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- LE RIVALITA' -
Tratto da Con la rivale in Campo di R.Filiani e N.Zaffaroni



NICCHIO - VALDIMONTONE


Il Nicchio ed il Valdimontone sono rivali da cinquant'anni, un'inimicizia viva e sentita che nel tempo ha subito una notevole evoluzione.
Nei secoli passati i rapporti fra le due consorelle confinanti furono alquanto altalenanti.
Un primo pesante screzio risalirebbe alla fine del seicento quando il Montone vinse una carriera con un fantino "prestato" dal Nicchio.
Il Montone aveva promesso, in caso di vittoria, la consegna del premio alla Compagnia di Santo Stefano, nel Nicchio, ma ciò non avvenne con grande disappunto dei nicchiaioli.
Il clima fra le due contrade era sempre caratterizzato da una sorta di sospetto reciproco, negli anni non si contano i malintesi, le provocazioni e le ripicche vicendevoli.
Ma nonostante ciò nel settembre 1685 venne stretta un'alleanza destinata a durare, almeno formalmente, per centinaia di anni.
E' comunque appurato che fra le due contrade non corresse buon sangue.
Varie incomprensioni e rancori, più o meno personali, turbarono sempre le relazioni fra Nicchio e Montone.
Nel 1786 i due popoli si riappacificarono in occasione dell'inaugurazione del Palazzo Bianchi, nei pressi del Ponte di Romana.
Il Cavalier Bianchi era maggiorente del Montone e per l'occasione fece costruire un ariete di legno da cui sgorgava vino al quale si rifocillarono anche i nicchiaioli che salutarono questo giorno di festa sbandierando insieme ai montonaioli.
Ma gli stessi partecipanti di quella festa furono solo cinque anni più tardi protagonisti di nuovi scontri in occasione del Palio di luglio.
La Contrada dei Pispini vinse con il fantino Ciocio nonostante l'ostacolo di Annibale nel Montone che, uscito di scena al primo San Martino con altre otto contrade, rientrò in pista tentando vanamente di fermare il Nicchio.
Per calmare gli animi i Deputati della Festa informarono la folla che il Montone avrebbe pagato il Palio al Nicchio nel caso in cui fosse riuscito ad impedirne la vittoria.
Nell'agosto 1800 ancora un evento alquanto tumultuoso vide protagoniste le due contrade.
Le cronache dell'epoca definirono la mossa di quel Palio "scellerata", accadde di tutto con il Nicchio impegnato in ogni modo nell'ostacolare il Montone.
Vecchia, nel Nicchio, tenne fermo al canape il rivale Biancalana e quando gli altri cavalli partirono i due fantini iniziarono una zuffa furibonda.
Fu necessario l'intervento dei soldati che a stento riuscirono a placare gli animi dei due esagitati che furono subito tratti in arresto.
Dopo trentadue anni fu il Montone a far perdere un Palio al Nicchio che aveva un gran cavallo.
Nel Palio dell'Assunta del 1832 Vincenzo Cardelli detto "Barege", fantino montonaiolo, afferrò Francesco Bianchini detto "Campanino" del Nicchio trascinandolo in una rovinosa caduta alla prima curva di San Martino.
Solo qualche anno dopo, nel biennio 1839-40, Nicchio e Montone montarono per due volte consecutive gli stessi fantini nella medesima annata, Luigi Partini detto "Partino maggiore" e Bernardo Brandani detto "Giacco".
Segno evidente che i rapporti fra le due consorelle erano davvero soggetti a continui mutamenti.
Nel 1844 il Nicchio vinse di luglio con il quattordicenne Pietro Tarquini detto "Bicchierino", il Montone ad agosto con l'esperto Giuseppe Buoni detto "Bonino figlio".
Malgrado ripetuti successi e qualche periodo di calma le due contrade si ritrovarono di nuovo l'una contro l'altra nel luglio 1858.
Il Montone montava un grande fantino, Pietro Paolo Rocchi di Chiusi, detto "Paolaccino", alla sua tredicesima presenza sul tufo con già sei successi nel carniere.
Nel Nicchio un giovane rampollo della dinastia di fantini dei Bianchini, Leopoldo detto "Piccolo Campanino".
Paolaccino riuscì a partire bene con l'Oca e la Giraffa, ma fu subito fermato dalle nerbate del fantino della Contrada di Provenzano, Angelo Fabbri detto "Spagnoletto".
