Quercegrossa (Ricordi e memorie)
CAPITOLO II - FAMIGLIE DEL '900


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Indice Famiglie del '900


BUTI
Due le famiglie Buti di Quercegrossa negli ultimi decenni: i Buti dell'Arginano di antica memoria e i cosiddetti Buti della Ripa. Quest'ultimi presenti in paese a metà Novecento per circa vent'anni, ma conosciuti come nostri vicini da oltre due secoli. Tuttavia altri nuclei familiari Buti imparentati tra loro hanno vissuto autonomamente a Quercegrossa per tutto l'Ottocento, per poi riunirsi di nuovo con i rami suddetti. Di conseguenza la storia di queste famiglie si presenta molto articolata e complessa e, soprattutto, per aver avuto origine dallo stesso ceppo di Pievasciata, è necessaria una opportuna introduzione.
Pievasciata: fine Seicento
Nell’anno 1672, scorrendo i dati a disposizione, sembrerà strano, ma nell’intera campagna senese non si trova una sola persona che porti il cognome Buti. Si hanno però tracce di temporanee permanenze di piccoli nuclei familiari che si muovevano sul confine tra le diocesi di Siena e Arezzo (nel 1668 un Simone Buti abita con sei figli al podere Casalone nel popolo di Coschine presso Vagliagli), aggiungendo che in quest’ultima diocesi a quel tempo erano numerose le famiglie con quel cognome. Per avere le prime notizie certe e tracciare la storia delle famiglie che a noi interessano, dobbiamo aspettare ancora un decennio, ossia fino al 1683 quando il 3 febbraio si registrò la morte di Domenico di Francesco Buti al "Poggio a Sciata". E' quindi in quegli anni di fine Seicento che la famiglia si installò sul territorio di Pievasciata e vi rimase ancora per molto, dando origine a numerosi rami che si diffusero in tutta la diocesi. Conducono la famiglia nella migrazione verso il podere Osteria di proprietà Sergardi i fratelli Francesco, nato intorno al 1645, e Pasquino del 1650 circa. Alcuni anni dopo, nel 1700, muore all'Osteria la vecchissima Caterina, data di 90 anni e vedova del rammentato defunto Domenico Buti; nessun dubbio quindi che Domenico, nato intorno a 1610, sia il padre di Francesco e Pasquino. In quello stesso anno si registra il decesso di Francesco, e nel 1705 ricaviamo da uno stato delle anime che al podere Osteria abitano in casa Buti nove persone: Pasquino è il capoccio con la moglie Maddalena, senza figli; inoltre sono presenti la vedova di Francesco, Elisabetta, con i figli Domenico e Andrea che vive con la seconda moglie Francesca Bindi, presa nel 1702/03, dopo la morte di Margherita Grasini (sposata nel 1699) e ha già tre figlioli.
Andrea
Andrea, si può dire, è il personaggio principe di tutta la storia dei Buti: dalla sua prole, cioè Francesco (1700) e Domenico (1708) avranno origine i nuclei familiari che ritroveremo ampiamente a Quercegrossa e popoli limitrofi. Nato nel 1665 circa, morirà di 60 anni all'Osteria nel 1725, dopo aver avuto due mogli, o forse tre, e undici figlioli. Da ricordare tra questi, oltre ai due rammentati, anche Pietro (1710), Giovanni Battista (1715) e Bartolomeo (1721), che ritroveremo più avanti.
Francesco e Domenico
Circa dieci anni dopo la morte di Andrea, la famiglia comprende undici persone. Francesco ha preso le redini del comando e con la moglie Lucia, sposata nel 1724, ha già messo al mondo il nuovo Andrea (1728), Elisabetta (1734) e due gemelle nate nell'anno 1732, Maddalena e Francesca, le quali venti anni dopo si mariteranno nel popolo di Pievasciata sposando rispettivamente un Vannoni e un Chiavistelli. Il fratello Domenico ha preso in moglie tre anni prima, nel 1734, la giovanissima Caterina Butini e sono nati subito Margherita e Pasquino (1735) e, a seguire, M. Agnesa, M. Angiola, Francesco (1742) e Ansano (1750). Con l’improvvisa morte di Francesco nel 1746/47 la famiglia si disunisce e avviene la divisione in due tronconi causata forse dalla pressione demografica determinata dalle nuove nascite.

Genealogia famiglia Buti.

