CAPITOLO II - FAMIGLIE DEL '900

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FABBRI (1886-1933); mazzadri; Belvedere; da Casciano delle Masse.
Entrati nel 1886 al podere di Belvedere, lasciato dai Bartalozzi, i coloni Fabbri rimasero circa mezzo secolo, diventando una delle maggiori famiglie del popolo di Quercegrossa. Dieci anni dopo, dal 1896, occuparono entrambi i poderi di Belvedere, e contarono oltre venti elementi nel loro momemto di maggiore espansione. Poi la partenza del ramo di Emilio per Monteliscai, verso il 1917, e di Crespino nel 1933, allontanarono per sempre la famiglia da Quercegrossa. A loro arrivo, nel 1886, il capoccio Agostino del fu Crispino, di 61 anni, vedovo di Teresa Bari, nativo di Casciano, comanda una famiglia di dieci persone che comprende il figlio Giuseppe, coniugato con Regina Barbi con i nipoti Crespino di 9 anni, Clorinda, Isolina e Giselda; l’altro figlio Emilio, sposato ad Angelica Bartalozzi, forse parente della famiglia spoderata, e Michele, il terzo figlio, ancora scapolo. Dieci anni dopo, con la partenza dei Petrazzi da Belvedere, Giuseppe occupa l'altro podere detto Belvedere II, mentre Emilio e Michele restano col padre. Alla fine del secolo si registrano alcuni avvenimenti familiari con le morti di Clorinda a 17 anni e Teresina di 7, e il matrimonio di Michele con Adelma Bartalozzi. Poi, nel 1902, muore il patriarca Agostino, di anni 77, e diventa il capoccio Emilio. I primi anni del secolo vedono i Fabbri del ramo di Giuseppe imparentarsi con i Mori di Vignale in un doppio matrimonio con Crespino che nel 1905 sposa Adele, figlia di Luigi Mori ed Emilia Gori, e Isolina che l’anno successivo sposa il vedovo Lorenzo Mori. A scadenza regolare si registrano per diciassette anni le nascite dei figli di Crespino e Adele con Elina (1906), Gino, Argentina, Vittorio e Igea (1923). A questi battesimi si intercalano i matrimoni di Giselda, con Anastasio Auzzi nel 1910, di Clorinda, Luigi, e nuovamente Isolina alle sue seconde nozze col fattore Porciani. Inoltre, nel 1933 ritorna da Monteliscai Carlo di Michele per prendere in moglie la 27enne Angela Tatini di Casapera.




FABBRINI (1943 - d. f.); minatori; Leccino; da Corsignano.
Difficile ricostruire la storia più antica di questa famiglia, cioè di Adamo Fabbrini, nato a Bossi il 6 maggio 1911 e battezzato a Siena nello stesso mese. Figlio di Giuseppe e Maria Migliorini sappiamo che abitavano a Miscianello, ma poi lo ritroviamo a Corsignano dove abita con la moglie Genni dei Sestini di Quercegrossa, sposata il 10 febbraio 1934 a Lucignano in Chianti, allora residenza della moglie. A quello stesso anno, l'11 novembre, sempre a Bossi, risale la nascita di Fosca, la loro unica figlia. Successivamente, come detto, si trasferisce a Corsignano, minatore delle miniere di Lilliano, che raggiunge giornalmente in bicicletta o a piedi, via Vagliagli. Probabilmente per avvicinarsi al lavoro nel 1943 torna a Quercegrossa, pigionale di Brunetto, e sarà il suo ultimo trasferimento perché qui vivrà, insieme alla moglie, fino alla morte. Fosca si sposerà con Dino dei Carli di Petroio, il 7 gennaio 1954.




