 |
Che il turpiloquio e le bestemmie fossero vizi comuni a molti fantini, se non proprio a tutti, è una verità di cui questo libro ha già offerto e offrirà ancora numerose testimonianze. Era un’abitudine radicata che li accompagnava fin dall’infanzia, trascorsa in mezzo alla strada giocando, litigando e adeguandosi a esempi che stimolavano la ribellione a ogni tipo di vita fatta di regole e di precetti.
Il 19 gennaio 1846 Ulisse Valentini detto Il Guercio, che già un anno prima, appena quindicenne, era stato condannato a tre giorni di carcere per condotta scandalosa, dissipata e bestemmie, fu nuovamente tratto in arresto.
"Dopo le ore 12 pomeridiane dello scorso giorno una Brigata di RR. Carabinieri composta dai comuni Ricci e Filippini avendo osservato una comitiva di giovinastri d’infima condizione a giocare alle buchette in tempo delle Sacre Funzioni nel Piazzale del Mercato Vecchio in questa città, non senza frapporre del clamore, bestemmie, e turpiloquio con scandalo di quegli abitanti, ne fu tentato il loro arresto ma datisi alla fuga non rimase in potere della Pubblica Forza il solo Ulisse Valentini facchino disoccupato di Siena, pregiudicato in genere, cui venne pertanto tradotto ed associato in stanza di custodia”.
Quale fosse la sua condizione sociale emerge dalla risposta che egli dette ai suoi inquisitori: "Io non giocavo, perché non avevo nemmeno un quattrino, e se ne avessi avuti ci avrei comprato un pezzo di pane, giacché avevo tanta fame”.
L’anno successivo, alle ore dieci della sera del 14 febbraio, “la ronda degli Agenti di Polizia Ceccherini e Ricci sorpresero quel noto pregiudicato in genere di furti Ulisse Valentini mentre s’intratteneva a gozzovigliare nella Taberna del Mancini in Salicotto. E poiché egli si rendeva inosservante al precetto delle ore notturne procederono al di lui arresto ed associarono in stanza di custodia”.
Come fantino Il Guercio si limitò a correre due soli Palii a distanza di sei anni l’uno dall’altro. Sicuramente furono più le volte in cui entrò e uscì dal carcere di quelle in cui entrò e uscì dall’Entrone. Sappiamo infatti che nel 1849, all’età di 19 anni fu condannato a due giorni di prigione dal 9 all’11 aprile per condotta scostumata e “spreto precetto”. Nuovamente condannato “per furto violento” rimase in carcere dal 30 luglio al 28 settembre 1857.
|