Quercegrossa (Ricordi e memorie)
CAPITOLO II - FAMIGLIE DEL '900
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Indice Famiglie del '900
CARLI ( 1873 - Residenti); mezzadri; Gallozzole/Petroio Paradiso/Quercegrossa;
da S. Colomba.
Gli attuali Carli di Quercegrossa, Dina, Giulia e i figli di Dino, con Giulio e Rina residenti a Poggibonsi, sono figli e nipoti di Giovanni Carli e Argia Manganelli, deceduta non molto tempo fa alla bella età di 102 anni. Essi discendono da un Bastiano Carli, l'avo diretto più antico del quale si hanno notizie, vissuto nella prima metà del '600 nella Comunità di Fornicchiaia di Casciano delle Masse, al podere Uliviera, proprietà dei padri di Lecceto, dove i suoi discendenti maturano una permanenza record di 250 anni. Infatti, i Carli vi dimoreranno con continuità fino al 1825 quando il capoccio Luigi emigrerà a Santa Colomba, al podere Le Pietraie, proprietà del Collego Tolomei. Successivamente, nel 1858, dopo avervi trascorso 33 anni, cambiano podere, ma rimangono in zona S. Colomba, al Santo di Sopra. Vi stanziarono per quattordici anni, fino a quando si trasferirono nella nostra Comunità, al podere Gallozzole, il 3 marzo 1873, che certamente offrì loro terre più fertili. Qui trascorrono ventiquattro anni poi la famiglia cambia ancora residenza e si sposta il 3 marzo 1897 al Podere Paradiso di Petroio, contadini dei Pallini, proprietari da circa un anno. Alla morte di Sabatino nel 1921, all'età di 82 anni, prende la guida della famiglia il figlio Luigi, "lo zio Gigi", che vivrà fino al 1955 e morirà al Paradiso senza aver avuto eredi. Gli ultimi discendenti, sempre contadini, intorno al 1957 ritornano alle Gallozzole e chiudono una parentesi durata sessanta anni esatti. Nel 1961 Giulio, l'ultimo contadino, abbandona definitivamente il podere e l'agricoltura per inurbarsi a Poggibonsi, mettendo fine così fine alla secolare attività della famiglia Carli. Questa in sintesi la storia; una storia simile a quella di tante altre famiglie ma della quale grazie alle loro stabilità poderale possediamo memorie e dati in misura maggiore che ci consentono di tracciare un quadro abbastanza soddisfacente del loro percorso storico e delle loro vicende.
L'Uliviera
L'Uliviera è detta nel Sei/Settecento "Predio Imperialis Demanii vulgo detto l'Uliviera" e risulta successivamente proprietà dei "RR. PP. S. Augustini di Lecceto vulgo detto l'Uliviera". I monaci di Lecceto, come tutti gli enti religiosi e i privati, amministravano con fattori i propri poderi e cosa abbia trattenuto i Carli all’Uliviera, per un così lungo periodo di tempo, non lo sappiamo. L’Uliviera faceva parte della Comunità di Fornicchiaia.
Bastiano (1600 - ?)
Di Bastiano, la cui nascita può essere fatta risalire tra il 1585 e il 1605, abbiamo solo la conoscenza indiretta, in quanto padre di Santi. Esistono registrazioni precedenti a quella data, nella parrocchia di Casciano Masse, ma persistendo il parroco, nonostante l’uso dei cognomi sia già consolidato, a registrare soltanto il nome e la paternità dei contadini, è quindi impossibile risalire nell’albero genealogico dei Carli. Un "Bastiano" nasce a Fornicchiaia nel 1606, e potrebbe esser benissimo lui l'antenato dei Carli.
