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CAPITOLO IX - MEZZADRIA

Il Libretto colonico
Strumento ad uso del padrone e del contadino per la doppia registrazione in entrata e uscita di tutto ciò che era a mezzo in un regime di mezzadria. In ciò non era compresa la produzione già divisa a metà, come, ad esempio, il grano, l’olio ecc. Era dunque nel mitico e temuto scrittoio che il libretto colonico veniva aggiornato a fine anno alla chiusura dei conti. Il conto corrente rimaneva in sospeso e sarebbe stato conteggiato nella nuova annata colonica come debito o credito perché difficilmente, per non dire mai, il credito veniva liquidato al colono.
Solo con i patti del 1919 subentrò l'obbligo della liquidazione del credito a fine anno, entro quattro mesi, ma la norma non trovò concreta applicazione e nel patto del 1928 venne riproposta, dando però a entrambi, cioè al padrone e al contadino, la facoltà di esigere il credito, concedendo al padrone la possibilità di rifarsi sui raccolti nel caso che il colono non avesse soldi per saldare il debito, fatte salve le necessità alimentari familiari. Una regola raramente applicata che lasciò le cose come stavano e solo in caso di bisogno il padrone anticipava piccole somme in presenza di spese indispensabili da parte della famiglia contadina, come per le medicine, un matrimonio, o necessità alimentari per difficoltà contingenti. Limitatamente agli ultimi anni, i contadini si fecero più decisi nel chiedere la liquidazione del credito ricorrendo in alcuni casi a iniziative unilaterali come trattenere incassi di vendite o appropriarsi dei raccolti.
Per secoli la tenuta del libretto era consistita in una registrazione del saldo finale dell'annata e soltanto dal Novecento il libretto si articolò in tutte quelle voci di entrata e uscita e delle stime che in precedenza venivano annotate esclusivamente nei registri delle fattorie. La tenuta del libretto, in definitiva, fu un piccolo passo avanti nel riequilibrare le relazioni mezzadrili permettendo al mezzadro di prendere visione immediata dello stato dei rapporti col padrone e aver sempre sottomano i conti che ne derivavano, riuscendo così a evitare errori, dimenticanze e truffe, dandogli nel contempo una seppur minima possibilità di orientare le proprie scelte. Da tener presente che in alcune fattorie il capoccio mensilmente faceva registrare i conti sul libretto.
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Un libretto colonico
Legato da una cordicella inserita nel risvolto della copertina, un piccolo libretto colonico in pergamena chiara, di 10x14 cm, reca al suo interno il saldo annuale dei conti colonici della famiglia Losi mezzaioli al podere Casetto della tenuta di Campalli, di proprietà dei fratelli Morelli di Siena, in parrocchia di S. Leonino. Conservato integro, è oggi una testimonianza rara, preziosa come documento e al tempo stesso ricordo affettivo per la famiglia. Nel suo interno si conservano le registrazioni di 60 anni di lavoro, dall'8 giugno 1818 al 20 agosto 1881, e vedono l'alternarsi di tre capocci come interlocutori della proprietà: Lorenzo, Domenico e Angiolo. Si registrano annualmente i conti delle stime sia morte che vive e del conto corrente, ripresi dai libri contabili della fattoria.


Il libretto colonico della famiglia Losi risalente al 1818

Una pagina interna del libretto “Losi” relativa all’anno 1818. I Losi erano debitori all’8 giugno 1818 di una somma, notevolissima, recuperata poi negli anni. “Fatti i conti a Lorenzo Losi ... Colono nel podere del Casetto di Sopra ... si sono trovati debitori di Lire Millequattrocento Settanta, 7.2 dal libro ... Dico ..... £ 1470 .7 .2.

