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Gioco e tempo libero
Commedie Tra le attività ricreative proposte dal Circolo del Dopolavoro di Quercegrossa troviamo fin dagli anni 1934/35 la recita di rappresentazioni sceniche chiamate "commedie". Sotto la responsabilità di Annita e la regia di Brunetto o della maestra furono organizzati discreti spettacoli che videro protagonisti molti giovani del paese. Di questi eventi è rimasta testimonianza in una foto e alcuni ricordi nella mente degli interpreti. Si recitava sul palco con tanto di buca per il suggeritore, davanti alla sala gremita nel 1934/35 la maestra Etra Periccioli era la regista con interpreti un certo Tonino della Ripa e Anna Rossi nel ruolo della serva del prete. La zia Gina ricorda la commedia dal titolo "La gabbia dei matti" con Orfeo Mencherini, Vico Barucci, Gino Taddei , Marina e Marino Vigni con Brunetto che suggeriva dalla buca. Un altro titolo "77 lodole e un marito" lo ricorda Giulia Carli che ne fu l'interprete insieme a Bruno Sestini, Vico Barucci e Annita. Storica foto di Silvano Socci e Anna Rossi nella commedia "Arlecchino servitore di due padroni" recitata al Dopolavoro nell’anno 1941/42. Un soggetto rappresentato fu la storica guerra d'Abissinia con personaggi del tempo come il Maresciallo Graziani, Badoglio e il Negus. Tra gli interpreti un Riccucci delle Quattro vie che interpretava Graziani e viene ricordato salire le scale del Palazzaccio con uno spadone al fianco che gli dava una comica aria marziale. Il 1941/42 è l'anno di Arlecchino e Colombina che vide i principali e brillanti attori Silvano Socci e Anna Rossi in "Arlecchino servitore di due padroni". Questa dovrebbe essere l'ultima rappresentazione organizzata dal Dopolavoro. In quella che divenne la sede detta della Casa del popolo vennero rappresentate dopo guerra alcune commedie scolastiche della maestra Chiantini poi, con la Sig. Grassi, si passò nei locali della Chiesa. Il Bruscello Commedie, ballo, stornellate erano i passatempi preferiti, ma sopra tutti c'era "il Bruscello", che qualcuno ha definito "l'Opera dei poveri". Questa secolare rappresentazione di carattere popolare tipica del senese si era codificata in precise e semplici regole sceniche, ed era organizzata con attori del popolo siano essi stati contadini o salariati. Anche se oggi sembra ci sia una revisione del suo significato, dal "bruscello", che stava a significare in origine un ramo rigoglioso di fronde, prese il nome la rappresentazione che si apriva con un personaggio che portava un ramo di quercia e di cipresso o veri e propri arbusti. Erano ornati di campanelline e bubboli di varie dimensioni, di fiori e anche frutti, come si nota nella fotografia fatta a Ezio Losi, famoso bruscellante. Il bruscellante, seguito da tutti gli attori entrava sulla scena e faceva il giro del palco o dell'aia, come in processione, scuotendo l'albero con le campanelline che davano un suono ritmato, mentre altri strumenti a fiato accompagnavano con un breve tema melodico. Strumenti che poi suonavano per l'intera recita intervenendo fra un’ottava e l'altra. La recita, declamata nella famosa "Ottava rima", ossia una strofa da otto endecasillabi di cui i primi sei a rima alternata e i due finali a rima baciata, si basava su argomenti di carattere storico o leggendario, ma soprattutto si prediligevano soggetti familiari con fidanzamenti e matrimoni a lieto fine che davano possibilità di sottintesi tanto cari al popolo. Si ricordano famosi bruscelli come la Pia de’ Tolomei, Genoveffa di Brabante tratti dai romanzi ottocenteschi o i Reali di Francia e il Guerrin meschino di carattere epico cavalleresco. I testi erano elaborati da dilettanti e tra essi troviamo fattori, parroci, contadini e operai come Ernesto Furini di S. Leonino, un garzone, il quale mentre guardava le pecore, ideava le vicende che poi metteva in versi. Prendeva spunto dai fatti di tutti