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PERCHE' IL BRUCO HA SCUFFIATO

Testo scritto da Luca Luchini per il n.68 del "Carroccio" anno XIII del Marzo-Aprile 1997

E' fantasia, ma potrebbe essere realtà, il riferimento ad una "maledizione-profezia" pronunciata 60 anni fa.

Nello era nato nel 1912, poco prima che il grande conflitto del secolo insanguinasse l'Europa e, nonostante la povertà fosse da sempre una componente fissa della sua famiglia, era sempre stato un ragazzo robusto, tanto da non sembrare neppure lontano parente dei suoi sei fratelli (tre femmine e tre maschi, due dei quali morti anzitempo), tutti secchi emaciati, caratterizzati da quel colore giallognolo che contraddistingueva anche la maggioranza dei suoi amici.
Babbo Primo faceva il facchino alla stazione, allora posta poco dopo la Barriera di San Lorenzo, ed i guadagni erano davvero magri per soddisfare la fame di quella piccola tribù che abitava in sole tre stanze in Via di Mezzo, tanto che spesso preferiva dimenticare i suoi guai affogandoli nel vino e non riusciva neppure a tornare a casa con le proprie gambe.
Mamma Ersilia si dava da fare in mille modi e girava le case delle famiglie benestanti con un carretto prelevando i panni sporchi che poi lavava, estate o inverno, nelle gelide acque della fonte fuori Porta Ovile, ma il pane era appena sufficiente, mentre il companatico era un commensale soltanto delle grandi occasioni.
Ma Nello, non si sa per quale benefica magia, era cresciuto colorito e muscoloso e quel poco che mangiava era più che sufficiente per farne uno dei ragazzi più ammirati del rione.
Lo stesso anno, nella casa disimpettaia, tanto vicina che talvolta le due famiglie sembravano coabitare, arrivò dalla Giraffa, pochi giorni dopo la nascita, Assunta, figlia di Iole che aveva nomea di maga e fattucchiera, forse perché rimetteva a posto gli ossi a chi si faceva male e "faceva l'olio" per guarire chi era colpito dal fuoco di Sant'Antonio.
Con Assunta, "Suntina" per tutti, la natura non era invece stata generosa e non soltanto le aveva regalato un fisico gracile e malaticcio, ma la gamba sinistra, non si sa per quale tipo di malformazione, era più corta dell'altra di diversi centimetri.
Allora la medicina era molto indietro e l'unica soluzione fu quella di applicarle una bella scarpa ortopedica nera con un tacco rialzato che facesse scomparire la differenza in centimetri, con risultati estetici facilmenti immaginabili, anche se appena cresciuta Suntina iniziò a portare sottane che spazzolavano il selciato nel tentativo di nascondere l'umiliante malformazione.
Facile intuire che Suntina "la zoppina" come comunemente tutti la chiamavano nel rione, divenne ben presto oggetto di dileggio per quasi tutti i suoi coetanei e, nonostante Nello intervenisse spesso in sua difesa dispensando anche qualche schiaffone ai più petulanti, spesso era costretta a rifugiarsi in lacrime nell'umida e tetra abitazione, quasi mai baciata dal sole.
Passarono gli anni, sempre contraddistinti dalla lotta giornaliera con la miseria, e Nello divenne il capopopolo della sua generazione.
Gli amici lo rispettavano e lo ascoltavano e gli avversari lo temevano, ben sapendo quanto pesassero i suoi cazzotti quando il Bruco aveva qualche "discussione" un po' più animata del normale.
Suntina, invece, stava quasi sempre in casa a pensare alla sua deformità, e più piangeva della sua disgrazia, più il suo fisico si indeboliva e la fragile schiena si curvava.
Ma nonostante i problemi fisici e la naturale timidezza, dentro di lei, come in ogni adolescente, batteva un cuore pieno di voglia di amore e tenerezze e, inutile dirlo, quel cuore palpitava soltanto per l'affascinante Nello.