S. Giovanni a Cerreto podere Madonna
Mentre la vedova Lucia con Andrea quasi ventenne, le femmine e il piccolo Domenico di 6 anni, insieme agli zii Pietro (capoccio), Antonio e Bartolomeo, rimangono all’Osteria, Domenico e il fratello celibe Giovanni Battista partono verso S. Giovanni a Cerreto e precisamente al podere detto della Madonna. Questa divisione è fondamentale per la storia dei Buti di Quercegrossa: dal ceppo di Francesco e Lucia, infatti, prenderà il via la migrazione che attraverso l'Olmicino e Lornano darà vita ai Buti dell'Arginano e a quelli delle Miniere delle Badesse, mentre da quello di Domenico e Caterina si svilupperanno i Buti della Ripa, cioè la famiglia di Pierugo. Ma non solo: le due famiglie si incroceranno di nuovo con due matrimoni a metà Ottocento. Ma per comprendere bene cosa avvenne, seguiamo da ora la storia separata dei due ceppi, che per qualche caso si ritroveranno nel 1792 sul nostro territorio: una al Castellare e l'altra all'Olmicino.




BUTI GIROLAMO (1778-1800) - (1877 - Residenti); mezzadri/salariati; Olmicino/Quercegrossa/Arginano; da Pievasciata.
Rimasti dunque a Pievasciata, il capoccio Pietro con la moglie Maria Minelli, e il fratello Bartolomeo che ha sposato Caterina Chiavistrelli, iniziano a mettere al mondo alcuni figli, ma l'evento principale sono le nozze del nipote Andrea con Caterina Croci, avvenute a Selvole il 22 gennaio 1757. Di questa coppia si conoscono otto figli tra i quali ricordiamo Francesco, nato nello stesso anno del matrimonio, Rosa (1759) che sposerà a Quercegrossa Lorenzo Brogi nel 1786, Orsola (1766), che si sposerà sempre a Quercegrossa con Lorenzo Chiarucci nel 1794, Galgano (1770), l'ultimo nato che impalmerà Maria Brogi, ma su tutti spicca Giovanni, nato nel 1763, il continuatore della dinastia. Il 3 dicembre 1776 in età di 48 anni muore Andrea e ciò dovrebbe aver determinato la decisione di lasciare il podere e cambiare completamente zona trasferendosi al podere Olmicino di Quercegrossa.
Olmicino - Giovanni
Si può dunque far risalire al 1778 circa la migrazione della famiglia, perché l’undicenne Antonio di Andrea muore all'Osteria nel 1777. Circa venti anni rimasero all'Olmicino e in questo periodo si registrò nel 1783 la morte degli ultrasettantenni Pietro, che lasciò il comando a Francesco, e del fratello Bartolomeo nel 1795. Si sistemarono le figlie del fu Andrea e anche Giovanni prese moglie il 23 giugno 1793. La sposa fu Barbara Fannetti, del nostro popolo, che nel 1794 mise al mondo il primo figlio, al quale, come tradizione, venne imposto il nome di Andrea. Ma, pochi anni dopo, una sciagura si abbatté sulla la famiglia Buti. Nel 1797, in soli dieci giorni di settembre, quattro decessi decimarono la famiglia: Barbara col figlio Fortunato, nato e morto, Giuseppe di Bartolomeo di 42 anni e Caterina la vedova di Andrea, furono sterminati da qualche morbo. Certamente le perdite furono dolorose e importanti, ma la vedovanza di Giovanni fu breve e nel 1799 riprese moglie sposando Annunziata Fontani che gli darà sette figli. L’anno successivo al matrimonio, intorno al 1800, i Buti abbandonano l’Olmicino per entrare nel popolo di S. Leonino, a Topina. Da ora in avanti seguiremo le orme di Andrea, il primogenito avuto da Barbara, e di Giuseppe, nato nel 1815, dal quale discendono i Buti delle Miniere.
Giuseppe di Giovanni ( Buti delle Miniere)
Giuseppe, nato nel 1815 a Topina dalla seconda moglie di Giovanni, risulta poi abitare a Gardinina e, dal 1831, a Tolena, insieme ai genitori e fratelli. Il 4 agosto 1842 si unisce in matrimonio a S. Leonino con Maria Rossi di Topina. e i suoi quattro figli, rompendo con la tradizione di famiglia, saranno chiamati Pasquale (1849), Emilio, Cesare e Luigi (1857). Pasquale sposa Adele Gori e lo ritroviamo capofamiglia alle Quattro Vie (Quattro Strade, come segna il parroco) nel 1880, dove si sono trasferiti da alcuni anni: "Da notizie tramandate dagli avi risulterebbe che i Buti (forse quelli di Tolena) operai alla fattoria di Uopini avrebbero lavorato alla costruzione delle Quattrovie; al termine, lo stesso proprietario li avrebbe insediati come unità mezzadrile intorno al 1875. L'anno preciso era scolpito nell'arco in pietra serena dell'ingresso principale, andato distrutto nella ristrutturazione del casolare". Degli altri fratelli, Emilio (1847), sposa Emilia Grassini nel 1843; Cesare, nato nel 1855, sposa nel 1879 Annunziata Milanesi di Quercegrossa e sarà babbo di Pia, Giulia (1881), Giuseppe (1884), Adele (1884 ca.) e Sestilia (1888). Luigi, rimasto celibe, morirà nel 1926. La permanenza dei Buti alle Quattro Vie si prolungherà per oltre cinquanta anni, fino al febbraio 1929, allorché si sposteranno alle Miniere zolforiche di Lornano. In questo frattempo, Giuseppe di Cesare aveva sposato nel 1911 Italia di Giulio Bernini e Cesira Manganelli e di questo matrimonio si registreranno le nascite di Archimede il 4 febbraio 1914, futuro sacerdote, Torquato (1921), Remigio (1925), Mauro (1927), Franca (1929) e Rodolfo (1933). Alle miniere i Buti incrementeranno l'attività meccanica agricola per conto terzi, già iniziata da Giuseppe nel 1919, e continuata dai figli fino al 1997. Da notare che Graziano figlio di Torquato, dopo sposato, è tornato a Quercegrossa.
Andrea di Giovanni, da Topina a Gardinina di Lornano
Dimorando, come accennato, a Topina, nel 1819 Andrea di Giovanni sposa Teresa Fiaschi di Macialla e l'anno dopo tutta la famiglia si trasferisce a Gardinina, del popolo di Lornano, nel podere di proprietà di Luigi Ticci di Quercegrossa. Tra i suoi cinque figli battezzati a Lornano tra il 1820 e il 1830 troviamo Giuseppe del 1822, Maria Angiola, del 1826, sposata alla Magione con Giuseppe Landi nel 1851 e Lorenzo nato nel 1830. Quest’ultimo sposerà nel 1858 Filomena Gori di Casagrande di Quercegrossa e lascerà la famiglia perché successivamente, nel 1883, lo ritroveremo nella parrocchia di Uopini.

