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- IL DRAPPELLONE DEL PALIO DI SIENA DEL 2 LUGLIO 2016 -




IL DRAPPELLONE DEDICATO ALLA MISERICORDIA, DIPINTO DA TOMMASO ANDREINI


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Il drappellone del Palio di Siena del 2 luglio 2016



Tommaso Andreini è un giovane pittore senese innamorato, come tutti noi, della sua città ma soprattutto del Palio che gli dà continuamente ispirazione per la sua professione.

Il suo bozzetto, con cui aveva partecipato al concorso indetto dal Comune di Siena nell’inverno del 2015 per scegliere l’artista a cui affidare l’incarico di dipingere il drappellone di quell’anno, attirò l’attenzione delle Autorità Comunali le quali, in seguito, decisero di fargli dipingere il Palio di questo luglio.

Tommaso iniziò a lavorare a questo prestigioso incarico, venendone subito integralmente assorbito, tralasciando completamente tutta la sua normale produzione artistica, sentendo sul suo pennello tutto il peso e la responsabilità di questo incarico che per una delle dieci partecipanti alla Carriera sarebbe diventato vanto e gloria imperitura.

Oltre a questo, ad abundantiam, sentiva anche il peso del giudizio di oggi, di questo momento fatato in cui per la prima volta il drappellone viene mostrato alla città e le gambe cominciano a tremarti e a perdere completamente di consistenza per la tensione del sapere se la tua opera, a cui hai dedicato tanto tempo e tanta passione, ha riscosso il successo che tu ti auguravi.

Non credo sia facile, da senese e da contradaiolo, accettare questa sfida. Oppure no, oppure è proprio la sfida di fronte alla tua città che ti fa tirar fuori tutto quello che hai dentro e palesarlo nella tua opera.

Io credo, in tutti questi mesi passati con lui in cui ho visto via via crescere questo drappellone, di aver capito il vero animo di Tommaso, che attraverso le sue pennellate, faceva sgorgare sulla seta, come acqua di una sorgente, tutto quello che sentiva dentro, la gioia di aver ricevuto questo incarico, tutto il suo sentimento e la voglia di realizzare questo cencio.

Dopo aver creato il bozzetto, ha cominciato ad eseguire il cartone preparatorio vero e proprio, un cartone stretto e lungo, adagiato con cura su un tavolo altrettanto stretto e lungo nel suo studio di via del Porrione. Già da questa base, pronta per essere trasportata sulla seta, ho potuto cominciare ad effettuare un’analisi stilistica del drappellone in fieri; la leggibilità del disegno, la definizione delle immagini, la equilibrata forza delle masse, il tratto sicuro ed efficace, la minuziosa metafisicità, caratterizzano l’impostazione grafica di Tommaso Andreini.

I lunghi mesi invernali trascorrevano, il Palio prendeva forma, il supporto dalle dimensioni imposte con la sua spiccata verticalità si riempiva di immagini allo stesso tempo figurative e simboliche, in un magistrale, perfetto groviglio armonioso, dove un giovane senza tempo e senza identità sorregge sulle spalle un altro giovane con la determinazione e l’impeto di uno slancio verso il prossimo; il peso è ben bilanciato e la massa corporea soprastante non influisce sull’anatomia di quella che la sostiene.

L’artista riesce, con abile maestria e in maniera molto esplicita, a cogliere nel suo significato più profondo, la dedica del drappellone. Questo Palio è dedicato al Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco a due anni esatti dalla sua elezione, che ha voluto proclamare un Giubileo straordinario consacrato alla Misericordia di Dio. Per identificare questo tema il celebre artista gesuita padre Marko Ivan Rupnik ha realizzato un logo, definito “gioiello teologico”.

Varcando la Porta Santa della Cattedrale senese, dopo aver ricevuto l’incarico, Tommaso Andreini trovò l’ispirazione per la sua opera. Era infatti lì che lo aspettava, la sua attenzione ricadde sulle immagini rappresentanti il logo scelto dal Papa che rappresenta, in maniera schematica e grafica, la figura di Cristo, Dio della Misericordia, che si carica sulle spalle come un agnello impaurito l’uomo sofferente e lo conduce per strade sicure, lo cura, mettendolo al riparo, come racconta Luca nel suo Vangelo. La Misericordia è lì, in quell’immagine, una rappresentazione di un sostegno, di un aiuto per chi ha bisogno.

Il logo del Giubileo diventa quindi il fulcro del dipinto di Tommaso che ne riprende l’iconografia, reinterpretandola in chiave metafisico-surrealista con lo stile tipico della sua arte. Un messaggio di aiuto e di amore verso il prossimo trasportato sulla seta, un’immagine rapida e concisa di straordinaria intensità, le figure di Tommaso fanno venire in mente la complessità e la profondità del tema religioso.

