
GALEOTTO FU QUEL PENNELLO
Il Nuovo Corriere Senese pubblicò nel supplemento al n. 33 del 13 agosto 1989, un aneddoto di un contradaiolo del Leocorno, tale Antonio Basetti.
Bisogna pertanto considerare i riferimenti temporali rapportati al 1989 e non ad oggi.
"Per il Leocorno è il momento di dimenticare un periodo oscuro". Antonio Basetti, 67 anni, non ha dubbi: "solo dal 27 giugno 1970, giorno dell'inaugurazione della nuova sede, almeno per me, la contrada ha incominciato ad esistere. Fino ad allora avevamo solo un corridoio prospiscente alla chiesa di San Giorgio come luogo di incontro, quindi nessun tipo di attività era possibile. C'era veramente un pericolo di estinzione. Invece la nuova sede, i meravigliosi ambienti della società, compresa la valle di Follonica, sono stati un polo di attrazione notevole soprattutto per i giovani. Siamo una contrada proiettata nel futuro". Insomma, il passato è tutto o quasi da dimenticare. Anche nel Palio le soddisfazioni sono arrivate con il contagocce, "perché fino agli anni 50 le Contrade più potenti, cioè più numerose e con maggiori possibilità economiche, riuscivano in pratica a determinare l'esito della corsa. Ho ancora davanti agli occhi un Palio del '47, avevo 24 anni. Fu un'esperienza traumatica. Il Leocorno era primo al terzo giro, con 4 o 5 colonnini di vantaggio. Dietro c'era la Torre, allora nostra alleata, che riuscì incredibilmente a passare all'interno a San Marino. Fui trattenuto a stento dall'aggredire il nostro fantino, non so cosa sarebbe successo. Così andavano le cose. E poi potevamo permetterci solo degli esordienti, e la scarsa esperienza a volte giocava brutti scherzi. Nel '59 il nostro Pennello riuscì a passare davanti a Beppe Gentili. Aveva due colonnini di vantaggio quando tentò di fare il gesto… dell'ombrello al famoso collega. Una mossa brusca che fece perdere il passo al cavallo. Risultato: lo splendido animale perse il passo e si spezzò una gamba, noi perdemmo il Palio". Ma ovviamente anche la fortuna ha sempre avuto il suo peso, a volte determinante. Come nel '68. "Contro tutti i pronostici il cavallo Ercole e il fantino Guanto fece una corsa stupenda: al terzo giro al Casato eravamo in testa mentre gli altri avevano appena girato a San Martino. A quel punto successe l'incredibile: il nostro cavallo scosso si fermò al Casato, altri gli andarono dietro. E così vinse Aceto, rimasto nelle retrovie: arrivò al bandierino senza nemmeno aver capito di essere lui il vincitore. Il nostro alfiere, Marco Guarnieri, che si era proiettato dal palco delle comparse verso la mossa, arrivò addirittura prima dell'Oca".
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