i giorni che accadevano nelle famiglie narrandoli poi con ricchezza di metafore e sottintesi. Il possidente Castelli di S. Leonino gli correggeva poi i testi. Uno dei più famosi bruscellai di Quercegrossa, Ezio Losi detto il Magnelli, ha trascritto il testo imparato a memoria di un Bruscello titolato “Il matrimonio” che vede l'intervento di un "cozzone", ossia di un mediatore per combinare un matrimonio. Per il contributo che può dare alla conoscenza di questa che era una vera e propria arte unita alla validità di documento storico rilevante per il nostro paese l'ho inserito integralmente alla fine del testo. Le compagnie più famose, composte spesso da uomini provenienti da frazioni diverse, reclutati tra gli stornellatori e gente che aveva propensione alla recita, erano invitate da tutte le parti alle feste annuali e nei giorni del carnevale. Questi attori improvvisati, dotati soltanto della loro naturalezza, comunicavano, attraverso il gesto e il tono di voce adattato alla situazione, sentimenti e affetti dei loro personaggi. “Nel bruscello c'era gara tra i cantanti a chi faceva meglio, e c'era partecipazione, e anche numerosi erano gli spettatori con parenti e amici. Bruscello a Petroio nella piazza e le prove nella capanna. I suonatori con passione e cura, tutti artigiani operai e contadini con i calli nelle mani che traevano dai loro strumenti suoni sufficienti al bisogno”. Lo spettacolo si teneva sulle aie e nelle piazze dove solitamente veniva montato un palco e in tempi più antichi anche sui sacrati delle chiese. Gli attori di uno spettacolo raggiungevano le venti unità. Il gruppo del Magnelli andava a Vagliagli, S. Leonino, Fonterutoli ecc., mentre quello del mi' nonno Egisto aveva visto piazze importanti come Colle e S. Gimignano. Le due uniche rappresentazioni che si ricordano a Quercegrossa si ebbero nel dopoguerra: una si tenne in paese nel 1947, nell'aia del Losi, e l'altra a Petroio per la Festa dell'Ascensione. Se a Petroio bastò l'aia del Carli a Quercegrossa venne costruito un bel palco con tavole e mattoni nell'aia del Losi. Sopraelevato un metro da terra servì anche per le prove nei giorni precedenti lo spettacolo. Fu in definitiva un evento ben organizzato che vide ammassarsi intorno alla scena una folla divertita attratta anche dalla familiarità degli attori. Il soggetto di quel Bruscello fu il rammentato “Il matrimonio” del Furini. Aperto lo spettacolo con la processione iniziale guidata dal bruscellante Ezio, si cantò la quartina che poi venne ripetuta spesso intervallata tra un ottava e l'altra e a fine spettacolo: "Viva, viva Quercegrossa, il Bruscello un c'è mai stato, ma quest'anno è terminato con una brava gioventù".
Losi Ezio, vestito con una singolare uniforme, tiene il bruscello col quale inizierà lo spettacolo introducendo i bruscellanti al suono ritmato di campanelli e bubboli attaccati all’alberello.
Inutile dire che fu un successone dovuto anche ai noti interpreti fra cui in quella occasione si distinse il vecchio Nando Mecacci nella parte del militare che arrivò e recitò a cavallo e, tartagliando come suo solito, strappò smanacciate e ilarità. Gli interpreti di quel memorabile spettacolo furono: lo sposo: Mario Valiani; la sposa: Sestilio Nucci; il Cozzone: Maremmi Emilio della Ripa; il vecchio Bastiano: Modestino Vettori con un bastoncino "faceva pisciare dal ridere"; Leccio: Settimio Mugnai, "Il Vespa", che portava l'alberello; due maschere che ballavano fra le ottave con un cappello in capo: Vasco Mecacci e Adelmo Finetti; il vetturino: un figliolo del Maremmi; la vecchia: Giangio di Landi; lo zio Tamagno: Giulio Baldi; il Postino: un Cennini di Monastero; il fratello Militare: Nando Mecacci lo zio della sposa: Guido Tognazzi; fratello dello sposo: Vasco Volpini. Ezio del Magnelli fungeva un po' da regista, suggeritore e maestro del canto. La banda di Fonterutoli accompagnò il Bruscello. Il pezzo finale