Genealogia famiglia Buti.

Giuseppe di Andrea
Il suddetto Giuseppe di Andrea, invece, all'età di ventuno anni, nel 1843, prese per moglie Rosa dei Landi della Magione dalla quale ebbe cinque figli maschi e una sola femmina, Maria, del 1853. Il loro primogenito, nato il 22 febbraio del 1844, fu subito chiamato Andrea, che è il quarto della serie e futuro capoccio a Quercegrossa. Tra gli altri fratelli ricordiamo Emilio, che sposò una Lazzeri e si trasferì a Basciano dove ebbe dei discendenti, e Pasquale che merita particolare attenzione perché dal suo matrimonio con Giuseppa Buti usciranno i Buti detti dell'Arginano. Infatti, è a questo punto della storia che il ramo di Lornano si intreccia a quello della Ripa attraverso un doppio matrimonio con le discendenti di quell'Alessandro Buti della Ripa Sansedoni, ma qui la vicenda si fa intrigata per cui dobbiamo prestare la massima attenzione.
Quercegrossa Casagrande - Andreucci e un doppio matrimonio
Ripartendo da Andrea, Pasquale ed Emilio di Giuseppe, che abbiamo lasciato a Gardinina e a Tolena a metà Ottocento, e purtroppo la mancanza di dati ci impedisce di fare un quadro preciso della famiglia, vediamo che intorno al 1870 i tre fratelli si trasferiscono al podere Casagrande in Quercegrossa di proprietà Andreucci e a poca distanza di tempo si sposano tutti: Andrea e Pasquale con due sorelle, figlie di Girolamo del fu Alessandro Buti, residenti in quegli anni al Casino Andreucci di Quercegrossa, ed Emilio con Virginia Lazzeri. Diede il via agli sponsali Andrea, di 26 anni, con Annunziata Buti, di 24, il 1 febbraio 1872, ai quali seguirono Emilio e Virginia nel 1873 e infine Pasquale e Giuseppa Buti nel 1878. Non sappiamo se la loro lontana parentela avesse giocato un ruolo importante in tutta la vicenda, ma è possibile di si, anche in considerazione dal fatto che i due poderi erano dello stesso proprietario e che le famiglie abbiano mantenuto, sin dal loro primo arrivo a Quercegrossa, rapporti di parentado, abitando, come si suol dire, a un tiro di schioppo. Alcuni anni dopo, nel 1890, abbiamo lo stato della famiglia che presenta un nucleo già abbastanza consistente di tredici elementi, più un certo Giuseppe Casini definito "domestico". I tre matrimoni hanno dato i loro frutti e una covata di ragazzi si appresta a sostituire la vecchia generazione che vedrà Emilio andarsene il 5 ottobre 1899 a 54 anni, seguito da Andrea il 25 febbraio 1906. Comunque, se si esclude Andrea, del quale si conosce un solo figlio di nome Emilio vissuto pochi giorni, nato quindi dopo la morte del fratello, Pasquale ebbe quattro figlioli: Luigi (1879), Arturo (1884), Guglielmo (1889) e Fanni (1893), mentre Emilio, se avrà la gioia di vedere nascere quattro figli, dovrà anche affrontare il dolore di veder morire per ben due volte i suoi gemelli. Vissero, infatti, Isolina (maritata Minucci), Giuseppe (coniugato con Annunziata Bogi e morto nel 1933), Rosa (sposa al Mulino nel 1908) e Carolina. Non ce la fecero invece, nel 1887, due gemelli maschi, Fortunato di due giorni e Dante di sei, come uguale sorte ebbe il secondo