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16 agosto 1860
ISTRICE



CAPPOTTO REALIZZATO DA SPAGNOLETTO

L'ordine è quello di entrata fra i canapi e il grassetto indica la vincitrice
In questo colore le contrade estratte a sorte
Cliccando sui nomi dei fantini e sulle immagini, si apriranno le relative pagine
(Abbreviazioni: B=baio; G=grigio; I=isabella; M=morello; R=roano; S=sauro)

* Fantino esordiente
1 La Tartuca rinunciò al sorteggio
² Non corse per l'infortunio del cavallo durante la Mossa (cfr.). Vi correva Partino Minore

G. di F.Fabbri PANTERA Figlio di Bonino
M. di V.Piazzesi OCA Gano di Catera
M. di F.Grassini VALDIMONTONE Mascherino
M. di P.Cianchelli AQUILA Niegne
M. di G.Savelli LEOCORNO Gobbo Fenzi
M. di A.Bernardini NICCHIO Campanino
B. di G.Merlotti ISTRICE Spagnoletto
M. di L.Piazzesi CIVETTA Piazzesi Luigi *
M. di G.Merlotti BRUCO Paolaccino
(B. di M.Amaddii) ONDA non corse ²

GIUDICI DELLA MOSSA: Alberto Alberti e Remigio Bellugi

CAPITANO VITTORIOSO: Carlo Giuggioli
PRIORE VITTORIOSO: Francesco Rossi

La contrada non vinceva dal 18 agosto 1842
Il fantino non vinceva dal 2 luglio 1860




La Contrada della Tartuca, che aveva rinunziato a correre, fu esclusa anche dal sorteggio. Il momento politico non permetteva mostrarsi in pubblico con divise e bandiere gialle e nere, dai colori, cioè, del vessillo dell'odiato oppressore, recentemente scacciato, e la prudenza consigliò ai Tartuchini di appartarsi dalla manifestazione del Palio che in quell'epoca il popolo senese trasformava sempre in una schietta manifestazione di italianità, se non altro per festeggiare la fine, e per sempre, del Granduca Fiorentino. Il luogotenente generale Principe Eugenio Napoleone di Savoia Carignano onorò di sua presenza questa corsa. Il Ciaia, che allora presiedeva alla mossa, teneva per abitudine di dare il "via" prima che le Contrade arrivassero alla Costarella, ove era teso un unico canape, servendosi per far allineare i corridori di un nastro sorretto alle due estremità da due agenti municipali. Se, prima che i cavalli arrivassero al canape, gli sembrava che fossero ben disposti e il "via" potesse avere ottima riuscita, tirandosi in disparte abbassava il bastone; gli agenti lasciavano il nastro e la mossa era data. In tal caso il canape, da un'altra persona già pronta al "verrocchio", veniva immediatamente abbassato. Altrimenti, se la mossa con nastro non era possibile senza ordine di chiamata, che allora non usava, i corridori si accostavano al canape e, quando al mossiere sembravano bene allineati, faceva abbassare il canape stesso e i cavalli partivano. Preceduti, quindi dal nastro e dal mossiere Ciaia, che camminando all' indietro col bastone e con la voce, cominciava a disporli per la partenza i cavalli si avviarono pian piano alla mossa. Arrivati alla voltata del Casato i fantini dell'Onda, del Bruco, della Civetta e del Montone, ebbero l'impressione che il Ciaia volesse dar la mossa di sorpresa, e senz'altro aspettare, lanciarono i loro cavalli in carriera. Però la mossa non era stata data e il canape rimase teso; sicchè, i cavalli delle quattro Contrade suddette, appettandovi, rovesciarono i cavalieri dall'altra parte. Il cavallo dell'Onda, un bravo animale abilissimo a correre scosso, che vi aveva urtato per primo, rimase morto sul colpo. Quelli delle altre tre ne riuscirono assai malconci. Il fatto provocò gran fermento negli spettatori. Ristabilita la calma le Contrade, in numero di nove, si ripresentarono al canape. Dato il via, l'Istrice, che aveva un cavallo di gran lunga superiore agli altri, partito primo, si mantenne sempre indisturbato alla testa del gruppo fino a vincita di Palio. Per la detta Contrada vinse il fantino Angelo Fabbri, detto Spagnoletto, che corse febbricitante, col cavallo baio di Gaetano Merlotti.

(Da "Le Carriere nel Campo e le feste Senesi dal 1650 al 1914" a cura di Antonio Zazzeroni)




PREFETTURA - RAPPORTO SUL PALIO DEL 16 AGOSTO 1860

17 Agosto - al momento delle mosse essendosi fugati avanti tempo alquanti cavalli, investirono nel canapo tuttora teso e si rovesciarono al suolo coi fantini, i quali non si produssero offese, ma il cavallo dell'Onda spettante a Marco Amaddii rimase malconcio ed insanabile.

(Archivio di Stato di Siena - Prefettura 3074)