Nessun problema alla tratta, stavolta si sceglie fra ben ventidue soggetti, un record. Salomè, al suo quindicesimo ed ultimo Palio, tocca per la quarta volta alla Selva che ripresenta Mezzetto. Niduzza, per la prima volta "orfana" di Rompighiaccio, fa sognare il cappotto ai panterini.
Nell'Istrice, affamato di vittoria, arriva la fresca vincitrice di luglio, Archetta. Ciancone si accorda subito con la Tartuca per montare la purosangue Bagnorea, Civetta ed Istrice si scambiano il fantino, Amaranto nel Castellare ed il Biondo in Camollia.
Alla prima prova Gina, il barbero del Bruco si azzoppa, Rompighiaccio che lo montava sparisce, al Palio, corso solo per onor di firma, arriva Granatino, con tutta probabilità il primo fantino sardo a correre in Piazza del Campo.
La mossa è molto confusa per la vicinanza fra Chiocciola e Tartuca, la Lupa risale continuamente verso il verrocchio per bloccare l'Istrice di rincorsa. La manovra di Ranco ha successo, l'Istrice entra ma le sue possibilità di successo sono già compromesse, con Selva, Torre e Chiocciola che se ne sono già andate. Il Palio del Bruco è già finito con la zoppa Gina ferma al canape.
Nel primo giro la Selva accumula un discreto vantaggio, in seconda posizione si è inserita la Tartuca con la sorprendente Bagnorea, anche la Pantera in progressione sta ben recuperando.
Al secondo San Martino le prime due posizione restano immutate, ma la vecchia Salomè non può reggere a lungo il ritmo forsennato del binomio di Castelvecchio. La Tartuca passa in testa con dietro Mezzetto che è addirittura aggrappato al collo di Salomè.
Per Ciancone è il cappotto personale, ottenuto con un'autorevolezza che non ammette repliche, vincere in due contrade a digiuno da molti anni con due barberi debuttanti è un'impresa eccezionale.
(Da "Daccelo!" di Roberto Filiani)
La Nazione, 18 agosto 1951
|