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Una veemente aggressione fu subita nel 1801 da tal Luigi Silvestri, che aveva il torto di non aver saldato un debito e la sfortuna di avere come creditore un tipo manesco come Sorbino.
“Santi del fu Simone Bianciardi detto il Sorba nativo di Siena di professione fornaciaio contro il quale si è proceduto in questo Tribunale a doglianza del Sig. Luigi Silvestri di Siena per essersi fatto lecito il dì 2 Aprile prossimo passato andare in casa di detto Silvestri d’insultarlo con parole ingiuriose a motivo perché non gli pagava certa paglia, che gli aveva proveduto, e di poi aspettarlo in questa pubblica piazza, e d’ammenarli più colpi con bastone, mediante i quali gli cagionava varie contusioni, ed escoriazioni sui bracci destro e sinistro...”.
A proposito di Santi Bianciardi, conosciuto come Sorbino o Sorba Minore, va detto che il debito del Silvestri era ben poca cosa rispetto a quello che con lui aveva contratto la storia del Palio per avergli sottratto una vittoria legittimamente conseguita sul Campo nell’agosto 1770 per i colori del Nicchio. Complice involontario di quella clamorosa ingiustizia fu il fratello maggiore Giovanni Battista detto Sorba. Accadde infatti in quel Palio che Sorba, fantino dell’Aquila, compiuto appena mezzo giro di Piazza, uscì dalla pista e si nascose dietro le carrozze dei nobili che allora sostavano davanti al Palazzo Pubblico. Al terzo giro, quando erano in testa, fianco a fianco, Nicchio e Leocorno, dove correva Bastiancino, Sorba rientrò in pista e, con il vantaggio di avere un cavallo per niente affaticato, giunse primo al traguardo davanti a Nicchio e Leocorno, ingannando i Giudici della Vincita. Per la verità costoro ebbero molte incertezze: c’era infatti chi giurava di aver visto il fantino dell’Aquila nascosto per due giri dietro le carrozze. Per togliersi dall’impiccio i Giudici pensarono bene di rimettere la decisione a un testimone autorevole e imparziale quale era il Principe Saverio della Real Casa di Sassonia, che aveva assistito al Palio dal Palazzo Chigi Zondadari. Il Principe, interpellato, disse con apparente sicurezza che aveva vinto ”il giallo”.
Due anni dopo fu lo stesso Sorba a confessare il proprio stratagemma, aggiungendo di esservi ricorso per odio nei confronti di Bastiancino, immaginando che il Palio lo avrebbe vinto lui e non il fratello Sorbino.
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