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Un’altra vicenda che meriterebbe di essere tradotta in un romanzo, imperniato sul classico triangolo composto da lui, lei e l’altro, è quella che ebbe per protagonisti due fantini: Santi Sprugnoli detto Boggione nel ruolo del lui e Dante Tavanti detto Citto nel ruolo dell’altro.
“L'anno 1883 questo giorno 17 Febbraio si è presentato Santi Sprugnoli fu Luigi, abitante a Siena, fantino il quale ha fatto la seguente querela:
Nel giorno d'ieri, mia moglie Rosa Ghini di Ferdinando d'anni 22, meco convivente, al seguito di reiterate domande fattele da certo Dante Tavanti abitante nella stessa casa, ma al piano terreno, recavasi nel di lui domicilio, ove nonostante le mie ricerche e quelle fatte dai parenti di mia moglie, è rimasta fino a stamane a ore 5¼”.
La Rosa Ghini, interrogata dal Giudice, raccontò la sua triste storia che era cominciata con uno stupro subito quando aveva appena 18 anni. “Nel mese di Gennaio 1879 certo Dante Tavanti abitante allora in via Camollia, coniugato con certa Adele profittando del momento in cui la dichiarante si trovava sola nel proprio domicilio penetrava in quello, presala a forza per il collo, gettavala sopra un letto, dove compieva sulla medesima sfoghi brutali.
Essa tentò gridare, ma costui le chiuse la bocca con un fazzoletto, perloché dovè sottostare forzatamente alle voglie del detto Tavanti.
In questo congiungimento la dichiarante Rosa rimase incinta. Dopo sette mesi circa il Tavanti fece di tutto per riavvicinare la Rosa e gli riuscì, cosicché frequentava di recente il suo domicilio e se ne serviva come moglie.
Dopo andò via da Siena e così finì la relazione.
Ritornato a Siena, andò ad abitare la casa ove attualmente abitano i coniugi Sprugnoli, occupando un quartiere al primo piano.
Subito dopo tentò nuovamente di sedurre la dichiarante predetta, la quale erasi in questo tempo maritata a Santi Sprugnoli col quale conviveva.
La mattina del 16 il Tavanti procurò d'incontrare la Sprugnoli, e con lusinghe la indusse a recarsi in casa sua. La Sprugnoli allora si decise di andarvi e infatti ieri sera a ore sette la Sprugnoli usciva dalle sue stanze, e mentre scendeva incontrava il Tavanti che veniva a prenderla.
Questo allora la condusse in casa propria e dopo essersene servito, la nascose in un soffitto temendo che il marito di essa che in quel tempo era tornato a casa, venisse a ricercarla.
Lo Sprugnoli infatti, non avendo più trovata la sua moglie Rosa nelle sue stanze, si fece a chiamarla e quindi a farne ricerca, insieme ai parenti di lei, ma ciò fu inutile.
Presentatosi finalmente al domicilio del detto Tavanti e domandatogli conto della donna Rosa, costui negò di saperne nulla e aggiunse che non l'aveva veduta, e invitò lo Sprugnoli a visitare la casa.
Solo stamattina a ore 5¼ la moglie dello Sprugnoli si è presentata alla porta di casa. Le è stato aperto ed essa allora ha dichiarato come anche ora dichiara, che aveva passato la notte in casa di Dante Tavanti, il quale l'aveva nascosta in una soffitta. Soltanto stamani l'ha mandata via dicendo: vai alla Lizza, scuoti un albero per bagnarti le vesti, e così torna poi da tuo marito facendogli credere che eri stata fuori, in un luogo qualunque ma non a casa mia”.
Boggione, che nel frattempo aveva deciso di perdonare “la moglie e il suo complice”, l’anno successivo vide la sua magnanimità premiata dalla sorte. Riuscì infatti a fare cappotto, vincendo a luglio nella Civetta e d’agosto nel Bruco.