Santi (1630 ca. - 1695)
Il secondo Carli in linea diretta è Santi, il figlio di Bastiano. Da questo momento si incominciano ad avere notizie sempre più abbondanti e precise. Di lui abbiamo il certificato di morte, avvenuta nell'anno 1695 "di 80 anni", ma con approssimazione possiamo stabilirne la nascita verso il 1630. Santi sposa Passitea, un nome inconfondibile che ci permetterà facilmente di attribuirle cinque figli, nati tra il 1660 e il 1680. Diciassette anni la differenza di età tra i due coniugi. Anche di Passitea è rimasta la registrazione della morte, avvenuta il 24 aprile 1682. Si registra, nel 1648 a Casciano, in quella che deve essere stata una virulenta epidemia di peste, nel solo mese di dicembre, anzi in quindici giorni, una vera strage in casa di Antonio Carli, forse un parente di Santi.
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Registrazione della morte di Iacomo Carli nel 1648 a Casciano Masse. Potrebbe essere un avo diretto dei nostri Carli morto a 80 anni e nato quindi verso il 1570/75: “Iacomo Carli detto “Ciapino” d’anni 80 morì senza sacramenti per non aver chiamato il curato e fu trovato morto (dal curato) e fu sotterrato da me Giulio Luti Priore”.
Il 3 dicembre morirono Iacomo detto "Ciapino” di anni 80, Cecilia di 11 e Ulimpia di 10 anni. Margarita, la moglie di 42 anni, morì il giorno dopo, per saltare poi all'11 e al 18 con le morti di Caterina e un altro Iacomo. Un caso pietoso fu riportato il 30 settembre 1649, e riguardava Santi del fu Iacomo Carli, certamente della famiglia precedente: “Santi d'anni 16 non avendo né casa né tetto morì tornando dallo Spedale e fu sotterrato da me ... parroco”. A margine della pagina si premurò di annotarci "gratis".
Composizione famiglia Carli nel 1672.
Uno Stato delle anime di Casciano delle Masse ci fornisce la consistenza della famiglia Carli, contadini al podere Uliviera nell'anno 1672. Maddalena è la maggiore ma non dovrebbe sopravvivere a lungo perché nel 1680 nasce una bambina che verrà battezzata con lo stesso nome. Iacomo, il futuro capofamiglia, ha soltanto dieci anni. Risalta inoltre da questo dato l'esiguità della famiglia, con due soli lavoranti adulti.
Iacomo o Iacobi (1662-1743)
Con Iacomo, figlio di Santi, si entra nel Settecento e la vita della famiglia non subisce svolte di rilievo, continuando il rapporto di colonìa con i frati del monastero di Lecceto con i quali, è evidente, i Carli non hanno grossi problemi. La doppia grafia del nome, Iacomo o Iacopo, non crea particolari difficoltà nel ricercare i suoi numerosi discendenti, in quanto, come era l'uso, viene sempre abbinato al nome del padre Santi e a quello di Camilla di Iacopo Pepi, sua moglie, sposata il 21 aprile 1684 a S. Colomba all'età di 23/24 anni. La parentela tra le due famiglie venne consolidata dal successivo matrimonio, celebrato due mesi dopo, l'11 giugno 1684, tra Caterina di Santi Carli e Francesco Pepi, fratello di Camilla. Iacopo, alla sua morte, avvenuta l'8 maggio del 1743 è dato di "ottanta anni" e quindi è certo che sia nato nel 1662 anno più anno meno. Camilla, sua moglie, morirà nel 1742, vecchissima, a 81 anni, dopo aver messo al mondo dodici figlioli. Solo Giuseppe, Santi e Passitea (il nome della nonna) vivranno a lungo; gli altri otto non ce la faranno. Uno di loro, Sebastiano, ricorda il nome del bisnonno, mentre il primo Santi, nato il 4 gennaio 1697, morì di sei mesi, a balia a Belcaro.
Giuseppe
Col passare dei decenni il comando deve esser passato a Giuseppe (1696-1742), e si giunge così al 16 dicembre del 1742 quando, in età "di cinquantanni", egli morì. Nell'anno era scomparsa anche la mamma Camilla, e il vecchio Iacopo sopravvivrà a entrambi per andarsene l'anno successivo. Alla dipartita di Giuseppe il fratello minore Santi divenne il capoccio, inaugurando così la tradizione che vide spesso esclusi dal comando gli uomini della dinastia diretta di Quercegrossa. Ben modesta per quei tempi la discendenza lasciata da Giuseppe: tre maschi chiamati Giovanni, Anzano, morto a 5 anni nel 1737, e Domenico. Il maggiore, Giovanni (1725), prese moglie in tarda età Anna Bechelli della quale si ricordano sei maternità con Santi nel 1770 e tre Maria Angiola nate nel 1773, 1774 e 1777. L'ultima la vedremo solitaria casiera a Fornicchiaia nel 1833, vedova Benedetti.
