16 AGOSTO 1912
L'animazione della città
Ieri la città era cosi animata, che
in certe ore e in certe località si rendeva
abbastanza difficile la circolazione.
Nessuno riuscirebbe a stabilire, nemmeno
approssimativamente, il numero delle
persone che si erano date convegno a
Siena per assistere alla festa tradizionale
e caratteristica. Treni, diligenze,
carrozze private e automobili riversarono
qui dalle città vicine o lontane e dai
paesi prossimi una folla immensa.
Le centinaia di bandiere dagli svariati
colori delle contrade che si agitavano
ai confini dei rioni e alle finestre
dei capitani e dei priori, formavano
l'ammirazione dei forestieri che quest'anno
in numero anche maggiore del solito
erano venuti a godesi lo spettacolo.
L'attesa era divenuta anche maggiore
per l'annunzio che alla corsa avrebbero
assistito anche i valorosi giovani,
reduci dalla Libia e ricoverati al
nostro Policlinico.
Poco dopo le ore 16, le contrade,
muovendo dalle respettive sedi, si recarono
per la città a rendere le onoranze
ai protettori e quindi si riunirono nel
cortile della Prefettura per disporsi in
corteo.
Molto tempo avanti che cominciasse
la sfilata delle comparse, la Piazza del
Campo era gremita. Sarebbe superfluo
che noi ripetessimo la decrizione
dell'aspetto che presenta in simili
occasioni il magnifico anfiteatro.
Il Corteo
Dopo che la pista era stata sgombrata,
giunsero in gruppo i reduci dalla
guerra che si recarono a prendere posto
nel palco, a loro apprestato dal Municipio. Essi
furono accolti da una dimostrazione
imponentissima, come raccontiamo
più avanti.
Incominciò subito lo sfilamento del
corteo che fece l'ingresso nella piazza,
al suono dei trombetti e dei musici di
Palazzo, mentre il campanone della Torre
del Mangia diffondeva a grande distanza
i suoi rintocchi in segno di festa.
Il corteo si svolse ordinatissimo; le
diciassette contrade nei loro pittoreschi
e ricchi costumi destarono la viva
ammirazione degli spettatori che con
frequenti applausi mostravano il loro grande
compiacimento.
La corsa
Dopo la sfilata del corteo, fra l'intensa
generale aspettativa fu dato il segnale
dell'uscita dei fantini dal Palazzo
del Podestà.
I primi cavalli entrarono tranquillamente
fra i due canapi della mossa; ma
quelli della Giraffa e della Lupa furono
restii, cosicché tutti gli altri, prima
dell'entrata di questi ritardatari, urtarono
il canapo per scappare. I fantini dell'Istrice
e dell'Onda caddero e fortunatamente
non si fecero alcun male; allora
il mossiere dott. Meucci, fece scattare il
canapo, onde evitare più dolorose
conseguenze.
I cavalli si slanciarono in carriera,
preceduti dalla Giraffa e dalla Lupa e
compirono più d'un giro non essendo
stato sparato il mortaletto per indicare,
che la mossa non era valida.
Come è naturale, dato il fanatismo
dei nostri popolani, l'incidente sollevò
una certa agitazione; ma ben presto tutto
rientrò nella calma e sollecitamente
si compierono le formalità per ricondurre
i cavalli alla mossa, la quale riuscì
benissimo.
Quasi subito si staccò dal gruppo la
Lupa, incalzata dalla Chiocciola e dalla
Giraffa e seguita a breve distanza
dall'Onda, dal Montone e dall'Oca.
La lotta fu accanitissima. I fantini
della Giraffa e della Chiocciola fecero
sforzi inauditi per potere avvicinare e
passare la Lupa, ma questa rimase in
testa per tutti e tre i giri, terminando
la corsa, con almeno tre lunghezze di
vantaggio sulla Giraffa e sulla Chiocciola,
rispettivamenle seconda e terza.
Anche per le altre contrade fu assai
animata la lotta e specialmente i fantini
dell'Oca o del Montone si scambiarono
solenni nerbate. Il fantino della Tartuca
cadde malamente al secondo giro della
pista, presso la svolta del Casato.
Subito dopo la corsa si rinnovarono
le solite scene d'entusiasmo. Una
folla di lupaioli assieme ai carabinieri
circondò il vincitore, portandolo in trionfo,
mentre dal palco dei giudici veniva
calato il palio e consegnato ai rappresentanti
della contrada, i quali fra grida
di giubilo lo portarono trionfalmente nel
rione.
Nella contrada vincitrice
Mentre la Piazza del Campo andava
gradatamente sfollandosi, una vera fiumana
di gente si riversava nella contrada
della Lupa, esultante per la riportata
vittoria.
Le campane della Chiesa di S.Rocco,
patrono della contrada, suonavano a
distesa e da ogni parte si emettevano
grida di gioia; il fantino vincitore veniva
fatto segno alle più calde manifestazioni.
Egli che chiamasi Alfonso Menichetti,
nativo di Scansano, godeva già in
Siena una lunga notorietà per i brillanti
successi riportati in corse precedenti,
fra le quali ultima quella del 2 Luglio
scorso, in cui portò alla vittoria i colori
della nobil contrada del Bruco. A lui
non mancarono le congratulazioni di
molte autorità e personaggi che si erano
recati nella Lupa.
Intanto i locali della Contrada erano
stati aperti al pubblico e subito
rigurgitarono di visitatori, ai quali era
gentilmente offerto un sontuoso rinfresco .Molte
bottiglie di champagne furono
votate in onore della contrada.
Gli onori di casa venivano fatti con
squisita signorilità dal Capitano signor
Pasquale Franci e dagli altri membri del
seggio, signori Franci Gualtiero, Granai
Carlo Alberto, Giunti Francesco, Rossi
Umberto, Masotti Gino e da altri
volenterosi.
Il Palio, bella opera del pittore
senese Giunti Vittorio, nato e domiciliato
nella contrada della Lupa era oggetto di
viva ammirazione. Vicino ad esso si
notava l'ultimo palio vinto nella corsa del
2 Luglio 1909 dalla contrada che celebra
la sua ventinovesima vittoria.
La festa e l'animazione si protrassero
fino a tarda ora.
Quest'oggi la comparsa al completo
ha fatto il solito giro per la città,
rendendo omaggio ai soci protettori e accolta
dovunque da segni di grande simpatia.
Stasera, ricorrendo anche la festa
del Santo titolare della Contrada nella
Chiesa di S.Rocco, saranno celebrate
solenni funzioni. Presterà servizio una
musica cittadina e sarà eseguita l'illuminazione
del rione con bracciali e stelle
di lampadine.
Il fantino caduto
I militi della Pubblica Assistenza
trasportarono ieri sollecitamente all'Ospedale
con la lettiga a mano il fantino
della Tartuca Emidi Arduino del fu Michele
di anni 36.
Fu subito visitato dal medico di turno
dott. Corsini che gli riscontrò una
distorsione al piede sinistro e un'abrasione
alla gamba sinistra, giudicandolo
guaribile in 20 giorni, salvo complicazioni,
trattenendolo all'Ospedale.
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