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IL PELLEGRINAGGIO ALLA TOMBA DEL DUCE

Testo di Odoardo Piscini

Quando la nostra contrada non corre e in Piazza c'è l'avversaria, i quattro giorni del Palio sono vissuti in un clima di disastro imminente. Se poi l'avversaria ha il cavallo più accreditato, il disastro è sentito come sicuro.
L'Aquila non correva e la Pantera aveva avuto in sorte Benito.
Nel pomeriggio del Palio, cercando ognuno qualcosa a cui attaccare una speranza sempre più debole, si fece avanti uno di noi; nel cuore, - da sempre -, aveva due amori: la Nobilissima e l'estrema sinistra, molto estrema.
Sacrificando un amore per l'altro, fece voto che, se la Pantera non avesse vinto, sarebbe andato in pellegrinaggio alla tomba dell'altro Benito, in quel di Predappio.
Il fantino della Pantera rimase al canape e Benito trotterellò svogliatamente dietro a tutti. Era abbastanza intelligente da capire che, partendo quando gli altri sono già oltre la fonte, è inutile stracannarsi.
I voti sono voti.
Una bella mattina d'autunno partirono per Predappio, il devoto e tre testimoni. Nel bagagliaio un cuscino di fiori con la scritta: A Benito / perché non è partito; e sul passo del Muraglione ci fu sosta ad ogni fontana per mantenere i fiori freschi.
Ma il meglio doveva ancora venire. Dopo la deposizione del cuscino entro il Sacrario, il nostro contradaiolo si mise a spedire cartoline "sfottò" a tutti i panterini e tante ne scrisse che esaurì la scorta all'uomo che le vendeva.
Dove posso trovarne altre? -.
- Mah, forse giù in paese - suggerì l'uomo.
- In paese?! Ma se son tutti comunisti! - esclamò indignato il nostro.
Il quale esprimeva una critica "da sinistra" al partito ufficiale, senza pensare che erano a Predappio, alla tomba del povero Duce ed avevano deposto un cuscino di fiori.
A sentire quelle parole, c'era da esser presi davvero per una banda di nostalgici irriducibili.
Gli altri tre lo avrebbero infilzato.

La tomba del Duce Benito Mussolini nel Sacrario di Predappio