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- IL DRAPPELLONE DEL 2 LUGLIO 2014 -




NEL 70° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DI SIENA DAL NAZISMO, ECCO IL DRAPPELLONE DIPINTO DA ROSALBA PARRINI


La ricerca artistica di Rosalba Parrini è un continuo confronto sulla natura delle cose che attinge a un ricco scrigno di avanguardie. Il drappellone per il Palio della Madonna di Provenzano, dedicato questo 2 luglio al settantesimo della liberazione dei Comuni della nostra Provincia, ne è una dimostrazione.
Una pagina di storia da ricordare, quella del 3 luglio 1944, quando Siena fu liberata dal nazifascismo. Sulla destra del volto della Vergine, assorto, ma sereno, una colomba, simbolo di pace, ha abbandonato la gabbia dove era stata rinchiusa dalla tragedia della seconda guerra mondiale.
Sempre sullo stesso lato del drappo di seta, le teste di dieci cavalli che si proiettano sulla piazza, dove la Torre del Mangia e il Palazzo comunale non hanno bisogno di particolari per delineare la consistenza. I barberi sembrano in attesa della corsa. Una corsa liberatoria, come il volo della colomba.
Un simbolismo elegante guida lo spettatore alla lettura dell’opera, dove la tessitura dei ricordi si esalta nel carattere narrativo dell’artista. Ogni tratto di colore, ogni linea creata dalla Parrini agisce con forza codificando significati; così come la sua tavolozza cromatica, in grado di dare corpo a figure subito protagoniste.
Un’iconografia ben nota, ma ogni volta reinterpretata perché il Palio ha bisogno di tante voci per essere raccontato e, forse, quella dell’arte può essere l’unica in grado di svelarne l’enigma, dar spessore alla memoria e vita alle passioni.
Rendere visibile l’invisibile. Questa l’aspirazione della pittura. L’anima senese e la cifra pittorica di Rosalba Parrini hanno reso possibile superare la barriera dove si infrangono le parole e creare, con la sua arte, un’opera che non è metafora della realtà, bensì si protende verso di essa liberandone l’energia. Tutta raccolta nell’interpretazione pittorica delle preghiere di Siena e del suo popolo da secoli indirizzate alla Madonna, sintetizzata in quella intuizione prospettica rappresentata da quel rosso nastro che delinea il drappellone e in quelle 15 stelle d’oro posate sulla piantina, che raffigura la provincia di Siena, a indicare i luoghi operativi delle brigate partigiane (Aquila Bianca, Simar, Raggruppamento Monte Amiata, Brigata Garibaldi S. Lavagnini, Brigata Garibaldi G. Boscaglia), che intervennero a fianco delle truppe alleate.
L’energia di un Palio per celebrare l’energia di chi ha combattuto per un’ideale di libertà, affinché l’Italia potesse vivere in un sistema democratico rifuggendo per sempre gli orrori di un conflitto e l’aberrazione di crimini generati dalla follia.


È un palio in cui si fondono un approccio geometrico e uno artistico, in una composizione che trova un equilibrio luminoso tra razionalità ed istinto. Ci troviamo di fronte ad un opera caratterizzata dal divenire della geometria pittura e al contempo dell’organizzarsi in modo razionale delle forme pittoriche. Al centro Piazza del Campo da cui nascono dieci cavalli che si sfidano in un gioco di intersezioni sottolineate in modo surrealista dalle trasparenze tra i loro colori. Al fianco della piazza una carta geografica che rappresenta la provincia di Siena con stelle che individuano i raggruppamenti partigiani. Questo è il primo elemento di natura fisica che inserisce nel drappellone la dedica di questo palio al settantesimo anniversario della liberazione del Comune di Siena e dei comuni della Provincia. Sopra la piazza si staglia un cielo limpido diviso in nove spicchi così come nove sono gli spicchi che caratterizzano la piazza e poi il cielo si fa dorato ed il volto dolce e serio della Vergine sovrasta con il suo sguardo tutto ciò che a lei tende.
Maria nostra madre con infinito amore e fiducia totale ha permesso al Verbo di farsi carne per salvarci e guidarci. Maria creatura e Madre che sopporta il dolore più grande: la morte del figlio. Dentro il suo sguardo protettivo tutti noi possiamo trovare conforto e rassicurazione. Accanto a lei una gabbia aperta e una tortora bianca che spicca il volo. Ecco il secondo elemento, questa volta di natura metafisica, relativa alla dedica all’anniversario della liberazione. La gabbia rappresenta la costrizione, come scrive Kant è “la verità che ci rende liberi” e la verità è figlia del tempo più che degli uomini. Tutte queste figure sono inserite in una costruzione di piani paralleli, uno nel quale si erge il Palazzo Pubblico, l’altro che accoglie la Vergine. Rosalba ha sempre insegnato a noi suoi studenti che non è vero che due piani paralleli non si incontrano mai. Si incontrano nell’infinito. Gli uomini non concepiscono pienamente con la sola forza del loro pensiero il concetto di infinito ecco perché lo traducono con mai, solo con la fede sappiamo che questo incontro è possibile. Nell’infinito dialogano gli uomini e il Divino, la via di questo incontro è la preghiera, nel palio di Rosalba rappresentata come una pergamena scarlatta che dalla terra sale al cielo fino ad abbracciare la Vergine, la libertà per poi continuare il suo percorso verso l’infinito. La preghiera esige silenzio, in questo palio è cristallizzato il momento di silenzio che precede l’ordine al canape poiché è nel silenzio che affrontiamo noi stessi, le nostre forze e le nostre fragilità.
Questo palio ci insegna che le sofferenze si superano attraversandole e grazie all’aiuto degli affetti profondi e veri. Una volta la moglie del fantino Rubacuori mi disse “Non esistono donne belle e donne non belle, esistono solo donne amate e non amate”. Rosalba è una donna amata e protetta da un amore che nasce dalla stima, dal rispetto, dall’impegno. Suo marito parlando del drappellone spesso usava il plurale, come un’opera emotivamente condivisa ed in effetti è così perché il sostegno di chi ci ama veramente nelle difficoltà della vita diventa parte di noi. Rosalba lotta per dipingere, lotta per vedere il percorso di vita delle sue figlie, lotta per difendere la persona che è stata, che è, che sarà.

Così dobbiamo fare tutti noi, così deve fare la nostra città che come recita la dedica personale di Rosalba, che si legge sul drappellone, “Siena era, Siena è, Siena sarà. Sempre”.

Per visualizzare il drappellone ad altissima risoluzione, cliccate sulla foto sottostante.

Il drappellone del 2 luglio 2014