CAPITOLO II - FAMIGLIE DEL '900

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CERPI (1837 - 1939); possidenti; Castello; da Siena.
Questa benestante famiglia senese fece la sua comparsa a Quercegrossa nel 1837. Il mezzo fu un matrimonio con gli antichi proprietari Nencini. Col tempo divenne padrona del Castello e altri poderi di Quercegrossa, e vi rimase esattamente un secolo, anzi, un secolo e due anni. Avvenne che il 1 ottobre 1837 il sig. Bernardino Cerpi della parrocchia dei SS. Quirico e Giulitta di Siena, figlio di Paolo e Caterina Bonaiuti, prese in moglie la signorina Angela Nencini, figlia del possidente Antonio e di Pompili Giovanna. Il matrimonio si presume sia stato celebrato nella cappella del Castello, dove da appena una settimana vi era stato autorizzato il culto dall'arcivescovo di Siena, Mancini. I testimoni, come si conveniva tra signori, erano quattro e tra questi il possidente del Castellare Galgano Diddi; uno zio della sposa di nome Giovacchino; i sigg. Lubiani Giuseppe e Ragnini Antonio. Col matrimonio, Bernardino, che mantenne per i primi anni la residenza a Siena, divenne proprietario dei beni dei Nencini, di lì a poco, perché la moglie Angela avrebbe ereditato la proprietà compresa nella nostra parrocchia. L'eredità fu conseguenza del matrimonio del babbo Antonio Nencini, al quale erano intestati i detti beni. Ridotto vedovo, e avanti negli anni, scelse una compagna per la sua vecchiaia, e la sposò. Infatti, il 7 maggio del 1839 nella cappella del Castello, celebrante don Pratesi, riprese moglie nella persona di Violante Sancasciani, una contadina. Lui aveva 64 anni, lei, dei Sancasciani delle Gallozzole e vedova, ne aveva pochi meno, 53. I testimoni furono il genero Bernardino Cerpi e Giovanni Buti. I due sposi abitarono la villa del Castello. Venti giorni dopo, evidentemente per tutelare i beni di famiglia che col suo matrimonio potevano finire in mano d'altri, Antonio passò l’intera proprietà dei Nencini alla figlia Angela, e di conseguenza a Bernardino Cerpi e figli. Alcuni anni dopo, il 10 aprile 1854, Antonio Nencini moriva al Castello e questo fatto deve aver portato Bernardino a trasferirsi a Quercegrossa, nelle sue proprietà, pur mantenendo la residenza a Siena. Nel frattempo erano nati Egidio nel 1840, e Paolo. Nei trenta anni successivi sappiamo poco della famiglia Cerpi, ma vediamo che Egidio sposa Maria Pierallini e dal matrimonio nascono Teresa, il 19 ottobre 1866, e Caterina nel 1874. Ai primi del 1871 deve essere morta Angela perché avviene il passaggio di proprietà del Castello. Infatti, il 15 luglio di quell’anno Paolo ed Egidio Cerpi ereditano per successione, mentre Bernardino diviene usufruttuario, fino al 1888, anno della sua morte. Fu sepolto, dietro autorizzazione comunale, nella cappellina del cimitero di Petroio.

Il bambino di sinistra è Giovanni Bandini ed è lui che ha conservato questa storica foto del 1914/15 che ritrae il padrone del castello Egidio Cerpi con alla sua sinistra don Luigi Grandi e Maria Pierallini. Dietro di loro Bernardo Bandini, camporaiolo, e Giulia Bonci. Le due donne in piedi col cappello alla moda devono essere le sorelle Cerpi.

