
L'UOMO DELLE COMMISSIONI
Il Nuovo Corriere Senese pubblicò nel supplemento al n. 33 del 13 agosto 1989, un aneddoto di un contradaiolo del Montone, tale Pietro Piochi.
Bisogna pertanto considerare i riferimenti temporali rapportati al 1989 e non ad oggi.
E' l'uomo delle commissioni. A fatto parte di tutte nella lunga ed appassionante storia del suo lavoro in Contrada. A 74 anni Pietro Piochi, timido e semplice, parla del suo lavoro in Contrada alla quale ha dedicato davvero una vita di passione e di volontariato attivissimo. "L'intarsio come poesie" ha scritto qualcuno che lo amava del suo lavoro. Pietro Piochi, due figli ed il ricordo di una moglie che lo ha lasciato troppo presto, ha passato una vita fra trucioli, compensato, legno, sgorbie, colla. La sua casa parla del suo lavoro, e ne parla bene, con le sue "creature" in ogni angolo. E un album di foto che racchiude decine e decine di anni di lavoro, di arte. Racconta di un tempo che è ormai passato. Ha paura del presente, ma soprattutto del futuro che non sarà mai come ai suoi tempi.
So' sempre stato al pigio in contrada. Ma l'ho fatto volentieri. Ho sempre fatto tutto quello di cui c'era bisogno, compreso l'allestimento delle feste delle vittorie visto che sono sempre stato nelle commissioni dei festeggiamenti. Ma erano feste diverse. Prima s'usciva col Palio solo la sera dopo la corsa, non è come ora che si porta a giro tutti i giorni. Poi si festeggia a settembre. S'era appena 400 alle cene, ma ci si voleva più bene, ci si conosceva tutti, si parlava di più. Era un altro affare.
La festa era un'emozione più grande perché davvero era un momento diverso della vita di tutti i giorni. Anche ai banchetti annuali, ci andava uno per famiglia, perché s'era poveri e a chi gli toccava era una soddisfazione. C'era più fratellanza. Ora magari si sta in un palazzo e quello del primo piano non conosce quello dell'ultimo.
A Romana, a casa mia, la mi' porta era sempre aperta e nel ridotto ci si giocava con tutti i ragazzi. Anche a girare la bandiera s'andava in quasi tutte le contrade, perché d'alfieri s'era pochi. Io ho girato in quasi tutte esclusa Oca, Nicchio, Torre e qualche altra che non mi ricordo più. Mi rincresce che ora è tutto diverso perché c'era tanta gente, ma magari solo nei giorni di palio. Forse reggono di più le contrade piccine. Prima si parlava davvero per la strada, ci si raccontava le storie, si discuteva della corsa. Allora c'era davvero il lampione sotto casa dove si stava con le sedie. Anche in piazza c'erano i lampioni e il mi' posto era a San Martino per il palio. Mi ricordo che avevo 17 anni e da ragazzino, con le gambe buone, ero sempre il primo a arrivare in contrada a dire chi aveva vinto. E tre volte, nel '22, nel '25 e nel '27, ho avuto la gioia di gridare che aveva vinto il Montone. Anche l'affare dei quattrini era diverso. Si diceva, meno male che quest'anno si corre du' volte, almeno qualche soldino si piglia. Ora si paga invece e i soldi li pigliano tutti i fantini. E poi ora c'è l'odio, la violenza. Prima no. Ci si picchiava ma ci si voleva bene". Forse s'era più strulli, anche nel lavoro, così come in contrada. So' sicuro che se fossi stato più furbo avrei fatto i milioni, ma sarei stato meno contento perché io un so' mai stato per espormi tanto. E anche questa storia nel giornale… Ma, speriamo che serva a ricordare un tempo migliore e ha insegnare qualcosa.
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