FABIANI (1929 - d. f.); mezzadri; Casanuova.
Le più antiche origini di questa famiglia di coloni vanno ricercate, come la memoria di famiglia conserva, nel popolo di Panzano. Più tardi, dopo una presenza documentata per circa quaranta anni al podere Bracciano di proprietà della parrocchia di S. Maria Novella di Radda, si trasferiscono a Tregole nel 1924, al podere Badiola del sig. Morelli. Trascorsi cinque anni si mettono nuovamente in cammino, e questa volta per Quercegrossa dove nel gennaio/febbraio del 1929 entrano alla Casanuova spoderando i Panti. "Capo di casa", come lo definisce il parroco di Tregole, è Emilio del fu Santi, con la moglie Serafina Pescini e sei figli. Ma, appena il tempo di metter piede alla Casanova, che Emilio muore il 18 marzo del 1929, a 69 anni, lasciando il comando della famiglia al figlio Antonio di 30 anni. Serafina, la sua vedova, gli sopravvivrà di ventisei anni fino al 28 gennaio 1955. Nel 1888 a Bracciano i Fabiani sono una famiglia di nove persone con Santi del fu Giuseppe e della fu Annunziata Gori capoccio di 68 anni, con la moglie Gioconda Pacciani, dalla quale ha avuto Giuseppe (1857) ed Emilio (1866). Giuseppe è accompagnato dalla moglie Olimpia Morrocchi, dai figli Gioconda di 5 anni e Gino di 2, e da un cugino di nome Serafino, vedovo di Luisa Vanni, con la figlia Annunziata. Venti anni dopo, sempre al podere Bracciano, è presente solo la famiglia di Emilio coll'anziano Santi dato di 83 anni. Giuseppe e famiglia, con la detta nipote, hanno abbandonato il podere trasferendosi in altro luogo sconosciuto. Emilio, che ha preso moglie a Vertine il 24 giugno 1881 sposando Serafina Pescini, ha già numerosi figlioli: Gioconda (di 14 anni), Antonio (11), Angiolino (4), Cesira (7) e Pasquale (4). A questi si aggiungeranno Guido nel 1911, Santi del 1913 e Argia. Gioconda si sposò poi con Eugenio Vanni di Grignano il 28 attobre 1920 e tutti gli altri entreranno alla Casanuova, compresa Cesira che la lascerà ben presto per prendere marito ai Casaloni di Radda. Nel 1936, da otto che erano al momento dell’insediamento alla Casanova, sono già tredici e rappresentano una bella famiglia tanto da costringere il proprietario della Casanova, Festa, ad aggiunger alcune stanze al fabbricato. Dei sei figli di Emilio, Antonio, come detto, erediterà il comando e, sposando Isola Bucciarelli nel marzo del 1928, avrà come figli Iolanda, nata il 18 novembre del 1928 a Tregole, e due gemelli: Duilio e Duilia nati a Quercegrossa il 12 novembre 1931; Pasquale o Pasquino, detto "Sgaralla", all'età di 30 anni si sposerà con Annina Iacopuzzi a Ricavo nell'aprile del 1935, e l'8 aprile 1936 nasce Albertino, seguito nel 1938 da Albertina. Tre anni dopo arriverà Gino e infine Gina nel 1944; Argia prende marito il 4 novembre del 1940 e torna a Talciona, in casa di Ottavio Fontani; Guido resterà celibe ed è ricordato col soprannome "il Notti"; Santi si sposa a S. Agnese con Tosca Valentini, nativa di Tregole, il 2 febbraio 1950; Angelo non prenderà moglie. Passata la guerra, che ha visto Santi prigioniero in America, la famiglia si presenta sempre compatta e numerosa con sedici persone delle quali quattordici utili al podere, ma nel 1950, dopo il matrimonio di Iolanda del 5 ottobre con Altero Pistolesi del Castello, Antonio con moglie e gemelli si trasferisce a Castellina, dove Duilio e Duilia metteranno su famiglia. Anche Santi, come ricordato, si era sposato in quel 1950, e nel 1962 gli nasce Francesco, ma tre anni dopo, vittima di un malaccio, muore nel 1965. La sua vedova, col figlio, lascerà la Casanuova. Alcuni anni prima, l'8 settembre 1962, era morto anche Pasquale mentre Angelo se ne andrà nel 1971, il 24 gennaio, e Guido l'8 febbraio 1978. Questo lento affievolirsi della famiglia era coinciso con la grande crisi della mezzadria, sistema che i Fabiani, pur restando alla Casanuova, interrompono nel 1970 lavorando come salariati. Già nel 1954/55 Gino si era impiegato a Siena come apprendista idraulico e, dopo sposato, si era trasferito definitivamente in città. Anche la sorella Gina si era sistemata nel 1965, e tornò a Certaldo. Alcuni anni prima, il 27 settembre 1961, si era maritata anche Albertina con Rolando dei Pistolesi. Rimasero al podere Berto, che resterà celibe, con la mamma Annina. Dopo la morte di quest'ultima nel 1986, Berto, nel 1990, lascia per sempre la Casanuova, dopo una presenza familiare ininterrotta di sessanta anni, e si trasferisce a Quercegrossa seguendo Albertina che vi era tornata due anni prima, insieme a Rolando nella loro nuova casa. All'età di 61 anni, Berto, dopo una vita spesa nell'agricoltura da contadino e operaio, morirà precocemente il 30 giugno del 2005. Un lutto che aveva fatto seguito a quello della cugina Iolanda, scomparsa il 26 settembre 2004 all'età di 76 anni.




FAELLINI (1924-1939); fattori; Petroio; da Recenza.
Faellini Giulio fu Basilio, di professione fattore, assunto a Petroio alle dipendenze del Pallini. Facendo riferimento alle date di nascita dei due figli Fosco e Alfredo, il primo del 1922, nato a Recenza e battezzato a Orgia, il secondo nato il 28 settembre 1924 a Quercegrossa, è facile dedurre l'anno del loro arrivo, confermato anche dai documenti comunali: il 1924, in febbraio. Con la moglie Augusta Bui formava la tipica famiglia del fattore, ridotta di numero, e abitavano nella fattoria, nella casa che era stata del casiere Pietro Valeri. Restarono quindici anni a Quercegrossa e lasciarono nel 1939 per tornare a Prato. Chissà se per l'industria o per continuare nel mondo agricolo la sua professione? Era nato a Sesto Fiorentino nel 1885, e tornò nei suoi posti. Poche e sfumate comunque le memorie del fattore Giulio, rimaste impresse così: "C’era il fattore Faellini che sollevava i barili pieni di vino".