Dopo altre variazioni di proprietà sempre in ambito familiare, il 26 gennaio 1922 con la morte della mamma Maria Pierallini, Teresa Cerpi diventa la nuova padrona. Persi entrambi i genitori, Egidio era morto due anni prima il 25 febbraio 1920 a Quercegrossa, e la sorella Caterina, anche lei deceduta a Quercegrossa il 26 aprile 1921 all’età di 47 anni, Teresa rimase sola con la cameriera che portava lo stesso nome. Ha già 57 anni, ma presto sarà protagonista di un evento al quale, forse, non pensava più: il matrimonio. L'arrivo al Castello del volitivo Giuseppe con la famiglia Vienni, abbinato alle necessità della fattoria e sue personali, la spinsero a legarsi a quest'uomo di trenta anni più giovane, e dargli piena autorità sulla Casa. Si sposarono nella cappella del Castello il 1° ottobre del 1923, con la partecipazione dei testimoni Alfredo Porciani, fattore al Castellare, e Giulio Mazzi. L'epoca successiva è caratterizzata dalla grande attività di Giuseppe e dalla vita modesta di Teresa che curava le piccole cose del Castello, gli ospiti e, essendo donna di fede, la piccola cappella, dove ai tempi addetti diceva il rosario giornaliero e faceva celebrare Sante Messe. L'aspetto fisico era quello di una donnina piccola, una vecchina, vestita semplicemente, senza nessuna vanità. Passarono così sedici anni e, all'improvviso, quando nessuna se l'aspettava, nel 1939, Teresa liquidò il marito e se ne ritornò a Siena nella sua abitazione in via della Sapienza. Molte cose si sono dette in merito alla sua repentina decisione, fatto sta che in qualche modo era rimasta offesa dal marito, al quale non perdonò. Vendé all'asta le macchine agricole, e tutta la proprietà del Castello ai Pratellesi (17 gennaio 1939) e lasciò Quercegrossa per sempre. Riprese la sua residenza a Siena, dove passò solitaria gli anni di guerra, e vi morì il 10 settembre 1950 alle ore 13,30. Aveva 83 anni. Dal suo legame con Giuseppe Vienni non nacquero figli.




CESARI (1896-1902); pigionali; Barberino di Passeggeri.
Presente per alcuni anni a cavallo del secolo, il salariato 35enne Giulio Cesàri occupava a pigione il podere detto Barberino, a Passeggeri. Entrato nel febbraio 1896, se ne andò l'11 gennaio del 1902, dopo avervi avuto due bambini dalla moglie Cesira Campolini nel 1897 e nel 1899, entrambi morti. Perse anche una figlia di 12/13 anni di nome Marianna, e ripartì con Narcisa, l’unica rimastagli.