L'infatuazione di Santina per il giovane vicino di casa era talmente evidente che tutti ne erano al corrente e le battute e le prese in giro a tale proposito non mancavano, ma lui non se ne curava, abituato del resto, a far girare la testa alla maggior parte delle citte del suo rione e non soltanto a quelle.
La grande passione di Nello e dei suoi amici invece, oltre naturalmente alle belle ragazze, era il Bruco che, per la verità, in fatto di vittorie non dava loro grandi soddisfazioni.
La vittoria del 1922, per altro vissuta da bambini, era ormai un lontano ricordo e gli anni passavano senza concreti risultati e con tanti rimpianti.
Un pomeriggio in una lunga e noiosa serata invernale, Nello ed i suoi amici stazionavano, come erano soliti fare quasi quotidianamente, dopo aver cercato in mille maniere di guadagnare qualche lira per i loro piccoli vizi, dentro l'osteria posta poco sopra i ferri di San Francesco.
Qualche bicchiere di vino, anche se di bassa gradazione perché costava meno, aveva reso euforica la compagnia, anche perché quando lo stomaco è quasi vuoto ci vuole poco a "ritrovarsi", e dall'ambiente fumoso della modesta bettola le voci uscivano fuori alte e concitate.
Suntina che tornava a casa dopo aver consegnato un lavoro di cucito, mestiere nel quale stava facendosi un buon nome, precisa e paziente come era, passò davanti alle basse finestre dell'osteria e la voce di Nello, giunta all'improvviso, la fece scuotere da un profondo brivido.
Spinta da una malaugurata curiosità femminile, la giovane si appiattì sul muro, accanto alla finestrina accanto alla quale sedevano Nello e gli amici, e protetta dall'oscurità si mise ad ascoltare.
"Anche oggi è andata male" diceva Nello. "Come faremo ad andare avanti, lo sa solo Dio. Ma che si deve fa? Metteci a ruba'?"
"Qui si fa tutti una finaccia. Dalla miseria si stianta e i capoccioni parlano di guerra.
Lo sai che bisognerebbe fa? Trovà una donna co' una bella dote e fa signori.
O te, ribatteva un altro rivolgendosi proprio a Nello, "perché unne sposi la zoppina, che lo sanno tutti spasima solo a pensarti?
Coi ricami che sa fare e qualche stregoneria della suocera ti potresti sistemà per tutta la vita".
"A me con la storia della zoppina m'avete belle rotto. Vacci te con un troiaio come quella. A me le donne mi piacciono belle, formose.... e con tutte e due le gambe lunghe uguali".
Tutti risero alla battuta di Nello, mentre Suntina si sentì talmente svuotata da non avere neppure la forza di allontanarsi.
E quindi fu "costretta" a sentire anche l'intervento di un altro amico del suo adorato amore.
"O Nello, ma se ti dicessero che devi fa un sacrificio per fa vince il Bru'o, ce lo faresti un pensierino? Per una volta si pole anche chiude un occhio, no?
"A parte il fatto che gli occhi li dovrei chiude' tutti e due, senti che ti dico: Il Bruchino è la cosa a cui tengo di più al mondo, ma prima di anda' a letto con la zoppina preferirei piglià mille purghe! Chi mi ripagherebbe lo schifo, poi?".
Come colpita da un macigno, Suntina quasi si accasciò a terra.
Poi, trascinandosi pietosamente per la strada, riuscì ad arrivare a casa, mentre le lacrime del cocente dolore si mischiavano a quelle provocate da un attacco di tosse che sembrava volerla spezzare in due.
Passarono alcuni giorni e una sera Nello, rientrando a casa, sentì il cuore balzargli in petto.
Nella quasi totale oscurità, a metà della ripida rampa di scale che portava alla porta della sua abitazione, lo attendeva una figura quasi spettrale.