FANETTI ANTONIO (1914-1915); casieri; Castello; da Livorno.
Nel 1914 Antonio Fanetti del fu Francesco, proveniente da Livorno, arriva al Castello ed è definito prima pigionale poi giardiniere. Per un tempo limitato dovrebbe aver svolto funzioni di casiere per i Cerpi, prima di andarsene insieme alla moglie nel gennaio successivo, entrando nel Comune di Castelnuovo B.ga dove, senz'altro, aveva trovato migliore occupazione.




FANETTI EMILIO (1942 - d. f.); braccianti; Passeggeri; da Faule.
Tra le tante famiglie di braccianti che si ritrovano a Passeggeri al tempo del senatore Sarrocchi, ci sono anche i Fanetti, entrati a Passeggeri negli anni della Seconda guerra. Piccolo nucleo di cinque persone, con Emilio e Venturina, genitori di Guido, nato a Rapolano il 24 maggio 1912, di Leopoldo detto "Poldo", del 24 giugno 1916, e Ida, nata in Comune Castelnuovo B.ga il 3 marzo 1921. Componente di una grande famiglia contadina nei poderi di Brolio, si parla di venticinque persone, Emilio Fanetti si divide dai fratelli e prende una moglie che prima di morire gli dà alcuni figli tra i quali Angiolo. Si risposa poi a Rapolano, nel giugno del 1911, con Venturina Milliri, nativa di Radicondoli. Da Rapolano si sposta a Rosennano e poi a Faule. Arrivati a Faule i fratelli Fanetti vengono richiamati al fronte ed Emilio, in difficoltà, cessa di fare il contadino e si trasferisce a Corsignano. Da qui, nel 1942, a Passeggeri, chiamato dal Sarrocchi che si avvale di Ida come domestica, al suo servizio dal 1940 al 1942, e poi dei fratelli come salariati, al loro ritorno. Infatti, nel dopoguerra troviamo gli uomini di casa tutti braccianti della fattoria, ma Emilio del fu Angelo e fu Carolina Landi, nato a S. Piero in Barca il 20 gennaio 1870, è già in età avanzata e morirà l'11 agosto 1949 all'ospedale di Siena. Nel 1946 la figlia Ida sposa Igino Mannini di Pievasciata: segue il marito e rientreranno a Quercegrossa nel 1963. Guido e Poldo rimasero scapoli e vissero a Passeggeri fino al 1967, quando Guido vi morì il 19 maggio di 55 anni seguito dopo pochi mesi dalla mamma Venturina, deceduta il 21 ottobre. Poldo, rimasto solo, lasciò Passeggeri e visse fino al 1985. Oggi solo Ida è presente nel nostro popolo.




FANETTI GAETANO (1900-1907); mezzadri; Gallozzole/Poderino.
Contadini alle Gallozzole dal 3 marzo 1900, i Fanetti restarono nel nostro popolo fino al 3 marzo 1907 quando ripartirono in nove diretti a Gaiole in Chianti, ritornando in quei posti dove nel 1848 era nato il capoccio Gaetano da Domenico e Teresa Massaini. Coniugato con Annunziata Pianigiani di Vincenzo, erano con lui i suoi cinque figli: Antonio di 21 anni, Angelo di 19, Giulio di 16, e due sorelle minori. In famiglia viveva anche il fratello vedovo, Francesco, con il figlio Giuseppe sposato a Giuseppa Lorenzetti, e in tutti formavano un insieme di dieci persone che nel 1902 si trasferiscono al Poderino. In quei sette anni si registrò il matrimonio del figlio maggiore Antonio con Emilia Manganelli, anche lei delle Gallozzole, e la nascita e morte di Gesuina di un anno, il 13 febbraio 1906.




FANETTI LUIGI (1915/20 - 1930); bracciante; Leccino nuovo.
Al Leccino Nuovo, pigionale di Giulio Rossi, risultano dimorare dal 1921 i Fanetti, una famiglia di quattro persone. Luigi, un pigionale, forse bracciante o forse minatore, arrivato probabilmente negli anni di guerra, prolungherà la sua permanenza a Quercegrossa fino al 1930, perché dal 1931 troviamo al Leccino nuovo i Borgheresi. La morte del padre Giulio, vedovo di 75 anni, avvenuta nel 1929 lo lasciò solo e ciò lo convinse a lasciare Quercegrossa. Questo lutto, infatti, seguiva la precedente scomparsa della mamma Maria Niccolini, il 9 novembre 1922, abbinata, in quell'anno, al matrimonio e partenza della figlia Luisa il 10 luglio 1922, con un Monciatti di Siena.





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