La macchina compositiva è estremamente chiara e semplice alla stesso tempo; lo schema vede, alle due estremità, immagini di un mondo ultraterreno, al centro invece vi è la parte terrena della composizione. Vediamo poi che il gruppo centrale, costituito dai cavalli e dai due personaggi principali, è sostenuto e spinto verso l’alto, verso la Madonna, da un gruppo di angeli con le braccia protese e le ali spiegate a simboleggiare che le buone azioni ci dirigono e ci portano verso l’Eterno.

Tutta la composizione è poi sostenuta da una sorta di telaio che, pur nella sua leggerezza strutturale, scatena una forza interiore incredibile e spinge, sostenendola, la bellissima Madonna di Provenzano verso l’alto.

Già al primo colpo d’occhio si intuisce che la raffigurazione è carica di incanto, caratterizzata da un’atmosfera suggestiva che si delinea per l'ordine e per la chiarezza compositiva.

Tommaso raffigura corpi e forme riconoscibili, li colloca in uno spazio ben definito, combinando i vari elementi in maniera ordinata, per esprimere ciò che esiste oltre l'apparenza sensibile della realtà empirica.

Il suo Palio è una rappresentazione dinamica e coinvolgente: il colore dello sfondo sottolinea la forza delle immagini che emergono in una tranquillità e in un silenzio che sono solo apparenti. Tutto prende forza, coinvolge lo spettatore che rimane trascinato in un istante senza tempo, dove gli oggetti acquistano il loro valore formale sulla base di esperienze. Spazi che si intèrsecano, si separano, si sovrappongono ma si riflettono e sopravvivono gli uni negli altri dando un segnale visibile.

I corpi dei personaggi e dei cavalli sono caratterizzati da una muscolatura intensa, accentuata da un profondo studio, sia anatomico che di luci ed ombre. Le figure sono rappresentate senza volto, in maniera che ognuno possa avere la possibilità di immedesimarsi nel dipinto. Figure che sono un fascio di muscoli adagiato su una intelaiatura metallica che lascia intravedere un vuoto che è in tutti noi, vuoto che può essere colmato, come qui, dalla presenza di un grande cuore. E’ infatti questo punto rosso, il grande cuore, che attira l’attenzione dell’osservatore.

Tommaso rappresenta le figure con una straordinaria capacità di controllo dei volumi e degli spazi, sottolineando il fatto che tali immagini possono essere collocabili in un qualsiasi momento storico, anche in quello contemporaneo poiché, essendo entrato a far parte del sacro, esso non ha tempo, è un fatto storico ma nello stesso tempo è atemporale.

Con questi corpi squarciati, che lasciano intravedere l’interno, l’artista vuole dare il messaggio che siamo fatti di materia, abbiamo un peso specifico, ma in realtà dentro siamo vuoti, siamo intelaiati, dentro siamo anima. Il modo migliore per vederla è lacerarne la superficie esterna, in maniera “romantica” come dice lui, per far scorgere l’intelaiatura interna che è la struttura dell’anima, ed è quella che deve sostenere il corpo.

Le due maestose figure, pur condividendo il medesimo spazio reale con i tre cavalli, sembra che non si accorgano nemmeno di quello che gli sta intorno.

Il linguaggio pittorico dell’artista si affida agli strumenti più tradizionali della pittura: la prospettiva, il movimento e la luce che colora i corpi.

I colori giocano un ruolo di primaria importanza, dando straordinario dinamismo e tridimensionalità alle immagini. Una luce eterea, spiovente, accende misteriosamente la scena e illumina le figure rappresentate nel cencio, facendole emergere dallo sfondo, dove la ricerca della luminosità è tanto importante quanto l'espressione del volume e la costruzione dello spazio.

Niente tavolozza per impastare i colori, solo un piccolo supporto e poco colore. E’ questo è il segreto della pittura di Tommaso Andreini, applicato in questo drappellone.

L’artista ha usato i colori acrilici diluiti in alta percentuale, facendo sì che il suo pennello non stendesse uno strato di colore ma aggiungesse via via una sottile velatura al supporto, usando l’acrilico come se fosse un acquerello.

Il colorismo della sua pittura si costruisce direttamente sulla seta, nella sovrapposizione di leggere e lunghe pennellate di materia pigmentata, una somma di stesure, guidate dalla mano sicura e capace.

La Madonna di Provenzano svetta in alto sul drappo di seta, ci guarda con un’aria dolce e protettiva, con i lineamenti che riflettono i canoni della bellezza. L’artista ha deciso di rappresentarla nella sua forma iconografica classica con un corpetto adorno di una preziosa damascatura argentea. Gli stemmi canonici dei Terzi, della città di Siena e del Sindaco sono stati raffigurati ai lati della Madonna come una sorta di quinta.

Le dieci Contrade che disputeranno la Carriera, rappresentate secondo la loro araldica tradizionale, sono disposte a semicerchio nella parte più bassa del cencio e costituiscono loro stesse, con la loro rotondità, la frangia decorativa del drappellone.



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Cavalli nel Sole, Mostra contemporanea nella Contrada della Torre, ecco il cavallo di Tommaso Andreini, giovane pittore senese, pittore del drappellone del Palio di Siena del 2 luglio 2016