Domenico
Il terzo figlio di Giuseppe di nome Domenico (1737-1803), fu quello che continuò la dinastia. La stato delle anime del 1767 ci presenta una famiglia di otto componenti, con una certa potenzialità, ma con pochi giovani:
Santi Carli, ammogliato Cf. di 65 anni (1702), mezzaiolo, muratore scarpellino e legnaiolo;
Maria Domenica, moglie, stroppiata di anni 64;
Niccola (Niccolò), ammogliato di 26 anni. Nato nel 1741, muore all’Uliviera il 2 settembre 1803;
Maria (Semplici) , nuora di 20 anni. Muore il 22 agosto 1805 all'Uliviera;
Giovanni, nipote ammogliato di 38 anni (1739);
Anna Maria, nipote di 29 anni;
Giuseppe (di Giovanni), pronipote di 2 anni (1766);
Domenico, nipote scapolo di 37 anni (1730).
Interessanti sono gli attributi del capoccio Santi, che sembra un tuttofare. Potrebbe nascere da lui, o prosegue, quella tradizione di Carli abili falegnami e lavoranti che giunge fino al Luigi del XX secolo. La moglie è "stroppiata", cioè storpia, ha 64 anni e non svolge nessuna attività, ed è ormai sul viale del tramonto. Si nota che Domenico ha 37 anni (ma la data non concorda con altre) ed è ancora scapolo, e convolò a nozze tardivamente all'età di 35/40 anni sposando il 1 marzo 1772 Maria di Giuseppe Tansini, di 17 anni più giovane. Dal suo matrimonio trascorsero tre anni prima di veder nascere Luigi (1775), al quale seguirono Margherita (1778), che sposa nel 1799 un Angiolini, Girolamo (1780), Giovanni Battista (1783) e Maria Rosa (1789-1812). Escludendo Luigi, suo successore, abbiamo ampie notizie di Giovanni Battista che sposò il 26 ottobre del 1805 Maria Scarpini, quando non faceva più parte della famiglia, per essersi trasferito da alcuni anni, probabilmente a Fungaia. Giovanni Battista ebbe da Maria sette eredi, tra cui Gaetano (1818), marito di Luisa Betti di Riciano, sposata il 4 febbraio 1846, mamma di quella Cesira Carli che nel 1877 si sposò a Quercegrossa con Tommaso Lucchesi, vivendo alle Gallozzole con i Carli suoi lontani cugini, ai quali si era aggregata nella migrazione.
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Genealogia famiglia Carli.
Luigi
Con Niccolò di Santi, capoccio, si entra nell'Ottocento e la famiglia sembra ancorata all'Uliviera. Dal quadro che si presenta nel 1801, il futuro sembra incerto, ma c’è Luigi:
Niccola del fu Santi Carli 62 anni (1739) - Maria Semplici di 55 anni, moglie;
Domenico di Giuseppe Carli di 64 anni (1737) - Maria Tansini di 49 anni, moglie;
Luigi figlio di 27 (1774) - Maria Periccioli nata il 3 aprile 1776 (di Michele Angelo) moglie di Luigi - Pietro figlio nato il 16 febbraio 1799.
Santi è morto in data imprecisata, Niccolò suo figlio è ormai 60enne e non sono registrati suoi figli. A Domenico, anch'egli 60enne, è rimasto solo Luigi a dare speranza. Egli ha 27 anni, ha sposato Maria Periccioli il 27 ottobre 1797 a Casciano, ed è già nato Pietro (1799) a rallegrare la famiglia delle tre Marie, dopo la perdita del primo Pietro, patita subito dopo le nozze.