Dalla prima elencazione delle stime, nell'anno 1839, si deduce che il podere del Casetto sia di media qualità, adatto più per l’allevamento minore che per la produzione agricola avendo nella stalla due paia di bovi, due somare con basto, persino 4 negli anni seguenti, 32 pecore, 18 maiali e una stima di lire 40 per paglia e sughi. Il valore totale delle stime è di scudi 259 pari a lire 1813. Il criterio usato nel registrare la chiusura dei conti, solitamente verso maggio, si suddivide in due ben distinti periodi. Nel primo, dal 1818 al 1836, un saldo unico comprendente cioè stime e conto corrente, dove ad un periodo iniziale di debiti seguono anni in cui il colono è creditore verso i Morelli, e il secondo quando vengono distinte le stime vive e morte nel conto corrente. Se naturalmente le stime sono a debito del contadino, il quale dovrà restituirle pari valore alla sua partenza, il conto corrente dei Losi, dal 1837, è sempre in attivo, tra le cento e le cinquecento lire, e così lo sarà anche alla fine del rapporto con i Morelli, quando lasceranno il podere nel 1881. Infatti, il saldo finale, sistemate le stime, restò a loro credito per una somma di lire 765 che i due fratelli ricevettero in due rate. La divisione non avvenne a metà, ma per affari loro e di comune accordo, ad Angiolo spettarono 546 lire e a Luigi 219. La discreta somma ricevuta dai fratelli Losi corrispondeva quasi a due anni e mezzo di giornate lavorative per un salariato.
Ancora dai Losi ci viene l'aiuto per illustrare adeguatamente la tenuta di un libretto colonico negli anni Quaranta del Novecento, quando si presenta strutturato per accogliere tutto il movimento entrate - uscite in modo dettagliato. Dal 1 febbraio 1940, anno del loro appoderamento all'Arginanino, provenienti dalle Quattro Vie, seguendo anno per anno le registrazioni, veniamo a conoscenza di tutto quello che costituiva il rapporto contabile tra padrone e contadino restandone fuori, come già detto, soltanto i conti personali del mezzadro riguardanti i prodotti della sua parte.

Ancora una pagina del libretto dei Losi relativa ai conti dell’anno 1837.

La copertina di un libretto colonico del 1942. Il mezzadro è Michele Losi

Il frontespizio del 1940 reca l'intestazione dell'Amministrazione, nella persona di Cateni ved. Bindi Romilda, dell'Azienda Agraria Castellare e Larginano, del podere Larginanino e del mezzadro Losi Michele. Un ispirato pensiero di Mussolini sull'uomo della campagna chiude la copertina: "Ruralità significa una fatica seria, incessante, amorosa, sottoposta spesso al capriccio delle stagioni, fatica che talvolta non raccoglie ciò che è stato seminato e pur tuttavia non si stanca, poiché chi dice rurale dice uomo tenace e paziente".
Il podere dell'Arginanino è di circa 5/6 ettari, e la famiglia colonica dei Losi comprende sei persone con il capoccio Michele, la moglie Giulia, il figlio Ezio ammogliato e i due nipoti: Alighiero di 8 anni e Armando di 5. I ricordi familiari ci parlano di anni di ristrettezze che vanno al di là della guerra, vissuta pericolosamente in quel podere sulla strada principale, ma che perdurano tanto da costringere i due giovani a cercare lavoro in città e di conseguenza la famiglia è costretta a lasciare nel 1960 quando Ezio ha 55 anni e il podere continuava a rendere poco. Quando chiusero i conti rimasero in tasca a Ezio 107.121 lire.
La prima operazione del contadino entrante era calcolare il valore delle stime, sia vive che morte, e fatte annotare sul libretto dal fattore.
Infatti, la seconda pagina del libretto 1940 riporta la consistenza delle stime morte, divise in “Fisse” e “Circolanti”, con loro valore totale di lire 3.406. Tra le stime morte Fisse, il padrone fornisce un erpice a 40 denti, una coltrina senese, una carretta, tre irroratrici, una solforatrice e una botte da rame. Le stime morte Circolanti comprendono 22 q di fieno a 35 lire al quintale; 65 q di paglia a 12 lire il q; metri cubi 48 di letame a 5 lire il mc; due ettari di fieno in erba a lire 500 l'ha; 30 piante di carciofi a lire 0,48 cadauna.
Nella pagina seguente alla “Consistenza numerica e specifica del bestiame”, si riporta la nota che all'inizio dell'annata non vi era nessuna bestia nella stalla, e si registra un solo vitello a fine esercizio, di conseguenza la pagina “Conto conferimento capitale bestiame” rimane bianca.
Iniziano poi le pagine che riportano il “Conto colonico” divise in 4 principali colonne in “Spese di Stalla”, “Spese Poderali”, “Conto di stalla” per tutti i movimenti di compravendita nel dare o nell'avere del colono e “Conto corrente del mezzadro” sempre in partita di dare e avere.
Il detto primo libretto va dal 1 febbraio 1940 al 31 gennaio 1941: un'intera annata agricola.