parto gemellare due anni dopo, il 29 novembre 1889, quando una delle gemelle nacque morta e l'altra, chiamata Orminda, le sopravvisse due soli giorni. I decenni successivi, e siamo nel nuovo secolo, vedono i matrimoni dei figli di Pasquale, con Luigi che sposò a Quercegrossa Angiolina Masti del Mulino il 29 aprile 1905, e Arturo che prese Caterina dei Bogi del Castello nel 1910, e le dipartite di Gaetano, un vecchio zio rientrato in famiglia, nel 1910 a 85 anni, e la morte di Giuseppa, moglie di Pasquale, il 16 maggio 1913.
Arginano
La permanenza a Casagrande di Quercegrossa era strettamente legata ai padroni Andreucci con i quali i Buti avevano rapporti che andavano al di là dei rispettivi ruoli e quando nel 1919 arrivarono i nuovi proprietari, i Mori, essi dovettero trasferirsi all'Arginano, al posto dei Bogi. Sarà l'ultima dimora della famiglia mezzadrile poi le figlie di Arturo e Guglielmo con i loro mariti dovranno lasciare e rientrare in Quercegrossa come pigionali nell'anno 1964. Nel nuovo podere troviamo nove persone con Pasquale capoccio. Spariti i discendenti di Emilio, vediamo che a Guido (29 maggio 1911) e Giuseppa (13 febbraio 1915) di Arturo si aggiunge nel 1922 la sorella Ginetta, nata il 4 luglio. Sarà quello anche un anno di confetti in famiglia perché il 25 novembre, Guglielmo detto Memo prenderà in moglie Girolama Buti detta Mema, figlia di Giuseppe e nipote di quel Girolamo Buti che anni prima aveva accasato due figlie tra quei lontani parenti. Giuseppe, discendente da Alessandro del ramo del Castellare (vedi sotto: Buti Giuseppe), era tornato all’Arginanino nel 1906 e poi a Viareggio nel 1921. Imola, nata il 12 aprile del 1924, e Ilva, nata il 12 aprile del 1927, entrambe figlie di Memo e Mema, saranno in quegli anni le uniche nascite in casa Buti e bisognerà aspettare che Guido di Arturo prenda in moglie Giovannina Bonucci a S. Dalmazio nell'aprile 1940, per veder nascere Carla il 27 febbraio 1941, l’ultima a portare il cognome dell'antica stirpe di Andrea da Pievasciata. Nel 1936 la famiglia si presentava abbastanza consistente nel numero con undici elementi e andava già evidenziandosi la prevalenza femminile con sette unità. Questo problema si acuirà nel dopoguerra a causa della morte di Guido sul fronte jugoslavo, quella di Arturo nel 1946 a 60 anni, e del vecchio Luigi nel 1954. La famiglia, composta da Guglielmo e nove donne, ricorre all'aiuto di garzoni e altri operanti per i lavori poderali e quando Ilva si sposò, il 24 aprile 1954, con Eliseo della vicina famiglia dei Nencioni, e Ginetta con Adolfo Donzellini, abitante S. Stefano, il 26 settembre 1955, i due mariti furono accolti in casa come manna dal cielo. Ma per pochi anni, perché la crisi agricola travolgerà anche l’Arginano e i Buti, che nel 1964 smettono di fare i contadini: "Come assalariati non ci tenevano, allora s’andò via". Lasciarono il Bindi e i campi per riciclarsi operai. Ginetta e Ilva, con i rispettivi mariti, presero casa a Quercegrossa. In casa di Liseo e Ilva vi morì Imola Buti. Ancor oggi abitano, da vedove, nella loro casa al Poggio.

