RELAZIONE
DEL DOTTOR GIOSUE' MARCACCI
PROF. DI PATOLOGIA CHIRURGICA ALL'UNIVERSITA'
DI SIENA
(volume stampato nel 1862 nello stabilimento tipografico di A. MUCCI di Siena esistente presso la BIBLIOTECA COMUNALE DI CASALE MONFERRATO):
Intorno al luttuoso avvenimento occorso sulla ferrovia centrale toscana presso il paese d'Asciano, di già più cose furon dette e scritte. Però quello che tuttora si ignora da molti, o confusamente ed incompletamente si sa, è la parte che riferiscesi alle cure mediche e chirurgiche, ed alle assistenze sanitarie in genere somministrate agli Infelici che ne furono vittime innocenti.
Nello accingermi a questa esposizione non è mio divisamento l'entrare punto nei particolari pei quali avvenne l'impetuoso cozzo dei due convogli, di qual maniera questo incontro avvenisse; e se lo si poteva o no scongiurare. Io mi terrò nei limiti della scienza e dell'arte salutare: dirò dei provvedimenti presi, delle cure prestate, delle qualità delle ferite, e delle gravissime lesioni; dirò infine dell'esito loro.
A me non occorre neppure il bisogno di ricordare il nome di tutti quelli che pietosi furono larghi delle loro assistenze in questa lacrimevole occasione ai miseri ricovrati nel benemerito paese di Asciano. Ed anche se volessi non potrei riescirvi, ed il mio zelo verrebbe meno; essendoché una nobile gara e generosa destossi spontaneain tutti quei gentili paesani.
Perché meglio proceda il mio racconto, ravviso possa esser utile dividerlo in tre parti.
PARTE I
Nella prima dirò dei mezzi che furon posti a mia disposizione, e di qual maniera io potei provvedere anticipatamente a quello che supponevasi necessario ..." (narra le difficoltà per superare la burocrazia che esisteva anche a quei tempi, per reperire il materiale per allestire il treno dei soccorritori e segnala le persone che aiutarono a superarla. Di questa prima parte mancano alcune delle prime pagine).
PARTE II
Giunti sul posto dell'avvenuto disastro, che fu verso le cinque p. m., fummo tutti contristati dal miserando spettacolo che ci offriva quella congerie, quell'ammasso di frantumi che era il prodotto di tre vagoni ridotti in minuti rottami, e di altri due conquassati e contorti e molto più dalla presenza di sette cadaveri miseramente sfragellati, infranti, e per tali sconce rotture sfigurati da aver perduto ogni aspetto di umano sembiante. Questa tragica scena di già facevaci accorti di quali immensi danni noi dovevamo esser testimoni negli infelici che pur sopravvivevano alle loro ferite.
Di fronte a tanta e a sì immensa sciagura alcun poco ci confortava l'animo di sapere che oramai a cura degli abitanti del Paese di Asciano, non molto distante dal luogo dell'avvenuto disastro, e coll'assistenza dei Medici del Luogo si era dato ricovero a quegl'infelici in quel miglior modo che il tempo, le circostanze, e la molteplicità dei malati, e la natura dei ferimenti lo consentivano. Erano stati distribuiti in tre Locali: L'uno denominato Le Monache; Il Secondo Il Centurione; Il Terzo La Chiesa di S. Bernardino. Tutti erano adagiati o sopra letti improvvisati, o sopra materassi, o sacconi distesi in terra che la generosità cittadina con nobile gara ed imitabile esempio aveva saputo somministrare all'istante. niuno era stato dimenticato. Due feriti erano ricoverati in una Locanda. Di già alcuni fra i più gravi avevano ricevute le prime cure per la diligenza e la solerzia dei Medici del Paese Sigg. Ferdinando Pianigiani, e Brunone Bandinelli cui poscia si erano uniti i Medici Caifassi, Filippi, Bellugi, Petreni, Santini accorsi dai Paesi più preossimi.
Già lo dissi, nel Paese destossi generosa gara e tutti corsero a sollevare, e a far minori i patimenti di quei disgraziati. Mi sia permesso di rammentare come in quest'opera amorevole si distinguessero i Medici del paese di già ricordati, il Gonfaloniere, il Delegato, il Cancelliere Comunitativo, l'Ingegnere, e molti altri. Confortava poi l'anima, e racquetava il cuore esulcerato di vedere con quante pietose e caritatevoli cure, e con quale amorevolezza ed affetto le donne Ascianesi, e giovani e provette, e nubili e maritate chinate sul terreno vincere ogni disagio, e tutte intente a porgere chi ristorativi, chi bevande e chi medicature; e tutte poi a racconsolare, a rialzare quegli animi oppressi, sbigottiti, e tuttavia compresi di spavento e di paura.