Ma a fermare definitivamente l'azione del Montone ci pensò il Nicchio, il Piccolo Campanino riuscì ad affiancarsi a Paolaccino e lo tempestò di nerbate, impedendo anche alla Pantera di lanciarsi all'inseguimento dell'Oca che vinse a sorpresa quel Palio disputato alla presenza di Massimo D'Azeglio.
Negli anni successivi il Nicchio strinse un proficuo legame con Mario Bernini detto "Bachicche", un fantino senese ricordato più per le sue scorrettezze che per le tredici vittorie riportate.
Bachicche corse tredici volte nel Nicchio, riportando tre vittorie, ma vestì anche il giubbetto rosa del Montone in quattro occasioni, alcune delle quali successive alle sue presenze nicchiaiole.
Proprio in occasione della prima vittoria di Bachicche per il Nicchio, nel luglio 1867, ci furono degli incidenti al Ponte di Romana, tradizionale luogo di scontro delle due rivali.
Dopo una mossa particolarmente tormentata partirono in testa Nicchio, Pantera, Tartuca, Istrice e Montone.
In un turbinio di nerbate furono proprio il Nicchio ed il Montone ad emergere dal gruppo di testa.
Per tutta la carriera Bachicche riuscì a respingere gli attacchi di Domenico Baiocchi che arrivò staccato di poco al bandierino.
Il Nicchio premiò Bachicche donandogli una casa nei Pispini, ma quando la stella di questo fantino si spense fu il Montone a "pescare" un altro fantino vincente Antonio Salmoria detto "Leggerino", il quale corse per la Contrada dei Servi undici volte riportando due vittorie.
Leggerino terminò la sua lunga carriera, durata ventidue anni, nel 1895 correndo a luglio per il Nicchio ed in agosto per il Montone.
Un fatto curioso avvenne proprio all'indomani della prima vittoria di Leggerino per il Montone nell'agosto 1875.
Il 17 agosto 1875 venne organizzato dalla Società delle Feste un Palio alla Romana, corsa con una formula che comprendeva delle batterie, una finale ed una corsa di consolazione.
Vinse il Nicchio con Angelo Romualdi detto "Girocche", vero specialista di quel tipo di Palio.
Quella doppia vittoria riavvicinata creò qualche piccolo momento di tensione, come al solito al Ponte di Romana, ma si trattò solo un episodio sporadico.
Al cospetto del nuovo secolo Nicchio e Montone si presentarono con dei digiuni ventennali.
Il Nicchio riuscì presto a riaffermarsi firmando una prestigiosa doppietta in meno di un anno, nel settembre 1900 con Bellino e nel luglio 1901 con Scansino.
Anche per il Valdimontone l'attesa fu breve, il successo arrivò nel settembre 1902 con Angelo Meloni detto "Picino", fantino che esordì nel Nicchio nel 1897 e che in Via dei Servi porterà altri tre cenci.
Nel 1905 Nicchio e Montone rinnovarono il loro patto di alleanza ed iniziò un periodo disteso e tranquillo.
Nel luglio 1910 le due contrade si contesero il drappellone del maestro Aldo Piantini.
Il Montone vinse con Picino che, per ben due giri, respinse di nerbo gli attacchi di Domenico Leoni detto "Moro" nel Nicchio.
Nel Palio successivo il Moro corse nel Montone sostituendo Agostino Papi detto "Pioviscola".
Rapporti amichevoli ebbero seguito nel 1922, in occasione della domenica in Albis la Madonna del Buonconsiglio venne portata in Duomo con grande solennità.
Al ritorno dell'immagine sacra nel Montone le donne del Nicchio donarono alla contrada alleata un voto in argento molto bello.
Gli anni venti furono particolarmente fruttuosi per le due contrade, rappresentate da due grandi Capitani, Guido Rocchi del Nicchio e Nello Ballati del Montone.
Il Nicchio vinse nel luglio 1920 con Rancani su Scodata; nel luglio 1924 con Cispa su Fanfara; nell'agosto 1927 con Bovino su Giacca; nell'agosto 1928 con Canapino su Margiacchina.
Per il Montone arrivarono i successi del luglio 1922 con Cispa su Fanfara; del luglio 1925 e 1927 con Picino prima su Lola poi sulla Tonta.