La famiglia Buti all’Arginano verso il 1953. Da sinistra a destra: Moma (appena visibile) la mamma di Ilva, Ilva, Imola, Giangia moglie di Luigi, Memo, Caterina, Carla, Beppa moglie di “Mondo”, lo zio Gigi e Ginetta.

Questa foto presentata nel primo volume con la generica didascalia di "Sconosciute figure di casa Buti ai primi del Novecento" rappresenta in realta i giovani Guido (1911) e Giuseppa (febbraio 1915) con la mamma Caterina Bogi e il capoccio Pasquale che certamente sostituisce la figura paterna di Arturo assente per essere ancora in guerra. La foto risale quindi ai mesi tra il 1917 e il 1918.
La foto seguente è una variante. Cambia soltanto la donna di casa Buti





BUTI GIUSEPPE (1815-1902) - (1906 - d. f.);
mezzadri/salariati; Quercegrossa/Casino/Petroio/Larginanino/Viareggio; (da Basciano) - (da Castellina in Chianti).

Quello che si può definire il terzo ramo della famiglia Buti ebbe origine da Alessandro e Giovanni figli di quel Francesco tornato al Castellare nel 1792. Facevano parte quindi del ramo detto della Ripa. Ma con la divisione della famiglia, Giovanni e Alessandro non seguirono né Antonio che fece ritorno a S. Giovanni, né Giuseppe al Casello ma, insieme, presero la strada per Quercegrossa dove nel 1815 fecero entratura nel podere Casagrande dell'Andreucci: “...tornò nel podere del Sig. Andreucci di casa Grande a Querce nel popolo di Basciano”. Rimasero uniti venti anni, fino al 1836 e nel frattempo dovrebbero aver cambiato sede pur restando sempre in Quercegrossa. Da Casagrande si spostarono al podere "Querce" Andreucci, cioè la parte delle terre in comune di Monteriggioni, con abitazione nel Palazzaccio, oppure uno a Casagrande e l'altro al podere "Querce"; incertezza che deriva da documenti non sempre chiari. Alla separazione del 1836, Giovanni tornò al Castello dei Nencini dove morì dieci anni dopo. Tra i suoi undici eredi avuti da Caterina Mattei si ricordano Giuseppe, del 1815, che sposa a Quercegrossa M. Assunta Masti, nel 1836; Maria, del 1818, registrata nel matrimonio del 1844 a Quercegrossa con un Giubbolini di S. Agnese. Nel 1841 al Castello questa famiglia è composta da tredici unità compreso il garzone Pasquale Veneri di 16 anni. La morte di Giovanni deve aver segnato una svolta nella famiglia che si disperse, allontanandosi da Quercegrossa.
Casino Andreucci
Se Giovanni scelse il Castello per la sua numerosa famiglia, Alessandro al contrario rimase con gli Andreucci spostandosi nel podere del Casino. Il cinquantenne capoccio reca con sé la moglie Violante con i figli Luigi (1809), Girolamo (1815) e Luisa (1821), superstiti di otto maternità che Violante ha avuto in circa vent'anni. Solo Luigi è ammogliato. Ha sposato nel 1836 Maria Borrani di S. Leonino e avrà sei figli, di cui il solo Giovanni (1838) raggiungerà l'età adulta, ma senza lasciare traccia di sé.
Girolamo
L'altro maschio di Alessandro, Girolamo, pochi anni dopo, il 14 febbraio 1841, sposa Marianna Bocci di Rencine. La donna, che morirà tredici anni più tardi il primo agosto 1854 all'età di 33 anni, un mese e mezzo dopo aver partorito Giuseppe, gli diede cinque figli cominciando da Angelo nel 1842 (morto), Gaetano nel 1844, Annunziata nel 1847, Giuseppa nel 1851 e il già nominato Giuseppe. E' questa la generazione che si innesterà con il ramo dei Buti dell'Arginano che in quegli anni vivevano a Tolena ma che troveremo più tardi a Casagrande di Quercegrossa. Intanto nel 1852 se n'era andata al cielo mamma Violante Palazzi e Alessandro la seguì tre anni dopo. L'anno 1872 si celebrò il primo matrimonio delle figlie di Girolamo con i Buti di Quercegrossa con Annunziata che prese Andrea seguita da Giuseppa che sposò Pasquale nel 1878.
Petroio - Giuseppe
Nel 1877 muore l'anziano Luigi al Casino e subito dopo la famiglia tutta si trasferìsce a Petroio, a quel tempo proprietà Andreucci. Forse già da prima avevano abbandonato la mezzadria e a Petroio sono salariati, a pigione nella fattoria. Anni dopo, nel 1882, sono sei con Giuseppe ammogliato ad Angelina Boddi e due piccoli. Saranno in totale sette le nascite di questa coppia tra cui Marianna (1880), sposa di Giulio Mugnaini nel 1900 a Viareggio; Luigi (1883); Enrico, morto nella Prima guerra; Giulia (1887), sposa di Giuseppe dei Landi di Viareggio, e in questo podere morì il 4 novembre 1962 all'età di 75 anni; Girolama del 3 marzo 1884; Girolamo (1897), così chiamato in ricordo del nonno deceduto l'8 marzo 1891, morto dopo pochi giorni di vita; Settimia (1899) sposa di Luigi Silei di Siena, nel 1919.
Arginanino
Nel 1902, Giuseppe prese la sua giovanissima famiglia e si trasferì nel Comune di Castellina in Chianti dove rimase quattro anni per ripresentarsi successivamente il 23 marzo 1906 all'Arginanino, rientrando cosi nella nostra parrocchia. E' segnato come colono. Poi, il 27 aprile del 1921, con la famiglia ridotta a quattro unità dopo la morte di Enrico nella Grande guerra, si trasferisce a Viareggio in casa Landi, al seguito della figlia Giulia che vi entra come moglie di Giuseppe Landi. Lo accompagnano la moglie Angiolina Boddi, il figlio Luigi e Girolama che poco dopo si sposa con Guglielmo Buti dell’Arginano. A Viareggio Giuseppe vi muore quasi subito, nel 1924, e la sua vedova Angelina visse ancora vent'anni fino al 22 giugno 1944, arrivando all'età di 83 anni. Il figlio Luigi rimase con i Landi tutta la vita, senza sposarsi, e spirò all'ospedale di Siena il 9 marzo del 1953 a causa di una paralisi. Con lui, rimasto celibe, si estinse il ramo bisecolare maschile di Alessandro Buti, l’avo battezzato alla Canonica a Cerreto nel remoto 1781.