Naturale in questa situazione un cambio generazionale. Infatti, gli anziani se ne andarono entro il 1805, e solo Maria Tansini sopravvisse per vedere il cambiamento di podere, e morirà ultrasettantenne. A questi decessi si alternano le nascite a Luigi, in numero di sette, ma soltanto cinque figli raggiungeranno S. Colomba, la meta prescelta da Luigi che abbandona così l'Uliviera, dopo oltre due secoli di permanenza.
Santa Colomba - Le Pietraie
Luigi avrà avuto i suoi buoni motivi per trasferirsi, ma chi ha visto le Pietraie capisce che il cambio non è stato vantaggioso e qualche anno più tardi la famiglia, in crescita, dovrà trovare un'alternativa. Nel nuovo podere, a Nord-Ovest di S. Colomba, di proprietà del Collegio Tolomei, ben dura doveva essere l'esistenza, col bosco a cento metri e le pietre fino all'uscio di casa, e certamente i Carli trasferiti alle Gallozzole non rimpiansero mai quei campi ridotti, aridi e avari nel rendere, quando la vita stessa dipendeva dalla generosità della terra. Un anziano del posto, a una precisa domanda confermò questa impressione: "... sa , un podere di quei tempi ..." e disse tutto. Ora la famiglia è composta da otto elementi e il futuro è rappresentato da Pietro e Giuseppe che insieme daranno un discreto impulso per la crescita della medesima, restando Agostino celibe. Questa la famiglia che si presentò alle Pietraie:
Luigi di Domenico Carli di anni 46 - Maria figlia di Michel Angelo Periccioli moglie di anni 46 - Pietro figlio di 25 anni - Assunta figlia di 19 - Teresa figlia di 14 (sposa nel 1833 Bernardo Serafini) - Giuseppe figlio di 16 - Agostino figlio di 8 - Maria figlia del fu Lorenzo Tansini e della fu Caterina N. di 67 anni.
Pietro
Pietro si sposa il 19 febbraio 1832 a Casciano Masse, con la ventiduenne Laura Guarnieri, nata nel 1809, dieci anni più giovane di lui e conosciuta al tempo dell'Uliviera. Alla fine saranno dieci i figlioli nati dalla loro unione. Ma l'ultimo travaglio, nel 1851, sarà probabilmente la causa della morte di Laura, forse all'Ospedale di Siena, in età di 42 anni; un fisico ormai sfiancato in questa instancabile attività di madre: dieci parti in diciotto anni. Si susseguono:
Assunta, nasce il 5 gennaio 1833. Sposa Montomoli Savino il 21 febbraio 1857.
Annunziata, nasce il 14 luglio 1834. Sposa Giovanni Cannucci nel 1858 a S. Colomba e, rimasta vedova, si risposa nel 1863 con Bernardino Pecchi.
Carolina, nasce l'11 ottobre 1836. Si presume morta prima del 1846.
Sabatino, nato alle Pietraie il 30 marzo 1839.
Giulio, nasce il 15 maggio 1841 alla Casavecchia.
Giovanni, nasce il 3 febbraio 1844.
Celso, nasce 11 gennaio 1845. Si presume morto prima del 1851.
Carolina, nasce il 22 giugno 1846. Sposa il 9 maggio 1871 Giulio Serafini.
Caterina, nasce il 26 marzo 1849 e muore il 9 gennaio 1851.
Celso, nasce il 29 marzo 1851.
Quando nasce Celso, Pietro ha già 51 anni. Dei dieci figli sette giungeranno all'età adulta e tra questi il futuro capoccio Sabatino, una figura importante per la famiglia e guida sicura dopo il suo ritorno dal servizio militare durato ben otto anni, ma sarà Giulio, il fratello minore a continuare la discendenza.
Giuseppe
Giuseppe, fratello minore di Pietro, avrà cinque figli dal matrimonio con Maria Ghini tra il 1836 e il 1847: Carlo (1836), Teresa (1839), Maria Anna (1841), Modesto (1844) e Pio, nato nel 1847. Carlo sembra morto in tenera età, Teresa sposa nel 1866 certo Pietro Pacciani; Maria Anna dovrebbe essersi accasata, ma non sappiamo dove; Modesto sposerà Modesta Braccagni, per un matrimonio senza eredi; faranno parte della migrazione a Quercegrossa; Pio, anch'esso alle Gallozzole dove vi troverà moglie.