Era Suntina che, con occhi lucidi che mandavano sinistri bagliori e con voce ferma e decisa, quale mai aveva sentito prima, disse: "Non aver paura, non è da te! Sono Suntina, la zoppina, quella che ti fa tanto schifo. Ma non temere non voglio più nulla da te, e nemmeno farti del male. L'altra sera hai detto che il Bruco è la cosa più cara che hai e allora voglio farti questo regalo.
La tua cara Contrada dall'ultima vittoria conquistata dovrà attendere tanti anni quanto durerà la mia breve vita e poi riassaporerà il gusto del successo soltanto dopo la tua morte.
Forse, allora, capirai cosa vuol dire soffrire e lo farai da solo. Come me".
Detto questo, Suntina scese zoppicando faticosamente gli erti gradini e sparì nel buio, rintanandosi nella sua misera casa da dove quasi nessuno nei mesi successivi la vide quasi mai uscire.
La guerra tanto attesa e temuta scoppiò e Nello, come tutti, ne venne coinvolto in prima persona...
Dopo aver combattuto ed essere stato fatto prigioniero, dopo aver patito stenti e sofferenze che non riuscirono però a piegare il suo forte fisico.
Nello tornò a Siena agli inizi del '46 e qui venne a sapere che fra le tante persone che non erano riuscite a superare i traumi e gli orrori della guerra c'era anche Suntina, morta un anno prima di tubercolosi.
Ormai abituato alle tragedie della vita, il sentimento di tristezza che lo aveva pervaso a questa notizia scomparve quasi subito, sostituito dal ricordo di quella vecchia profezia fattagli dalla povera zoppina.
"Dunque" pensò, "Santina è morta a trentatrè anni, se fosse stata davvero una strega il Bruco dovrebbe aspettare il '55".
Scosse il capo, sorrise e si rimise a cercare quel lavoro che adesso appariva ancor più difficile da trovare.
Passarono gli anni, Nello iniziò a lavorare come autotrasportatore ed i periodi che trascorreva a Siena fra un viaggio e l'altro, erano sempre più brevi.
Nel luglio del 1955, quando Ciancone e Sturla interruppero il lungo digiuno, guarda caso di ben 33 anni, Nello si trovava in Germania e non potè gustarsi il tanto atteso evento come avrebbe desiderato, anche perché iniziò a temere che Suntina avesse davvero avuto nelle vene il sangue stregonesco materno.
L'anno successivo, sconvolto per la morte della donna che avrebbe dovuto sposare, Nello partì per gli Stati Uniti, dove viveva un lontano parente da parte di madre, e mise su una piccola officina; per qualche tempo i vecchi amici ebbero sue notizie e richieste di informazioni su Siena e il Bruco, poi ne persero definitivamente le tracce.
Nei lunghi successivi anni di digiuno, per la verità, quattro o cinque volte alla dirigenza del Bruco arrivarono anonime offerte di denaro, 'pro fondo Palio', dall'altra parte dell'oceano, ma nessuno pensò di associarle a Nello, ormai un lontano ricordo soltanto per i più anziani.
Neppure quei pochi dollari, però, servirono a sconfiggere la sfortuna del Bruco, sempre colpito da disgrazie diverse quasi un malefico sortilegio incombesse realmente sui destini della Contrada.
Il 28 Luglio 1996 all'ufficio anagrafe del comune di Siena è arrivata una lettera dal Municipio di Clarksville (Kentucky).
C'è voluto un po' di tempo prima di trovare qualcuno capace di tradurre quelle poche righe, scritte fra l'altro nell'arido linguaggio burocratico che evidentemente caratterizza gli uffici di qualsiasi parte del mondo, ma alla fine l'arduo compito è stato risolto.
La lettera diceva così: il giorno tre di luglio 1996, è deceduto Nello Scarpini che risultava essere nato nella vostra città.
Non avendo il medesimo parenti, Vi preghiamo voler accertare la presenza di eventuali eredi. In caso di mancata risposta entro sei mesi dalla presente, i beni del Sig. Scarpini verranno devoluti in beneficienza.