BUTI PIERUGO (1941-1962); commercianti; Quercegrossa, da Basciano.
Lasciati dunque i parenti al primiero podere dell'Osteria, Domenico e il fratello celibe Giovanni Battista si insediano nel 1747/48 al podere della Madonna nel popolo di S. Giovanni a Cerreto. Nel 1767 sono nove persone, dieci con il garzone Francesco, e tutti "attendono" al podere a mezzadria. Francesco (Maria Bruttini) e Pasquino (Rosa Brogi) sono già ammogliati, mentre Ansano appena ventenne aspetterà ancora qualche anno prima di prendere per moglie Lucia Guarnieri nel 1774/75. Dei tre fratelli, Pasquino resterà senza eredi, mentre, al contrario, Francesco con dieci figli e Ansano con nove garantiranno abbondantemente la discendenza, che sarà altrettanto prolifica da generare numerosi nuclei familiari tra Quercegrossa, Basciano, Uopini, S. Giovanni ecc. Intanto, nel 1773 muore il patriarca Domenico e lascia Pasquino capofamiglia. Si è avuto nel frattempo anche un cambio di podere perché nel 1791 risultano abitare al podere Casino del Nob. Sig. Sergardi, sempre di S. Giovanni a Cerreto. Qui, il 20 agosto del 1790, è prematuramente deceduto Ansano, in età di quaranta anni. La vedova Lucia con i figli faranno parte comunque della nuova migrazione che la famiglia, forte di sedici unità, si appresta a fare sotto la guida di Pasquino.
Castellare
E', infatti, nel marzo 1792, in sostituzione della famiglia Cappelli, che i Buti fecero entratura nel podere della parrocchia di Basciano: il Castellare di Quercegrossa. Dei numerosi figli e figlie di Ansano e Francesco seguiremo ora soltanto le vicende più rilevanti sia per la famiglia Buti che per Quercegrossa. Intanto al Castellare vi muore subito Pasquino il 13 marzo del 1793 ed il nipote più anziano Antonio (1769) diventerà il capoccio a 24 anni, essendo Francesco in età avanzata e del quale non conosciamo la data di morte.
La Ripa Sansedoni
Antonio ammogliatosi a S. Giovanni a Cerreto con Rosa Pianigiani avrà nove figli e dopo aver portato la famiglia al completo alla Ripa di Basciano, tornerà a Cagliano di Vagliagli dove risulta abitare nel 1815, e poi ritorna a S. Giovanni a Cerreto. Sono in quindici a trasferirsi alla Ripa di proprietà Sansedoni, tre anni dopo, nel 1795: Antonio con moglie e tre figli; il fratello Giuseppe, fresco sposo di Alessandra Panti; gli altri fratelli celibi, Alessandro, Giovanni, Gaspero, e la sorella Barbera; la mamma vedova Maria Bruttini; i cugini Luigi e Domenico, unici rimasti del fu Ansano, e l'anziana vedova di Pasquino, Rosa Brogi, segnata di 81 anni che non avrebbe superato l'anno. Nel 1810 la famiglia è in costante crescita, anche Alessandro si è sposato con Violante dei Palazzi di Encine, e si ritrova forte di diciotto elementi, compresa la piccola Amalia Pantanelli di 3 mesi presa a balia da Violante. Inevitabile il frazionamento che non si fece attendere, e alla fine di quello stesso anno Giuseppe con moglie e tre piccoli, e i nipoti Domenico e Luigi, si spostano al vicino podere del Casello, nel distretto parrocchiale di Uopini. Alla Ripa Sansedoni quindi rimasero, dopo la rammentata partenza di Antonio, Alessandro e Giovanni. Ma anche loro nel 1815 partirono per Quercegrossa. Al Casello, intanto, e il trasferimento dovrebbe coincidere col matrimonio di Luigi con Angiola Quercioli, nasce subito, prima della fine dell'anno 1811, Luigia. A questa segue nel 1813 la sorella Violante, sposa Lazzeri, poi Carolina, Rosa, Costanza e finalmente, nel 