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QUELLA SBORNIA IN ETIOPIA

Il Nuovo Corriere Senese pubblicò nel supplemento al n. 33 del 13 agosto 1989, un aneddoto di Fabio Sergardi Biringucci.
Bisogna pertanto considerare i riferimenti temporali rapportati al 1989 e non ad oggi.


Il primo ricordo che ho del Palio è davvero molto vago. Avrò avuto sei, sette anni e sentii dire: "Ha vinto l'Istrice".
Oltre a quella esclamazione non ho altre immagini.
Nella mia vita di contradaiolo, che è stata lunga, (ho gia ottanta anni) me ne sono accadute tante.
Con il tempo i ricordi però affievoliscono, le date si confondono ed è più difficile essere precisi.
Certe cose però mi sono rimaste più scolpite in mente. Ho un preciso ricordo della vittoria della mia Contrada nel 1935, anche se non ero a Siena.
Mi trovavo in Etiopia per la guerra con il grado di Tenente.
Seppi che ci era toccato in sorte Ruello, il cavallo più forte di piazza in quel periodo.
Ci spostarono in un altro posto e seppi che l'Istrice aveva vinto solo dopo tre giorni quando mi arrivò un telegramma.
Presi una sbornia che non ho più scordato, insieme ad altri due soldati di Siena, ovviamente anche loro dell'Istrice.
Gli altri ci guardavano con curiosità perché, eccettuati i Toscani, non riuscivano a capire i motivi di una simile euforia.
E dire che avrei dovuto aspettare fino al 1956 per vedere per la prima volta l'Istrice vittorioso.
Un altro ricordo preciso ce l'ho di due anni dopo.
Allora ero Capitano della mia Contrada.
Me ne stavo alla Loggia della Mercanzia con mio zio e lo zio di mia moglie.
Di solito le prove e il Palio li ho sempre viste dal Circolo degli Uniti dove tra l'altro sono arrivati molti personaggi famosi che comunque mi interessavano poco perché quando c'è il Palio non ho fatto mai troppa comunella con gli altri.
Passarono quelli dell'Oca con cui qualche giorno prima avevamo avuto da ridire.
Ci fu qualche parola di troppo, tanto che non ebbi esitazioni.
Detti un cazzotto ad un ocaiolo e ci fu una rissa che continuò fin dentro il caffè Greco e noi eravamo in minoranza netta.
Ad un certo punto intervenne anche il prete Bani.
Gli dissi con rabbia "vergognatevi per quello che fate".
Mi ricordo che era ridotto davvero male. Bani, invece di mettere pace, prese uno di quei grossi vasi dove si trovavano le caramelle e stava per tirarmelo.
Fortunatamente ci fu chi lo fermò.
Aveva un caratterino quel prete!
Nella rissa comunque ci rimisi un vestito.
Anche le esperienze da Capitano sono state interessanti davvero, ma molte non le posso rivelare.
Una volta trattai male Pietrino, il fantino che aveva vinto per l'Istrice nel 1935, perché non aveva fatto niente per evitare che la Lupa lo passasse e vincesse.
Andai da lui e gli tirai una lira in faccia. C'era l'uso allora (non so se oggi è rimasto) che a chi correva la prova generale veniva data una lira, due a chi la vinceva.
Lo feci per umiliarlo. Il rapporto con i fantini allora era diverso.
Il premio a perdere non c'era. Non c'era il fantino della Contrada.
Se non si aveva il cavallo buono e quindi un fantino bravo s'andava alla Costarella dove stavano ad aspettare quelli a piedi e si ingaggiavano.
Riconosco di non aver avuto mai dei modi molto gentili.
Nel Palio sono stato molto popolano e molto passionale e non mi è mai riuscito a nascondere quello che avevo dentro.
Tutto il contrario del Conte Chigi Saracini, uno che alla mia contrada ha dato molto, che guardava il Palio dall'alto, da vero aristocratico.
Ricordo che ogni tanto andavo da lui a battere cassa. Lui pagava con quei modi da gran signore che manteneva anche quando arrivava in Contrada.
E alle cene spesso si presentava quando ormai era quasi tutto finito accompagnato da tutta la sua corte.