Al nostro arrivo in Asciano di tre più accrescevasi il numero dei morti: l'uno morivasi perdurante il breve tragitto dal luogo del disastro al paese; un secondo terminava la sua vita un quarto d'ora dopo; ed il terzo spirava mezz'ora più tardi all'incirca. Questi miseri venivano assistiti con esemplare amorevolezza e vero affetto dall'ottimo ed intelligente sig. Canonico Francini il quale non si dipartì mai dal fianco loro finché il pericolo non si fu allontanato prodigando religiosi conforti e consolanti parole, e tutti persuadendo alla rassegnazione, alla preghiera, alla fiducia in Dio.
I feriti ammontavano a 68, distribuiti nel modo seguente: Alle Monache 34; Al Centurione 14; Nella Chiesa di S. Bernardino 18. ....
Frattanto i Medici Sigg. Caifassi, Petreni, Bellugi, Santini e Filippi, dopo aver prestata l'opera loro, e pronti a continuarla ove il bisogno lo avesse richiesto, mi esposero il desiderio di tornare alle residenze loro ove altri doveri pur sacri li richiamavano. Accondiscesi ben di buon grado, perché eravamo oramai in sufficiente numero per soddisfare ad ogni esigenza del servizio.
Assegnava il Locale del Centurione ai Sigg. Falaschi e Servadio cui univa due giovani assistenti, una Suora e due Serventi. La Chiesa di S. Bernardino ai Sigg. Millanta e Aspediacci con altri due giovani Assistenti, altra Suora e Serventi. I Sigg. Bandinelli e Pianigiani con lo Scrivente restavano alle cure dei feriti ricovrati nel locale delle Monache. In S. Bernardino erano i feriti meno gravi, epperò bisognosi di men lunghe cure; perloché i Sigg. Spediacci, e Millanta terminata l'opera loro in quell'Ambulanza, si condussero alle Monache ove non ristettero dal lavoro finché una ferita rimanesse a medicare, un malato da assistere. ...."
..."La mattina veniente ben di buon'ora io era, sempre in compagnia dei più volte ricordati Colleghi, nelle sale dei feriti. Niuna cosa era occorsa di serio nella nottata. A giorno giungeva il Convoglio destinato al trasporto dei feriti da Asciano allo Spedale di Siena. Si componeva di dieci vagoni da mercanzia, detti bagagliai, o vagoni bovari."...
...."In compagnia dei Colleghi Minati e Sadun mi conduceva sulla linea a visitare ad uno ad uno i ridetti Vagoni: si vide bene come ciascuno era comodamente capace di sei malati, rimanendo pur fra di essi comodo spazio per girarvi all'intorno, e prestar loro ogni possibile aiuto, se durante il viaggio fosse abbisognato.
Frattanto, perché l'ordine ed ogni maniera di soccorso non difettasse, pregava il Prof. Landi che in compagnia dei colleghi Gabbrielli, Sadun e Minati, assumesse la direzione dell'opera di collocare convenientemente ed adagiare i malati nelle diverse carrozze.... ....all'invio, col mezzo di convenienti lettighe, dei malati stessi dalle ambulanze al Convoglio già fatto fermare in punto della linea ferrata il più prossimo al Paese.
.... Dopo di che il Convoglio partì per Siena non senza aver prima concertati, con chi lo guidava, dei segnali per farlo sostare ogni qualvolta il bisogno lo richiedesse. Ciascun vagone era fornito di un Chirurgo, un Servente non che di tutti quei soccorsi che potevano abbisognare....
.... Il Treno partiva alle ore 11 a.m. da Asciano, e giungeva felicemente alla Stazione di Siena alle 12½. Un'ora dopo, tutti si adagiavano ... nei letti dello Spedale.
Però fra i 68 se ne trovavano sette che per esser così pesti e malmenati di ferite gravi e di contusioni noi ritenemmo per essi pericolosa ogni maniera di trasporto, ... fu deliberato unanimemente di erigere per essi un piccolo Spedaletto in Asciano; ciò che venne eseguito nel Locale delle Monache, come quello che meglio si prestava, ... il nuovo Spedaletto ... continuò regolare, mercé le incessanti cure delle Suore di Carità, per circa 40 giorni, ... dalla Direzione dello Spedale di Siena.
