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- LE 17 CONTRADE: Civetta -



Motto: VEDO NELLA NOTTE.
Simboleggia l'astuzia.


La Contrada sembra debba il suo nome a un tempio di Minerva che sorgeva nel suo territorio. La civetta era infatti l'uccello sacro alla dea.
La sede è nel Castellare degli Ugurgieri. In essa si possono ammirare antichissime e autentiche strutture che risalgono al XII-XIII secolo.
Patrono è Sant'Antonio da Padova, venerato nella Chiesetta omonima costruita nel 1930 dai contradaioli che, antecedentemente, si riunivano nell'antica Chiesa di San Cristoforo, qui provenienti da San Pietro Buio.
In San Cristoforo si riuniva il Consiglio dei Reggitori della Repubblica di Siena e nella piazza antistante i più importanti consigli del popolo come testimonia la colonna con la lupa eretta nel 1260 dopo la vittoria di Montaperti.
Poco distante, nella via che prende il suo nome (già via degli Alberghi del Re) nacque ed abitò il poeta Cecco Angiolieri (1258 - 1312). Nel territorio abitò anche la potente famiglia dei Tolomei, celebre, fra l'altro, per la leggendaria figura della Pia.
Nella corte del castellare degli Ugurgieri, la Civetta volle murare una lapide nel 1960 con il seguente testo: "In questo castellare / ove dopo settecento anni / alita ancora l'eroico spirito di Giovanni Ugurgieri / che da qui mosse con i suoi / per dare alla patria senese la vittoria a Montaperti ed al rione il primo serto di gloria / la Contrada Priora della Civetta ha voluto dare al suo popolo l'Oratorio e la Sede".
Nacque in Banchi di Sotto, territorio della Contrada, Giovanni Caselli inventore del pantelegrafo e del timone automatico per le navi.
La Contrada si fregia del titolo di "Priora" per avere per prima ospitato la riunione del Magistrato delle Contrade, organismo che riunisce i Priori per trattare questioni di interesse comune.
La fontanina del battesimo contradaiolo è opera dello scultore Micheli.
La Società è intitolata a Cecco Angiolieri.
E' doveroso, infine, segnalare che visse in una viuzza che attualmente porta il suo nome, nel territorio della Contrada, il Beato senese più popolare del 200: Pier Pettinajo, ricordato anche da Dante nella Divina Commedia (Purg. Canto XIII).

testo ripreso da libro: "Siena, il Palio" di Giulio Pepi, edito dall'Azienda Autonoma del Turismo




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