cantato da tutti era detto il coretto. Dopo lo spettacolo diede il suo saluto lo Stento di Corsignano improvvisando: "Fo un saluto al vento, so’ di Corsignano e mi chiamo lo Stento”. Le prove erano state tenute a fine agosto dopo il lavoro di tribbiatura dagli Stazzoni al Casino, presente anche la signora maestra Chiantini. La penna stilografica al notaio per firmare l'atto di matrimonio gli venne prestata dal Guarducci. Lo spettacolo del Bruscello si svolgeva nel pomeriggio, e in tutti i paesi la giornata si concludeva poi con la serata del ballo. Questo bruscello venne rappresentato anche a S. Leonino, il paese del Furini, e anche qui terminava con la quartina: Un pensiero anche al Furino che le rime ci trovò e il bruscello a S. Leonino per suo merito tornò. La seconda rappresentazione del bruscello a Quercegrossa avvenne forse l’anno seguente e si tenne a Petroio per la Festa dell’Ascensione. Il soggetto scelto “I Reali di Francia” fu dato nell’aia, mentre le prove erano state effettuate nella capanna del Carli dove erano state appoggiate alle pareti alcune di quelle larghe e alte scale che servivano per salire sulle botti e nei gradini si sedettero i suonatori. Sembra vi abbiano partecipato alcune donne tra le quali Luisa Pagliantini. Una regola mai infranta era il rispetto della tradizione che voleva solo attori maschili nel personificare anche i ruoli femminili, e in questo ruolo si ricorda la bravura di Giangio Landi, ma su tutti il mi' nonno Egisto. Era specializzato nella parte della "vecchia", per la quale aveva una parrucca di finti capelli bianchi, un vestito lungo e mutandoni bordati di trine. La sua recita era appassionata ed era bravo. Amava tanto questo spettacolo che si narra di lui un curioso aneddoto di quando gli nacque la figlia Maria il 6 febbraio 1922. La domenica successiva al parto c'era la recita del Bruscello, ma la neo mamma Ersilia non lo voleva mandare. Era come negargli l’aria che respirava, ma non volendo forzare la mano, Egisto pesticciava e passeggiava nervoso come non mai. Alla fine si rivolse alla nonna Giulia perché convincesse la figlia Ersilia. E lei lo fece: "No, no, deve andare al Bruscello tanto state bene tutti e due". Bruscellai e stornellatori allietarono dunque le serate di quei tempi cimentandosi sulla scena, oppure in improvvisate sfide canore dove ogni cantore dava prova della sua inventiva in duelli rimasti memorabili: "E il Carusi secco come un ossooooo, aveva tentato di pisciarmi addooossooo". Il Moro di S. Stefano, Pisquillo, il Carusi Abelardo, il Piuma, il Fabiani Antonio, il Furino babbo del barbiere, il Maioli stradino, Mario Valiani, Ilio Nencioni, Angelo Polato cantante di stornelli nelle serate di trebbiatura, insieme ai nomi sopra ricordati del mi' nonno,di Ezio di Giangio ecc. sono passati alla storia non tanto per la loro arte, ma per aver dato gratuitamente divertimento e contentezza. Finirono col loro mondo perché il nuovo si era evoluto e andava di fretta e non aveva più tempo per ascoltarli. Furono anche sconfitti da sistemi di comunicazione sempre più tecnologicamente avanzati come la televisione e il cinema. Testo di Bruscello trascritto da Ezio Losi Testo attribuito a Ernesto Furini di S. Leonino e rappresentato a Quercegrossa in una unica rappresentazione nel dopoguerra. Per una sorta di rispetto verso chi l'ha scritto ho preferito non apportare nessuna correzione grammaticale, anche quando è evidente l'errore causato dalla memoria. Noi siam partiti da molto lontano alfin siam giunti in questa abitazione Intorno a quest'udienza ci voltiamo Per salutarla la popolazione Piccoli e grandi tutti ringraziamo Ce lo richiede la nostra educazione Ora si dà principio all'argomento E se tu voi sentir popolo attento. N° 2 Cozzone Senti Bastiano ormai giunto glia tempo Di maritare Amelia la tua figlia Con u giovane robusto di talento E di nazione di buona famiglia Innamorata assai da tanto