1819, Michele, l'unico maschio della coppia, ma del quale non ci sono notizie. Dopo di lui altre tre femmine che portano il totale a nove nascite, con l'invidiabile primato di otto femmine su nove figli. Se i dati sono esatti siamo di fronte ad una percentuale rarissima, e la linea maschile di Luigi di Ansano si apprestava a rimanere sterile. Anni dopo il loro arrivo al Casello, anche Domenico si sistemò con Caterina Bruttini della Ripa di Sotto, con cerimonia nella chiesa di Basciano datata 30 aprile 1818. E' in quegli anni di colonato al Casello che i Buti compiono un salto di qualità diventando possidenti, acquistando fra il 1821 e il 1823 l'edificio e il podere detto l'Osteria della Ripa, dove tengono anche un pigionale, e non passerà un decennio che acquisteranno anche il Casello, che lavoreranno in proprio. Di Giuseppe, capo della famiglia fino alla morte avvenuta il 7 aprile 1841, conosciamo sei battesimi e al contrario del nipote Luigi, alla prima femmina chiamata Maria seguirono cinque maschi tra i quali Giovanni (1810), che sposò nel 1840 Maria Zani, contadina del loro podere dell'Osteria; Ambrogio, che nel 1838 prese in moglie Rosa Nesi, una vedova di 42 anni abitante all'Osteria e dove tornò lui stesso; Gaspero, sposo di Carlotta Padovani; Benedetto; e infine Vincenzo. Detto di Giuseppe, che senz'altro svolse un fondamentale e certamente intraprendente ruolo per la famiglia, dobbiamo riprendere dal cugino Domenico che abbiamo lasciato 26enne al suo seguito.
Domenico di Ansano
Capofamiglia dal 1841, Domenico si spengerà il 15 agosto 1854. Di lui conosciamo sei figli nati tutti al Casello: Luigia del 1820; Ansano, nato l' 11 aprile 1824 e morto il 20 dicembre del 1876: "Morto alla Ripa di Sopra in casa di sua proprietà di anni 43"; Ranieri il primo maschio, ma non il successore, rimasto celibe e morto a 80 anni il 27 marzo 1902 alla Ripa; Antonio, nato 30 maggio 1828, sposo di Carolina Mattii, figlia di Luigi e di Bagnacci Rosa, sposata nella chiesa di Uopini il 21 aprile 1853, divenuto capoccio alla morte del padre e morto il 3 marzo 1916. Dopo Antonio nascono ancora due femmine: Barbara nel 1832 e Carolina nel 1833.
Antonio e la Ripa
Il passo più importante compiuto da Antonio è il ritorno alla Ripa detta ora Ripa Alta nel proprio podere della vecchia Osteria, nell'anno 1868, dopo mezzo secolo trascorso al Casello. Anche in questo caso di trattò di una divisione della famiglia: i nostri alla Ripa, l'altra componente della famiglia composta dai discendenti di Luigi, all'Olmo. Capo della famiglia per oltre sessanta anni, Antonio condusse una vita di colono - possidente, coltivando le proprie terre fino alla morte che lo colse a 88 anni. Dalle cinque maternità di Carolina nacque un solo maschio, Pietro, il primogenito, nel 1855. Arrivarono poi Rosa (1856), moglie il 25 aprile 1878 di Giovanni Cappelli della Casa al Piano; la prima Giulia vissuta solo 3 mesi nel 1859; Antonia (1861) coniugata a S. Fedele con Adamo Bandini; e infine la seconda Giulia battezzata a Siena nel 1864 che finirà a Lecchi in Chianti, moglie del possidente di Zeffiro Pianigiani il 10 febbraio 1890, con un matrimonio dove da testimone fungerà Andrea Buti di Quercegrossa, segno questo di una mantenuta, stretta, parentela. Nel 1884 vediamo che al podere Ripa Alta abita una buona famiglia di nove persone con sei adulti: Antonio con Carolina, Pietro con Cesira, lo zio Ranieri di 60 anni e la zia Giulia di 20.