Tre decenni scorrono alle Petraie e, il 9 gennaio 1855, Luigi muore alla veneranda età di 76 anni, e prenderà in mano le redini familiari il figlio minore Giuseppe.
Santo di Sopra
Questi attende quattro anni poi, nel 1859, cambia podere e si sposta con tutta la famiglia al Santo di Sopra: "Di qui partirono al marzo 1859 e tornarono al Santo di sopra podere presso S. Colomba del medesimo Nobil Collegio Tolomei". Una decisione presa per venire incontro alle esigenze di una famiglia in discreta crescita, composta ora di dodici unità, e metà appartengono al nucleo di Giuseppe e di sua moglie Maria Ghini. Come tutte le famiglie coloniche della zona, è definita "povera". Giuseppe è "colono" e Maria “massaia”; Teresa e Marianna con la cugina Annunziata, già vedova, sono "filandaie"; lo zio Giulio è il bifolco "guardabestie".
Sabatino
Fu lunga l'assenza di Sabatino di Pietro dal podere: otto anni di ferma, iniziata sotto il granduca e terminata con onore sotto Vittorio Emanuele il 5 marzo 1866. Sapeva leggere e scrivere, e divenne a Quercegrossa persona di rilievo. Inoltre, l’esperienza vissuta ne fecero un elemento rappresentativo e quando la vecchiaia si fece sentire in Giuseppe, prese in mano le sorti della famiglia e gli successe come capoccio. Fu Sabatino a iniziare il primo luglio 1894 il diario di famiglia, conservato tutt’oggi, dove annotò alcuni interessanti conti di entrata e uscita, ma soprattutto i dati anagrafici dei Carli, che continuano ancora oggi a registrarvi i vari eventi familiari. Intanto, non passò molto tempo che prese moglie, sposando Pergentina Cannucci, del suo popolo. Sette anni dopo il suo ritorno, e quattordici di vita al Santo, avvenne lo storico passaggio dalla zona della montagnola verso Quercegrossa, e precisamente al podere Gallozzole, allora proprietà Andreucci.
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Una sconosciuta mamma, in una antica foto di casa Carli, con i suoi quattro figli. Difficile stabilire chi essa sia.
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Sconosciuti parenti dei Carli.
Gallozzole
Vi arrivò una famiglia forte di tredici unità. C'erano sì gli anziani tra i 57 e i 70 anni come Giuseppe, la moglie Maria, Pietro e Agostino, ma anche otto forti braccia di adulti pronte a lavorare i fertili campi del nuovo podere. A Sabatino e Pergentina, con la piccola Caterina di un anno, si affiancano i fratelli Giulio e Celso ancora giovanotti, i cugini Pio e Modesto con la moglie, e la già rammentata Cesira di Gaetano, la più giovane di 18 anni. Non avendo ragazzi è stato preso un giovane guardiano di 12 anni, Cesare Dini "servo". Nei venticinque anni di permanenza alle Gallozzole, i Carli, come è naturale, vissero momenti di festa e altri di lutto, e nel complesso la famiglia crebbe fino a divenire una delle più numerose della parrocchia. Seguendo gli avvenimenti, si registrò subito la morte della piccola Caterina di Sabatino, che volò al cielo il 25 settembre 1873, all'età di 1 anno e nove mesi. Anche Pietro, ormai vecchio di 78 anni, andò a trovare la sua Laura il 24 settembre 1877, dopo ventisei anni di vedovanza. Maria Ghini si dipartì l'anno successivo, il 26 maggio a 72 anni, anticipando il marito di un decennio perché Giuseppe campò 82 anni, fino al 15 agosto del 1890. Lo scapolo Agostino, anche lui alla discreta età di 77 anni, morì nell'anno 1891. All’inizio del 1878 era partita Cesira per il Castellare dietro al marito Tommaso Lucchesi sposato il 25 gennaio. La stagione dei matrimoni portò, in un anno imprecisato, moglie a Celso, sposo di Caterina Lunghi, che mise su famiglia per conto suo e lasciò le Gallozzole; lo ritroveremo a Uopini il 6 novembre 1924, giorno della sua morte. Sabatino e Pergentina, dopo la morte della loro bambina Caterina, misero al mondo altri tre figli, tutti maschi: Carlo (1873), rimasto celibe e morto a Petroio il 2 gennaio 1922, all'età di 49 anni; Pietro del 1878, il nome del nonno, morto l'anno successivo; Luigi del 1880, "lo zio Gigi" il futuro capoccio.
