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- PROCESSI E FATTI CURIOSI CHE RIGUARDANO I FANTINI -
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Se, fra i fantini di tutti i tempi si dovesse eleggere il fantino ideale, il “fantino della storia”, la palma andrebbe a lui, al Gobbo Saragiolo e non solo per l’insuperato numero di vittorie. Le cronache delle sue gesta fanno emergere un campionario di vizi e di virtù che fanno del Gobbo Saragiolo il prototipo del fantino di Piazza: abile, astuto, subdolo prepotente, corrotto, avido di gloria e di denaro, amato e odiato con pari intensità. Il Sergardi racconta che nell’agosto del 1832, quando vinse il Palio nell’Oca, “per colmo di birbanteria si era tutto insaponato, perché se mai fosse stato preso, non potessero fermarlo, atteso lo scivolo”. Forse avrebbe dovuto ripetere l’operazione al Palio successivo, quando, correndo ancora nell’Oca, fu fermato da Campanino, fantino della Civetta e l’episodio è così commentato dal Bandini: “…il fantino della Civetta…, gli diede molte nerbate che restò scaibordito che al Casato non sapeva ove andare con piacere delli adunati per la Contrada dell’Oca che voleva vincere per forza… quello dell’Oca… è odiato da tutti i fantini perché fa delle prepotenze”. La birbanteria del Gobbo Saragiolo si manifestò ancora il 2 luglio 1855 quando, correndo nella Selva, al secondo giro andò a dritto a San Martino e, come racconta il Comucci “seri e gravi indizi mostrarono che egli avesse l’animo di eliminarsi dalla pista. Infatti, appena entrato in San Martino, fermò subito il cavallo, ne discese, si tolse l’uniforme della contrada e si rivestì dei propri abiti che un suo figlio nascostamente li aveva recati, anziclx. secondo la consuetudine in contrada”. Il giorno successivo ai due selvaioli che gli chiedevano spiegazioni il Gobbo Saragiolo rispose: “Ma che dovevo vincere per voialtri miseroni che mi davi 140 monete, quando ne ho guadagnate 170?” Per 30 vili monete il Gobbo aveva tradito la Selva: un atto ignobile, anche se si deve ammettere che per la stessa cifra Giuda fece di molto peggio. - 2 luglio 1828. Venne scarcerato per una condanna per "arbitrio e insolenza verso Giovanni Batazzi capitano della contrada del Drago". - 24 luglio 1832. Venne condannato per "contravvenzione sulle corse veloci dei cavalli". - 24 ottobre 1833. Venne condannato in "ore 6 di sequestro nel Pretorio per ingiurie a danno di Carlotta Bartaletti (cfr.) e per il turpiloquio". - 8 marzo 1836. Venne condannato per "rissa clamorosa e turpiloquio, e più particolarmente per le espressioni da esso proferite verso Maria Vergine nella circostanza di detta rissa; in due giorni di carcere con uno dei quali in segreta a solo pane, ed acqua". |