GRATTAPASSERE
Racconto ripreso dal supplemento de La Nazione "Aspettando il Palio" del 29 giugno 2004
Nel luglio 1930 la Pantera ebbe in sorte una brenna, per di più quasi zoppa. Considerato lo scarsissimo valore del cavallo e la recente vittoria del 1926, con Bubbolo e Giacca,
si decise di puntare su un fantino di poche pretese. Per le prime prove fu ingaggiato un fantino maremmano, conosciuto come Moro, il quale oltre ad avere notevoli difficoltà nel montare il cavallo
risultava particolarmente antipatico ai panterini. Si decise di cambiare monta e fu chiamato Alfredo Iacopini detto "Grattapassere". Anche questi era un fantino mediocre, aveva corso solo un Palio nel
1925 per il Drago. Però Grattapassere risultava molto più simpatico del Moro, forse per il suo soprannome che lasciava intuire la sua abilità in evoluzioni "extra-paliesche".
Il Moro vistosi escluso per la sua presunta antipatia protestò in maniera determinata e perciò fu deciso di stabilire il fantino che avrebbe corso il Palio mediante sorteggio.
Il panterino incaricato di gestire le operazioni del sorteggio, ebbe la brillante idea di favorire Grattapassere, barando sulle modalità dell'estrazione. Così all'antipatico
Moro non restò che rassegnarsi all'esito di un "regolare" sorteggio, mentre Grattapassere corse per la sua seconda ed ultima volta il Palio. Durante la carriera la Pantera rimase
sempre nelle retrovie, ma a Grattapassere furono tributati grandi onori, infatti era ormai entrato nel cuore dei Panterini. Ancora oggi il nome di Grattapassere è legato alla Pantera.
Infatti, dal 1974 il periodico della contrada porta il nome di questo bizzarro fantino passato alla storia per il suo soprannome da Playboy anni trenta e non per le sue imprese nel campo.
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