Un esempio di registrazione in un libretto colonico.


Spese di stalla
Sono tutte registrate al 23 gennaio 1941, a chiusura dei conti, e riguardano macinatura di biade, tasse bestiame 1940 (80 lire), acquisto di farine, granturco e granone per le bestie. Spese varie e mediazioni col Guarducci per l'acquisto del bestiame importano L. 155,90. Totale spese stalla lire 1080,9.

Spese poderali
Queste spese si riferiscono al bollo del carro (12,80), acquisto di solfato di rame, calce bianca, zolfo, arseniato di calcio, pali da viti, semi bietole e trifoglio, sale pastorizio e cianamide (fertilizzante). Di perfosfato, concime minerale per le colture cerealicole, ne vengono acquistati 20,10 quintali con un costo di lire 729,60. Si acquistano anche tre stolli di cipresso a 80 lire. Totale spese poderali Lire 1.723,35.

Conto di Stalla - Dare (Riferito alle spese sostenute).
Vengono segnate in questa colonna le spese di acquisto del bestiame di ogni tipo. All'inizio della gestione vi è incluso l'importo delle stime morte che abbiamo visto assommare a 3.406 lire. Tutto il movimento si ha dall'aprile 1940 alla fine di quell'anno e comprende:
Compra due buoi a Geggiano (1 aprile 1940): L. 7.200;
Compra una vitella a Lilliano: L. 1.300;
Compra un vitello dal Sollazzi: L. 1.350;
Compra 4 suini da Tasselli: L. 1.100;
Compra una vitella al Caggio: L. 1.375;
Compra un vitello dal prete del Poggiolo: L. 2.050.
Il 26 gennaio 1941, per scarico di quintali 1 di carne a terzi - L. 81,40.

Conto di stalla - Avere
Comprende la registrazione di incassi per la vendita del bestiame:
Vende 1 vitello a Ponticelli: L. 1.500;
Vende un vitello a Gelasio: L. 1.800;
Vende una vitella a Tacconi: L. 2.075;
Vende 2 buoi a Bindi (20 gennaio 1941): L. 8.800;
Vende 3 suini a Tasselli: L. 2.243,60;
Per tre quintali e mezzo di fieno venduto al padrone: L. 157,50;
Venduto fieno al Nencioni a forfait: L. 90;
Vende 1 suino a sé medesimo di Kg. 78 a 7,70 Lire (peso morto): L. 600,50.
A chiusura conti vi viene riportato in questa colonna il totale delle stime morte considerato in lire 3.406, come a inizio annata.

Conto corrente del mezzadro - Dare
Prima di tutto si deve precisare che la caparra di lire 500 pagata dal Losi al momento dell'accordo, e restituita all’entratura, viene conteggiata nel Dare e nell'Avere e quindi si annulla. Si registrano inoltre:
123,75 lire ricevute per fieno venduto a diversi, della sua meta, facenti parte del conto stime;
Per la sua metà assicurazione infortuni: L. 6;
Per il suino macellata di suo uso: L. 600,50;
Per la sua quota di contributi unificati 1940: L. 166,50;
Per metà assicurazione raccolto dei covoni: L. 11,70;
Per metà sua quota assicurazione incendi, foraggi e bestiame: L. 10;
Per molende di q 0,67 di olio a lire 32 il q: lire 21,40.
Per la sua metà delle spese poderali: L. 861,67.
Totale Dare (debito) Conto Corrente mezzadro lire 2.301,52

