
LA STORIA DELLA CONTRADA
Tratto dal supplemento "Speciale Palio di Siena" de "La Nazione" del 15 agosto 2004
Le Compagnie militari di Vallepiatta e di San Giovanni,
appartenenti al Terzo di Città, formarono
il primo nucleo della
Contrada della Selva
e proprio la schiera di
«que di Val di Piatta»
è ricordata dal novelliere senese Gentile
Sermini nella descrizione di un gioco di
pugna svoltosi nel
1424.
Un’altra testimonianza della partecipazione della Contrada a
spettacoli in Piazza
del Campo è nella cronaca d’una caccia
svoltosi il 15 agosto
1516, quando la Selva
si presentò sotto l’insegna di un rinoceronte.
Anche nella caccia
dei tori dell’agosto
1546 la Contrada si
presentò sotto questo
simbolo, ottenendo il
privilegio di aprire la
caccia e di assalire per
primi le fiere nel Campo.
Nel XVII secolo la
Selva occupò una porzione del territorio della compagnia di Porta
Salaia, che sotto l’emblema di un gallo si
era presentata fino ad
allora a cacce, giostre
e carriere. La compagnia venne quindi incorporata dalla Selva
e, grazie a ciò, partecipò sempre più attivamente
alle manifestazioni ludiche cittadine
riportando anche varie vittorie.
Fino al 1739 la Selva
donò i premi vinti, e
in particolare i palii,
al pievano di San Giovanni (che forniva alla Contrada i servizi
religiosi e i locali),
con l’obbligo del medesimo, in caso di trasferimento di sede, di
restituire alla contrada
tutti i parametri sacri
fino ad allora ricevuti.
Questo avvenne nel
1758 quando la Selva
ottenne dall’Arte dei
tessitori di pannilini la
chiesa inferiore di San
Sebastiano.
In seguito la Selva ottenne anche l’uso della chiesa superiore
edificata per il contiguo
monastero delle Gesuate, poi tornata in
proprietà dell’arte dei
tessitori che la cedette
alla Contrada della
Pantera ed infine passata in proprietà
dell’Ospedale Santa
Maria della Scala e
della Compagnia dei
Disciplinati.
Nello stesso anno
(1818) l’arcivescovo
di Siena Anton Felice
Zondadari donò alla
Contrada il bassorilievo in terracotta del
XV secolo raffigurante la «Madonna e il Figlio» (detta «Madonna della
Selva»), ora
sull’altar maggiore
della chiesa. Centro di
tenace cospirazione
patriottica nel periodo
risorgimentale, la Selva raccolse nel maggio 1859 una cospicua
somma fra i suoi contradaioli a favore della guerra di indipendenza.
Nella Sala delle Vittorie sono conservati i
drappelloni vinti, fra
cui quello del 1750
che è il più antico pervenutoci fra i palii di
mezz’agosto.
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