Giulio
L'altro figlio di Pietro, Giulio, si sposò al nuovo podere, intorno al 1874/75, con Marianna Burrini, in data e luogo sconosciuti. Con la famiglia in mano a Giuseppe e Sabatino, egli sembra svolgere un ruolo gregario, ma in silenzio la storia dei Carli la fa lui. Rimasta incinta, Marianna diede alla luce una bambina nel 1876, di nome Rosa, che sopravvisse soltanto 3 anni. Seguì, il 23 ottobre 1878, Ersilia, rimasta in famiglia fino al 1901 quando prese per marito Cesare Marini e visse fino al 10 gennaio 1919: fu registrata come Marianna. Finalmente, nel 1880, arrivò il maschio, tanto atteso, chiamato Giovanni. Ma Giovannino visse solo 6 anni, per morire il 21 dicembre 1886. Nel 1885 nasce e muore la seconda Rosa. Era a rischio il ramo di Giulio, perché due anni dopo la cicogna portò un'altra femmina; ancora una Rosa che avrebbe sposato Giuseppe Bucci di Casapera il 4 giugno 1910. Ma all'ultimo tentativo, ecco che il 16 maggio 1889 nasce Giovanni, battezzato a Basciano.
Pio
Abitava alle Gallozzole una famiglia di pigionali, i Maioli, con Antonio padre della giovane Marianna. Quando entrano al nuovo podere, Pio Carli è un già uomo, scapolo, di 26 anni, mentre Marianna è una bambina di 9 anni. Per un decennio la vedrà crescere e diventare donna, e alla fine la sposerà di 19 anni, il 1 febbraio del 1883. I due sposi e le figlie furono parte integrante della famiglia Carli fino alla morte. Pio morì intorno al 1920, Marianna il 12 maggio 1931. Questa coppia di casa Carli, rimase famosa per aver avuto cinque femmine, tutte sistemate tra Quercegrossa e Vagliagli. Ma le maternità di Marianna furono otto e perse i due maschi, battezzati entrambi col nome di Giuseppe. Il primo, il 29 dicembre 1891, morto dopo cinque minuti, l'altro, e fu l'ultimo parto, il 7 aprile 1901 al Paradiso, spirato dopo poche ore. Le cinque figlie furono: Maria, nata l'11 marzo 1884, moglie di Giovanni Manganelli, morta il 14 gennaio 1920 a Quercegrossa; Giulia, del 22 febbraio 1886, sposa nel 1905 Pasquale Manganelli di Pietrata e muore il 3 marzo 1929; Agelide, (1885 ca.), sposa il 15 gennaio 1921 Clorindo Tatini di Vagliagli; Caterina, del 1888, sposa il 12 aprile 1913 Giuseppe Bacci; Giuseppa, nata nel 1899, sposa il 5 febbraio 1921 Antonio Gambassi di Vagliagli. Dopo tre anni rimasta vedova si risposa il 24 aprile 1924 con Pietro Gori di S. Leonino e morirà il 14 maggio del 1984.
