
SALTA LA MACCHIA VINSE CON IL SUO PADRONE
Tratto dal supplemento "Speciale Palio di Siena" de "La Nazione" del 15 agosto 2004
La storia di Siena appare
costellata di aneddoti che
dimostrano quanto siano stati forti i
cambiamenti all’interno del Palio.
Capita, allora, di imbattersi in
episodi che, al giorno d’oggi,
sembrano avere dell’incredibile.
Uno di questi risale addirittura a
trecento anni fa, in occasione della
carriera d’agosto del 1704.
Le cronache dell’epoca raccontano
che il Leocorno ricevette in sorte un
cavallo chiamato "Salta la
macchia".
L’animale, appartenente ad un
contadino alle dipendenze del
Signor Ugolini, Rettore dello
Spedale di Santa Maria della Scala,
mostrò, però, sin dalle prime uscite,
grandi problemi di adattabilità a
Piazza del Campo. Molti fantini
testarono le sue doti durante le
prove, ma nessuno se la sentì di
correre il Palio
còn quel cavallo rivelatosi
potente, ma nel contempo
assai indisciplinato. La dirigenza
del Leocorno non riuscì a trovare
un fantino diposto a montare il
cavallo fino alla mattina
del 16 agosto, quando in
Pantaneto
pensarono di
far correre su
“Salta la
macchia” il
padrone. Il
capitano del
Leocorno
fece, allora, grande pressione sul
Rettore dello Spedale di Santa
Maria della Scala perché
convincesse il proprio dipendente
ad indossare il giubbetto della sua
contrada. In un primo momento il
Marracchino, così si chiamava il
proprietario del cavallo, declinò
l’offerta; il contadino, infatti, non
aveva mai corso in Piazza del
Campo e temeva di incorrere in
brutte figure. La voglia di
dimostrare le potenzialità di “Salta
la macchia “, però, era grande e,
alla fine, il padrone del cavallo
decise di aderire alla proposta, a
patto che gli fosse concessa la
possibilità di correre a viso coperto.
Alla mossa il Marracchino fece
partire tutte le altre contrade
impegnate sul tufo, dopodiché,
lanciato al cielo un forte grido, si
gettò al loro inseguimento con
grande determinazione. Al primo
San Martino il Leocorno era già in
testa e il contadino del Santa Maria
della Scala, ripetendo il suo urlo in
prossimità di ogni curva, effettuò i
tre giri in maniera impeccabile.
Tutto ciò contribuì ad accrescere la
curiosità degli spettatori, desiderosi
di conoscere chi si celasse sotto il
cappuccio. Il Marracchino, al
termine del terzo giro, tagliò per
primo il bandierino e riportò il
tanto agognato “cencio” in
Pantaneto, interrompendo, così, un
lunghissimo digiuno che durava
ormai da trentasette anni.
| |