questa circostanza il suo nome appare tra coloro che hanno contribuito alla vittoria finale del 1918 con estremi sacrifici. Si esalta l'umiltà e la semplicità dei fanti, con il ritorno in silenzio ai propri campi senza nulla chiedere senza nulla volere, coscienti di aver fatto qualcosa per l'Italia. Dove andava, Domenico, suscitava interesse e simpatia, come recita l’articolo del giornale che lo rammenta, unico tra tanti: "Un contadino piccolo e fiero... si chiama Domenico Innocenti... conosciuto meglio in mezza provincia con il nome di Meco di Bombino... un uomo semplice.". Uno dei fratelli, Martino, rimasto celibe, di recente ha finito i suoi giorni in un pensionario a Castellina in Chianti, ma già da tempo se n’erano andati anche Ottorino, la sorella Assunta, morta vedova a Castagnoli nel 1974, la mamma Angiola nel 1976. L’altra sorella Gina, oggi defunta, si sposò a Radicofani con Candido Rappuoli e fu la madre di Lorenzo e Rino, il famoso scienziato. Oggi, passati cinquanta anni, gli Innocenti sono sempre presenti a Quercegrossa.

Domenico Innocenti detto Meco di Bombino







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