CAPPELLETTI (1946 - d. f.); calzolai; Castello/Quercegrossa;
da S. Maria a Grignano.
Sempre fresco è il ricordo di Silvio Cappelletti che ci ha lasciato il 25 aprile 2004, dopo una tribolazione durata molti mesi. Se ne andò pochi giorni dopo la moglie Lina Borrani, che aveva sposato nel 1946 e con lei aveva preso casa a Quercegrossa, paese dove già da quindici anni lavorava come calzolaio ambulante e poi in pianta stabile. Tornarono sposi novelli nella casa dei Boddi, per abitarvi un anno e mezzo prima di essere sfrattati
"a causa di una richiesta di aumento di affitto", e ospitati poi come degli sfollati dai Pagni al Castello nel 1948/49. Perdura un anno e mezzo la loro precaria sistemazione fino a quando acquistano l’appartamento costruito da Giotto Fontana in Quercegrossa, quello con le scalette d'ingresso sopra il macello. Lì nascono i suoi tre figli: Nara, Lara e Sauro. Ottenuta la terra dai Mori, lungo la strada statale sopra la vecchia scuola, Silvio vi edifica tra il 1969 e il 1971 la sua nuova abitazione, nella quale trascorrerà la lunga vecchiaia dopo una vita trascorsa tra suole e ciabatte. Calzolaio di grande talento ha confezionato e riparato scarpe a diverse generazioni e sempre con quella piacevole spiritosaggine che non le faceva difetto. Il soprannome "Specchietti", datogli da un girovago, se lo portò dietro fino alla fine. Si impegnò in politica e fu consigliere comunale a Monteriggioni per il Partito Comunista Italiano del quale, fin dalla costituzione, fu grande sostenitore e collaboratore nella sezione e nel circolo Arci di Quercegrossa. Lasciata la bottega artigianale del Palazzaccio, continuò la professione aiutando il figlio Sauro nel suo commercio di scarpe aperto a Siena, fino a quando gli fu consentito dalle sue condizioni di salute. La moglie Lina si dedicò al ricamo, distribuendo anche del lavoro a domicilio. Al ricamo seguì il lavoro a maglia esercitato dalle figlie. La loro contemporanea dipartita ci ricorda il ruolo di primo piano avuto in paese da questa coppia di sposi.
S. Maria
Silvio, col babbo Giuseppe e la mamma Teresa Lardori, prima di trasferirsi a Quercegrossa, viveva a S. Maria, paesino sotto Pietrafitta di Castellina in Chianti, parrocchia di S. Lorenzo a Grignano, dove i Cappelletti erano presenti da circa un secolo nel luogo detto La Fabbrica.
Giunsero da Panzano, dove la famiglia Cappelletti è documentata fin dal Cinquecento.
Riprendendo da S. Maria, vediamo che nel 1858 il trisnonno Tommaso abita con una parentela di otto persone. Lui ha 54 anni e Anna Pieralli
"sua moglie", 65. Una notevole maggiore età della moglie, difficilmente riscontrabile a quei tempi. Non essendoci indicazioni sulla professione, è probabile che il Cappelletti sia già un calzolaio, come le generazioni successive. Con Tommaso, oltre la citata sposa, vi sono i quattro figli: Luigi di 29 anni, Giuseppe (1832) di 26, Cristiano di 24 e Pietro di 36, già vedovo per ben due volte, con due figli avuti dalle defunte mogli. Passati trenta anni osserviamo che nel 1887 la famiglia Cappelletti si è ridotta in modo vistoso nel numero dei componenti: Olinto (1863), figlio del fu Giuseppe e della fu Emilia Gatteschi vive soltanto con la moglie 21enne Antonia Taliani, sposata nel 1887, e la sorella Ida, dopo aver vissuto con quest'ultima per qualche anno dopo la morte dei genitori. E' definito possidente, e in altra circostanza
“calzolaio”, e sta per diventare babbo perché il 24 agosto di quell'anno gli nascerà il primo figlio Giuseppe (24 agosto 1887), a cui seguiranno Nello (1893) e Giuseppa (1898). Entrati nel nuovo secolo i ragazzi crescono e anche per Giuseppe viene il momento delle nozze, celebrate a Castellina in Chianti nella parrocchia della sposa Teresa Lardori il 30 gennaio 1913. Iniziarono subito a ritmo regolare di una all'anno le nascite di loro figli con Livio (1913), Remo (1914), Ione (1915), poi Silvio il 5 settembre 1917, battezzato a Pietrafitta, e infine Muzio il 14 luglio del 1922. Poco dopo, anche Nello, il fratello di Giuseppe, prese moglie a S. Pietro a Ema, il 25 aprile 1923, Erminia Martinelli; completava la famiglia di undici persone, Giuseppa, sorella del capofamiglia. Nel 1936, quando Silvio con il babbo Giuseppe ha già iniziato a frequentare Quercegrossa, la famiglia Cappelletti si presenta sempre unita in tutti i suoi componenti e dei nonni è rimasto soltanto Olinto, vecchio ormai di 73 anni. Se Silvio tornò poi a Quercegrossa, altri componenti della famiglia rimasero a Santa Maria dove oggi vive ancora l'ultimo dei figli di Giuseppe.