tempo Contenta anche tua moglie se la piglia Anchio lo v'ò saper come Cozzone Non far da sordo o vecchio tentennone N° 3 Vecchio Bastiano Guarda come le tratti le persone Della mia figlia non me ne ragionare Che fatto apposta l'ho questo bastone Se non ti cheti te lo fo' assaggiare Tu sai che costa a me tanto sudore E tu di sotto me la voi cavare E poi alla fine te la potrò anche dare Ma almeno un giorno ci voleo pensare N° 4 Zio della Sposa Perchè Bastiano tu voi maritare la tua figlia troppo giovanina Un consiglio da me devi pigliare Penza che non è più il mondo di prima Anchio sono in casa e vengo a lavorare D'accordo voglio star sera e mattina Se lo sposo non pole aspettare Da un altra parte se ne pole andare N° 5 Sposo Bernardino Senti Bastiano non fare aspettare Sennò faresti una corbelleria Sento che lei incomincia a vagillare Bada che non ti abbia à dare in pazzeria Dimmelo poi tu che ne voi fare Nessun di torno te la porta via Credimi che di lei sono il marito Se tu Bastiano accetti quest'invito N° 6 Cugino Sento che tu ce l'ài molto appetito Deresto tu potresti anche aspettare Se anche tu voi quel vestito Mezza dote ti tocca consumare. Ti prego di non far tanto l'ardito E di non venir tanto a spadronare Io ò compreso la tua bramosia Ma il padrone ne sono io di casa mia. N° 7 Cozzone Come Cozzone ci dirò la mia Questa cosa la voglio accomodare tanto io non ne sto su una bugia Sapete il mio mestiere glie il sensale Venite tutti qua a presenza mia E l'atto della stadera voglio dare Che sia finita qui questa questione E il matrimonio venga a conclusione N° 8 Fratello della sposa Ci siam fatti tutti una ragione I genitori lo zio e il cugino Che sia finito questo malumore Che Amelia la sposi Bernardino Sorella sia finita tua passione Ti vuole contentar tuo fratellino E questa cosa è già accomodata Venga lo sposo e ti sarà accordata. N° 9 Sposo Benardino E ora la burasca è già passata Tranquillo è ritornato il ciel sereno Sarà per noi due bella giornata Quando verso la chiesa noi anderemo Non stare più Amelia appassionata Il matrimonio è già belle completo Credimi che di te sono marito Questo è l'anello che ti metto in dito N° 10 Sposa Amelia Tu caro padre stai pronto ed ardito Tutti i parenti tu devi invitare Poi si mangerà con appetito Quando il mio sposo mi verrà ad abbracciare Cercalo un coco che accetti l'invito Per farlo più copioso il desinare Di farmi sposa tua me ne spiravo Eccolo il giorno che desideravo N° 11 Vecchia Serafina A farti il corredo anch’io ci pensavo Tutto faceo per te cara figliola Tutte le camice ti compravo E tanta tela per farti le lenzuola Soldi a quel vecchio anchio gli rubavo Quando a casa rimanevo sola Ora ti fo un vestito e due mantelle E per le orecchie queste campanelle N° 12 Fratello minorenne Erano fiori e non erano gemme Tutto per bene e tutto per l'amore Ti sei maritata minorenne A sedicianni nell'età del fiore Vorrei quell'ore che fossero eterne Passate in braccio al tuo amatore Ti aguro la sorte e senza doli Che tu le faccia almen trenta figlioli N° 13 Fratello maggiore Bene sorella siam restati soli Vorrei che li facessi a centinaia A Londra ci son tanti milioni Un bel branco di polli alla massaia E nel giardino tante rose e fiori Più di mille piccioni in colombaia Arrosti nell'estate sulle spalle E nell'inverno le bistecche gialle N° 14 Zio della sposa Io come zio queste fischierelle In quest'oggi le voglio terminare Io gli regalo un bel vezzo di perle Il patrimonio mio voglio assegnare Così starai tra le ragazze belle Che al par di tutte possa figurare Trecentomila lire al monte stanno Quelle le piglierai se te le danno N° 15 Zio dello sposo Ora non manchera lo zio Tamagno Un bel regalo anchio ti potrò fare Ma quella vigna che si chiama il bagno A faccia tua la verrò a segnare Lavorala d'accordo è un buon guadagno In breve tempo ti verrà a fruttare La presi moglie anchio e ne son contento La mi fruttò