.... finché il 26 Maggio 38 giorni dacché lo Spedaletto era stato aperto, i tre feriti superstiti dei sette ivi lasciati, ridotti ormai in buone condizioni furono anch'essi tradotti nello Spedale di Siena.
PARTE III
E' oramai tempo che ci andiamo ad occupare più particolarmente dei malati e delle malattie loro; ciò che costituisce quello che io ho intitolata la terza parte della mia narrazione. Diremo la quantità dei feriti, della natura, gravezza ed estensione delle lesioni loro, delle cure da noi prestate e dei resultamenti ottenuti.
Il numero dei feriti giacenti nelle ambulanze di Asciano, già lo abbiamo detto, era di sessantotto. Li inviati allo Spedale di Siena furono 53. Sette ne restarono nello Spedaletto eretto in Asciano. Otto, perché affetti di leggere lesioni, se ne tornarono alle compagnie loro dopo un conveniente e assai semplice medicatura. Ma se poi al detto numero volessimo aggiungere i leggermente feriti, e che non sentirono il bisogno di ricovrarsi punto nelle ambulanze ridette, ci sarebbe facile il far risalire il numero loro a più di un centinaio.
All'oggetto di dare una denominazione alle molteplici lesioni, e fare di esse una clessificazione qualunque, noi le divideremo nel modo seguente: ..."
...(segue un elenco di fratture, lussazioni, amputazioni, lesioni, traumi viscerali, ecc.)....
...."abbiamo a rimpiangere 17 morti in tutti: di cui 10 rimasti sotto le rovine o morti pochi momenti dopo; gli altri sette successivamente al seguito delle riportate lesioni. Di questi sette: quattro nello Spedaletto di Asciano; tre nello Spedale di Siena.
In quanto al tempo frapposto tra l'avvenuta lesione e la morte in questi sette sopravvissuti alla catastrofe e poi successivamente periti, è così distribuito:
1. Il primo ( Giovanni Neri ) perì dopo 43 ore nello Spedaletto di Asciano, senza aver subita operazione alcuna. Aveva la frattura di Ambedue i femori.
2. Un secondo ( Giuseppe Narda ) moriva nello Spedale di Siena due giorni dopo per gravi lesioni (aveva fratture ai femori, bacino e colonna vertebrale).
3. Il terzo ( Pasquale Esposito ) moriva parimente nello Spedale di Siena tre giorni dopo.
4. Il quarto ( Cristiano Barusco ) moriva in Asciano dopo cinque giorni avendo subito due amputazioni.
5. Il quinto ( Basilio Pecoraro ) moriva cinque giorni dopo nello Spedale di Siena.
6. Il sesto ( Agostino Rabecchi ) moriva in Asciano dopo 9 giorni, avendo subito immediatamente la disarticolazione del ginocchio.
7. Il settimo ( Andrea Moranelli ) moriva in Asciano quattordici giorni dalle riportate lesioni.
Osservazione I.
1. Il Neri... (si descrivono le lesioni, gli interventi fatti, le cure e in ultimo l'esame necroscopico).
Osservazione II.
Il secondo a soccombere fu il granatiere Giuseppe Narda.... (si descrivono le lesioni, gli interventi fatti, le cure e in ultimo l'esame necroscopico).
Osservazione III.
Il terzo a perire fu Pasquale Esposito (si descrivono le lesioni, gli interventi fatti, le cure e in ultimo l'esame necroscopico).
Osservazione IV.
Il quarto moriva nello Spedaletto di Asciano il 24 del più volte ricordato mese di Aprile, cioè cinque giorni dalle riportate gravissime lesioni. Questi fu il giovane caporale Cristiano Barusco piemontese. (si descrivono le lesioni, gli interventi fatti, le cure e in ultimo l'esame necroscopico).
Osservazione V.
Certo Basilio Pecoraro fu il quinto a perire nello Spedale di Siena quattro giorni dall'avvenuta catastrofe; (si descrivono le lesioni, gli interventi fatti, le cure e in ultimo l'esame necroscopico).
Osservazione VI.