CIAMPOLI (1958 - Residenti); mezzadri/commercianti; Castello/Quercegrossa; dalla Torre di Passeggeri.
Ademo Ciampoli, colono, si trasferì al Castello di Quercegrossa nel 1957, proveniente dalla Torre di Passeggeri dove era cresciuto con la mamma in casa Giglioli. Figlio di Virgilio e Giuseppa Bussagli, nasce a Rencine il 31 maggio 1927. Tre mesi più tardi, il 17 agosto, muore il babbo Virgilio, in età di 31 anni, costringendo la mamma Giuseppa, figlia di Angiolo Bussagli e Carlotta Manganelli, a rientrare col piccolo in casa dei suoi fratelli a Castellina in Chianti. Qui vive per otto anni, appena sopportata, fino a quando si risposa nell’aprile-maggio del 1935. Prende per marito, nella chiesa di Castellina, un contadino della Torre di Passeggeri, il quasi 50enne Alessandro Giglioli, nato l’8 giugno 1887 probabilmente a Cagliano di Vagliagli, il cui padre Dionisio, coniugato con Faostina Cellesi di Belvedere, aveva dimorato a Belvederino per un decennio a cavallo del secolo. Alessandro è a sua volta vedovo dal 29 agosto 1929, data della morte della seconda moglie, la 39enne Settimia Pucci, che gli ha lasciato un figlio chiamato Nello, poco più grande di Ademo. Alessandro era già stato vedovo anche della prima moglie, Bernardina Chellini, morta a 26 anni alla Torre il 15 agosto 1918. Giuseppa, con Ademo di otto anni, si trasferisce quindi alla Torre in casa Giglioli. Qui, passarono gli anni della guerra e il 10 febbraio 1946 muore Alessandro, mentre Ademo, giunto all'età di 21 anni, prende moglie il 16 ottobre 1948 sposando a Vagliagli, Giuseppa, una contadina vicina di casa, della famiglia Perozzi, figlia di Alfredo e Albertina Magi. “Beppina” è nata a Lecchi in Chianti ed ha 19 anni. Nel 1951 nasce Liliana, e nel 1956 Gabriella, e l’anno successivo, come detto, il trasferimento al Castello di Quercegrossa, per l’ultimo, breve, periodo a mezzadria. Al Castello, il 26 febbraio 1958, vi muore la mamma Giuseppa Bussagli, all'età di 61 anni. Sono anni di incertezza per tutti i lavoratori della terra il cui ricordo si concretizza nelle due vacche che Ademo aveva portato dalla Torre, e nel timore di perdere questo piccolo capitale con la situazione che si era creata al Castello con la malattia e morte del sor Pietro. Ma la sua vedova rispettò gli impegni presi con i contadini. Comunque Ademo, vista la situazione, dopo poco tempo si impiega nella locale Cooperativa (1959-1960) e lascia per sempre la mezzadria. Chiusa anche questa breve esperienza trova lavoro dal fornaio Pucci, sempre a Quercegrossa, per il quale porta il pane alle famiglie negli anni 1961 e 1962. Cercando un’attività più redditizia e sicura, nel 1963 apre la macelleria in paese, in una stanza di Casagrande e macella nel vicino mattatoio posto sotto l’abitazione dei Lorenzetti. Si avvale dell’opera del sensale Guarducci per la scelta delle bestie e rammenta i primi vitelli comprati dal colono sardo delle Gallozzole. Il passo successivo, nel 1965, lo porta a rilevare insieme al fratello Aleardo la bottega alimentari/bar dei Landi, e iniziare così una trentennale e redditizia attività commerciale condotta con sacrificio insieme alla sue donne, mentre era rimasto sempre con lui il fratellastro Nello, operaio agricolo. Aleardo rimane con Ademo poco più di un anno per poi andarsene e sciogliere la società. Anni dopo Ademo acquisterà i locali della bottega e l’abitazione soprastante. I matrimoni di Liliana con Roberto Mori di Quercegrossa, di Gabriella con Andrea Fagioli di Poggibonsi e la nascita dei nipoti allietarono la vita in casa Ciampoli, ma col passare degli anni Nello e Giuseppina Perozzi finirono i loro giorni. Non sappiamo se la famiglia di Ademo Ciampoli avesse un antico legame di parentela con i Ciampoli di Castellina in Chianti, presenti da molti decenni in quel popolo, sappiamo però che abitava a Tavarnelle e da lì si trasferì a Rencine, in comune di Castellina, nell’anno 1907. Il babbo di Ademo, come detto, si chiamava Virgilio ed era figlio di un altro Virgilio, quest'ultimo morto in età di 38 anni a Tavarnelle Val di Pesa il 15 marzo 1896, pochi mesi prima che la moglie Teresa Chiti gli partorisse un figlio maschio, al quale venne imposto il nome del defunto genitore. Il secondo Virgilio nacque infatti alle ore 20 del 22 maggio 1896 e battezzato il giorno successivo nella sua chiesa parrocchiale di S. Pietro in Bossolo, presso Tavarnelle, con il nome di Virgilio, Mariano, Maria, annotando anche “fu Virgilio, fu Giusto” (il nonno). Compare Arturo Ciampoli; comare Maria Ciampoli. Non ci non ci sono altri battesimi di figli di Giusto Ciampoli in quella pieve, né di Virgilio, e ciò fa pensare che la permanenza in quella parrocchia sia di recente data e che i Ciampoli costituissero una famiglia di pochi elementi. Poi, nel 1907, il trasferimento dei Ciampoli, con Teresa e Virgilio, in un podere di Rencine dove intorno ai venticinque anni Virgilio sposa Emilia Cristofani che il 17 marzo 1923 gli partorisce il figlio Aleardo.
Arealdo Ciampoli Il 31 gennaio 1920 si era sposato anche Cesare, un fratello di Virgilio nato nel 1892, con Maria Potenti, una ragazza di Lornano. L’ultima notizia da Rencine è la morte di Emilia verso il 1924 e Virgilio passa a seconde nozze con Giuseppa Bussagli di Castellina in Chianti. In conseguenza di questo matrimonio il piccolo Aleardo è dato alla famiglia della defunta mamma, i Cristofani di Quornia, dove Emilia era nata nel 1898 da Santi e Assunta dei Losi delle Quattro Vie. La susseguente e già rammentata morte del babbo Virgilio porterà il piccolo Ademo a iniziare un cammino che lo condurrà a Quercegrossa molti anni dopo e la sua strada sarà diversa da quella del fratellastro Aleardo. Entrambi ignoreranno persino di avere un fratello fino a quando ne vennero a conoscenza negli anni Sessanta e si conobbero in un commovente incontro a Quercegrossa. Tra gli altri ricordi dei Ciampoli si annota che nel 1909 un Giusto del fu Giovanni Ciampoli (un lontano parente?) si trasferisce dal territorio di Monteriggioni a Sovicille e il ricordato Arturo Ciampoli, compare al battesimo di Virgilio, riposava, come attesta una vecchia lapide, nel solitario cimitero di Rencine dal 25 novembre del 1925, defunto all’età di 52 anni. Aleardo è morto nel 1989.
Nella foto si legge la curiosa registrazione del fratello di Ademo, Aleardo, segnato AREALDO dal parroco di Rencine dove abitava la famiglia Ciampoli. Inoltre, in questo caso siamo di fronte al babbo che porta lo stesso nome del nonno (Virgilio del fu Virgilio) essendo nato poco dopo la sua morte.