abbastanza in poco tempo N° 16 Fratello dello sposo Io più di tutti ne sarò contento Che prenda moglie il fratellino mio Così un'altranno se sarà beltempo a carnevale la prenderò io Ma tutto quell'oro e quell'argento Che neà lascito a me il padre mio Tutto alla mia cognata lo v’ò dare Se lei promette di non lo sciupare. N° 17 Fratello della sposa militare Nei confini del regno militare Per comando di legge pronto e ardito Ne son venuto apposta a ritrovare la mia sorella che prende marito Il tuo marito devi rispettare E mantenergli sempre l'appetito Io pagherò il prete e lo stato civile La mancia ti daro di mille lire. N° 18 Notaro Come notaro statemi a sentire A presenza di tutte le persone Il testamento non può disdire Sennò altrimenti s'anderà in prigione Contenta sposa tu potrai dormire la tua dote è passata un miglione Il testamento è fatto e dichiarato E con la penna mia lo registrato N° 19 Oreste Coco Da otto giorni anchio ne so invitato Per voler queste nozze celebrare Ma in questo libro ciò molto studiato Per farlo più copioso il desinare Perme è un giorno molto affaticato E non cerco di farmi canzonare Il pranzo che io vi faro godere Eccolo pronto ve lo farò vedere N° 20 Cameriere Invitato sono i per cameriere Son pronto e svelto per tutti servire Perché antico ne sono di mestiere Che tante lingue ne venni a capire Pratico tutta gente forestiere Che all'anno le guadagno cinque lire Un'altra cosa vi farò sapere Tutte le mancie non ve le fo vedere N° 21 Sposa Amelia Mi gusta molto e ci ho tanto piacere Di mangiare l'uccelli volantini Il cantiniere faccia il suo dovere La ricerca di vini sopraffini Io come donna mi piace di bere Cognach Rume e altri bicchierini Chi mangia bene e chi beve tanto Stara sempre lontan dal Camposanto N° 22 Bernardino sposo Staremo bene uniti e sempre accanto Passeremo la nostra giovinezza Sentiremo la sera il dolce canto Dell'uccello usignolo la bellezza Tanto la gioventù la dura un lampo Vieni tesoro a farmi una carezza Tiramo sempre a mangiare bere Quel che vien dopo si stara a vedere N° 23 Amelia sposa Al mio comando vetturini cari Attaccate alle sette la pariglia Mi raccomando poi camina pari Che il viaggio di un mese noi si piglia Che a visitar città che fiumi e mari Doman andre lontano assai le miglia Con il mio Bernardino accompagnata Farò il giro di nozze assai beata N° 24 Vetturino Eccellenza alle sette è preparata L'attacco mio e la fresca pariglia Da buo(n) servito come ha comandato Che neppure il telegrafo ci piglia Lampo si chiama tanto nominato In trenta giorni fa quaranta miglia Quando la gente sopra ci è montato Cascono atterra e restano senza fiato. N° 25 Bernardino sposo Ed io un altro posto avrei pensato Per farti pià tanto divertire Un altro posto più desiderato Dove tranquilla tu potrai dormire Un altro posto da tutti agognato Senza campane e senza campanile Celo e terra si vede in quel soggiorno Fra Quetole Romito e Cavasonno N° 26 Postino Sono stato all'ufficio e ciò trovato Questo plico diretto gliò portato N° 27 Fratello militare Parenti e amici di Questo d'intorno Me ne arrivata una triste notizia Domattina appena spunta il giorno Bisogna che ritorni su a Gorizia Sapete che i soldati an di bisogno Di fare il suo dovere con giustizia Mi è arrivato un comando o cara mamma Leggetelo anche voi il telegramma N° 28 Bastiano vecchio Fallo vedere a me che nella Spagna Nel settecento ci andavo a studiare Che voi che se intenda la tua mamma D'un metro gli ci vole il cannocchiale Lei non distingue un merlo da una starna Una scarpa gli sembra uno stivale Io si lo letto e l'o inteso bene Se un'altranno ritorni si sta insieme. N° 29 Leccio L'addio vi si da come conviene E si ringrazia tutte le persone Se il nostro canto non è andato bene Ora io ve la spiego la ragione Siamo nativi di campagne amene E mancanti siamo di struzione Si è fatto apposta noi quest'allegria Per discacciarla la Malinconia |