Paradiso
A questo succedersi di eventi familiari si aggiunse un fatto esterno alla famiglia, ma che assunse una importanza decisiva per il suo futuro. Avvenne che la fattoria di Petroio passasse dagli Andreucci ai Pallini, persa al gioco si dice ancor oggi, e quest'ultimi chiamassero i Carli al podere Paradiso. Resta un mistero comprendere il motivo per cui una famiglia lascia un buon podere per uno certamente più piccolo e decisamente inferiore nella resa, anche se a quel tempo l'estensione del Paradiso era maggiore e comprendeva buona parte delle terre che saranno poi assegnate a Poggiagrilli. Ma evidentemente ci furono dei validi motivi che fecero muovere i Carli verso Petroio e le famiglie di Sabatino, Giulio, Pio e Modesto vi fecero entratura il 3 marzo del 1897. Un trasferimento per diciassette persone, con tutti gli arredi e attrezzi di un podere. Nei due decenni successivi la famiglia assunse quelle dimensioni numeriche che ritroveremo per tutto il Novecento. La scomparsa della vecchia generazione di Sabatino, e alcuni matrimoni, ridussero i Carli a nove persone nel 1936 e sette nel dopoguerra. Il primo decennio del Novecento si apri con il matrimonio di Ersilia di Giulio, e il primo morto infantile, Giuseppe, nel 1901. Si susseguirono le nozze delle figlie di Pio, Giulia e Maria, e negli anni 1909/10 si ebbero due importanti avvenimenti: la morte di Modesto il 12 aprile 1909, e il matrimonio di Luigi a San Fedele, che prese in moglie Sestilia Bartalozzi nel gennaio 1910. L'anno comprese anche il ricordato sposalizio a giugno di Rosa di Giulio con Giuseppe Bucci di Casapera. Anche Caterina di Pio nel 1913 prese marito e fu l’unico fatto di rilievo, poi si dovrà aspettare il 1919 per assistere in casa Carli ad uno stravolgimento generazionale che diede alla famiglia l’immagine giunta fino a noi. Dal 1919 al 1931, infatti, si registrarono ben diciotto eventi dei quali undici concentrati nei quattro anni 1919-1922, ma soprattutto dopo tanto si rivide un fiocco rosa in casa Carli. Intanto, il 10 gennaio 1919, Marianna Burrini giunse alla fine dei suoi giorni e il marito Giulio la raggiunse il 3 maggio dell'anno successivo, in età di 79 anni. Un altro lutto nella vicina Pietralta aveva colpito i Carli con la morte improvvisa di Maria di Pio, in casa Manganelli, a 36 anni.
Il 25 settembre, sempre del 1919, Giovanni di Giulio, a 30 anni, prese per moglie Argia dei Manganelli, delle vicine Redi; matrimonio che portò alla nascita di Dina il 1 ottobre 1920, la prima di cinque figli che costituiranno il futuro della famiglia, restando lo zio Luigi privo di discendenti. L'anno successivo, il 1921, doveva esser un periodo splendido per le programmate nozze di Agelide, il 15 gennaio, e Giuseppa, il 5 febbraio, che regolarmente furono celebrate, ma furono rattristate dalla morte del patriarca Sabatino, tra i due sposalizi, il 27 gennaio 1921. Era l’ultimo reduce delle Pietraie, e aveva la bella età di 82 anni. Gli successe il figlio Luigi nella conduzione della famiglia. Il ‘22 si presentò tragicamente per la perdita del 49enne, celibe, Carlo di Sabatino, il 2 gennaio, cui seguì, nel febbraio, la scomparsa della vecchia massaia Pergentina. Si alternarono poi, con ritmo più naturale, i battesimi di Giulia il 29 ottobre 1922, la morte di Modesta a 79 anni il 27 febbraio del 1924, la nascita di Rina il 14 febbraio 1925, il secondo matrimonio di Giuseppa di Pio nel 1927, la nascita di Giulio nel 1927 e Dino nel 1929. Con Marianna, detta Anna o Annetta, la moglie di Pio deceduta il 12 maggio 1931, si concluse il ciclo di ricambio generazionale. Anna morì dopo aver pianto due anni prima la morte della figlia Giulia (Rosa) in casa di Pasquale Manganelli