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FERMI, HO PERSO L'ANELLO

Il 2° volume del libro "Con la rivale in campo", pubblicato nel 2002 riportava questo racconto di Alberto Bruttini.

Il 1° luglio del 1963, avevo appena diciotto anni, partecipai alla prima indimenticabile "mischia" che il Montone effettuava con il Nicchio.
All'altezza di Samoreci, Paolo (evitiamo i cognomi), al grido di: "Basta, un se ne pole più" si fogò a due mani e cominciò a colpire di buona lena i nostri cugini che ci "accompagnavano" al suono di ripetuti insulti.
Ci rimasero male, non se l'aspettavano, e ci dettero la possibilità, a me e a Moschino, di fargli capire che le nocche ce l'avevamo dure anche noi.
Intervennero subito i dirigenti dandoci così la possibilità di uscirne senza gravi conseguenze.
Tornammo in Contrada da eroi.
Il palio successivo, agosto '63, eravamo convinti di vincere, stesso cavallo di luglio (Beatrice), monta idonea (Canapetta), soldi giusti (tanti), sembrava la volta buona, ma vinse il Drago con Rondone.
Uscimmo di Piazza piuttosto incavolati con la Giraffa che ci aveva fermati al canape e decisi a dare loro una dura lezione quando ci accorgemmo che stavamo passando tra due ali di Nicchiaioli.
Questa volta furono loro a muovere le mani per primi.
Volevano la rivincita di luglio.
In un momento di discreta confusione riuscii a scorgere "Pace e bene" (i meno giovani se lo ricorderanno), il "frate da cerca" dell'Osservanza, che, colpito per sbaglio da uno dei contendenti, si era messo a tirare cazzotti con un cipiglio degno del miglior Don Camillo.
Facendo gruppo ed arretrando piano piano, arrivammo alle Logge del Papa, dove ci fu una seconda "sfaragliata", retta anche questa abbastanza bene.
In qualche modo ci ritrovammo sulla salita di Pantaneto, davanti alla bottega di Zeno, e lì, galvanizzati dall'arrivo di alcuni Montonaioli, fronteggiammo il Nicchio certi di poter rendere loro pan per focaccia.
Nel mezzo di una furibonda mischia si alzò un grido:
"Fermi fermi ho perso l'anello" - Pietro il matto, dei Blu, aveva perso la fede.
Tutti a cercarla finché Pietrino, dei Rosa, la trovò e gliela porse. - "Grazie" gli disse Pietro. "Grazie una sega" gli rispose Pietrino e con un "tonfo" gli chiuse un occhio.
La mischia riprese come se nulla fosse successo.