Conto corrente del mezzadro - Avere
Si calcolano a fine annata tutti quei piccoli benefici previsti dai patti:
Per abbuono illuminazione stalla: L. 30;
Per abbuono piccoli attrezzi: L. 50;
Per abbuono di due carri: L. 80;
Per abbuono provviste di acqua: L. 30;
Per abbuono del 15% sulla metà del suino: L. 45 (era stato valutato 600 lire);
Per opere e giogature fatte durante l'annata (per la fattoria): L. 269,20;
Per la sua metà del conto stalla (attivo): L. 964,65.
Totale Avere Conto Corrente mezzadro lire 1.968,85. Resta quindi un debito per il colono di lire 332,67.
Analizzando i conti per meglio comprendere come siamo arrivati a questo risultato ricordiamo che la parte attiva sia quella passiva sono divise a metà tra conduttore e colono. Le spese poderali sono addebitate per metà al Dare del Conto corrente del mezzadro, mentre le spese di stalla sono inserite totalmente a chiusura conti nella colonna del Dare del Conto Stalla.
La differenza attiva del Conto stalla viene per la sua metà attribuita al colono nel Conto corrente nella colonna Avere.
Ora, preso atto del debito che verrà riportato nei conti dell'anno successivo ci possiamo chiedere che cosa abbia sostentato la famiglia del contadino. Abbiamo visto che ha ammazzato un suino, ha il suo orto, il pollaio per qualche gallina lessa e uova, qualche conigliolo per il treccolone. Inoltre ha raccolto olio e vino probabilmente venduti in parte, infine, ha raccolto il grano dopo una semina di 534 kg di seme. Si presume abbia avuto di sua parte circa 22/23 q e di questi una decina li abbia venduti all'ammasso incassando una sommetta da tenere da parte ma soprattutto da impiegare per le spese personali, familiari e poderali. A fine anno c'era rimasto veramente poco in cassa.
Il libretto del 1940 rimane in uso fino al 1945, quando si stampano libretti da parte della Federterra che entrano nell'uso comune di tutti i mezzadri. L'impaginazione è diversa, non più a colonne multiple, ma ogni pagina si riferisce ad un solo argomento: Consistenza del bestiame; Stima viva; Nascite bestiame; Acquisti bestiame; Nascite bestiame; Spese poderali in genere; Semente raccolte; Abbuoni poderali e riepilogo delle partite per il saldo. Cambiano le pagine, ma il criterio di registrazione è sempre lo stesso e più o meno le voci sono quelle esaminate nel 1940. L'innovazione però appare poco pratica e dopo pochi anni si ritorna all'impaginazione precedente basata sulle colonne del dare e dell'avere.
Nel consuntivo di fine anno per i Losi si alternano periodi di credito a quelli di debito, raggiungendo la cifra più alta nel 1958 con un debito del Losi di 203.000 lire. Debito poi completamente annullato perché il conto sarà attivo tre anni dopo.
Pur senza dilungarci ulteriormente sui libretti colonici è interessante riportare anche i dati riferiti al 1936/37 e 1939/40 di un altro podere, sempre della fattoria Castellare - Larginano, ossia del podere di Gaggiola col mezzadro Sallustio Sestini e la sua numerosa famiglia. Gaggiola è molto più grande dell'Arginanino e di conseguenza presenta maggiori movimenti, soprattutto nella stalla, e conti più alti nella gestione del podere. Il saldo per il colono nell'annata 1936 presenta un attivo di 6.219 lire, mentre l'annata 1939 chiude in debito di 8.524 lire. Se nel 1936 per le stime vive e morte non è stato applicato l'accordo detto del Conferimento ecco che ciò avviene nel 1940 e così il contadino di Gaggiola si trova debitore per una grossa somma essendogli state addebitato la metà del bestiame del quale ora è comproprietario. Infatti il suo debito di conto corrente è di lire 2.964,38, mentre il debito per il saldo conto conferimento del bestiame è di lire 5.560, per il totale suddetto. Come previsto dai Patti, un padrone maligno lo avrebbe ridotto alla fame privandolo dei raccolti, perche i detti patti davano la possibilità di rivalsa al proprietario.



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