allo Stellino di Vagliagli. Quando don Luigi, alla fine del 1935, registrò la famiglia Carli, questa era ridotta come detto a nove unità, costituita soltanto dalla famiglia di Giovanni e dal cugino Luigi, con Sestilia sua moglie. Per tutti gli anni Trenta non si registrò nessun fatto, se non che i giovani crescevano e venne l'ora di accasarsi per le donne di casa Carli, o portare la nuora per gli uomini. Cosa che puntuale si realizzò nell'arco di dodici anni. Inaugurò questo periodo di confetti Dina, che a 23 anni prese Alfredo Salvini di S. Leonino il 29 aprile 1943. A seguire, il 7 ottobre 1944, Giulia sposa di Dino Guarducci, conosciuto a Petroio, ma dimorante a Quercegrossa. Siamo ora nel 1949 e il 23 aprile Rina prese la strada dell'Arginano con Ilio Nencioni. Dopo cinque anni arrivò il tempo degli uomini per rinsanguare una famiglia che si stava spopolando e Fosca Fabbrini, il 7 gennaio del 1954, con Marina Cennini, il 24 novembre del 1955, fecero la loro entratura in casa Carli, mogli rispettivamente di Dino e Giulio. Col girare della ruota risuonò nuovamente l'ora per vecchi dei Carli e Luigi fu il primo. Morì dopo una malattia il 1 aprile del 1955; aveva 74 anni e fu rimpianto da tutti. Durante la sua malattia, quasi giornalmente le affezionate nipoti si recavano a Campalli, perché doveva bere latte caldo, non avendone il Bernardeschi per tutti.
Gallozzole
Il grande gelo del 1956 causò danni irreparabili al podere, e l'unica strada percorribile fu quella di cambiare aria: "S'andò via perché seccò tutti gli ulivi e c'erano rimasti dieci barili di vino". Fissarono alle Gallozzole col Ruffoli, ma entrarono col nuovo padrone Pelacani, alle condizioni dei mezzadri. Giulio e Dino fecero il viaggio di ritorno, dopo sessanta anni di Paradiso, mentre i nuovi Carli cominciavano a spuntare.
La famiglia Carli riunita alle Gallozzole. Da sinistra: Dino, Daniele, Sestilia (vedova di Luigi), Marco, Fosca, Marina Cennini, Argia, il piccolo Vincenzo, Giulio e Giovanni.
Pochi anni alle Gallozzole, ma intensi per lavoro e anche per guadagno, grazie alla stalla strapiena di vitelli, che Giulio, antico bifolco, sapeva sfruttare appieno. Nonno Giovanni fece in tempo a veder nascere Marco, Daniele e Vincenzo, poi raggiunse i suoi antenati il 28 luglio 1960. Di lì a poco, prima Dino, poi Giulio nel 1961, abbandonarono l'antica fatica e si riciclarono nei trasporti e nel commercio. Nacquero ancora Luca e Noemi e in quel 1963 Sestilia Bartalozzi mise il suggello alla sua esistenza durata 76 anni. Un vecchio racconto tramandato da generazioni diceva che i Carli erano falegnami e che iniziarono a fare i contadini a S. Colomba. Una volta con un sacchetto di soldi, il capoccio va a cercare da mangiare; era tempo di carestia. Tornò, butto i soldi sul tavolo: “Mangiate questi, non ho trovato niente”. E così fecero i contadini. La storia è finita, penserete, e invece no. Argia Manganelli, nella sua esistenza infinita, continuò a vivere semplicemente, in un mondo che non gli apparteneva più, ma con la stessa dedizione e laboriosità che aveva donato al marito Giovanni e ai figli. Lottò con tenacia gli ultimi tempi nella casa di Poggibonsi fino al 10 novembre 1995, due anni dopo aver festeggiato con tanti nipoti i cento anni. Era stata sposa felice, ottanta anni prima, nel suo matrimonio celebrato a Quercegrossa da don Luigi Grandi. Ma la storia non finirà mai. Dino Carli, il popolare "Cicala", così lo nominò una donna dei Masti di Casagrande, anche lui improvvisamente ci ha lasciato nel 1999, così come Marina Cennini di recente. La ruota delle generazioni continua a girare.
Argia Manganelli da signorina.
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