Il 28 Aprile, e così 9 giorni di una penosa ed incerta vita moriva nello Spedaletto di Asciano Agostino Rabecchi guardafreno del convoglio, che noi chiameremo dei passeggieri, di quello che sopravvenendo urtò con tutta la sua possa contro il convoglio militare che indietreggiava. (si descrivono le lesioni, gli interventi fatti, le cure e in ultimo l'esame necroscopico).
Osservazione VII.
L'ultimo a perire fu il Granatiere Andrea Moranelli. Egli moriva nello Spedaletto di Asciano il 2 Maggio (14 giorni dalle riportate lesioni). (si descrivono le lesioni, gli interventi fatti, le cure e in ultimo l'esame necroscopico)....
....Ora è a dire dei tre individui rimasti in vita fra quei sette ricoverati nello Spedaletto di Asciano. Guarderemo di esser brevi senza lasciare di avvertire quello che può interessare la storia loro. Furono Domenico Marcagna, Pietro Nacca e Niccola Parretta: i primi due furono amputati; l'uno alla coscia; l'altro alla gamba; il terzo corse grave pericolo per lesioni profonde dei visceri ventrali, e specialmente del fegato.
Osservazione VIII.
Il Marcagna aveva riportata la frattura completa, ma semplice al terzo superiore della gamba sinistra. (si descrive la frattura, le lesini e le cure con il risultato finale).
Osservazione IX.
Fra i superstiti dello Spedaletto di Asciano è Pietro Nacca. Questo giovane fu amputato 18 giorni dalle riportate lesioni. (si descrive la frattura, le lesini e le cure con il risultato finale).
Osservazione X.
A completare il racconto e la storia dei malati che furono ricoverati nello Spedaletto di Asciano debbo dire di gravissime lesioni patite dal tamburo Niccola Parretta per le quali due volte andò in fine della vita; e che in ultimo ne fu guarito con nostra meraviglia e sorpresa. (si descrivono le lesioni, i traumi e le cure con il risultato finale).... I vescicatori ripetuti e larghi, i diuretici ed altri sussidi fecero riassorbire in pochi giorni il liquido versato; ed il Parretta dopo due mesi circa di vita travagliata tornò alla sua pristina salute.
Questa storia dei feriti nel luttuoso avvenimento che è oramai conosciuto col nome di = Disastro d'Asciano =. Ma come comprendesi, non è che una parte della intiera storia; perché cinquantatre feriti vennero inviati nello Spedale di Siena, ove altri Chirurghi ne assunsero la cura e l'assistenza. So di certo però che tranne i diciassette da me sopra indicati, tutti gli altri sono guariti completamente, e ben pochi con qualche deformazione o claudicazione. E se si pensa all'immensa cagione: se si riflette che tre vagoni furono infranti e fracassati; che altri due ne soffrirono danni e rotture; che quei legni erano carichi di soldati; abbiamo ragione di maravigliarci che il numero dei morti non dovesse essere molto maggiore.
RIEPILOGO DEI MORTI
Adì 19 Aprile 1862.
N.B. Nella data di questo giorno 19 Aprile 1862, ci sono in totale 7 nomi di morti, trovati tra i rottami dei vagoni; nei giorni successivi ci sono altri 7 nomi per un totale di 14 (7+7) corpi, tutti militari del 5° Reggimento Granatieri di Napoli, meno uno che era il fuochista o carrozziere del treno passeggeri.
1. DEVITTO Salvatore militare del 5° Rgt. Granatieri di Napoli. ore 12½.
2. LELLI Tommaso idem
3. GALLERANI Francesco idem
4. TACCONE Giuseppe idem
5. BORRIELLI Antonio "
6. GRAZZIADIO Luigi "
7. TIROZZI Carmine "
8. GADDI Matteo " ore 4½ p. m. Spedale provv. S. Bernardino Asciano
9. BOLINA Girolamo " ore 5 p. m. Spedale provv. d. Monache in Asciano
10. MILONE Giacomo " ore 6 p. m. Spedale provv. S. Bernardino Asciano
11. NERI Giovanni " ore 3 matt. del 21 Spedale Monache in Asciano
12. BARNULFO Graziano " ore 3 p.m. del 23 Spedale Monache in Asciano
13. RABECCHI Agostino " ore 6¾ p.m. del 28 Spedale Monache in Asciano*
14. MORINELLI Andrea " ore 1 p.m. del 2 Maggio Spedale Monache in Asciano
* fuochista
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