CIATTI ( 1932/33 - 1940); mezzadri; Arginano.
Totale mancanza di dati su questa famiglia che abitava all'Arginano e che nel 1940 furono spoderati dai Nencioni. Probabilmente vi erano entrati nel 1932/33 alla partenza dei Mugnaini. Si rammenta un giovane di nome Michelangelo.




CINATTI ADRIANO detto “Il Nelli” (1929-1947); bracciante; Quercegrossa.
Morì improvvisamente al Palazzaccio il 12 novembre 1947 dopo una lunga esistenza durata 81 anni, vissuta come bracciante e, dal 1929, al servizio dei Mori per i quali puliva il bosco, stipava legna e faceva fastella per il forno. Adriano Cinatti, un omone grande e grosso, è ricordato col suo soprannome "il Nelli" con il quale veniva comunemente chiamato. Abitava al secondo piano del Palazzaccio, nell'abitazione che sarà poi dei Nencioni, dal marzo del 1929 quando vi tornò all'età di 63 anni con la moglie Giuseppa Neri. Nel 1935 Giuseppa venne ricoverata al manicomio e vi morì alcuni anni dopo. Trascorse solo gli anni rimasti cercando di guadagnarsi da vivere fino all'ultimo istante.




CIUFFI (1890-1913); salariati; Castellare.
Salariato, pigionale alla Villa del Castellare, Cesare di Carlo Ciuffi era arrivato a Quercia nel 1890 e l’ultima notizia della sua permanenza risale al luglio 1909 quando battezzò a Basciano la figlia Elena. Nato a Gaiole nel 1866, arrivò con la giovane moglie Giuseppa Banini di 18 anni. Ella gli aveva già dato il primo figlio Dante al quale fecero seguito Nello, morto il 23 gennaio 1893 di 4 mesi, Corrado, Corradina, il secondo Nello nel 1903 e la già rammentata Elena. Partirono in sei il 10 maggio del 1913 e negli oltre vent’anni di presenza a Quercegrossa non lasciarono altri dati.




CIUPI (1927-1939); mezzadri; Gallozzole; dalla Canonica a Cerreto.
Non fece in tempo a insediarsi alle Gallozzole che il colono Giuseppe Ciupi rese l’anima a Dio. Aveva 68 anni e dal marzo 1927, proveniente forse dalla Canonica a Cerreto, aveva fatto entratura nel nuovo podere alle Gallozzole insieme ai fratelli Cesare e Clemente detto “Mente”. Quest’ultimo, un uomo grande e "seccotto", era famoso per la sua bonarietà e per il bere. Tre i figli avuti da Giuseppe e Rosa Becarelli: Genoveffa, Gesuina e Armando. Degli altri due fratelli solo Cesare si era ammogliato e aveva con sé Isola Meattini e la figlia Vittoria. C'è un tempo per vivere e uno per morire e la famiglia rispettò in pieno questo detto biblico. Il tempo di vivere ossia la stagione dei matrimoni e dei battesimi inizio nel 1929 e si concluse nel 1936. Tutti i matrimoni venero festeggiati alle Gallozzole: 1929, Genoveffa sposa Giovan Battista Nucci del Casalino; 1931, Vittoria sposa Guido Carletti della Magione; 1932, Gesuina sposa un Casagli di Gardina e per ultimo, nel 1933, Armando prende in moglie Gina Marradi che abitava alle Gallozzole. Da questo matrimonio nacquero i nuovi Ciupi: Alvaro nel 1934 e Giuseppe nel 1936. Questa stagione di felici eventi era stata preceduta da un anno da tragenda: nel 1937 la famiglia Ciupi seppellì tre morti. I due fratelli Clemente e Cesare morirono all'età stimata fra il 68 e il 69 anno, proprio come il fratello Giuseppe otto anni prima. Cesare morì improvvisamente "appena giunto in casa". Fu nel trasporto di Mente al camposanto che avvenne l'incidente del camion senza freni che costrinse i portantini a gettare di fretta la bara in terra per mettersi in salvo. L'8 maggio di quello stesso anno era stata sotterrata anche la moglie di Cesare, Isola Meattini, che l'aveva lasciato vedovo solo per due mesi, fino al 13 luglio. Matrimoni e morti impoverirono la famiglia, ridotta a sole quattro unità; per questo Armando ritenne opportuno fare i bagagli e trovare un'occupazione verso Siena, dove si stabilì nell'anno 1939.





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