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Oggi si parla di fantini che hanno buone mani per indicare la loro abilità nel guidare i cavalli. Anche fra quelli del passato ce n’erano con buone mani. Spesso se ne servivano anche per assestare nerbate agli avversari o addirittura afferrarli, alla mossa o in corsa, fino a buttarli giù da cavallo. Questo è ciò che raccontano le cronache dei Palii del Settecento e dell’Ottocento.
Fuori del Campo però a diversi di loro le buone mani servivano sovente per tirare cazzotti o per sferrare legnate e coltellate contro malcapitati. Botte, legnate e coltellate per molti fantini, e non solo per loro, un tempo erano l’approdo pressoché inevitabile delle controversie.
Boccino, fantino vittorioso del Palio di luglio del 1741 per il Montone, il 2 giugno 1751 si servì addirittura di una sciabola illegittimamente detenuta per colpire un certo Papini.
“Santi Pacini detto Boccino pigionale a Vistrigona condannato per due ferite, una in testa, e l’altra nella coscia sinistra fatte con colpi di sciabola, che usava senza nota facoltà, ad Agostino Papini mezzajolo del Corgnolo, nella pena arbitraria per dette ferite di Lire 100, e per la delazione della sciabola in Ducati 20, e nella perdita di detta arme, siccome al rifacimento dei danni, e spese all’offeso da tassarsi a proporzione all’eccesso”.



Tratto da FANTINI BRAVA GENTE di E.Giannelli, M.Picciafuochi, A.Ferrini e O.Papei - Betti Editore, Siena 2014