Pietro
Con Pietro si entra nella storia ancor viva nella memoria dei Buti, essendo il padre di Cesare, nonno di Pierugo. Visse a lungo ed ebbe due mogli alle quali sopravvisse: Cesira Baldi, sposata intorno al 1875 che gli diede sette figli prima di morire nel 1891/92; Assunta Mazzoni, presa dopo poco, che gli lasciò Ferdinando, nato nel 1895. Pietro, rinnovò l'antica tradizione dei Buti: o tutte femmine o tutti maschi: lui ebbe otto maschi e una femmina, Adele (1887). Nel censimento del 1921 Pietro è vedovo, ma non certamente solo perché al 1° piano di casa Buti, situata ora in località detta Ripetta al n° 59, coabitano in otto stanze la bellezza di quindici persone, suddivise in quattro sottofamiglie. Egli, infatti, ha con sé cinque figli, quattro nuore e cinque nipoti. I figli: Attilio (1877), coniugato con Assunta Renzi; Adamo (1879), celibe; Cesare (1882) con la moglie Giulia Meniconi, sposata nel 1908, e i tre loro figli; Zeffiro (1889), che porta il nome dello zio di Lecchi, sposato nel 1914 con Ada Masti di Quercegrossa, padre di Guido (1915) e Antonio (1917), e risposatosi il 20 aprile 1929 con la vedova Elina Bucci di Savino di Casapera; Ferdinando coniugato con Ginetta Pasquini.
Ada Buti e Pierugo a Passeggeri Cesare
Al nonno Cesare che abbiamo visto coniugato con Giulia Meniconi nacquero due femmine alle quali rinnovò i nomi di famiglia Cesira (1909) e Adele (1914), cosa che non fece con Augusto, nato il 16 agosto del 1911, un nome originale nella storia dei Buti. Con i figli di Pietro la storia dei Buti della Ripa si semplifica, riducendosi al minimo le nascite nelle generazioni successive. Infatti, ai tre nati di Cesare seguirà il solo figlio di Augusto, poi Pierugo con due. Il primo giugno del 1935, nella chiesa di Quercegrossa, Augusto di 24 anni si sposò con Ada Vannini di 29 anni, la figlia del fattore Ezio di Passeggeri. Pierugo venne al mondo in quello stesso anno e nacque a Passeggeri. Ma ormai siamo giunti a quel 1941 quando Augusto e la sor Ada rilevarono l'appalto dalla sora Emilia e così i Buti della Ripa entrarono a far parte del nostro popolo, dove presero stabile dimora. La popolare figura della sor Ada rifornì di sigari e sigarette una generazione intera, prima nella pigione di Dina Mori, poi nella nuova abitazione costruita negli anni 1955/56, a metà strada fra Quercia e la chiesa, in Comune di Castelnuovo. Esercitò fino alla sua morte datata 10 aprile 1962, pochi mesi dopo che il figlio Pierugo si era unito in matrimonio con Vanda Castagnini di Quercegrossa. Augusto Buti seguì Pierugo, carabiniere e poi vigile urbano, a Genova, città dove morì qualche anno dopo in un incidente sul lavoro. La casa costruita in paese venne ceduta. Al termine del suo servizio Pierugo ritornò alla Ripa dove tutt’oggi risiede con i figli Emanuela e Andrea e i due piccoli nipoti Pietro e Paolo.

Nella foto: "Mamma Ada con Pierugo, a Passeggeri







BUTINI (1924-1927); mezzadri; Gallozzole; da Castellina in Chianti.
Dal comune di Castellina in Chianti il colono Serafino Butini entrò alle Gallozzole nel marzo 1924. Cinque mesi dopo nasceva suo nipote Luigi, figlio di Annunziato detto “Nunziatino”, fresco sposo con Giuseppa Cappelli. Vivevano con Serafino, la moglie, altri tre figli chiamati Ettore, Nunziatina e Vittoria, e due fratelli, Antonio e Luisa. Solo tre anni alle Gallozzole per tornare poi a Castellina il 17 agosto 1927.



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