CARAPELLI (1959/60 - 1965 ca.); salariati; Castello/Arginano.
Questa modesta famiglia di tre persone è presente al Castello dal 1959/60. Non sappiamo per quanto, forse tre o quattro anni, comunque si trasferirono all'Arginano nella casa lasciata libera dai Nencioni, e anche lì vi rimasero poco tempo. Si ricorda il babbo soprannominato
“Lolla”, la moglie e il figlio Luciano.
CARAPELLI LINO (1900-1905); mezzadri; Petroio.
Nel podere di Petroio "detto Palazzo" entra il 3 marzo 1900 la famiglia Carapelli al posto dei Fosi, tornati a Maciallina. Il capoccio Lino, in età di 35 anni, è a capo di due giovani nuclei familiari: il suo, formato di cinque figli che gli ha dato la moglie Angela Fontani, e quello del fratello Luigi e della cognata 19enne Isolina Fineschi, già madre di Natalina di un anno, poi di Livio nel 1901 e Brunetto il 3 marzo del 1904, battezzati a Vagliagli. E' con loro la madre Serafina Carletti, vedova di Santi. Resteranno a Petroio cinque anni, per partire poi nel 1905 dopo la prematura morte di Isolina, la giovane moglie di Luigi, avvenuta il primo novembre 1904.
CARLETTI AGOSTINO (1914-1915); operanti; Gallozzole; da Monteliscai.
Agostino del fu Giuseppe Carletti, senza nessuna parentela con i Carletti che qualche anno più tardi si insedieranno alla Magione, prese dimora alle Gallozzole nel marzo del 1914. Fu uno dei tanti
“operanti” che si alternavano velocemente in quei poderi e anche lui non fece eccezione rimanendo soltanto due anni. Nel 1907 erano all'Apparita, podere della Canonica a Cerreto, dove viveva ancora Giuseppe con i figli Santi, il capoccio, Angelo, Agostino e Argentina. L’unico sposato era Agostino che aveva in moglie Gesuina Pucci dalla quale erano nati Angiolo, Eleonora e Duilia. Nel 1909 dimorano a Monteliscai e da lì forse mossero per Quercegrossa. Degli altri si hanno notizie soltanto di Argentina per essersi sposata a Quercegrossa il 24 aprile 1915 con un Molinacci di Vagliagli. Il 29 aprile 1915 rifecero le valigie e mossero per Tregole.
CARLETTI MARIANO (1920 - Residenti); mezzadri/salariati; Magione/Leccino/Quercegrossa; da Villa a Sesta.
Anche se la memoria di famiglia fa risalire agli anni antecedenti la grande guerra la loro migrazione a Quercegrossa, forse confondendosi con i Carletti delle Gallozzole, i documenti posticipano al 1920 l'anno del loro arrivo al podere Magione. In ogni modo provenivano da Villa a Sesta che era stata la loro precedente tappa, dove, tra l'altro, era nato Ezio il 13 gennaio 1917, ma le loro origini erano a S. Felice dove si ricorda una secolare permanenza. Il nonno Mariano, figlio di Valentino e di Cammilla Brogi, coniugato con Teresa Fontani, era morto nella parrocchia di S. Marcellino in Chianti il 22 agosto 1878, all'età di 52 anni. I suoi eredi si stabilirono in due diverse abitazioni alla Magione: in una Fortunato e figli, nell'altra il fratello Ricciardo. Quest'ultimo comandava un nucleo di nove persone composto dalla moglie Argia Bonechi e i figli Guido, Brunetta, Adelfo, Bruno, Ezio, Giuseppe. C'era con loro anche Anna Parrini la vedova del fratello Valente con il figlio Angiolo, l'unico che ritornerà a Quercegrossa dopo una breve permanenza a Lornano. Seguiamo ora il ramo di Fortunato che vedovo di Angela Caselli vive con i figli Luigi, Mariano, Nello e Gino. Fortunato oltre che pensare alla terra lavora anche come minatore a Lilliano.
