La Giraffa entra nella storia bissando la vittoria di luglio, è cappotto per la seconda volta nel secolo, dopo l'impresa della Tartuca nel 1933. La Contrada di Provenzano c'era già riuscita nel 1807 ed esattamente cento anni fa nel 1897.
Ancora protagonista Giuseppe Pes detto "Il Pesse" che con questo successo raggiunge a quota otto il suo rivale Cianchino, grande sconfitto insieme alla Torre.
Un'altra tratta particolarmente generosa che pone in primissimo piano la Giraffa con Quarnero, la Chiocciola con Penna Bianca e la Torre con Votta Votta. Buone speranze per la Selva con l'esperta La Fanfara e per la Civetta con l'emergente Re Artù.
Le prove evidenziano le manovre della Tartuca che, ben decisa ad ostacolare la Chiocciola, piazza Bufera nella Civetta e si affida a Bucefalo per fermare Trecciolino, dopo aver provato Pistillo.
La tensione fra i canapi è alta, con la Tartuca sempre alla ricerca della Chiocciola, Bucefalo cade al canape ma non perde la sua determinazione.
Dopo circa quaranta minuti di attesa snervante, Cianchino invita palesemente Battaglia ad entrare, il fantino del Leocorno non se lo fa ripetere ed il canape va giù. Cianchino dall'esterno porta Votta Votta al comando, seguono Civetta, Montone e Selva, Giraffa e Chiocciola partono attardate, mentre finisce nei materassi la corsa del Leocorno.
Al primo Casato il cavallo della Torre ha un'esitazione, scivola sul tufo, ma resta primo, nelle retrovie cadono Chiocciola e Drago.
Continuano ad inseguire Montone, Selva e Civetta che però cade al secondo San Martino.
Dietro Cianchino incalzano Clemente e Massimino, ma è la Giraffa che rimonta alla grande, con Quarnero sempre temibilissimo nel terzo giro.
Il Pesse, passando dall'esterno, infila uno dopo l'altro i suoi rivali, Cianchino nel disperato tentativo di tornare in testa cade al Casato, a nulla vale la rimonta di Massimino nella Selva, la Giraffa ha già vinto.
La gioia dei giraffini è irrefrenabile, il cencio di luglio è già sotto il Palco dei Capitani quando viene calato quello appena vinto, una scena irripetibile che corona il sogno di una Contrada.
(Da "Daccelo!" di Roberto Filiani)
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