Il 1927 si concluse con entrambe le contrade in festa, nel Montone si concretizzò il poker di Picino, il Nicchio con Bovino iniziò a lanciare fantini emergenti.
Proprio sulla prestazione di un giovane fantino, Enrico Viti detto "Canapino", nacque una polemica abbastanza accesa.
Il Viti aveva esordito nel luglio 1928 nel Montone e come visto era riuscito a conquistare la vittoria nel Palio successivo per il colori del Nicchio in cui venne confermato anche nel luglio 1929.
Nell'agosto 1929 al Montone toccò un cavallo da Palio e nelle prove il fantino Guglielmo Pantucci detto "Memmo" non sembrò all'altezza della situazione tanto che la dirigenza dei Servi decise di richiedere Canapino al Nicchio.
Il Nicchio, che aveva avuto un cavallo mediocre, acconsentì ed alla quarta prova si concretizzò lo scambio di fantini col Montone.
Dopo una buona partenza la corsa di Canapino si spense gradualmente e la cosa non andò giù ai contradaioli del Montone.
Nonostante i recenti e ripetuti successi una quarantina di montonaioli chiese la convocazione urgente di un'assemblea "per avere soddisfazione della sconfitta morale subita nell'ultimo Palio".
La contestazione principale riguardava l'aver chiesto il fantino al Nicchio che, in alcuni interventi, fu definito avversario del Montone.
Tuttavia la dirigenza riuscì a riconquistare ampiamente la fiducia del popolo, ma apparve evidente che i vecchi rancori col Nicchio erano ancora sentiti in alcuni gruppi di contradaioli.
All'inizio degli anni trenta il Nicchio lanciò nel firmamento paliesco la stella di Tripolino, fantino umbro dalla media vittorie strepitosa, venti presenze con sei successi.
Tripolino era molto legato al Capitano del Nicchio, Guido Rocchi, con il quale condivideva anche degli interessi di tipo commerciale nel commercio di suini.
Dopo il convincente esordio del luglio 1931 il Nicchio ebbe varie richieste per Tripolino, tra cui quella del Montone che nell'agosto seguente ebbe in sorte il grigio Ruello.
Il fantino umbro invece finì nella Civetta, da una sua diretta testimonianza abbiamo appreso che fu il Rocchi ad opporsi al passaggio di Tripolino nel Montone e la cosa creò nuovi dissapori fra le due contrade.
Intanto, già da qualche tempo, il Nicchio era entrato a far parte del TONO, alleanza a quattro di cui facevano parte Tartuca, Oca ed Onda.
Fino al 1934 tutto filò liscio, poi nel Palio dell'Assunta nacque un fortissimo attrito tra Nicchio ed Oca, il cencio finì in Fontebranda tra mille polemiche e l'alleanza si trasformò immediatamente in accesa inimicizia.
Il Nicchio passò nello schieramento opposto prendendo nettamente le distanze dall'Oca, ormai considerata acerrima nemica.
In questo contesto gli attriti col Montone passarono nettamente in secondo piano, anche se già dall'immediato dopoguerra l'antipatia reciproca riprese a prendere corpo in maniera tangibile.
Nel Palio del 16 agosto 1945, al termine della Prova Generale, un nicchiaiolo aggredì il fantino del Montone, Ferruccio Funghi detto "Porcino", colpendolo con una chiave inglese.
L'episodio nacque a causa di un leggero contatto tra Porcino ed il fantino del Nicchio, Alfio Tacconi detto "Biondino".
Dopo poche ore il Priore del Nicchio inviò una lettera di scuse al suo omologo del Montone, chiudendo almeno formalmente l'incidente.
Nel luglio del 1946 il Montone si aggiudicò la vittoria con Ganascia su Piero, precedendo l'Oca data per sicura vincitrice con Amaranto su Folco.
Il Nicchio salutò con soddisfazione questa vittoria della consorella, ottenuta proprio a spese dell'Oca, ormai avversaria riconosciuta dai nicchiaioli.
Ma le cose erano destinate a prendere una piega ben differente e dopo soli sei anni la convivenza tra Nicchio e Montone si fece insostenibile.
La svolta arrivò nel Palio d'agosto 1952, passato anche alla storia per l'irregolare sostituzione del fantino del Bruco infortunatosi durante le fasi della mossa.