Nello
Il primo ad andarsene di casa fu Nello nel 1928 con la moglie Elena, figlia di Roberto Panti, conosciuta alle Gallozzole e sposata a Quercegrossa il 30 ottobre del 1926. La coppia di sposi trovarono occupazione a Siena, come casieri, e vi si trasferirono nel settembre del 1928.
Gino
Dieci anni dopo, nel 1938, tutta la famiglia di Fortunato lasciò la Magione. Mentre Mariano con la moglie Isola Lusini che gli aveva dato Osvaldo, usciva dal popolo di Quercegrossa, Luigi e Gino tornarono al Leccino Nuovo portando con loro l'anziano Fortunato che vi morirà pochi anni dopo, nel 1944 all'età di 84 anni. Erano tre uomini al Leccino e se Luigi scelse di rimanere celibe, Gino sposò nel 1942 Quintilia Pianigiani della Cornacchia che gli diede Paolo il 25 aprile del 1946. Gino detto
"il Mancino" faceva il carbonaio e vendeva carbone a Siena, e appunto a Siena si trasferì alla fine degli anni cinquanta con tutta la famiglia, fratello compreso.
Della famiglia di Ricciardo si registra dopo pochi anni, nel 1925, la partenza del nipote Angiolo che si è sposato, ma che seguiremo a parte.
Guido
Ricciardo intanto morirà nel 1929 a 55 anni e nel 1931 si ha il matrimonio del capofamiglia Guido con Vittoria Ciupi delle Gallozzole. Nasceranno in questa unione Loriana nel 1933, ma deceduta a 4 anni nel 1936, Pier Ugo nel 1937 e Marcello nel 1939. Anche Brunetta si era sposata nel 1933 con un Parigi di Gardina. Si giunge così al 1940 quando la famiglia al completo abbandona la Magione. Tornarono probabilmente verso Vignano perché da qui ritornò nel 1946 Ezio per prendere in moglie Rina dei Grassi di Belvedere.
Angiolo
Nella chiesa parrocchiale di Lornano, il 24 ottobre 1925, venne celebrato il matrimonio di Angiolo Carletti della Magione con Virginia Bernini, figlia di Celso e Giulia Meli, abitante a Gardina:
"Si sposarono e andarono verso Castellina Scalo col carro e, perché non c'erano strade buone, calzavano gli zoccoli di legno". Angiolo si presta ai vari lavori: fa il minatore alle Miniere delle Badesse, il muratore e il bracciante di fattoria.
Nella foto: "Carletti Angiolo e Virginia.
Alla prima figlia Fosca, nata il 21 agosto del 1926 e battezzata a Lornano quattro giorni dopo, segue Spartaco, nato il 5 luglio 1928 e battezzato nella parrocchia a S. Antonio al Bosco. Poco dopo, nel 1930, la piccola famiglia rientra a Quercegrossa paese e prende alloggio nella pigione al primo piano del Palazzaccio. Angiolo continua l'altalena delle occupazioni tra la miniera e l’agricoltura, ma intanto si dà da fare anche come barbiere, prima lavorando in casa, poi con una propria bottega in piazza, rilevata dal Taddei, e qui vi continuerà la sua arte fino alla sua vecchiaia. Anche Spartaco, dopo un apprendistato a Siena, sarà costretto a ricorrere a lavori saltuari di miniera e di operaio agricolo. Alla fine, verso il 1950, troverà la sua definitiva occupazione nel commercio; per molti anni come ambulante, poi col proprio negozio sulla via principale di Quercegrossa. Durante la guerra, poco prima del passaggio del fronte, il 12 marzo del 1944 era nata Anna e anni dopo, il 23 ottobre 1950, Fosca tornava a Lornano sposa di Alfiero Nastasi. Trascorsero nell'assiduo lavoro i difficili anni Cinquanta, ma diedero la possibilità alla famiglia di costruirsi una propria abitazione in paese, lungo la statale, dove si stabilirono nel 1962, e dove Spartaco prese in moglie Luigina Costanzi il 14 ottobre di quello stesso anno. Anna si maritò a Castellina Scalo, e solo Spartaco rimase con i genitori fino a metà degli anni Novanta quando Giangio e Virginia terminarono il loro viaggio terreno dopo aver visto la nascita di tre nipoti, Sabrina. Sonia e Simone. Non è molto che anche Spartaco ci ha lasciato.
Spartaco e Luigina sposi.