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I BROGI, UNA DINASTIA PANTERINA

Tratto dal Numero Unico della Pantera "Non solo fortuna" edito per la vittoria del 2 luglio 1994

Quando Sigismondo Brogi, nella seconda metà del secolo scorso (Ottocento), acquistò l'antico Palazzo Piccolomini Bellanti sul Pian dei Mantellini, non immaginava certamente che stava per dare inizio ad una sorta di dinastia rionale che fornirà alla Pantera due Capitani, entrambi destinati a rimanere nella storia della contrada.
Sigismondo ebbe un unico figlio, Nello, che nel 1909 sposò Delia Viviani, sorella di Cesare allora Cancelliere della Pantera e, a sua volta, padre di Arturo, che della Contrada sarà Priore dal 1966 al 1969.
Nello, anzi il "sor Nello", come veniva comunemente chiamato, fu il primo Brogi ad impegnarsi attivamente nella vita di Contrada.
Fin dal 1936 la secolare alleanza che univa la Pantera alla Contrada dell'Aquila si era incrinata a causa di un incidente occorso durante il Palio d'agosto di quell'anno, quando il fantino Ganascia, che correva nell'Aquila, affrontò per motivi personali il Meloncino che, con Ruello, correva nella Pantera.
La Pantera perse il Palio, ma i panterini non rimasero certamente con le mani in mano e, naturalmente, l'alleanza subì una brusca interruzione.
Nel 1938 venne tentata una riconciliazione tra le due contrade, ancora però divise da un astio così tangibile che si poteva facilmente supporre che la restaurata alleanza non avrebbe avuto una vita molto lunga.
Dal 1940 al 1944 l'attività contradaiola si interruppe a causa della guerra, ma quando, nel 1945, Nello venne eletto Capitano della Pantera, una delle sue prime preoccupazioni fu di saldare il conto rimasto in sospeso con l'Aquila.
L'opportunità di rifarsi capitò nel Palio d'agosto 1946, infatti, come leggiamo nel verbale dell'assemblea generale del 22 agosto, il fantino della Pantera, Ranco, obbedì fedelmente agli ordini che gli erano stati impartiti dal suo Capitano: somministrare una solenne nerbatura all'Aquila.
Gli aquilini incassarono le nerbate e se le tennero sullo stomaco per oltre un anno.
Poi, nel 1947, in occasione della Festa Titolare dell'Aquila, "a mezzo di altoparlante collocato nella pubblica via venne insultata la Contrada della Pantera".
Questo è quanto il Priore Pago Paghi comunicò ai contradaioli pochi giorni dopo.
Comunicazione fatta ad onor di cronaca, perché neppure questa volta i panterini avevano tenuto le mani in tasca e, una volta che le avevano allungate per staccare dalla chiesa della ex alleata le loro bandiere, ne approfittarono per lasciare qualche ricordo addosso agli ex alleati.
Questa, naturalmente, fu la goccia che fece traboccare il vaso e d'allora, fra le due Contrade, di tutto si parlò tranne che di alleanza.
Il babbo di Nello, Sigismondo, era stato un noto studioso di Scienze Naturali e nel palazzo di Pian dei Mantellini si era costruita un'interessante raccolta di animali impagliati, fossili e curiosità naturali, dalla quale, in occasione delle feste delle vittorie del 1926 e del 1951, suo figlio attinse numerosi esemplari di animali imbalsamati, fra i quali sono rimasti celebri una coppia di pantere, collocate all'ingresso della festa del '26, e gli "uccellacci" usati in occasione del corteo del 1951.
Nel 1949 il sor Nello lascia la carica di Capitano ad Alessandro Cialfi, ma rimase saldamente attaccato alla Contrada, insieme ai suoi figli Sigismondo, Mario, Arturo e Rina.
E dal primogenito di Nello, proprio come nelle vere dinastie, nascerà nel 1944 un altro futuro Capitano della Pantera: Giuseppe, anzi "Beppino", come viene chiamato in famiglia ed anche in Contrada per distinguerlo da un altro notissimo panterino.
Beppino ha assunto l'incarico certo dell'aiuto che il sor Nello non avrebbe mancato di inviargli da quel pezzetto di paradiso che sovrasta Piazza del Campo e riservato ai senesi che hanno saputo meritarselo.
Beppino è infatti riuscito a centrare al primo tentativo l'obiettivo mancato dal nonno: portare un cencio nella Pantera.
Inoltre, al Palio d'agosto, il Capitano ha voluto eguagliare il nonno, ordinando al fantino di ostacolare la nostra avversaria: ordine che, anche questa volta, è puntualmente stato eseguito, mandando il giubbetto giallo con una striscia nera ad arrotolarsi attorno al bandierino del Casato.

Nello Brogi con tre nipotini