Già nei giorni di vigilia la tensione fra i due popoli era palpabile, avvenne un violento scontro al Ponte di Romana ed a poche ore dal Palio, secondo alcune voci, le dirigenze espressero la volontà reciproca di nerbarsi durante la carriera.
A peggiorare ulteriormente la situazione ci pensarono i due fantini, Ivan Magnani detto "Terribile" del Montone e Albano Nucciotti detto "Ranco" del Nicchio.
I due lavoravano insieme presso il Centro Raccolta Quadrupedi di Grosseto ed i loro rapporti si erano deteriorati dopo che Ivan era stato promosso guardia giurata prima di Albano.
La promozione consentì al Terribile di dedicare più tempo all'allenamento e la cosa non andò giù ad Albano che era alla ricerca di un pretesto per sbollire la sua rabbia e per vendicarsi del collega.
L'occasione si presentava propizia per entrambi, il Terribile con l'esperto Lirio poteva bissare il successo conquistato nel luglio precedente con Niduzza per la Lupa; Albano con Archetta poteva giocarsi tutte le sue carte per centrare il secondo successo a Siena.
Dopo una mossa estenuante, per l'infortunio ad Amaranto nel Bruco, si delineò subito il duello fra Nicchio e Montone.
Ranco partì primo ma dopo poco fu raggiunto dal Terribile ed iniziò uno scambio di nerbate furibondo.
Al secondo Casato il fantino del Nicchio non riuscì a reggere più le nerbate del rivale e finì in terra.
Il Montone prese deciso il comando ma all'ultima curva il Terribile fu beffato dalla rimonta dell'Oca e subito dopo scoppiarono degli incidenti.
Il Terribile fu malmenato ed al rientro in contrada molti nicchiaioli, spalleggiati da alcuni torraioli, invasero le strade del Montone.
Furono momenti di grande paura per i malcapitati contradaioli del Montone che non riuscirono a mettersi al sicuro.
L'ordine venne ristabilito a fatica e fu necessario l'intervento della polizia.
La reazione dei nicchiaioli ebbe una duplice valenza, per prima cosa il Montone aveva impedito la vittoria della propria contrada; in secondo luogo il Terribile s'era fatto beffare proprio dall'Oca, la rivale del Nicchio fin dal 1934.
La rottura ormai era sancita, il Priore del Montone, Cesare Roggi, qualche giorno dopo scrisse una dura lettera al suo collega del Nicchio senza ricevere risposta.
Il 27 agosto l'assemblea del Montone decise all'unanimità di rompere ogni rapporto col Nicchio dando di fatto il via alla rivalità odierna.
Il Nicchio, dal canto suo, decise di ignorare il Montone ed il 12 settembre il Priore Robustino Guerrini comunicò la decisione alla consorella.
Negli anni immediatamente successivi il Nicchio, almeno formalmente, restò coerente nella decisione di ignorare il Montone, riservando tutte le sue energie per l'antagonismo con l'Oca.
Nel 1957 il Nicchio vinse il Palio d'agosto in modo netto, grazie a Vittorino e Belfiore, cavallino di proprietà del Capitano del Montone, Dedo Pianigiani, che le cronache dell'epoca descrivono amareggiato ma commosso nella stalla della rivale ad accudire il suo pupillo.
La rivincita del Montone arrivò nella prima occasione a disposizione, nel luglio 1958.
Belfiore regalò al suo proprietario una vittoria bellissima, sapientemente guidato da quel Donato Tamburelli detto "Rondone" poi protagonista di pagine storiche di questa rivalità.
Il Montone festeggiò quel suo trionfo editando il Numero Unico "E' nata una contrada", con chiaro e pungente riferimento alla posizione di indifferenza palesata in quel periodo dal Nicchio.
Ma gli anni sessanta sancirono da subito il predominio del Nicchio, esaltato dalle imprese dell'idolo Giorgio Terni detto "Vittorino" e della invincibile Uberta de Mores.
Nell'agosto 1960 Vittorino vinse alla grande nonostante il netto ostacolo di Rondone nel Montone.
Lo stesso binomio fu protagonista vittorioso nello straordinario del giugno 1961.
I due Numeri Unici nicchiaioli iniziarono ad entrare nell'ottica della doppia rivalità, non risparmiando attacchi sia all'Oca che al Montone.
