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Tristemente associato a Birichicchi nella perversione sessuale fu Guido Pipeschi, che peraltro si era già fatto conoscere per essere evaso all’età di 14 anni dal Riformatorio Buon Pastore di Ancona dove era rinchiuso non sappiamo per quale tipo di reato.
Così riporta “La Vedetta Senese” del 27/28 giugno 1910:
“Reale Corte d’Assise
Udienza del 27 giugno
Stamani si è iniziata la causa contro Pipeschi Guido fu Enrico, di Siena, cocchiere del Direttore delle miniere di Cetine presso Chiusdino, di anni 27, accusato di violenza carnale compiuta su di un bambinetto undicenne, certo Ferdinando Marzioli di Chiusdino.
Il fatto viene ricostruito così: la vigilia del Natale 1909, il Pipeschi, nel recarsi da Chiusdino alle miniere di Cetine, su di un calesse, fu pregato dal piccolo Marzioli mentre attaccava il cavallo perché lo facesse salire sul calesse per una trottata. Il Pipeschi accettò e si avviarono alla volta delle miniere. Giunti al lavatoio pubblico, distante circa un chilometro dal paese, il Pipeschi oltraggiò il giovanetto che in seguito manifestò una grave malattia.
Il Pipeschi fu arrestato il 15 gennaio 1910.
Il padre del Marzioli, costituitosi parte civile, è assistito dall’avv. Viviani. Il Pipeschi è difeso dall’avv. Valsecchi.
I genitori denunziarono il fatto all’autorità; mentre il ragazzo rimaneva allo spedale per oltre due mesi.
Mentre si sta formando la giuria viene condotto nella gabbia l’accusato.
È un giovanotto pallido, dai baffi biondi spioventi, veste un abito chiaro e porta in testa un cappello nero.
Costituita la giuria vengono introdotti nell’aula i testimoni e le parti lese, a cui il presidente fa i rituali avvertimenti.
La madre, il padre del ragazzo e il ragazzo stesso, che già nell’aula si aggrappano alle sbarre della gabbia, e lanciano invettive contro il Pipeschi, il quale impassibile li ascolta senza profferir parola. La più eccitata di essi è la madre. A stento i carabinieri riescono a strapparla di li conducendola via quasi di peso.
Prima che si proceda all’interrogatorio del Pipeschi, il presidente annunzia che il processo sarà svolto a porte chiuse dando solo il permesso di rimanere alla stampa e agli studenti dell’ultim’anno di legge.
Dopo che è stata fatta sgombrare la sala, si addiviene all’interrogatorio del Pipeschi il quale nega l’imputazione attribuitagli”.
Il processo si concluse con una sentenza di condanna dell’imputato, che otto anni dopo fu anche causa della sua espulsione dall’esercito. In data 30 luglio 1918 infatti un dispaccio militare ricordava che Guido Pipeschi risultava “condannato alla pena di anni 10 di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per violenta congiunzione carnale con sentenza della Corte di Assise Circolo di Siena in data 28 giugno 1910”.



Tratto da FANTINI BRAVA GENTE di E.Giannelli, M.Picciafuochi, A.Ferrini e O.Papei - Betti Editore, Siena 2014