L'ingresso ai canapi pone inquietanti ombre sul dipanarsi della mossa. Sulla parte alta del canape, a ridosso del verrocchino, ci sono l'Oca all'ottavo posto e la Torre al nono. Questo l'ordine di ingresso alla mossa: Lupa con Belisario e Massimo Coghe detto Massimino; Bruco con Vai Go e Dino Pes detto Velluto; Giraffa con Donosu Tou e Alberto Ricceri detto Salasso; Pantera con Zodiach e Antonio Villella detto Sgaibarre; Valdimontone con Afara e Giuseppe Pes detto il Pesse; Onda con Didimo e Claudio Bandini detto Batticuore; Drago con Altoprato e Salvatore Ladu detto Cianchino; Oca con Acquario e Gianluca Scaglione detto Mamassino, Torre con Brento e Giuseppe Zedde detto Gingillo; di rincorsa Selva con Alesandra e Guido Tomasucci detto Bonito.
Il mossiere esordiente, Bartolo Ambrosione, fa uscire una prima volta i cavalli dall'allineamento, ma il lavoro meticoloso dei giorni delle prove ha fatto capire a tutti che questo mossiere non sarà complice di tatticismi fuori luogo, di esasperate attese per conquistare presunti favori.
Bonito concede qualche pour parler in particolare alla Torre, ma anche al Montone. Quando decide di partire, in realtà, tante Contrade hanno la possibilità di cogliere l'attimo giusto. Lo fanno al meglio soprattutto la Giraffa, con un Salasso determinatissimo e concentrato, seguita dal Montone, dalla Pantera e dalla Lupa, mentre il Bruco va a cercare una traiettoria bassa che finirà per concedergli la chance della rimonta.
Al primo San Martino la Giraffa conduce, ma il Bruco e già all'interno e la Torre incalza: più staccati il Montone e la Lupa, quindi Drago e Pantera che farà sempre un Palio all'esterno, Onda, Selva e Oca.
Prima del Casato, Velluto porta a compimento la manovra di sorpasso e si presenta in testa, mentre anche la Torre riesce a passare la Giraffa. Nelle retrovie cadono Oca e Onda.
Salasso inizia la fase decisiva del suo Palio: riesce a passare la Torre prima del secondo San Martino e si pone subito a ridosso del Bruco. Dietro il terzetto non trova ancora spazio per risalire la Pantera, e anzi è il Drago che riesce a farsi sotto.
All'inizio del terzo giro Ricceri prepara la manovra di aggressione al Bruco, ma Vai Go non perde un metro e allora il fantino della Giraffa capisce che deve trovare traiettorie inusitate, così strette che gli consentano di recuperare terreno.
Ed ecco l'ultimo San Martino, quando il copione del Palio trova il suo primo atto decisivo. Salasso passa all'interno il Bruco, ma si sbilancia non trovando l'appoggio dell'avversario: a metà curva, mentre Salasso cade in parata davanti al rivale, Velluto pare in grado di continuare, ma quando la curva sembra ormai finita, un impatto fra i due barberi finirà per far cadere anche Dino Pes.
Nel duello dei cavalli scossi il Bruco pare ormai avvantaggiato, ma proprio alla curva del Casato, il barbero scosso dell'Oca opera una parata decisiva di Vai Go, mentre Donosu Tou riesce a sfilare al largo. L'ammucchiata che coinvolge Acquario e Vai Go rallenta anche la rimonta ormai disperata della Pantera e del Drago.
La Giraffa vince, con qualche minuto di pathos mentre sul palco dei giudici si rivede l'arrivo per non aver più dubbi. Poi, c'è solo spazio per la grande gioia dei giraffini e per il pianto liberatorio di Alberto Ricceri, che la vittoria se l'è meritata il 2 luglio nello spazio di 1 minuto l6 secondi e 81 centesimi, ma soprattutto in una intera vita dedicata al sogno del Palio.
(Da "Palio un anno, 2004" di Daniele Magrini)
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