Nell'agosto 1966 il Montone fu al centro di un vero e proprio caso.
Dopo una prova due suoi contradaioli furono tratti in arresto per aver inseguito il Mossiere, reo di non aver abbassato per tempo il canape provocando così la caduta del fantino montonaiolo.
La reclusione dei due giovani del Montone suscitò sconcerto in tutte le contrade, la Prova Generale saltò per protesta e tutto tornò alla normalità solo dopo il rilascio degli arrestati.
Il Nicchio concesse al Montone di manifestare il proprio dissenso a bandiere spiegate davanti il carcere di Santo Spirito e si dimostrò solidale nei confronti degli arrestati.
Finita l'era di Vittorino il Nicchio decise di affidarsi proprio a Rondone che nel 1962 aveva rotto i rapporti col Montone, dopo sei presenze impreziosite dalla vittoria del 1958.
Donato Tamburelli riportò esattamente lo stesso numero di presenze anche nel Nicchio, conquistando il successo nell'agosto 1969 con il mitico Topolone.
Fu una vittoria netta nonostante un inizio sofferto, Rondone di rincorsa restò fuori dai canapi per un bel pezzo, in attesa di cogliere un attimo di esitazione di Aceto su Ercole, portacolori del Montone.
Tuttavia, fu proprio il Montone a partire in testa e la sua azione si spense solo al secondo San Martino, dove il bizzoso Ercole rifiutò di curvare.
In un attimo il Nicchio si ritrovò al comando festeggiando la terza vittoria del decennio.
Intanto maturava una svolta nei rapporti fra Oca e Nicchio, la rivalità iniziò gradualmente a spegnersi e col il naturale ricambio generazionale cominciò a prendere sempre più importanza l'inimicizia col Montone.
Si creò una situazione del tutto particolare, l'Oca era la rivale dei vecchi nicchiaioli, memori dei fatti del 1934; per i giovani la conflittualità col Montone cresceva di anno in anno, fino al 1974 che rappresentò una sorta di spartiacque per la storia delle due contrade.
Nel Palio di luglio di quell'anno il Montone tornò a vincere dopo sedici anni con una coppia per nulla accreditata alla vigilia, Bazzino su Pancho.
Il giovane Bazzino riuscì a conquistare il successo con uno strepitoso sorpasso all'ultimo Casato ai danni dell'Oca che montava Aceto su Tatiana.
Come detto in precedenza la rivalità con l'Oca era ormai sentita solo dai più anziani, per il resto dei nicchiaioli la rinascita del Montone fu davvero un duro colpo che arrivò in un periodo davvero nero per la Contrada dei Pispini, a secco per tutti gli anni settanta.
Con l'avvento del nuovo decennio anche la rilevante sproporzione numerica fra le due contrade era andata attenuandosi per il notevole incremento demografico del Montone che trasse nuova linfa dalle zone prospicienti Porta Romana.
Già nell'agosto del 1974 vi fu un acceso parapiglia in Via Pantaneto e col tempo il contrasto si fece sempre meno impari.
Nuovi scontri si ebbero nel 1977, anno in cui il Montone conquistò un nuovo successo grazie alla galoppata solitaria del grigio Quebel nel Palio di luglio.
Le forze quasi riequilibrate diedero molta vivacità alla rivalità, con cadenza pressoché annuale i due popoli si ritrovarono a confrontarsi in Piazza come in Via Pantaneto o nel canonico punto del Ponte di Romana.
Dopo dodici anni di astinenza, nell'agosto 1981, il Nicchio riassaporò il successo grazie ad Ercolino e Balente, ma la risposta del Montone non si fece attendere ed arrivò nel successivo 2 luglio 1982 con la coppia di debuttanti, Il Pesse e Cuana.
A guidare vittoriosamente le due rivali furono due donne, la figlia d'arte Lucia Cioni per il Nicchio e la professoressa Anna Maria Befani nel Montone, una pagina tutta al femminile nella storia di questa inimicizia.
Nel 1984 il Nicchio vinse il Palio d'agosto e siglò ufficialmente la ripresa dei rapporti con l'Oca, dopo cinquant'anni si chiudeva una pagina che aveva segnato la storia paliesca del novecento.
La rivalità con il Montone divenne ufficialmente l'unica sentita e riconosciuta dal Nicchio.