Nel 1885 il Tavanti tornò a dar prova della sua brutalità, aggredendo una povera donna che aveva osato opporsi al concubinato di sua figlia con quell’uomo più vecchio di lei di diciassette anni, pregiudicato e privo di principi morali.
Il 24 giugno fu discussa la causa penale contro “Tavanti Dante imputato di lesioni personali improvvise ai danni di Casciani Marta”.
Dalla deposizione della querelante: “Al primo piano della casa dove io abito posta in via del Poggio n.9 abita pure Dante Tavanti cavallerizzo di questa città col quale convive la mia figlia Angiolina di anni 23 scappata dalla casa paterna, or saranno due mesi, mentre io stavo in letto ammalata.
La mattina del 6 Aprile decorso incontrata mia figlia sull'uscio di casa le rivolsi parole di rimprovero per la vita disonesta e scandalosa che essa teneva, al seguito di che, detta mia figlia Angiolina mi ricolmò d'ingiurie e mi percosse con un ombrello che teneva in mano; perciò naturalmente le detti uno schiaffo. Allora l'Angiolina cominciò a berciare a tutto fiato ingiuriandomi sempre tantoché fece accorrere gente che si interpose fra noi due, ed una guardia di Pubblica Sicurezza che pure era accorsa dalla vicina caserma per far cessare quel litigio condusse su l'Angiolina ed io ne salii in casa.
Dopo una diecina di minuti Dante Tavanti venne a bussare alla porta del mio quartiere scagliandomi al tempo stesso ingiurie, minacce, ma io come è ben naturale non aprii ed egli se ne andò.
Siccome il delegato di Pubblica Sicurezza m'aveva fatto chiamare da una Guardia, io mi vestii e accompagnata dal mio figlio Giuseppe d'anni 12 mi accinsi a scendere le scale a malinquore temendo qualche affronto dal Tavanti; difatti giunta appena al pianerottolo del suo quartiere fui da Dante stesso afferrata e percossa con pugni e calci e gettata di poi con una spinta per le scale.
Persi i sensi e a braccia fui condotta a letto dove mi trovai quando mi riebbi e dove rimasi per una ventina di giorni”.
A seguito di ciò Dante Tavanti venne condannato a un anno di carcere e 300 lire di indennizzo alla vittima della sua aggressione.
Non sappiamo se i cambiamenti di residenza del Tavanti fossero mirati, ma resta il fatto che, dovunque andasse ad abitare, trovava sempre nello stesso caseggiato una giovane donna che “per forza o per amore” doveva assecondare le sue brame.
La vita terrena del Tavanti si concluse il 9 gennaio 1901, pochi giorni prima del suo 50° compleanno e fu curiosamente preceduta dalla falsa notizia della sua morte, come racconta “La Vedetta Senese” del 10 gennaio.
“Un telegramma da Castelfiorentino annunzia la morte violenta del fantino senese Dante Tavanti colà avvenuta questa notte. Il Tavanti è notissimo nella nostra città, dove circolò più volte la notizia della sua morte accidentale in corse di cavalli, e tali notizie presero talvolta tale parvenza di realtà che la stessa sua famiglia ne pose perfino il lutto. L'altro ieri il Tavanti era in Siena e con alcuni amici scherzava appunto su tali voci, dicendo che gli avrebbero prolungata la vita.
La notizia giunta oggi sembra vera perché è stata telegrafata dalla stessa autorità giudiziaria di Castelfiorentino. Si ignorano affatto i particolari della morte”.
Il giorno successivo lo stesso giornale tornava sull’argomento: “Altri telegrammi provenienti da Castelfiorentino hanno confermata la morte improvvisa di Dante Tavanti, ma nessuno di essi accenna all'idea di un delitto come ne era corso il sospetto in coloro che erano a conoscenza di minacce fatte, in varie circostanze, al noto e bravo fantino senese”.
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