Il 1986 fu un anno davvero storico per il Montone, uscito trionfatore dal Palio straordinario del 13 settembre 1986.
Il Pesse e Brandano vinsero rimontando e nerbando il Nicchio che era partito primo e sembrava avere la vittoria in tasca con Bastiano e Figaro.

nerbate fra Valdimontone e Nicchio


La gioia del Montone fu ovviamente irrefrenabile e consacrò la figura di Giuseppe Pes detto "Il Pesse", fantino ascianese legatissimo alla Contrada dei Servi nel bene e nel male.
Intanto il Nicchio aveva puntato la sua attenzione sul giovane sardo Massimo Coghe, già protagonista nel luglio 1986 e poi infortunatosi al canape nel Palio successivo.
Proprio Massimino, col grande nero Benito, riportò la vittoria per il Nicchio nel luglio 1988, aprendo un dualismo con Il Pesse che durerà fino al 1990.
Nell'agosto 1988 una rissa avvenuta al termine della Prova Generale, in cui furono colpiti alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine, costò un Palio di squalifica ad entrambe le contrade.
Nella prima parte degli anni novanta il Nicchio non ebbe grande fortuna alla tratta, mentre il Montone, tranne due esordienti, si ritrovò spesso nella stalla dei cavalli competitivi e riuscì a vincere la rocambolesca carriera dell'agosto 1990.
Nel luglio 1991 le due contrade furono attrici di un vero e proprio psico-dramma al canape.
Montone al primo posto al canape con Bazzino su Etrusco, il Nicchio di rincorsa con Massimino su Yanez.
Il fantino del Nicchio rimase sempre fuori dai canapi ed il suo mancato ingresso di rincorsa, unito ai veti incrociati di altre contrade, provocò il rinvio del Palio al giorno successivo.
Terminato il rapporto con Massimo Coghe il Nicchio scelse Tonino Cossu detto "Cittino" che in due occasioni assolse perfettamente al ruolo di "killer" mandando in fumo le concrete speranze del Montone.
Nel luglio 1992 Il Pesse ed Uberto, tra i favoriti di quel Palio, subirono il duro ostacolo di Cittino che causò la caduta di entrambe le contrade al primo giro.
Già in pista si accese un parapiglia fra due piccoli gruppi di avversari, scesi sul tufo per soccorrere i rispettivi fantini.
Il seguito si ebbe in Via Duprè e vide coinvolti anche i monturati con la conseguente squalifica per un Palio ad entrambe le contrade.
Dopo due anni Il Pesse, sull'esperto Etrusco, cascò dopo pochi metri sempre per l'ostacolo del Cossu e le scorie di questo nuovo avvenimento si ripercossero anche nel Palio successivo.
Infatti subito dopo la tratta del 13 agosto 1994, presso il Chiasso Largo, scoppiò una furibonda rissa che vide impegnati due folti gruppi di rivali.
Durante la zuffa venne colpito il Priore del Nicchio ed un agente di polizia.
Il Montone pagò a carissimo prezzo l'accaduto e fu squalificato per due Palii, mentre al Nicchio fu comminata una deplorazione.
Le continue squalifiche saranno anche la caratteristica degli ultimi anni, con il Nicchio protagonista negativo in due occasioni.
Nell'agosto 1999 il Montone ebbe in sorte il sauro Re Artù che l'anno precedente aveva vinto il Palio per il Nicchio dopo dieci anni di astinenza.
La corsa del Montone terminò al primo San Martino con la caduta del Pes e subito dopo la carriera lo scosso Re Artù fu preso in consegna da un contradaiolo del Nicchio.
Da questo gesto inconsueto scaturì uno scontro in cui venne colpito il barbaresco del Montone.
Per il Nicchio arrivò la squalifica di un Palio, bissata dopo solo due anni per un fronteggiamento avvenuto in Piazza del Campo subito dopo la carriera d'agosto del 2001.
Nello scontro vennero colpiti il Vicario ed il Pro Vicario del Montone ed a nulla valsero i reclami e le discolpe presentate dal Nicchio.
E' l'ultimo episodio di questa rivalità che nel luglio 2002 visse un'appendice davvero gustosa con Massimino, fantino già legatissimo al Nicchio, impegnato, senza fortuna, col giubbetto rosa del Valdimontone.